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Korg alza il sipario su Pa5X

Rulli di tamburi, voilà! Korg Pa5X è finalmente apparsa e la possiamo contemplare. Tanto si è fatta attendere, ma tutti sapevamo che, prima o poi, il momento di celebrare il lancio della nuova ammiraglia di casa Korg sarebbe arrivato. Ed è oggi.

Pa5X è il capostipite di una nuova dinastia di arranger. La piattaforma storica degli arranger Korg – le cui radici rimandano al celebre progetto di Pa80 – è andata definitivamente in pensione. Una pensione meritata, visto il duro lavoro svolto in 22 anni di crescita ed incisiva evoluzione. Il centro R&D di Korg Italy ci aveva abituato nei decenni ad un ostinato lavoro di miglioramento, cura e perfezionamento che aveva condotto al massimo splendore quella piattaforma vincente sin dalle sue origini. Dalle fondamenta di Pa80, da quell’architettura, Korg aveva dato vita ad una serie di fortunati modelli della serie Professional Arranger: Pa1X, Pa2X, Pa800, Pa3X, Pa900, Pa600, Pa4X, Pa1000 e Pa700. Tutti arranger con i fiocchi.

Ora, però, non si poteva spremere di più quella piattaforma, per quanto robusta e vincente fosse. In questi 22 anni, lo scenario hardware e software è radicalmente mutato e le opportunità tecnologiche attuali non sono del tutto sfruttabili se non al prezzo di azzerare tutto e ricominciare da capo: con Pa5X nasce quindi una nuova generazione di strumenti le cui basi poggiano su una struttura hardware e software disegnata da zero, partendo da un foglio tutto bianco. Quanto di buono abbiamo visto negli arranger Korg è conservato ma è stato sviluppato ex novo all’interno di un sistema operativo inedito.

Korg Pa5X – Fonte: http://www.korg.com

In modo analogo a quanto era successo in casa Yamaha nel 2017 con la rivoluzione di Genos, il lancio di questo modello – superbo e innovativo – consuma in casa Korg una trasformazione che vedrà il suo ciclo evolutivo durare a lungo nei prossimi anni.

La casa madre giapponese aveva tentennato sul nome, immaginando che, cambiando tutto, fosse giunto anche il caso di cambiare la nomenclatura del modello. Ma poi, alla fine, le ragioni del marketing sono prevalse e si è preferito strizzare l’occhio ai clienti fedeli e affezionati al marchio e alle generazioni di Professional Arranger. E così siamo arrivati a Pa5X che non è la quinta generazione di una lunga serie, ma piuttosto è il primo modello di una nuova specie.

Correte a leggervi l’annuncio sul sito ufficiale Korg. Io vi do appuntamento a lunedì prossimo: vi racconterò di più e commenteremo insieme gli aspetti principali di questa grande innovazione. Vi aspetto lunedì mattina su SM Strumenti Musicali, dove uscirà il mio articolo di focus sul nuovo arranger Pa5X. Ho molto da raccontarvi: non rimarrete delusi.

Lunga vita agli appassionati di arranger!

Tastiere Arranger – Parte III

Arranger Korg

Cronologia degli arranger Korg
Max Tempia racconta la storia degli arranger Korgprima e seconda parte
Arranger Legacy: i5M, i5S, i3, iS40, i40M

Top di gamma

Pa5X: Annuncio, Focus, 5 caratteristiche interessanti, PaAS MK2
Aggiornamenti software: V1.1.0, V1.2.0, V1.2.1

Pa4XAnnuncioConfronto con Tyros5Discendenti di Pa4X
Aggiornamenti software: V 1.1.1V1.1.3V1.2.1V1.2.4V2.0V2.0.1V3.0 Next

Pa3X: AnnuncioAncora Korg Pa3X,
Aggiornamenti software: 1.51.6

Arranger workstation

Pa1000, Pa700AnnuncioAltre informazioni
Usabilità degli arranger Korg
Confronto serrato fra Pa1000 e Pa700,
Aggiornamento hardware/softwareRosso Shocking
Aggiornamenti software: V1.5, V1.5.1

Pa3X Le: AnnuncioAltre informazioniTC Heliconconfronto con Pa900, V1.1

Pa600AnnuncioApprofondimentoConfronto con Yamaha PSR-S750V1.2

Pa900AnnuncioConfronto con Pa3X Le, V1.01V1.10V1.2

Pa800Prime impressioniPa800 vs Tyros

Pa80Card Converter

Arranger per tutti

i3 (2020): La mia recensioneStili gratuiti
Aggiornamenti software: V1.6

EK-50 Limitless: Annuncio, Stili gratuiti
Aggiornamenti software: V1.6, V2.10

EK-50AnnuncioCome importare le basi
Aggiornamenti software: V1.4, V2.10

Pa300AnnuncioManuale videoDimostrazioneV2.0

microARRANGERAnnuncioPresenza in fiera e ApprofondimentoLiverpool

Pa500Approfondimento

Pianoforti arranger

XE20: Annuncio, Stili gratuiti

Havian 30AnnuncioPresentazione in fieraApprofondimentoTutto quello che avreste voluto sapereMusic Lab BundleConfronto con DGX-650V2.0

Stili e altre risorse per arranger Korg

Ufficiali: Bonus WareRaffica di contenuti video, Sound Pack #01: Church Organ e sua recensione, Volume 17, Volume 19, Volume 20, Volume 21 e 22, Volume 23 e 24, Volume 31, Volume 32, Volume 41 e 42, Compatibilità stili per arranger Korg

Altre fonti: Leonard Cohen Set

Punti di forza degli arranger Korg

Suoni: STS, Suoni DNC, Formato audio sugli arranger workstation Korg, Campionatore 

Esperienza d’uso: Usabilità Korg10 cose utili da saper fare sugli arranger Korg, Korg Chord Sequencer, Dallo Style Creator Bot alla pagina Marker, Kaoss FX

Song: Come rilevare gli accordi da un MIDI file, Come cambiare il tempo a metà di una canzone

Songbook: Approfondimento

SongBook EditorGuida al SongBook Editor for dummies, SongBook+Korg Pa manager (and version 1.2), V1.5V1.63V3 

Misuriamo Korg Pa700 (accanto a Pa1000)

Il livello di attenzione che ha determinato il precedente confronto tra Yamaha PSR-SX700 e PSR-SX900 ha inevitabilmente stimolato lo studio e la pubblicazione di un’altra analisi tecnica comparativa: quella fra Pa700 e Pa1000, i due modelli equivalenti e contrapposti da Korg.

Nel precedente raffronto tra fratelli Yamaha, erano emersi tanti piccoli grandi dettagli di discostamento, al punto che – per dipanare la matassa – avevo optato per una gerarchizzazione delle differenze enfatizzando quelle più importanti e gradualmente scendendo a quelle marginali o addirittura insignificanti.

Confronto evidenziando le differenze

Oggi tento qui di ripetere lo stesso esercizio: la scelta fra i due arranger si presenta come un vero grattacapo inducendo i potenziali acquirenti a concentrarsi esclusivamente sui 700 euro che, all’incirca, distanziano il prezzo dei due arranger Korg.

Ma, entrando nel merito, preferisco valutare gli strumenti oggettivamente, rimandando i discorsi sul prezzo alle vostre personali valutazioni finanziarie.

Se qualcuno di voi è determinato ad acquistare uno fra i due arranger Korg ed è ancora indeciso fra i due, suggerisco di leggere la rassegna che segue. In base alle vostre priorità, troverete una o più caratteristiche esclusive di Pa1000 alle quali preferite non rinunciare. Se questo è il caso, allora Pa1000 fa per voi. Altrimenti, non temete e sappiate che Pa700 è comunque una scelta più che apprezzabile e giammai un ripiego.

Il processore vocale (TC Helicon) e il controllo evoluto dell’Audio In

Se cantate dal vivo o accompagnate un/una cantante, capita a fagiolo la presenza del processore vocale integrato nel vostro strumento. Pa1000 include il mitico TC Helicon e il suo set di comandi fisici aggiuntivi a pannello: Volume, Volume FX, Preset Mute. Gli effetti di armonizzatore vocale che TC Helicon vi permette di fare sono incommensurabili. Da parte sua, potete sempre collegare un microfono all’ingresso Audio In anche su Pa700 e sfruttarne gli effetti preset, ma non avrete nessuna armonizzazione del canto.

Chord Scan

Le possibilità di configurazione dell’area di riconoscimento degli accordi sono quattro su Pa1000: a sinistra dello split, a destra dello split, su tutta l’estensione della tastiera e nessun riconoscimento degli accordi. Pa700 ha solo due opzioni: il riconoscimento degli accordi avviene a sinistra del punto di split oppure su tutta l’estensione della tastiera. Inoltre, Pa1000 ha due pulsanti fisici (UPPER e LOWER) per la configurazione immediata della zona di riconoscimento degli accordi, mentre Pa700 avviene tutto navigando sul touch screen.

Memoria del campionatore

Ora se siete i tipi che usano prevalentemente i timbri preset, allora i 256 MB lineari di Pa700 sono più che abbondanti (ne farete mai uso?). Al contrario, se il campionatore è il vostro strumento quotidiano per espandere i suoni dello strumento, allora i 600 MB lineari di Pa1000 vi potrebbero fare gola.

Amplificatori

La potenza sonora di Pa1000 è resa possibile con due altoparlanti da 33W ciascuno, con woofer da 100 mm con Bass Reflex e tweeter a cupola a 25 mm. Pa700 ha un sistema di amplificazione 2 x 25W con speaker a cono e Bass Reflex. Insomma, Pa1000 ha molta più potenza sui diffusori e si può evitare di sovraccaricarli quando lo si usa in pubblico o con altri musicisti. Per onestà di informazione, seppur inferiori, mi troverei in difficoltà a criticare la qualità degli speaker di Pa700 dato che si difendono molto bene.

Display

Per quanti hanno problemi di vista o torcicollo, Pa1000 propone uno schermo con inclinazione regolabile manualmente, mentre quello di Pa700 è fisso.

Doppio player

Solo Pa1000 offre il doppio sequencer audio/MIDI con cursore X-Fader di controllo. Se siete abituati a gestire DJ Set con le basi, potrebbe essere un attrezzo utile. Altrimenti, non serve.

Numero di stili: 430 vs 370

Pur disponendo di un repertorio inferiore, Pa700 può essere arricchita con qualche centinaio di stili scaricabili gratuitamente da Bonus Ware. D’altro canto, i 60 stili preset nuovi di Pa1000 potrebbero essere molto interessanti per qualcuno, a prescindere. Personalmente, non ritengo che questo divario possa fare la differenza.

Numero di suoni: 1750 vs 1700

Pa1000 si presenta con oltre 1750 Factory Sound, inclusi due pianoforti stereo Multilayer con Damper e Body Resonance, GM/XG Sound Set e 107 Drum Kit. Pa700 ha 50 Factory Sound in meno e uno solo dei due pianoforti stereo. Per il resto, i due strumenti si equivalgono e difficilmente qualcuno potrebbe percepire una qualsiasi differenza. Insomma, come per il repertorio di stili, dubito che la tavolozza sonora possa essere da sola l’ago della bilancia nella scelta fra i due strumenti.

USB-to-device

Pa1000 ha due ingressi per le memorie flash USB: una comoda e frontale sul pannello e una sul retro dello strumento. Pa700 ha un solo ingresso sul retro. Mi sembra una differenza marginale. Del resto, entrambi i modelli dispongono di un disco interno di 960MB e possono essere estesi con l’installazione di una scheda MicroSD di 2GB (non ci sono ragioni per non farlo). Di più: la connessione USB tramite cavo è così immediata da rendere meno indispensabile l’uso delle memorie flash USB per il trasferimento dati da PC e viceversa.

Pannello pulsanti

Pa1000 ha un numero impressionante di pulsanti fisici a pannello, molto più vasto rispetto Pa700 su cui si fa maggior ricorso maggiore al touch screen: ad esempio, Pa1000 offre pulsanti per l’accesso alle categorie degli stili, Bass Inversion e, naturalmente, il controllo di TC Helicon. È interessante la presenza su Pa700 del pulsante Accomp. che disattiva tutte le tracce dello stile eccetto le percussioni; la stessa cosa su Pa1000 si fa con i pulsanti del Chord Scan. Un numero inferiori di pulsanti potrebbe intimorire di meno chi si approccia al mondo dei Professional Arranger Korg per la prima volta.

Peso e dimensioni

Le dimensioni sono pressoché identiche e solo il peso varia fra i due strumenti: 10.75kg contro 9.90kg. Nemmeno un chilo di differenza, ma per chi trasporta lo strumento spesso, questo piccolo dettaglio potrebbe avere il suo perché.

La qualità dei tasti

Questo è l’aspetto più controverso del confronto: spesso la scelta di uno strumento deriva dal feeling delle proprie dita sui tasti. Per questo porrei questo parametro in cima ai parametri di scelta. Da una parte, Pa700 si presenta con semplicità con 61 tasti dinamici molto (ma molto) leggeri per la categoria. Dall’altra, Pa1000 si presenta con altrettanti tasti dinamici ma, sulla carta, gioca la carta dell’Aftertouch e del fatto di essere semi pesati (almeno, così recita Korg). Tuttavia, sono in difficoltà ad esprimere una valutazione entusiasta a favore dei tasti di Pa1000, giacché la loro qualità è di gran inferiore all’ammiraglia Pa4X e anche di modelli del passato come Pa800. Insomma, in questi termini di incertezza, vale sempre la vecchia regola: provate con le vostre mani e decidete con la vostra testa.

Conclusioni

Quello che non ho citato coincide. Di più, entrambi gli strumenti condividono la medesima proprietà sonora: non ci sono differenze di suono in termini qualitativi (rumore residuo, rapporto s/n, dinamica ecc.). La scelta è quindi dettata da tendenze personali in merito all’elenco delle caratteristiche di cui qui sopra. Se ci sono attributi di Pa1000 a cui non potete assolutamente rinunciare, allora avete già deciso: Pa1000 è per voi. Ma se invece appartenete alla fascia di tastieristi che non hanno bisogno delle possibilità operative e delle risorse del modello superiore, perché insistere? Solitamente i classici appassionati di arranger hanno già abbondanti risorse musicali con Pa700. In definitiva, per costoro, la scelta di Pa700 consente di portarsi a casa un valido strumento che non sfigura affatto di fronte al modello superiore.

Volume 41 e 42: una boccata d’aria fresca per Korg Pa4X, Pa1000 e Pa700

Nel marzo del 2018 avevamo fatto il punto insieme su BonusWare, la pagina Korg che offre risorse gratuite per i possessori di un arranger della serie Pa. Quella pagina è ancora attiva oggi, dopo numerosi anni di servizio. Non solo: è in continua espansione e recentemente è stata arricchita di due raccolte inedite di nuovi stili di accompagnamento compatibili con Pa700, Pa1000 e Pa4X: volume 41 e volume 42. Per dovere di cronaca, vi segnalo che tali risorse sono altresì disponibili sul sito del distributore italiano dei prodotti Korg, vale a dire Algam Eko.

La notizia merita un approfondimento per diverse ragioni: la prima è che il repertorio che ha ispirato questi stili è notevolmente attuale, giacché si prestano a suonare numerosi hit degli ultimi 12 mesi. La seconda è che il numero di risorse è superiore ai volumi precedenti (un totale di 30 stili nuovi, non male). La terza è nella qualità di costruzione degli accompagnamenti, perché vanno a sfruttare a fondo le caratteristiche sonore di questi strumenti. La quarta ragione è la più originale: questi stili sono dotati di Chord Sequence e quindi pronti per l’esecuzione di brani specifici, tuttavia la loro fattura è tale da essere candidati ad usi diversi e più generalisti.

Ho collaudato gli stili e questo è il risultato del mio test.

Volume 41

Il volume 41 inizia con il botto. Lo stile Price Pop è disegnato su misura dell’hit Price Tag di Jessie J and B.o.B. È un brano di grande impatto, talmente popolare da essere facilmente riconoscibile all’ascolto. 10000 Hours Pop è stato programmato su 10,000 Hours di Dan + Shay e Justin Bieber: personalmente ho trovato l’arrangiamento un po’ troppo carico e penso che un suo snellimento in fase di editing potrebbe renderlo ancora più universale. Mother Pop è perfetto per suonare un bel brano come Mother di Charlie Puth: uno stile equilibrato. Molto convincente Straight Pop mentre The Man Pop richiama il celebre brano omonimo di Taylor Swift, anche se – tranne la parte ritmica – l’ho trovato un po’ distante dall’originale, è solo una mia impressione?

Beautiful People di Ed Sheeran (feat. Khalid) è una delle canzoni recenti che amo di più e Beautiful Ballad è proprio lo stile che cercavo per rinnovare il mio repertorio. Torn Dance si presta a riempire la pista con il celebre brano di Ava Max (o qualsiasi altro ritmo analogo). Nel repertorio latino, spiccano due stili: Tabu Latin ha un groove versatile, anche se sembra essere lo stile ideale per suonare Tabù di Pablo Alboràn & Ava Max, di nuovo lei; EverySingleLatin con il suo incedere dai toni reggae permette di cimentarsi con Every Single Time dei Jonas Brothers. Ho provato nostalgia adolescenziale con I Feel Dance che consente di riprendere I Feel Love di Donna Summer (questa è musica per dinosauri, lo so, ma io lo trovo sempre trascinante).

Completano il volume 41 altri quattro stili di accompagnamento per un elenco completo di 14 elementi come segue:

Volume 42

Anche il volume 42 inizia alla grande presentando Monkey Pop, il song style necessario per suonare la celeberrima Dance Monkey di Tones and I: l’Intro è fedele all’originale e la scelta del timbro associato alla prima variazione è quanto mai azzeccata con Little Boy Voice. Everything Pop è una versione più pompata e ritmata rispetto l’originale, cioè Everything I Wanted di Billie Eilish. Future Nostalgia di Dua Lipa sembra aver ispirato lo stile Future Pop, mentre 1 Million Pop consente di provare decine di brani Pop Latino a partire dal tormentone Despacito di Fonsi.

Molto bello lo stile di Birds Ballad, perché disegnato per riprodurre la canzone omonima degli Imagine Dragons. Il programmatore dello stile Habit Ballad si è preso qualche licenza poetica e, per suonare il successo di Louis Tomlinson, sembra opportuno partire dalla Intro 3. Ci si apre al mondo delle ballate Country con Details Ballad (Details di Billy Currington) e Everywhere Ballad (Everywhere But On di Matt Stell). Si torna nel mondo del pop con Harleys Ballad (Harleys In Hawaii di Katy Perry) e Incredible Bld (dal brano omonimo di James TW) con il suo inconfondibile riff chitarristico iniziale.

Vi segnalo altri due stili interessanti: Somebody Ballad riutilizzabile in molti contesti e Got to Let Funk inconfondibilmente associabile a Got to Let My Feelings Show di Bluey.

Completano la lista di ben 16 risorse, altri 4 stili come segue:

In breve…

Siamo di fronte ad una bella iniezione di stili inediti per i possessori di un arranger Korg di ultima generazione. È una boccata di ossigeno e di attualità: permette di tenersi aggiornati, accedere alle sonorità dei giorni nostri e ai ritmi delle ultime generazioni. Se vi siete stufati di suonare i successi del passato, questa potrebbe essere una buona occasione!

Billie Eilish trionfante ai Grammy Awards (gennaio 2020)

Post Scriptum, a posteriori
Dopo aver pubblicato questo articolo, sono stato sommerso di segnalazioni da parte di diversi possessori di modelli Korg fuori produzione (essenzialmente Pa3X, Pa900 e Havian). Sarebbe interessante se Korg potesse considerare l’aggiornamento della pagina BonusWare con l’aggiunta di stili nuovi anche per questi strumenti. Saranno usciti di produzione, ma sono ancora molto validi oggi per l’affezionata clientela storica del marchio giapponese.

Korg SongBook Editor per dummies

Come promesso, oggi entriamo nel merito di SongBook Editor nella versione 3.0 progettata su misura per gli arranger Korg di attuale generazione (Pa4X, Pa1000 and Pa700). Chi possiede modelli precedenti può lavorare con la versione 2.0: quanto scritto qui vale anche per loro.

Consigli della casa

Cominciamo con una distinzione operativa che Korg stessa raccomanda:

  • Gli elementi del SongBook associati a stili di accompagnamento vanno creati sempre sullo strumento: questa modalità consente di memorizzare tutti i valori effettivi delle impostazioni dello stile (suoni, EQ, FX, set di tastiere, pad, eccetera.). La stessa profondità dei dettagli non è possibile sull’Editor.
  • Al contrario, conviene sicuramente creare sul SongBook Editor gli elementi associati a basi MIDI, Karaoke, MP3 e file di testo. In questo articolo, infatti, ci concentriamo proprio su questo secondo aspetto.

Per come hanno pensato le cose quelli di Korg, conviene tenere conto di un altro dettaglio operativo: lavorate con un supporto rimuovibile, non perché sia più comodo rispetto il disco fisso interno o alla memoria SD installabile, ma perché così si hanno meno grane con il software Korg (lo so, fate fatica a crederci, ma proprio così recita e così lo confessa “candidamente” il manuale ufficiale Korg).  Voglio dire, è sicuramente possibile utilizzare il disco fisso interno ma, se vogliamo fare le cose semplici, non sfidiamo la sorte e seguiamo le raccomandazioni di Korg che qui cerco di riassumervi con la massima semplicità possibile.

Passiamo all’azione

Prima cosa, andiamo a prenderci il file di SongBook dallo strumento:

  1. Inserite una memoria USB sull’arranger, accendete lo strumento, premete il pulsante Media, toccate Save e selezionate ALL.
  2. Toccate Save To e scegliete la vostra memoria USB come destinatario dell’operazione di salvataggio.
  3. Create una nuova cartella SET sul dispositivo USB dandogli il nome che preferite. Questa cartella conterrà il vostro SongBook (SBD), le Set  List (SBL) e tutti gli stili salvati nelle locazioni User e Favorite.

Ora copiate tutte le vostre basi e i vostri file sullo stesso dispositivo USB:

  1. Sempre nell’area Media, aprite la pagina Copy e copiate tutti i file da assegnare al vostro SongBook (MIDI, Karaoke, MP3 e file di testo TXT).
  2. Non importa l’uso che fate di cartelle e sottocartelle, l’importante è non toccare la cartella SET: copiate tutte le vostre risorse al di fuori di quella.

Estraete ora il dispositivo USB dallo strumento.

Spostiamoci sul PC

Dopo aver inserito il dispositivo USB sul vostro PC, controllate il nome della sua etichetta. È un punto fondamentale: non andate oltre. È semplice: da Esplora File del PC, fate clic con il tasto destro del mouse sul drive della memoria USB e selezionate Proprietà. Se c’è già un nome, prendetene nota, altrimenti è il momento di dargli un benedetto nome ora.

Non andate nel panico proprio adesso, non è come battezzare un figlio: digitate un nome qualsiasi. Se proprio vi si è bloccata la fantasia, usate le iniziali del vostro nome e cognome: vanno benissimo.

E ora, coraggio, divertiamoci  con l’Editor

Su PC, potrete lavorare comodamente per aggiungere e modificare gli elementi del SongBook. Si possono fare molte cose in modo intuitivo. Qui ci soffermiamo sull’aspetto che fa venire il mal di testa a diversi possessori di arranger Korg. Assegniamo le nostre basi e i nostri file al SongBook.

La prima volta che aprite il SongBook Editor, selezionate File e Preferences per indicare il vostro modello di arranger (Pa700, Pa1000, Pa4X, etc.). Poi aprite il vostro SongBook dalla memoria USB: fatelo scegliendo la cartella .SET che avete creato.

Giunge ora il fatidico momento di importare i titoli delle canzoni: nulla di più facile. Selezionate File e poi Import Files…  Cercate i vostri file nella memoria USB e, cartella per cartella, selezionateli tutti per importarli.  Una volta confermata l’importazione l’Editor potrebbe scoprire che alcuni elementi preesistenti nel SongBook potrebbero avere lo stesso nome del file che state importando: brano per brano, decidete se escluderle dall’importazione, sovrapporle oppure ignorarle.

Alla fine, tutti i titoli sono in colore rosso. Non spaventatevi, al contrario di quanto normalmente si pensa (si sa, il rosso è il colore degli errori, dei rischi e degli allarmi) qui invece è un bene: significa che l’importazione ha avuto buon esito. Ora potete salvare il  SongBook.

Ma, prima di farlo, osservate come ogni elemento del SongBook che non è associato ad uno stile di accompagnamento, mostri due informazioni distinte al fondo per Resource File: l’unità del dispositivo e il percorso (path). Concentrate la vostra attenzione sull’unità.

  1. Se (come vi ho detto qui sopra) avete fatto le cose per benino e avete dato un nome di etichetta alla memoria USB, qui la vedete ben riportata nel campo Unità: ottimo!
  2. Se, invece, vedete la lettera dell’unità D: oppure E: oppure F: e così via, allora significa che non avete ancora fatto quanto vi ho chiesto qui sopra. La vostra memoria USB non ha ancora un nome di etichetta.

Se siete nel caso 1, tutto bene, passate al paragrafo successivo.

Se il vostro caso è il 2, da una parte vi devo dire che siete dei lettori un po’ indisciplinati, ma dall’altra – consolatevi – sappiate che siete ancora in tempo per correggere. Andate ora su Esplora File di Windows (fatelo!) ad assegnare un nome di etichetta alla memoria USB e poi tornate sull’Editor. Selezionate ora tutti i titoli appena importati, fate clic sul tasto destro del mouse e poi scegliete Edit. Sostituite la lettera del drive con l’etichetta da voi assegnata fra parentesi quadre. (NDA: Se pensate che sia una cosa complicata, non prendetevela con me: sto facendo del mio meglio per semplificarvi la vita, ora però metteteci del vostro). Facciamo un esempio: immaginiamo che l’etichetta da voi assegnata è RR, ebbene qui dovete scrivere [RR], così fra parentesi quadre.

Fatto tutto? Bene, salvate il SongBook e… il gioco è fatto.

È ora di tornare sullo strumento

Inserite nuovamente la memoria USB sul vostro arranger. Da questo momento in poi, va lasciata lì tutte le volte che vorrete lavorare con il SongBook. Se la togliete, non lamentatevi poi con me se i vostri brani non si trovano più.

Ricordate il precedente articolo? Per rendere attivo il vostro SongBook, dovete caricarlo in memoria. Ergo, sullo strumento, premete il pulsante Media e scegliete Load per caricare il file SongBook navigando all’interno della vostra cartella Set.  Fatto? OK, ora siete finalmente operativi. Buon divertimento!

Arranger Korg: come rilevare gli accordi in un MIDI file

Il sistema operativo dei Professional Arranger Korg di ultima generazione nasconde chicche che possono presentarsi utili in numerosi contesti. Ad esempio, forse non tutti sanno che il Sequencer di bordo di Pa4X, Pa1000 e Pa700 include la possibilità di inserire gli accordi in uno Standard MIDI File con uno schiocco di dita.

La funzionalità Detect Chords calcola gli accordi eseguendo la scansione del brano in memoria. Gli accordi sono aggiunti come eventi MIDI nel file stesso e sono successivamente visualizzati nelle pagine Lyrics e Score. Il MIDI file salvato può così essere riutilizzato.

Detect Chords

L’operazione è molto semplice. Una volta caricato un MIDI file nel Sequencer, è sufficiente premere il pulsante Menu, aprire la pagina Song Edit e scegliere Utility. Toccando sullo schermo Execute si avvia l’analisi dell’armonia del brano. Il sistema esamina tutte le tracce del MIDI file, distinguendo le tracce più adatte alla scansione armonica. L’operazione è rapida: dura un paio di secondi. A questo punto è possibile salvare nel brano.

Detect Chords è una funzione nel Sequencer degli arranger Korg

Gli eventi MIDI generati dal Detect Chords sono di tipo Text e, pertanto, se pensate di visualizzare gli accordi su dispositivi diversi, dovete assicurarvi che questi supportino gli eventi Text (nota tecnica: gli eventi MIDI Text sono diversi da Lyrics, questi ultimi sono universalmente gestiti su moltissimi dispositivi).

Detect Chords è comodo, rapido e molto utile.

Tuttavia, potrebbe essere migliorato sotto un aspetto: gli accordi, anche i più semplici, sono sempre interpretati tenendo conto del Bass Inversion. Ad esempio, il Do maggiore suonato con il rivolto e la dominante sulla nota più bassa (Sol-Do-Mi) viene sempre interpretato come Do con basso Sol (e visualizzato come C/G): a dire il vero, in taluni brani, questo rigore di decodifica a tappeto, rischia di dimostrarsi come un eccesso di zelo e non applicabile armonicamente a tutte le situazioni.

In ultimo, dato che l’appetito vien mangiando, sarebbe interessante se Korg potesse arricchire un giorno il Sequencer della possibilità di modificare questi eventi Text degli accordi nella pagina Event Edit. Al momento attuale, chi desidera fare ritocchi mirati, deve utilizzare programmi specifici su PC come, ad esempio, PSRUTI.  

Il “di dietro” degli arranger workstation

La parte posteriore di una tastiera digitale è quella di cui il tastierista non si cura quando suona dal vivo, ma è quella che vede il pubblico. È un dettaglio non è del tutto trascurabile. Tuttavia, ancora più importante è che quello è lo spazio dedicato alle connessioni. Non ha quindi un valore esclusivamente estetico. E oggi ho pensato di dedicare un articolo a questo argomento, confrontando il “di dietro” degli arranger workstation oggi a listino nelle categorie ammiraglie e livello medio.

Trattasi di nove modelli prodotti da Korg, Yamaha e Ketron e, per i quali abbiamo pubblicato una rassegna in un paio di occasioni: arranger di lusso e mid-level.

Osserviamo questi arranger da vicino mentre, al fondo dell’articolo, una tabella sinottica ci permette di confrontare i dati tecnici delle connessioni disponibili.

Yamaha Genos

La sponda posteriore di Genos spicca per le forme sinuose ed eleganti. Dal punto di vista delle connessioni, l’elenco è sovrabbondante. Spiccano rispetto la concorrenza, la presenza di una doppia coppia di MIDI IN e MIDI OUT, ben tre coppie di uscite stereo, gli speaker digitali per gli amplificatori esterni GNS-MS01. Infine, Genos è l’unica della serie ad offrire un’uscita digitale.

Il design di Yamaha Genos

Korg Pa4X

Anche l’ammiraglia di casa Korg riserva connessioni dedicate per un’amplificatore proprietario, PaAS. Come tutte le ammiraglie, dispone di ingresso microfonico compatibile per jack 1’4″ standard e XLR con alimentazione Phantom (per i microfoni a condensatore). Pa4X è l’unico della serie ad avere un ingresso AUX IN stereo, in aggiunta alla coppia Right-Left. Le forme squadrate sono alleggerite dal taglio di colore della scocca.

Korg Pa4X

Ketron SD9, SD60 e SD90

I tre modelli di Ketron si distinguono per il doppio ingresso MIDI IN: la ragione dipende dal fatto che questi arranger hanno un duplice motore sonoro (proprietario e GM) e ognuno di essi ha un ingresso MIDI dedicato. Gli arranger Ketron potrebbero attirare l’attenzione dei musicisti grazie alla porta MIDI THRU, scomparsa su tutti gli altri arranger qui in rassegna. Altre connessioni originali sono l’ingresso multipolare per l’unità a pedale footswitch e l’uscita video DVI. Gli ingressi AUX IN e AUX OUT sono monofonici.

Ketron SD90, unico modulo arranger di questa rassegna

Korg Pa1000 e Pa700

Scendiamo di categoria con le due coppie di fratelli Korg e Yamaha: lo si nota dal diradarsi di connessioni disponibili che restano comunque, ad onor del vero, sufficienti per un utilizzo professionale. Pa1000 e PA700 si distinguono per la condivisione dell’ingresso AUX IN (Right-Left) utile per collegare un microfono dinamico o una chitarra. Le nuove serie di questi modelli hanno adottato la porta HDMI, diventato lo standard de facto per i monitor video.

Il retro di Korg Pa700 (analogo a quello di Pa1000)

Yamaha PSR-SX900 e PSR-SX700

I due fratelli di casa Yamaha non sono perfettamente identici: il fratello maggiore PSR-SX900 vanta due uscite sub-stereo, la possibilità di collegare un adattatore USB per inviare il segnale video ad un monitor esterno e la connessione Bluetooth per ricevere il segnale audio da uno smartphone o tablet. Entrambi però meritano una menzione per la loro eleganza delle forme.

Il retro elegante di PSR-SX900 (analogo a quello di PSR-SX700)

Conclusioni

Nella scelta di una tastiera nuova da acquistare, succede talvolta di sorvolare sulle connessioni disponibili: onde evitare sorprese inaspettate, vi propongo una tabella riepilogativa. Osservate gli aspetti analoghi e quelli distintivi di ogni modello: spero che queste informazioni possano aiutare tutti a fare chiarezza sulle caratteristiche di ciascuno strumento.

Fate clic sull’immagine per ingrandirla

Korg rilascia software 1.5 per Pa700 e Pa1000

La versione 1.5 del sistema operativo dei Professional Arranger Pa700 e Pa1000 non passerà alla storia come uno degli aggiornamenti più sconvolgenti della storia delle tastiere con accompagnamenti.

Dovrà aspettare chi si aspettava che Korg Italy avrebbe messo mano a questi prodotti per condividere le migliorie introdotte recentemente nell’ammiraglia Pa4X con Next V3. Come, ad esempio, la nuova interfaccia grafica Dark Glimmering, oppure il nuovo algoritmo di compressione dei campioni che offre maggiore spazio agli User Sample, la ridefinizione dei suoni di organo Hammond, la nuova finestra di dialogo della registrazione e così via.

Niente di tutto questo. Chissà, forse vedremo questi aggiornamenti in tempi successivi. Per l’intanto la numerazione dei sistemi operativi Korg torna ad allinearsi per Pa700 e Pa1000 .

Korg Pa700

Ecco le attuali novità, quelle annunciate lo scorso 14 febbraio, in estrema sintesi.

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Per i soli strumenti di nuova serie con porta HDMI, la pagina di impostazione del Video Out è stata arricchita della funzione opzionale di sincronizzazione (Sync). Questa possibilità potrebbe tornare utile nei casi in cui lo strumento non riesca a sincronizzarsi automaticamente con i monitor esterni: si potrà così procedere manualmente.

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La seconda novità riguarda la risoluzione di un guasto software che si presentava con l’uso di MIDI file di grandi dimensioni all’interno di una lista Jukebox. Non si correrà più il rischio di interruzione del playback.

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Korg non si sbottona nei dettagli, ma – nella nota di rilascio della versione 1.5 – annuncia una serie di “miglioramenti generali delle prestazioni”. Chissà.

Conclusioni

Collegamenti:

Concludo segnalandovi la bravura di Athanasios Mouskeftaras: dalla Grecia, ci arriva una sentita interpretazione di Fragile di Sting, suonata su Korg Pa700.

Confrontiamo Yamaha Chord Looper con Korg Chord Sequencer

Con l’introduzione recente di Chord Looper su PSR-SX900, Yamaha ha potuto colmare un piccolo divario che la separava dagli altri arranger e, in particolare, della serie Korg PA di ultima generazione dove tutti i modelli (Pa700, Pa1000 e Pa4X) offrono il Chord Sequencer. È un’occasione ghiotta per metterli a confronto.

Chiariamo bene, innanzitutto, di che cosa stiamo parlando. Trattasi di una funzionalità che consente di memorizzare una progressione di accordi e di darla in pasto allo stile di accompagnamento in esecuzione: il vantaggio evidente è quello di poter aver entrambe le mani libere per suonare sulla tastiera le parti che si ritengono opportune senza più essere vincolati alla diteggiatura degli accordi in tempo reale per pilotare i pattern dell’arranger. Yamaha utilizza l’espressione mano sinistra virtuale che mi sembra calzante.

Sebbene, entrambi i produttori di strumenti musicali abbiano realizzato un software che funziona a dovere, le due realizzazioni si distinguono per la modalità di configurazione e per gli accessori di contorno: mi spiego meglio.

1 – Registrare una progressione di accordi

La prima cosa da fare è ovviamente registrare gli accordi che si vogliono poi eseguire. Sia PSR-SX900 da una parte, sia Pa700/Pa100/Pa4X dall’altra, si basano sul concetto di registrare gli accordi che si stanno suonando in tempo reale mentre uno stile è in esecuzione.
Tenete altresì presente che il tempo non viene registrato e, pertanto, qualora la sequenza di accordi sia di particolare difficoltà, potete rallentare il metronomo e suonare gli accordi con la calma necessaria.
È delicato tuttavia capire bene il momento in cui il registratore entra in azione, perché talvolta vorrete registrare la sequenza dal vivo, proprio mentre state suonando davanti al pubblico e volete attivare gli accordi registrati per poi liberare entrambe le mani di slancio.

Yamaha
L’avvio della registrazione degli accordi è vincolata al fatto che uno stile è in riproduzione. La funzione Sync Start facilita l’avvio contemporaneo dello stile e della registrazione.

Korg
In aggiunta a quanto valido per Yamaha, si può fare anche ricorso ad uno dei tre switch assegnabili per avviare la registrazione degli accordi nel momento desiderato.

2 – Come avviare la sequenza di accordi

Una volta registrata una sequenza, è possibile richiamarla alla bisogna: questa entra in loop e non cessa fino a quando non si ferma lo stile o non si interrompe la stessa. Gli accordi in esecuzione sono visualizzati sullo schermo, come succede quando si suonano con le proprie mani in tempo reale.

Yamaha
Avviare il Chord Looper durante un Intro non crea alcun rischio: PSR-SX900 aspetta l’inizio della Variation per innescare la sequenza di accordi.
Il tasto Reset non solo riavvia lo stile dall’inizio della Variation, ma anche la progressione degli accordi e questo dettaglio non è per nulla banale.

Korg
Ci sono due diversità rispetto Yamaha.
Non conviene avviare la sequenza durante un Intro: si rischia di trovarsi all’inizio della Variation con un accordo a metà della progressione.
E poi il tasto Reset/Tap Tempo riavvia lo stile, ma interrompe il loop degli accordi.

3 – Come avviare una diversa progressione di accordi al volo

Può essere comodo avere più sequenze a portata di mano: una per la strofa, una per il ritornello e magari un’altra per l’eventuale parte speciale del brano musicale che state eseguendo. Oppure per suonare diverse canzoni che volete eseguire in Medley con lo stesso stile di accompagnamento.

Yamaha
L’arranger PSR-SX900 gestisce fino ad otto diverse sequenze di accordi gestibili sullo schermo touch screen nella pagina Chord Looper: basta toccare una delle otto memorie perché questa sia attivata.

Pagina video di Chord Looper di Yamaha PSR-SX900

Korg
I Professional Arranger invece gestiscono una sola sequenza di accordi per volta.

4 – Eseguire lo stesso giro di accordi su stili diversi in sequenza

Immaginate di avere una progressione di accordi particolari in testa e volete ascoltare al volo come possa funzionare con diversi generi musicali. Oppure immaginate di suonare dal vivo alcuni brani che condividono lo stesso giro di accordi: potreste voler passare da un brano all’altro, cambiando lo stile e mantenendo attiva la scansione armonica con continuità.

Yamaha
È la situazione standard. Funziona proprio così e non è possibile fare diversamente.

Korg
Per difetto, quando cambiate lo stile in un arranger Korg, la sequenza di accordi si perde. Perché la memoria del Chord Sequencer non venga cancellata al cambio di stile e si possa fare quanto descritto qui sopra per Yamaha, occorre modificare una proprietà di sistema nel modo Global.

5 – Importare la progressione originale e integrale degli accordi da una canzone

Quando si tratta di suonare un brano completo, potrebbe tornare utile riutilizzare la sequenza di accordi originale memorizzata in un brano.
Purtroppo, né Yamaha Korg supportano il formato Music XML adottato dalla popolare comunità di iReal Pro, come invece succede con XMURE di Dexibell. Chissà se un domani vedremo questa compatibilità nelle prossime versioni del firmware…

Yamaha
Se disponete dell’adattatore wi-fi e di un iPhone/iPad, potete inviare una sequenza di accordi di un brano audio tramite l’app Chord Tracker.

Korg
Qui è molto più semplice: vi basta avere uno Standard MIDI File (è irrilevante se contenga gli eventi MIDI degli accordi o meno) e Korg è in grado di calcolare e importare gli accordi completi entro il Chord Sequencer. Credetemi, funziona bene. Ovviamente, a patto che il brano contenga tracce suonate con armonia completa.

Pagina video di Chord Sequencer di Korg serie Pa

6 Modificare un solo accordo (o alcuni) di una sequenza

Avete, per esempio, registrato una lunga sequenza di otto misure con sedici cambi di accordo (uno ogni 2/4) e vi rendete conto di voler modificare un accordo alla settima misura. Come fare?

Yamaha
Registrate la progressione da capo.

Korg
Registrate la progressione da capo è sempre una possibilità e, in fondo, è la più rapida.
Altrimenti potete esportare la sequenza di accordi in uno Standard MIDI File grazie alla funzione di Export. Tale MIDI file può essere salvato e riaperto con il Sequencer. Si va a cercare la misura con l’accordo da modificare e si correggono le note dell’accordo. Attenzione: a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, l’Export non genera gli eventi MIDI specifici degli accordi, ma piuttosto le singole note che compongo l’accordo stesso. Salvate il MIDI file e poi reimportatelo nel Chord Sequencer.

7 Come salvare una sequenza di accordi

Qualora si voglia riutilizzare una progressione di accordi appena creata, si dovrà salvare da qualche parte, non credete?

Yamaha
Le otto progressioni possono essere salvate insieme in un file (*.clb) e poi richiamate tutte insieme.
Altrimenti, potete esportare le singole memorie in file *.cld per reimportarle successivamente.

Korg
La soluzione più comoda è salvare la sequenza di accordi in un elemento del SongBook.
In alternativa, è possibile memorizzarla direttamente nello stile, però mi sembra una scelta un po’ troppo invasiva.

E gli altri arranger?

Chord Looper e Chord Sequencer non sono gli unici attori sul mercato che offrono l’esecuzione automatica di progressione degli accordi.
In passato, Roland aveva introdotto Chord Loop presente, ad esempio, su BK-9.
In Casio CT-X5000 sono disponibili 310 pre-regolazioni musicali in cui memorizzare altrettante progressioni di accordi.
Gli arranger Ketron (SD9, SD90 e SD60) includono la modalità Phrase del Launchpad, anche se questa agisce su tutte le tracce MIDI e Audio.

Korg Sound Pack Church Organ si estende da Pa4X a Pa1000 e Pa700

Ritorniamo a parlare del Sound Pack #01 dedicato all’organo liturgico, dopo averne dato notizia ai tempi della prima pubblicazione nel 2016 quando Eko Music Group l’aveva reso disponibile come Add-On gratuito per i possessori di Korg Pa4X. Lo facciamo oggi per due ragioni essenziali: la prima è dare notizia che il pack è stato incluso nella V3 NEXT dell’arranger al top di gamma di casa Korg; la seconda è che, a brevissimo, sarà scaricabile gratuitamente anche dai possessori di arranger medi Pa1000 e Pa700. Ringrazio Raffaele Mirabella di Eko Music Group per avermi dato la possibilità di testare il pack in anteprima su Pa700 e così ho potuto studiarlo e provarlo di persona.

Korg Pa700 con Sound Pack #01 Church Organ

Caratteristiche tecniche

Il pacchetto include 60 suoni e 40 keyboard set. La dotazione è quindi ricca di contenuti e agevola numerose variazioni, laddove i suoni preset erano alquanto avari limitandosi a qualche ripieno a canne spiegate e un paio di variazione di registri di flauto. Qui invece le possibilità abbondano. La cartella ChurchOrgansPack01.set contiene 92MB di campioni PCM. Una volta caricata a sistema, l’arranger Korg visualizza i nuovi suoni nelle prime otto pagine (da P1 a P8) del banco Sound1 sotto l’area USER. I MIDI Program Change sono associati alla posizione 121 (MSB), 064 (LSB) e uno specifico numero di programma da 000 a 061 per ciascun suono (alcuni programmi sono vuoti). I keyboard set sono invece inseriti sul banco User 3.

Simulare l’organo a canne su un arranger Korg

Tutti i suoni sono sensibili alla dinamica, sebbene non sia un concetto nativo nell’organo a canne classico originale: tuttavia, tale scelta sembra rispondere ad un’esigenza espressiva a cui un tastierista digitale al giorno d’oggi fatica a rinunciare. L’organista classico dovrà però prestare attenzione: la macchina-organo della cattedrale esprime sempre lo stesso volume sonoro alla pressione del tasto, mentre la stessa cosa non succede qui su un arranger Korg: chi preferisce evitare, potrà agire sul parametro globale Velocity Curve impostando il valore Fixed per eliminare del tutto la sensibilità alla dinamica. Il tocco è per l’organista un aspetto importante: i 61 tasti leggeri di Pa700 si prestano bene ad esprimere lo staccato, mentre ho rilevato qualche difficoltà con il legato, specialmente nell’uso del pollice; presumo che lo stesso inconveniente non si verifichi sui tasti semi-pesati di Pa1000 e Pa4X. Non ho riscontrato invece complicazione alcuna ad applicare la tipica tecnica organistica di sostituzione delle dita.

I timbri a disposizione

La maggioranza dei campioni riprende i suoni espressi da canne a otto e sedici piedi. Sono presenti anche suoni basati su canne a quattro piedi per l’ottava superiore, ma – in questi casi – i timbri sono sempre combinati con altre canne riferite ad ottave inferiori. Sono rappresentati i registri di tutte le famiglie organistiche fondamentali: ad anima, ad ancia, di mutazione, oscillanti e violeggianti. Il registro più diffuso è ovviamente il Principale che è presente con sette variazioni; altre volte appare unito ad altri registri sfruttando i due oscillatori associabili ad un Multisample. Da questo dettaglio, si evince il motivo per cui il numero di campioni nel pack è superiore a quello dei Multisample: alcuni campioni sono infatti associati al secondo oscillatore, e mai da soli. I registri di flauto sono presenti in cinque variazioni oltre ad apparire in unione a campioni diversi in altri suoni. Abbondano Bordoni, Ripieni, Plenum, fondi e ance. Non mancano un paio di Harmonium e di Double II. Sono presenti invece con una sola variazione: Camoscio, Gedakt e Krummhorn per i registri ad anima; Bombard, Dulziana, Regale, Tromboncino, Trompete e Vox Humana per i registri ad ancia; Celeste e Unda Maris per gli oscillanti; Quintone e Salicionale per i violeggianti. C’è persino una voce di Subbasso, solitamente associata alla pedaliera dell’organo: e questo aspetto ci porta a menzionare la possibilità/necessità di collegare una pedaliera MIDI esterna, cosa che non ho potuto testare di persona; l’argomento richiede una ricerca ad hoc e un approfondimento e, magari, tornerò sulla materia in una prossima occasione. Il primo campione della lista è il classico Bordone 8’ ed è invitante perché, nella sua nitidezza e spazialità, mi ha rapito consentendomi di riprodurre brani meditativi di lunga memoria storica. Mentre vi segnalo la presenza del tremolo applicato a registri di Flute, Gedakt e Fondi, devo evidenziare che, in alcuni suoni, è possibile aggiungere il vibrato agendo sul Joystick. Purtroppo, al rilascio dello stesso, il vibrato si ferma. Per gli effetti, i suoni si appoggiano essenzialmente sul riverbero specifico degli organi (O-Verb) con l’aggiunta di una coloritura di Ensemble per dare profondità tridimensionale alla diffusione sonora.

I Keyboard Set

La composizione dei 40 Keyboard Set suggerisce le più appropriate sovrapposizione dei suoni. In molte occasioni, i layer sono pronti all’uso ancorché “dormienti”: è sufficiente attivare le voci Upper2 e/o Upper3 per ottenere impasti sonori di particolare effetto. Questa comodità non previene la possibilità creativa e gli organisti più capaci ed esperti possono ignorare bellamente i set predisposti e crearne di personali, adatti al proprio estro e alla propria sensibilità musicale. Se vi è un aspetto migliorabile nei set proposti è quello di non aver mai assegnato i suoni di questo Pack alla voce Low, trascurando quindi la possibilità di simulare l’utilizzo contemporaneo di due manuali o della pedaliera su una tastiera sola: anche qui, ogni organista potrà farlo liberamente creando Keyboard Set a preferenza.

In conclusione

I punti di forza di questo pack sono nella qualità generale dei campioni e nella varietà dei registri proposti. Onestamente, alcuni timbri suonano in modo più efficace di altri, ma è indubbio che la presenza di questo pacchetto gratuito aumenta il valore degli arranger Korg rendendoli strumenti più completi e pronti all’uso sia nell’ambito liturgico sia in situazioni diverse e meno prevedibili. È un gradito regalo da parte di Eko Music Group, giacché estende le possibilità dello strumento, prolungandogli il corso di utilizzo nel tempo. Eventuali limiti sono da ricercare nel fatto oggettivo che gli arranger Korg non nascono per essere specificamente organi liturgici: ma l’assenza di un secondo manuale e della pedaliera potrebbe risolta con l’uso dello Split o addirittura con l’accoppiamento di due tastiere su supporto doppio e il collegamento di una pedaliera MIDI esterna. Se usato dal vivo, servirà poi un sistema di amplificazione possente e in grado di riprodurre fedelmente lo spettro complesso del suono delle canne d’organo.

Ci sono comunque numerosi contesti dove questo pack può essere efficace usando l’arranger portatile così come è. Ad esempio, l’idea di utilizzare un Professional Arranger Korg garantisce la possibilità di esercitarsi a casa su timbri realistici prima di recarsi a suonare l’organo a canne autentico in cattedrale. A volte una marcia nuziale o una suonata d’organo si rende necessaria all’ingresso degli sposi al ristorante, altre volte l’esecuzione di una toccata e fuga può essere incisiva in locali pubblici. E una tastiera portatile è l’ideale quando si tratta di accompagnare un coro per le prove (o dal vivo) in un ambiente non attrezzato. Ci sono poi ambienti extra-ecclesiastici che possono richiedere il ricorso a timbri d’organo classici: cerimonie laiche, commemorazioni, concerti all’aperto e saggi. Alcuni generi musicali (gotici, dark, barocchi e progressive) non disdegnano l’uso di ripieni e di altri registri d’organo per dare drammaticità alla propria performance. Non trascurerei l’uso di questi suoni anche per sottofondi meditativi o anche solo rilassanti. Dulcis in fundo, questi suoni possono essere preziosi anche nella produzione di colonne sonore. Non sarebbe la prima volta: mi viene in mente, ad esempio, la celebre scena di The Commitments dove l’organo a canne si presta ad improvvisare una simpatica discussione sulle liriche e sulle note di A Whiter Shade of Pale; oppure la serie Netflix dei Peaky Blinders dove, prima dell’omicidio di un fabbro irlandese, ascoltiamo la voce struggente di Johnny Cash cantare Danny Boy accompagnato dal più classico degli organi liturgici.