Da vent’anni, da quando cioè Yamaha ha intrapreso l’evoluzione ricorrente della serie PSR, abbiamo assistito all’uscita regolare – ogni due-tre anni – di due modelli abbinati: uno completo e uno ridimensionato. Nelle prime coppie di modelli, la distanza fra i due arranger era notevole e il “fratello” minore si presentava spesso al mercato come una classica scelta di ripiego, a causa dei tagli operati. Ma il progressivo rilascio di caratteristiche hardware e software di rilievo verso modelli più economici ha avuto conseguenze anche su questa scelta strategica: negli ultimi dieci anni, il modello minore della coppia si è presentato con credenziali notevoli e, grazie al mantenimento di un prezzo più aggressivo, si è fatto spazio fra quei clienti che cercano risoluti il bilanciamento qualità-prezzo.
Oggi, affrontiamo questo esercizio con i nuovi arranger Yamaha del momento: PSR-SX900 e PSR-SX700. Il primo si trova in vendita poco sotto i 1800 Euro, il secondo si sta assestando sui 990 Euro. La differenza di prezzo è considerevole ma, prima di vedere insieme il perché, vorrei puntualizzare i punti di forza di PSR-SX700. Non è uno strumento che vive all’ombra del modello superiore e ha tutte le carte in regola per destare l’attenzione di molti appassionati di arranger.
Yamaha PSR-SX700 dal tono elegante
Valori assoluti, a prescindere dal confronto
Nel mio recente test di PSR-SX900, pubblicato su SM Strumenti Musicali, ho scritto tutto quello che avevo potuto sperimentare su questa opera di tecnologia applicata alla musica. Vi consiglio la lettura: vedrete le tante caratteristiche di pregio insite in PSR-SX900: molte di queste le ritroverete intatte anche su PSR-SX700: fra tutte, vi segnalo in primis la presenza dei tasti FSB. Infatti, in questa gamma di prezzo, normalmente la qualità dei tasti montati dai costruttori è molto leggera; qui invece Yamaha merita un applauso avendo introdotto i tasti FSB che erano stati per anni una presenza apprezzata nella serie Tyros. Passando al resto, in estrema sintesi, PSR-SX700 ha conservato del modello superiore lo schermo a colori touch screen con l’usabilità pari a quella dell’ammiraglia Genos, lo stesso generatore AWM, le quattro parti di tastiera, lo Style Creator e il registratore MIDI/audio rinnovati, il registratore MP3, il joystick, le funzioni di assegnazione, la Playlist, lo Style Section Reset… (le specifiche tecniche complete sono qui). Che ve ne pare?
C’è anche un punto a favore di PSR-SX700 rispetto il modello superiore: i consumi energetici inferiori (21W) pesano di meno sui conti della bolletta.
Detto questo, vediamo ora il dettaglio dei tagli operati. Spuntateli e chiedetevi se potete farne a meno.
Assenze significative
PSR-SX700 ha 5 effetti Insert invece di 8: poco male, direte voi. Ma all’appello mancano gli effetti VCM (sono 13 in tutto, fra cui varianti di Flanger, Phaser ed Auto Wah, oltre ad un compressore “analog”); su questo strumento si dovrà fare ricorso agli altri effetti standard. Sono sempre risorse di qualità ma manca quel tono vintage che la tecnologia VCM consente.
La wavetable è sostanzialmente condivisa ma il numero di suoni disponibili diminuisce: 986 voci (contro 1337) e 41 drum kit (contro 56). La ridotta varietà timbrica è diffusa equamente fra tutte le famiglie di strumenti.
Gli stili di fabbrica sono 433 contro 525. Si potrà compensare riutilizzando stili di modelli Yamaha precedenti oppure acquistandone di nuovi. O personalizzando gli stili esistenti facendo ricorso al migliorato Style Assembly.
No Vocal Harmony (VH2) e no vocoder. Qui non c’è storia: se siete abituati a cantare e a utilizzare l’armonizzatore interno e i suoi effetti, non avete alternativa.
Nessuna uscita video. A dire il vero, se non fate karaoke dal vivo, nemmeno vi serve.
Gli spettacolari speaker di PSR-SX900 qui non ci sono e sono sostituiti da una coppia di diffusori a 15W ciascuno. Il modello superiore dispone di diaframma in polipropilene disposto in una nuova struttura: occorre usare le proprie orecchie per capire la differenza. Se fosse questo il solo punto di rammarico, si potrebbe optare per l’acquisto a parte di un subwoofer compatto come KS-SW100. Ma chi ascolta in cuffia oppure utilizza un PA esterno, non è nemmeno sfiorato da questa riduzione.
Yamaha PSR-SX700
Assenze marginali
Proseguo con le recisioni, separandole dall’elenco principale, perché queste sono marginali, ovviamente in modo del tutto soggettivo.
Lo spazio di memoria per l’aggiunta dei pacchetti di espansione vale 400MB (contro 1GB). Significa semplicemente minore comodità nel caricamento degli eventuali Expansion Pack che vorrete installare.
La sezione arranger è incompatibile con gli stili audio. Considero questo taglio fra quelli marginali perché Yamaha non sta spingendo seriamente sulle tracce audio fra gli stili e, quindi, il repertorio di accompagnamenti basati sul MIDI continua ad essere trainante in questo eco-sistema.
Sul retro ci sono le due uscite audio stereo di alta qualità, ma mancano le uscite stereo addizionali di SUB OUTPUT, che possono essere usate per adattare il suono a varie situazioni dal vivo: ad esempio, convogliando i bassi attraverso un subwoofer separato per un risultato più pieno e potente, oppure inviando strumenti a percussione a una console esterna per dare forma al proprio suono.
Assenze del tutto trascurabili
Infine, per completezza di informazione, ecco gli ultimi tagli che – a mio modesto avviso – sono del tutto trascurabili:
Il Bluetooth non è disponibile: per ascoltare dalle casse il segnale audio da un dispositivo esterno (smartphone, tablet…) si dovrà fare ricorso ad un cavo con connettore mini-jack, come quello delle cuffie, da collegare alla porta AUX-IN.
Lo spazio di memoria per i dati utente è di 1GB (contro 4GB). Si potrà agevolmente sopperire con una memoria USB sempre inserita. Le più economiche oggi hanno ben più di 4GB.
C’è una sola porta USB-to-Device (contro due). È un limite insignificante, dato che si può collegare comunque un hub USB per accedere fino a quattro dispositivi flash USB.
Conclusioni
Va da sé che i tastieristi che suonano esclusivamente fra le proprie mura di casa potrebbero risentire di meno del rammarico provocato da tali ridimensionamenti. Chi fosse in procinto di acquistare un arranger e fosse in dubbio nella scelta dovrebbe semplicemente chiedersi se qualcuna delle caratteristiche tagliate sia essenziale e irrinunciabile. Per tutti gli altri, PSR-SX700 è un buono strumento, ben equilibrato, e vi permette di risparmiare 900 Euro (in taluni casi anche di più) per ottenere un arranger workstation Yamaha con cui suonare, registrare, esercitarsi e divertirsi.
Dulcis in fundo, vale sempre la stessa regola: recatevi in un negozio di strumenti musicali e provate di persona qualsiasi strumento, prima dell’acquisto. Chi trascura questa regola avrà sempre un motivo di rimpianto per non averlo fatto (credetemi, so di cosa stato parlando).
Se ricordate, in occasione del mio test di Genos dello scorso anno, avevo evidenziato come l’esperienza utente (UX) del nuovo sistema operativo, basato su schermo touch-screen, avrebbe potuto risultare un po’ complessa in una prima fase di utilizzo dello strumento, soprattutto per chi arrivava da un modello della serie Tyros o da un arranger della categoria PSR.
Allo stesso tempo, avevo però sottolineato come queste difficoltà fossero – tutto sommato – alquanto relative: certo, all’inizio lo strumento richiede di armarsi di pazienza per cercare quello che si desidera fra le pagine video che, in taluni casi, possono apparire d’amblais alquanto affollate. È naturale che sia così: rispetto Tyros, su Genos sono scomparsi dal pannello decine di pulsanti fisici; ritrovarne l’interattività fra i menu dello schermo touch screen potrebbe non essere così immediato a prima vista. Posso assicurare però che, dopo alcuni giorni di utilizzo, si comincia ad andare a memoria nelle posizioni a video specifiche di ciascuna funzione e tutto diventa più facile.
Yamaha Genos, l’ammiraglia con UX innovativa
Una nota di merito va comunque riconosciuta a Yamaha: prima di Genos, il passaggio da un arranger all’altro era di una semplicità sconcertante. L’omogeneità delle funzioni e dei tasti a pannello era rimasta sostanzialmente inalterata per tutta la famiglia Tyros e per la serie PRS sin da PSR-2000/PSR1000 in poi. Insomma, possiamo dirlo tranquillamente: i musicisti erano stati abituati bene.
Al fine di semplificare la transizione all’universo Genos, Yamaha ha provveduto con la pubblicazione di alcune guide disponibili al download in formato PDF, utili per tutti gli appassionati del genere arranger per documentarsi su come sono cambiate le funzioni dalla vecchia generazione alla nuova.
La lettura è consigliata per tutti e questi brevi documenti sono ricchi di illustrazioni ed esempi:
Come sapete, Yamaha ha rilasciato la tecnologia touch-screen anche sugli arranger workstation PSR-SX900 e PSR-SX750: diventa importante per tutti gli appassionati del marchio Yamaha affrontare prima o poi la conoscenza della nuova esperienza utente.
Oggi ospitiamo nel nostro blog Michele Mucciacito, musicista specializzato nella produzione di suoni e stili per arranger. Sotto il marchio della sua azienda, Evento Suono, Michele ha partecipato attivamente alla programmazione degli stili preset per gli arranger di quasi tutte le case dal 1992 ad oggi: Generalmusic, Ketron, Korg, Roland e Yamaha. Siamo quindi di fronte a uno dei protagonisti che hanno portato al successo le tastiere con accompagnamenti: materia privilegiata per i lettori del nostro blog.
Re’: Ciao Michele. Da dove comincia la tua vita di musicista?
MM: Sono stato educato alla musica prima di tutto in famiglia. Mio padre suonava la chitarra in un gruppo beat dei primi anni 70 a Pesaro. A cinque anni ero un’attrazione in qualità di “bambino prodigio” che suonava la batteria durante i concerti di mio papà nei vari locali della riviera romagnola. Correva l’anno 1976. Per il Natale del 1979 trovai sotto l’albero la mia prima batteria “seria” e da grandi: una Hoshino gialla, meravigliosa! Non ho dormito per almeno due giorni.
Re’: Sei un figlio d’arte, allora.
MM: Ho avuto la fortuna di trovare in casa tanti strumenti musicali, soprattutto elettronici. Mio papà, oltre a suonare la chitarra nella sua band, aveva un piccolo studio di registrazione casalingo: un organo Elka a due manuali con ritmi automatici e un registratore Grundig multipista a bobine a nastro. Io ero sempre con papà in studio a giocare registrando musica. Negli anni 80 ho iniziato gli studi musicali presso la scuola media ad indirizzo musicale di Pesaro. Successivamente, ho frequentato i corsi di pianoforte e composizione presso il Conservatorio Gioacchino Rossini di Pesaro. Ho avuto anche la fortuna di seguire il corso di musica per film condotto da Ennio Morricone in persona. Sono stati anni meravigliosi, pieni di entusiasmo e di scoperte. Mentre studiavo al Conservatorio, facevo serate nei locali di pianobar e nelle piazze in estate con la mia Rock Band.
Michele Mucciacito, deus ex machina di Evento Suono
Re’: Come è stato il balzo alla musica digitale?
MM: Ho fatto tutta la trafila di quell’epoca di noi giovani pionieri: all’inizio c’era il Commodore VIC-20, poi il Commodore 64 e il campionatore Roland S-50. Ho usato i primi veri sequencer (Notator, Creator e poi Cubase) programmando le sequenze MIDI su ATARI ST-1040 con i suoni degli expander Roland U110 e U220. Suonavo musica dal vivo nelle discoteche della riviera portando sul palco l’ATARI ST-1040 e il suo monitor. In quel periodo ho fatto le mie prime esperienze con gli accompagnamenti automatici di Arranger Plus di Solton by Ketron.
Re’: Ed è allora che hai pensato di dare vita ad Evento Suono?
MM: Sì, il destino ha battuto alla mia porta nell’estate del 1992: un mio collega musicista mi ha chiesto di accompagnarlo in Generalmusic a San Giovanni in Marignano: lo avevano convocato per un colloquio di lavoro e lui quel giorno aveva l’auto ferma per un guasto. Arriviamo alla reception e ci fanno accomodare nella sala d’aspetto. Il mio amico entra nell’ufficio del responsabile musicale e dopo tre minuti esce e mi dice di entrare perché stanno cercando programmatori di MIDI file per le loro tastiere. E così ho iniziato aprendo l’attività di Evento Suono: all’inizio realizzavo basi MIDI file e style per GEM WS2, S2 e WX2. La Generalmusic nei primi anni 90 era una realtà industriale e tecnologica ai massimi livelli. Ho potuto conoscere, lavorare e imparare da persone molto competenti.
Re’: Ma non ti sei fermato a Generalmusic.
MM: Nel 1994 ho avviato la collaborazione con Ketron che aveva appena presentato MS50, uno strumento di grande successo. Ho sperimentato per la prima volta degli style con il groove audio che MS50 poteva caricare da floppy al suo interno e gestire tramite un primitivo algoritmo di time stretching. Ho seguito parte della progettazione e della realizzazione degli styles di MS100 e subito dopo nel 1998 il progetto X1, dove per la prima volta su arranger sono stati aggiunti dei groove audio tagliati a fettine con la tecnica degli slice. Il risultato era notevole. Poi c’era la possibilità di caricare 16MB di suoni utente.
Michele Mucciacito all’opera nel suo studio
Re’: Erano anni
straordinari per l’azienda Ketron.
MM: Il progetto successivo SD1 è stato un altro centro: ho potuto lavorare nella programmazione di nuovi groove di batteria fatti per essere efficaci dal vivo. Ho visto anche crescere XD9, progetto basato su SD1, ma con l’intenzione di proporre un prodotto meno costoso. Anche in Ketron ho avuto la fortuna di lavorare con un gruppo creativo e motivato. Prima di terminare quella collaborazione, ho avuto la possibilità di partecipare all’ideazione e creazione del progetto Audya dove i groove audio inseriti negli style erano eseguiti in streaming dal disco.
Re’: Poi sei arrivato in Korg.
MM: Ho trovato in Korg Italy una realtà nuova e altrettanto stimolante per crescere professionalmente. Ricordo di aver cominciato con la programmazione dei ritmi delle card Latin e Latin Dance per Pa80. Poi nel 2002, è arrivato il tempo della progettazione di Pa1X. Ho avuto l’onore di coordinare i programmatori di styles Korg nel mondo per realizzare il nuovo parco di accompagnamenti automatici. È stato incredibile confrontarsi con musicisti di tutto il mondo. Ho anche partecipato alla realizzazione di Pa800 con altri styles creati ad hoc.
Re’: Faccio fatica a starti dietro. Cosa è successo dopo?
MM: Ho avuto poi una
piccola collaborazione verso il 2004 con Roland Europe di Acquaviva
Picena. Al tempo ho realizzato alcuni style sulla seconda versione della G-70
e la successiva E-80. Quest’ultima suonava da paura ed era molto avanti
come suoni e funzioni.
Re’: E-80 era un’autentica bomba. L’ho studiata e testata per la mia primissima recensione che abbia mai scritto su un arranger. Gli sono affezionato. Michele scusa: ma, alla fine, manca solo Yamaha all’appello.
MM: Quando avevo provato la prima Tyros ero rimasto folgorato dai suoni dei drum set e dal design. Quindi mi ero subito proposto a Yamaha Italia. Sino a quei tempi Yamaha aveva privilegiato una clientela internazionale a scapito di un repertorio nazionale. E così ho cominciato realizzando gli styles che Yamaha Italia ha pubblicato sul suo portale ufficiale a favore dei tastieristi italiani: i numeri di download hanno trasformato quell’esperienza in un successo importante.
Re’: Mi ricordo benissimo: anch’io ho scaricato quegli stili
gratuiti dal sito Yamaha e li ho
suonati per anni sulla mia Tyros.
I suoni e gli stili di Michele Mucciacito sono presenti in diversi expansion pack di YamahaMusic Soft
MM: Ho lavorato sotto la supervisione del product
specialist Yamaha di allora, Paolo Stefano, un caro amico. Poi, nel
2009 sono stato inserito nel team dei programmatori di Yamaha Music Europe di Amburgo in Germania. E così sono diventato
il programmatore ufficiale Yamaha di
suoni, styles e MIDI file per l’Italia.
Re’: Ancora oggi collabori con Yamaha.
MM: Periodicamente partecipo ai meeting che Yamaha Music Europe organizza in esclusiva per i programmatori di suoni, styles e MIDI file sparsi per l’Europa. Ho cominciato così a creare gli expansion pack per arranger Yamaha dedicati al mercato italiano. Da quell’esperienza sono nati i pacchetti Latin (South Europe) e Greetings from Italy (quest’ultimo giunto recentemente alla seconda versione).
Re’: Ci puoi svelare qualcosa sui prossimi rilasci del tuo
lavoro?
MM: Siamo in piena era Genos. Sto lavorando con l’amico Danilo Donzella del branch italiano di Yamaha Music Europe, realizzando idee nuove dedicate all’Italia e ai musicisti del nostro Paese. Non posso dirti ancora nulla. Sappi che Evento Suono sta crescendo nelle idee, nelle persone e nei progetti.
Ritornano periodicamente le vendite scontate sul portale Yamaha dedicato al commercio di risorse digitali. La promozione ha validità dal 21 dicembre al 6 gennaio 2019 e riconosce uno sconto del 20% su tutti i prodotti.
La materia potrebbe essere interessante anche per chi non dispone di uno strumento a tastiera Yamaha grazie al vasto repertorio di basi MIDI, spartiti, e audio backing track. Fra gli Standard MIDI File più recenti possiamo riscontrare brani come la bellissima You Say di Lauren Daigle, Youngblood di 5 Seconds of Summer e Teléfono di Aitana. Per quanto riguarda gli spartiti, fra le diverse novità è possibile scaricare This is What You Came For di Calvin Harris e Rihanna, Imagine di Ariana Grande, Feel This Moment di Pitbull & Christina Aguilera e tutti i brani dei Queen tornati in voga grazie alla colonna sonora del recente film Bohemian Rhapsody. Date le dimensioni del repertorio online, se cercate qualcosa di particolare, potreste essere fortunati e trovarlo davvero.
Venendo alle risorse specifiche per gli strumenti Yamaha, questo negozio virtuale rappresenta da sempre l’occasione di allungare la vita alle proprie tastiere estendole con nuovi stili di accompagnamento compatibili anche con strumenti piuttosto datati. Se, ad esempio possedete ancora una PSR-2100 sappiate che potete trovare diverso materiale e anche scaricare gratuitamente alcuni Style File.
Privilegiati sono i suonatori di Tyros, Genos e PSR-S i quali possono accedere a numerosi Expansion Pack come il recentissimo Greetings from Italy V2 di Michele Mucciacito, lo spagnoleggiante Colors of Iberia V2, Organ Session che aumenta il tasso di realismo Hammond delle voci d’organo, o il divertente PS-30 per suonare il vostro modernissimo arranger con i suoni e i ritmi delle prime tastierine Yamaha degli anni ’80. Sono disponibili suoni anche per workstation del calibro di Montage, Motif e MOXF.
Insomma, ci sono molte occasioni e lo sconto del 20% potrebbe essere stimolante per chi è interessato. I nuovi clienti ottengono gratuitamente, alla registrazione, un MIDI file originale a scelta.
Sono certo che molti di voi ricordano bene il pack Greetings from Italy per Yamaha Tyros e PSR-S970/S770, soprattutto dopo che, nel maggio scorso, Michele Mucciacito, Mauro Di Ruscio e Danilo Donzella ci avevano raccontato la genesi e le caratteristiche di questa preziosa raccolta di stili e suoni.
Ora, per quanti suonano liscio e musica tradizionale italiana, segnalo che la recensione dettagliata e i risultati del mio test su questo Expansion Pack sono disponibili sul portale AudioFader: potete leggere il testo completo previa registrazione gratuita. La descrizione dettagliata, la valutazione tecnica e le impressioni d’uso: è tutto scritto e qui disponibile.
Ecco qui per voi, una pillola di assaggio dell’articolo, per stuzzicare la vostra curiosità e invitarvi alla lettura integrale su AudioFader.
È risaputo che gli arranger Yamaha, finora, non avevano mai avuto a disposizione sufficienti frecce per colpire la clientela propensa a suonare con continuità il repertorio tradizionale italiano. Del resto, le serie Tyros e PSR-S sono il risultato di una progettazione pensata a livello internazionale e, nel tempo, questo punto di forza non era stato affiancato seriamente da progetti diversi e specifici per il mercato italiano. Ora però la musica è cambiata: con il recente lancio del pack Greetings from Italy, Yamaha va a coprire questo vuoto e concede ai propri arranger di ultima generazione la possibilità di fare centro anche qui, attraendo l’attenzione dei musicisti che suonano abitualmente dal vivo nelle balere e nelle feste di piazza.
Continuate la lettura dell’articolo con l’intero test qui.
Vi siete mai guardati bene mentre suonate la vostra tastiera arranger? Con le dita toccate tasti bianchi e neri, premete pulsanti sul pannello, muovete cursori, sfiorate le superfici dei pad, agite sul joystick, ruotate la manopola del volume e, con i piedi, schiacciate il pedale tonale o quello dell’espressione. In breve: comandate l’esecuzione strumentale e artistica tramite contatti fisici.
Tecnologia digitale in movimento
Il punto non è banale, come potrebbe sembrare. La tecnologia digitale è, per definizione, in continuo movimento: dagli anni ’80 in poi, l’industria ha ricercato e realizzato soluzioni di usabilità ispirandosi a principi innovativi di semplicità e rapidità d’uso. Tale ricerca continua ancora oggi. Non siamo ancora arrivati ad un punto fermo, anche se il touch-screen sembra essere diventata la soluzione standard de facto per un’interfaccia d’uso moderna e intuitiva.
Sembra. Ma è davvero così?
Era tutto cominciato con i dispositivi dei bancomat e degli sportelli informativi. Poi è dilagato sui dispositivi mobili, sui navigatori satellitari e sulle console portatili dei videogiochi. Successivamente è toccato a smartphone, tablet e PC. La tradizionale tastiera fisica QWERTY (o AZERTY nei paesi francofoni) sta cedendo il passo: il numero di dispositivi digitali che emulano la tastiera sul touch-screen è in crescita inesorabile.
Ma, venendo a noi, e gli strumenti musicali? Le tastiere digitali hanno veramente bisogno di uno schermo touch-screen? Vediamo insieme alcuni esempi tratti dal mercato reale.
Korg i30, nel 1998 è stato il primo arranger dotato di schermo touch-screen
Arranger con touch-screen
Grande estimatore dello schermo touch-screen è Korg. Sin da quando è stato lanciato sul mercato i30 (nel 1998), tranne un ripensamento con Pa80, questa scelta è diventata un punto fermo della casa giapponese. Schermi tattili sono montati su tutti i modelli della serie Pa: non solo sui modelli più elevati come Pa4X e Pa900, ma anche su quelli più economici come Pa600 e Pa300. Del resto, il sistema operativo di queste macchine è articolato e offre notevoli profondità di programmazione, permettendo di agire su un vasto numero di dettagli. L’elenco dei parametri configurabili è così elevato da richiedere necessariamente il ricorso a numerose pagine video: in queste condizioni non riuscirei nemmeno ad immaginarmi un arranger Korg senza uno schermo tattile.
La scelta tecnologica di passare al touch-screen è stata fatta recentemente anche da Ketron con SD7 nel 2015. E ora ha stabilito di estenderla anche a SD9. Rispetto la serie Audya, ora gli arranger del produttore di Ancona si presentano con un pannello più moderno e spoglio di pulsanti.
Non è un caso che anche il produttore “più tecnologico” di tutti, abbia introdotto lo schermo touch-screen. Mi riferisco ovviamente a Casio che, pur facendo ricordo ad una qualità costruttiva più contenuta, ha applicato la propria soluzione di schermo sensibile al tocco su MZ-X500 e MZ-X300 riprendendo il buon lavoro fatto sui pianoforti digitali della serie Privia.
Ci sono altri costruttori di strumenti musicali che hanno fatto una scelta diversa.
Arranger senza touch-screen
Chi non intende rinunciare ai controlli fisici, potrà trovare sempre più interessanti gli arranger di casa Yamaha (Tyros e PSR-S). Questi strumenti montano gli schermi a colori più attraenti sul mercato, eppure non sono touch-screen. Per agire sulle funzioni, occorre premere i pulsanti posti accanto e sotto lo schermo stesso: sulle pagine video, sono chiaramente indicati quali pulsanti premere per quali finalità. L’interattività è immediata, la semplicità d’uso è a portata di mano e, in breve tempo, è possibile diventare operativi. Quasi ad occhi chiusi.
RolandE-A7 è un arranger in cui spicca con chiarezza la scelta progettuale di portare all’estremo il numero di parametri disponibili sotto il controllo fisico a pannello, rendendo immediato l’accesso ad un numero elevato di funzionalità e senza costringere alla navigazione sui classici menu a video. Anzi, se vogliamo dirla tutta, E-A7 dispone di due schermi minuscoli e, in questo senso, la scelta si contrappone alla brillantezza dei display presenti sugli strumenti Yamaha. Tuttavia, l’ergonomia non è stata penalizzata: al contrario, i rinomati concetti di usabilità di Roland sono ora fondati sul solo uso di pulsanti e manopole a pannello. E’ una scelta progettuale diversa e, se vogliamo, contro-corrente, ma non per questo è da sottovalutare.
Roland E-A7: un pannello affollato di pulsanti e controlli fisici
Questione di scelte
I musicisti abituati a cose semplici ed immediate, quelli alla ricerca della massima interattività e i musicisti non vedenti potrebbero essere in difficoltà con l’uso del touch-screen: per tutti costoro, la scelta dei controlli fisici a pannello continua ad essere la scelta più favorevole. Non mi stupisce, d’altra parte, che nativi digitali, patiti degli smartphone ed appassionati delle ultime tecnologie in genere, possano prediligere le tastiere digitali dotate di schermi tattili.
Ad ognuno il suo. E mi piace costatare come sia confortante poter ancora scegliere.
Sono sicuro che la maggioranza assoluta dei lettori di https://tastiere.wordpress.com abbia già avuto modo di contemplare il filmato che oggi voglio segnalare. Per quei pochi che non l’hanno ancora visto, ecco questo filmato pubblicato nello scorso mese di luglio sul canale ufficiale YouTube di Yamaha Music Corporation. E’ la riproduzione sintetica di una serata organizzata dal distributore francese di Yamaha per presentare dal vivo le potenzialità straordinarie di Tyros 5, ai vertici della categoria degli arranger workstation.
La lingua del filmato è il francese ma, come mi piace sempre ricordare, la musica è un linguaggio universale. Se qualcuno non conosce ancora bene che cosa significa suonare una Tyros, suggerisco di seguire con attenzione questo filmato che dura oltre 32 minuti.
Fra i tanti momenti preziosi, vorrei evidenziare la carrellata dei Continua a leggere →
Percezioni positive mi raggiungono quando osservo i segnali di continuo aggiornamento del repertorio di risorse software per gli arranger. Lo spunto di queste osservazioni mi è nato in questi giorni a seguito della recente diffusione sul portale Yamaha MusicSoft di una nuova collezione di stili denominata 2013 International Charts. Trattasi di un pacchetto di dieci stili in vendita sul web al prezzo di 39,99 Euro.
A dire il vero, ci sono due prospettive da cui possiamo commentare:
La disponibilità di risorse per le tastiere uscite di produzione da diverso tempo.
La pubblicazione di stili che permettono di suonare musica dal gusto adeguato ai giorni nostri, anche su tastiere in commercio nei tempi andati.
Se consideriamo la prima prospettiva, dobbiamo riconoscere il merito di Yamaha perché i dieci accompagnamenti automatici di questo pacchetto sono Continua a leggere →
Raramente una tastiera arranger o qualsiasi altra workstation, direi qualsiasi strumento musicale, ha espresso sul web una così ampia inondazione di filmati di presentazione come è successo la scorsa settimana nel caso dell’annuncio di Tyros5.
Vi abbiamo già fatto cenno dei filmati istituzionali.
L’approfondimento è disponibile grazie ad una serie di saggi dei nuovi stili audio suonati da Martin Harris. Giudicate voi se i pattern di percussioni in formato audio “bucano” il mix con maggiore realismo rispetto le tradizionali sequenze MIDI su campioni PCM. Si parte con il repertorio rockettaro in formato Queen con 80s Rock Anthem, segue una dimostrazione di Acoustic Blues con suoni di chitarra acustica dal realismo impressionante, cambio di registro a passo di dance con Big Room, poi un rock lento con Brit Rock Anthem, le sezioni di fiati Ensemble Quartet con Pop Cha Cha, una big band improvvisa con UpTempo Swing e si conclude con sorrisi smaglianti e un convenzionale West Coast Pop.
Una caratteristica innovativa interessante è la possibilità di pilotare gli accordi degli stili con la mano destra mentre Continua a leggere →