Archivi tag: stili

Yamaha MIDI Song to Style: la mia esperienza

Ebbene Yamaha l’ha fatto. L’ha FINALMENTE fatto. Ha sviluppato e rilasciato un software di utilità che permette di creare uno stile di accompagnamento partendo da un MIDI file e oggi posso raccontarvi l’esito della mia prova che ho potuto sperimentare nei giorni in cui ho avuto un esemplare di Genos2 a disposizione.

Sebbene l’annuncio sia stato fatto insieme al lancio della stessa Genos2, in realtà il nuovo software è in grado di generare stili anche per gli altri modelli di arranger Yamaha di ultima generazione: PSR-SX600, PSR-SX700, PSR-SX900, PSR-A5000, Genos e, ovviamente Genos2. Di più: il manuale utente recita la possibilità di poter generare stili anche per tutti i modelli precedenti compatibili con il formato SFF GE (detto anche Style Format 2) e cioè da Tyros3 e PSR-S910/PSR-S710 in poi: in questi casi, ci si dovrà però arrangiare per creare un parse file specifico per ogni modello, con la mappatura delle voci preset; sono informazioni necessarie per consentire al software di assegnare i suoni alle varie parti. Al momento, Yamaha ha pubblicato le Voice List solo per i modelli più recenti citati qui sopra.

A dire il vero, questo tipo di applicazioni software non rappresenta una novità assoluta: in origine, si potevano creare stili da MIDI file tramite StyleWorks XT, un software per PC che era noto soprattutto per la funzionalità di conversione stili fra le diverse case di produzione arranger (Roland, Korg, Yamaha, Ketron, GEM, Technics e Wersi). Sull’argomento, in passato si era poi cimentata Roland, rilasciando prima una versione basica della funzionalità a bordo di E-50 ed E-60, e poi – ai tempi della serie BK – un software esterno noto con il nome di SMF-to-Rhythm Converter. Anche Korg aveva fatto una sorta di “tentativo” con Style Creator Bot con i Professional Arranger della generazione Pa4X, Pa700 e Pa1000.

Ora, anche Yamaha va a coprire quest’area e, ovviamente, lo fa con gran classe rendendo disponibile a titolo gratuito un prodotto completo e facile da usare. Il punto di forza è nella possibilità di determinare con esattezza quali misure della song siano da utilizzare per popolare gli specifici pattern di uno stile (Intro1-3, Main 1-4, Fill-In 1-4, Break ed Ending 1-3). Prima della generazione automatica di uno stile, è possibile impostare con precisione la fonte da cui trarre le parti del brano musicale per generare le singole variazioni. Fortissimo!

Vediamo come funziona.

Pagina Easy di Yamaha MIDI Song to Style

Esperimento 1: Convertiamo un MIDI file già in formato XG

Sono partito da uno Standard MIDI File già ottimizzato per l’ambiente Yamaha XG: per i più curiosi, sappiate che si è trattato di Wonderful Tonight di Eric Clapton.

Quando si apre il MIDI file, il software Yamaha avvia la conversione automatica (Easy) e tenta di assegnare le misure alle diverse variazioni dello stile, ma i segmenti dei pattern proposti sono tutti scombinati. Per fortuna, è possibile lavorare con la funzione Edit per sistemare le cose.

  • Ho trovato comodissimo lo zoom per selezionare un pattern e lavorare di mouse per spostare con precisione la misura di inizio e di fine di ogni segmento, altrimenti si rischia di produrre risultati approssimativi.
  • In alternativa, ho lavorato sulla parte alta dello schermo per selezionare prima il segmento: ho poi premuto il pulsante + per aprire una finestra in cui assegnare le misure ad un pattern.
  • Data la struttura del brano creato, ho potuto generare un solo Intro e un solo Ending.
  • Mi è mancata la disponibilità di una semplice finestra di editing numerico. Onestamente, sarebbe stato comodo avere una tabella numerica in cui imputare a mano i numeri: ad esempio, dalla misura 1 alla 4 è l’Intro 3 e così via.
  • Ho trovato utile poter recuperare alcune tracce di accompagnamento che erano state ignorate dalla conversione di default: insomma tutte le parti del brano si possono aggiungere dal materiale MIDI esistente (Rhy1, Rhy2, Bass, Chd1, Chd2, Phr1, Phr2). Nello stesso modo, si può decidere di escludere tracce della song dalla conversione.
  • Avendo collegato tramite USB MIDI il PC a Genos2, ho potuto collaudare lo stile prima di salvarlo e poter quindi fare gli aggiustamenti del caso: c’è una finestra chiamata Chord Palette con cui cambiare gli accordi suonati in tempo reale.

Quando si salva lo stile, suggerisco di dare nomi diversi per le diverse take (come sempre, conviene fare così per essere certi di non perdersi nulla). Yamaha MIDI Song to Style salva uno stile (.sty) e anche un progetto .sts per rielaborazioni successive.

Ho riportato lo stile su Genos2 e il risultato è stato molto buono: ho potuto suonare i pattern del brano originale pilotando lo stile in modo naturale e fluido. Sono stato evidentemente favorito dal fatto che il MIDI file originale era già ottimizzato per gli arranger Yamaha e suonava già bene di suo. Fantastico!

Pagina Edit di Yamaha MIDI Song to Style

Esperimento 2: Convertiamo un MIDI file non XG

Ho ripetuto l’esperimento con un altro Standard MIDI file in General MIDI ma non ottimizzato per gli arranger Yamaha. Per la cronaca, Black Magic Woman di Santana.

Anche qui, ho dovuto lavorare di editing per individuare quali segmenti della song erano adatti per ciascuna variazione dello stile, ma ho scoperto altre funzioni utili di Yamaha MIDI Song to Style.

  • Mettendo il brano in playback, è possibile ascoltare anche la traccia della melodia e, in questo modo, individuare facilmente introduzione, strofe e ritornelli.
  • Leggermente più complicato è stato individuare le misure migliori da assegnare ai Fill-In (questi hanno la durata fissa di una misura, senza eccezioni).
  • La difficoltà massima è stata quella di trovare una misura assegnabile al Break.
  • Mi è stato possibile cambiare i suoni generici della song MIDI passando alle voci di qualità superiore ed esclusive di Genos2. Con il cambio di voci, anche i volumi delle tracce di accompagnamento hanno richiesto di essere “aggiustati”.
  • Il programma non consente di editare la sezione CASM dello stile e quindi non ho potuto lavorare sulle memorie OTS. Non è stato un problema: l’ho fatto agevolmente sulla tastiera arranger in un momento successivo.

Il risultato è stato comunque dissonante su Genos2: ho dovuto lavorare sul mixer dello strumento per sistemare ulteriormente i livelli delle tracce e gli effetti dello stile. È stato un lavoraccio: se il brano MIDI non suona bene sull’arranger Yamaha, è molto meglio sistemarlo prima di darlo in pasto al convertitore. Tale sistemazione è possibile in una DAW su PC/MAC, oppure direttamente nel mixer di bordo dell’arranger Yamaha, mentre la scelta di sistemare livelli ed effetti su Style Creator non si dimostra altrettanto agevole.

Assegnazione voci e controllo volumi tracce con Yamaha MIDI Song to Style

Esperimento 3: Rigeneriamo uno stile originale preset

Ho utilizzato uno stile preset di Genos2 (Songwriter) per registrare un brano musicale sfruttando MIDI Quick Recording e suonando tutti i pattern dello stile (Intro 3, Main A-B-C-D, con tutti Fill-In attivi, anche un Break ed Ending 3). Ho ottenuto in questo modo un MIDI file e l’ho importato su Yamaha MIDI Song to Style. Volevo vedere come si sarebbe comportato il nuovo software Yamaha con sequenze MIDI generate dall’arranger stesso. Se ve lo state chiedendo, ho suonato gli accordi liberamente, senza preoccuparmi di facilitare il lavoro al convertitore.

Una volta aperto il brano nel software, anche qui in assenza di marker specifici, la funzione Easy ha assegnato i segmenti dei pattern in modo scombinato. Non è stata una sorpresa. Come sopra, ho provveduto con le operazioni di Edit a video per assegnare i segmenti di misure ai singoli pattern. Questa volta il lavoro è stato facilitato dal fatto che la song MIDI era composta di veri e propri pattern di uno stile.

Ho dunque salvato lo stile e l’ho provato su Genos2 e, tutto sommato, le tracce suonavano bene come l’originale. Ho riscontrato solo una piccola sbavatura in una variazione MAIN. Ma, in termini generali, ho riscontrato impercettibili differenze (mettendomi di impegno ad ascoltare lo stile originale da cui ero partito e quello prodotto della conversione). In buona sostanza, posso affermare che – in questo caso specifico – è stato rigenerato lo stile originale.

Esperimento 4: Creiamo uno stile completamente nuovo

Ho pensato: e se usassi MIDI Song to Style per creare uno stile nuovo? Invece di fare ricorso ad uno Standard MIDI File pronto all’uso, ho creato da me un brano MIDI su DAW (per fare in fretta ho usato Cakewalk by BandLab). Ho lavorato sapendo, sin dall’inizio, dove sarei voluto arrivare: ho programmato le diverse misure della song pensando già al loro riutilizzo come pattern di uno stile di accompagnamento. In altre parole, il brano creato da me aveva già in sequenza le sezioni già definite per diventare Intro 1-3, Main 1-4, Break, Fill-In ed Ending 1-3).

Con il convertitore, ho potuto ottenere uno stile nuovo tutto mio, perfetto per la mia esigenza musicale e specifico per il brano che volevo suonare in modo creativo sull’arranger.

Questo workflow è molto interessante e suggerisco di provarlo: grazie alla comodità delle numerose funzioni che le DAW offrono su PC/MAC, si possono produrre le sequenze MIDI migliori al fine di creare uno stile di accompagnamento nuovo e personalizzato. Mi sembra che questo sia un metodo di lavoro di gran lunga più rapido e potente rispetto la programmazione di stili da zero entro Style Creator sullo strumento.

Non male, vero?

Conclusioni

Il programma Yamaha MIDI Song to Style è troppo forte, molto facile da usare e si impara molto in fretta. Il risultato è all’altezza delle attese. Il manuale è scritto molto bene, tuttavia, è richiesto tempo per assimilare una pratica di affinamento per accrescere la propria esperienza e individuare con esattezza quali segmenti del brano siano i migliori per l’assegnazione ai vari pattern dello stile: questa sensibilità non è così scontata.

Naturalmente la qualità del MIDI file originale fa sempre la differenza e, come ho scritto sopra, si consiglia di raffinare la qualità della song prima di cominciare il lavoro di conversione. Gli arranger Yamaha dispongono di un ottimo sequencer MIDI di bordo oltre che funzioni di mixer e, pertanto, tali funzionalità sono disponibili a tutti, senza la necessità di dotarsi di una DAW (anche se l’uso di quest’ultima su PC/MAC potrebbe agevolare la vostra produttività musicale in modo esponenziale).

Dopo aver convertito un brano e ottenuto uno stile, consiglio a tutti di provare e riprovare ancora; non accontentatevi del primo risultato: come sempre, la buona musica è frutto di duro lavoro.

Ricordatevi che, in alternativa alla conversione dei MIDI file in stili di accompagnamento, si possono usare i marker per far funzionare una buona base MIDI “come uno stile” e saltare avanti e indietro da strofe a ritornelli, per poi finire con un Ending. Rispetto la concorrenza, Yamaha gestisce solo 4 marcatori in un brano: occorre “arrangiarsi”.

Suonare gli stili di un arranger: richiede impegno, ma scatena passione

Se pensate che suonare un arranger dal vivo sia un gioco da ragazzi, vi sbagliate. Suonare con gli stili di accompagnamento può certamente generare entusiasmo, ma rappresenta anche una sfida da non sottovalutare. Il risultato davanti al pubblico – come la vostra tranquillità a tempo di esecuzione – dipende dalle vostre abilità e dalla familiarità con lo strumento arranger che avete a disposizione.

Foto di Gezer Amorim

Controllo delle strutture armoniche fondamentali

Sebbene le tastiere arranger siano progettate per semplificare gli accompagnamenti musicali, è altrettanto vero che richiedono la padronanza degli accordi e dei concetti di armonia in generale. Coloro che hanno confidenza con i vari stili musicali si sentiranno a proprio agio suonando con gli stili dell’arranger; tuttavia, per chi è alle prime armi, è necessaria una pratica abbondante prima di cimentarsi dal vivo.

La conoscenza degli accordi è fondamentale. L’arranger si occupa degli accompagnamenti automatici, ma siete voi i veri alchimisti musicali. Chi si limita agli accordi di maggiore, minore e settima, è come chi rinuncia a vivere la propria vita con profondità: non abbiate paura, esplorate le profondità armoniche, osate con gli accordi più complessi e lasciate che le vostre armonie risolvano in situazioni sorprendenti e poco scontate. La musica è un viaggio senza confini, e gli accordi sono le stelle che guidano la vostra creatività.

Precisione metronomica

Per suonare gli stili con maestria, è fondamentale studiare ed esercitarsi a lungo per sviluppare una solida capacità di sincronizzazione. Dovete essere in grado di seguire il ritmo e cambiare gli accordi al momento opportuno. Tenetene conto sempre: la precisione è sempre un pregio e vi permetterà di ottenere il massimo dalle potenzialità del vostro arranger.

Metteteci del vostro

Esistono arranger che consentono di personalizzare gli stili, un’opzione che raccomando vivamente a tutti. Imparando a modificare gli stili del vostro arranger, potrete assegnare strumenti diversi alle varie parti, rimuovere eventuali tracce in eccesso, regolare l’intensità dell’accompagnamento e persino creare varianti personalizzate degli stili preimpostati. Questa attività richiede impegno e studio, ma vi permette di plasmare gli stili secondo il vostro gusto, rendendo il vostro modello di arranger unico e diverso da tutti gli altri.

Foto di Gerez Amorim

Famigliarità con il vostro arranger

Durante le esibizioni dal vivo, potrebbe esservi richiesto di passare da uno stile all’altro in modo fluido. Operare questi interventi con naturalezza è il risultato di lunga pratica al fine di guadagnare precisione esecutiva e familiarità con l’arranger. Non va poi trascurata la possibilità di imparare a gestire il volume degli strumenti e a fare attenzione alle singole transizioni nei passaggi da una variazione ad un’altra.

In conclusione

In conclusione, suonare con gli stili di un arranger dal vivo può essere semplice per chi ha una buona base musicale ed è disposto a esercitarsi. Pertanto, non esitate a prendervi tutto il tempo che serve per esplorare le funzionalità del vostro arranger e divertirvi a creare la vostra musica. Con un buon arranger e con la vostra capacità, potrete scatenare un entusiasmo sconfinato!

Nozioni di base

La fortuna delle tastiere arranger è stata quella di permettere al musicista di avere, a portata di mano su una tastiera digitale, gli oggetti con cui strutturare una canzone. Nei primissimi anni, questa opportunità si è dimostrata vincente per suonare dal vivo, successivamente anche per il processo di composizione.

Tutti noi sappiamo che la musica popolare è tipicamente basata su sezioni che si ripetono: la classica alternanza strofa-ritornello, le 12 misure del blues, la lunga ripetizione di strofe del folk e così via.

Il formato più comune prevede sequenze che sono inconsapevolmente diventate famigliari anche a chi non è musicista: introduzione, strofa, ritornello (chorus o refrain), ponte (bridge), interludio strumentale, special e finale.

Ecco, quando per la prima volta sono apparsi gli arranger sulla scena musicale, è stata semplificata per i tastieristi la possibilità di costruire la propria musica accedendo alle sequenze richieste in tempo reale.

Schema pulsanti stili arranger Yamaha

L’arranger è uno strumento che dispone di un contenitore di sequenze musicali multitraccia raggruppate per stile (style), un oggetto sonoro che permette di suonare un brano omogeneo dal punto di vista armonico e ritmico.  I componenti di ogni stile corrispondono a quelle sequenze che abbiamo visto sopra per costruire la forma-canzone. Gli stili sono pilotabili tramite pulsanti che vanno a richiamare intro, strofe, ritornelli e così via.

L’industria musicale ha cercato di rendere flessibile l’accesso a queste sequenze, assegnando definizioni non rigide ai singoli pulsanti: sebbene quindi non siano presenti tutti i componenti espliciti della forma-canzone tuttavia, in ogni stile, possono essere ritrovati quelli necessari per il caso utilizzando i pulsanti a disposizione. Ad esempio, il pulsante corrispondente alla variazione 3 di uno stile potrebbe a volte essere usato per il ritornello di una canzone, per l’interludio strumentale di un’altra, oppure lo special e così via.

Schema pulsanti stili arranger Korg

Perché oggi ho sottoposto alla vostra attenzione questi concetti base che molti di voi già sanno? Perché io non me la sento di dare per scontato il fatto che gli arranger – di sempre, anche quelli che suoniamo oggi – sono basati su una concezione universale della forma musicale. È un aspetto durevole nel tempo, non una semplice tecnica del passato. Non è solo il punto di forza degli arranger, è uno schema generale della logica con cui è costruita la musica moderna.

Immagino già che qualcuno di voi potrebbe obiettare: “La musica di oggi si costruisce con loop e groove non inscatolabili nelle categorie classiche della forma-canzone”. Ovviamente c’è del vero in questa affermazione. Tuttavia, io ritengo che la tecnologia attuale degli arranger sia così evoluta da non costringerci più entro quelle forme, nonostante la continuità di presenza dei vari Intro, Variation, Break ed Ending. Diciamo che abbiamo a disposizione queste utilità, ma possiamo anche impiegarle in modo estroso, fantasioso ed inventivo. Si sa, la creatività artistica è sconfinata.

Questo è un argomento controverso e lo approfondiremo un’altra volta.

Schema pulsanti stili arranger Roland

Compatibilità stili per arranger Korg

Oggi tentiamo di fare chiarezza sulla conformità degli stili Korg. Pubblichiamo una tabella di compatibilità che possa orientare i suonatori di questi arranger, nella comprensione di come espandere gli stili di accompagnamento accedendo alle risorse di altri modelli compatibili oppure a volumi di stili gratuiti pubblicati da Korg stessa negli anni.

Korg Pa50
Pa50 (2004), modello spartiacque fra due stirpi di arranger workstation Korg

Gli arranger Korg possono caricare gli stili di fabbrica di un altro modello, purché precedente: in altre parole, gli ultimi modelli possono caricare gli stili di tutta la produzione pregressa dal 1993. Tale compatibilità è unidirezionale: un modello della serie Professional Arranger non può caricare gli stili di fabbrica destinati a generazione di modelli successivi.

Questa regola vale per gli stili preset ma ha un impatto sugli stili che Korg pubblica gratuitamente sulla pagina BonusWare del sito ufficiale (rilanciata nel web dal distributore nazionale AlgamEko) dove esiste un concetto analogo di compatibilità selettiva.

Da qualche anno, occorre poi prestare attenzione a quale filone parallelo di arranger appartiene lo strumento: Made in Italy o Made in Asia? Sembra infatti che i nuovi modelli progettati e realizzati dalla casa madre in Giappone (come EK-50 e la nuova i3), dopo aver preso le mosse da Pa50, facciano un mondo a sé, distinto dai Professional Arranger più blasonati. Infatti, hanno una pagina Bonus Style separata, per conto proprio. E, fra di loro, la compatibilità è multidirezionale.

Tabella di compatibilità

Questa tabella è stata costruita analizzando i risultati della selezione disponibile nella pagina web BonusWare: dopo aver impostato il modello, la pagina ufficial Korg elenca quali siano le risorse gratuite compatibili. Alcune cartelle di stili provengono dalle risorse di fabbrica di altri modelli, altre cartelle sono relative a stili prodotti successivamente da Korg. Tali cartelle sono eterogenee e qui elenchiamo solo quelle pubblicate con cadenza regolare e raggruppate secondo una sequenza numerata dal Volume 1 fino al Volume 42.

Reinventare la musica con gli arranger

Come cercare lo stile più appropriato per ogni canzone

Avete necessità di suonare una certa canzone sul vostro arranger, ma non avete idea di quale stile di accompagnamento utilizzare? Potrebbe tornarvi utile confrontarvi con questa piccola guida ispirata ad una metodologia utile su come provvedere quando Songbook, Registration, MusicFinder e altri database non contengono il brano che state cercando.

L’esperienza del MyMusicFinder

Quando avevo programmato la prima edizione del MyMusicFinder per Yamaha Tyros nel 2010 (NDA: l’ultimo aggiornamento è del 2017), ricordo di aver speso notti, settimane, mesi per ottenere il più ampio repertorio. Lo scopo particolare era di arricchire il file originale fornito da Yamaha con due caratteristiche allora mancanti:

  • Titoli veri delle canzoni originali. Per questioni di diritti editoriali, Yamaha era solita camuffare con nomi di fantasia. Ad esempio, A Whiter Shade of Pale era nascosta dietro White and Pale.
  • Massiccia presenza di brani italiani (il file ufficiale aveva quasi esclusivamente successi internazionali).

Quell’esperienza mi aveva permesso di approfondire la conoscenza del mio arranger e di maturare una certa confidenza con le potenzialità musicali degli stili.

Nell’articolo di oggi, vi racconto la metodologia che avevo adottato allora e che sostanzialmente utilizzo ancora oggi, nella prospettiva che possa tornare utile a qualcuno di voi. Magari non per rifare le stesse cose nello stesso modo ma, piuttosto, per pensare un vostro metodo personale, atto a migliorare il vostro lavoro con l’arranger che avete a disposizione.

Reinventare la musica con gli arranger

Fase I – Studiare il repertorio di fabbrica

Un arranger normalmente offre diverse centinaia di stili di serie. La vostra ricerca sarà molto più rapida se, prima di cominciare, vi siete spesi preparandovi con uno studio volto ad ottenere la padronanza di massima degli stili disponibili: questa fase di approfondimento richiede tempo, certo, ma i risultati saranno percepibili da voi stessi quando andrete a provare e ad analizzare le varie categorie di repertorio. Mentre provate gli stili, prendete nota delle possibilità di ogni stile che vi stuzzica. Potrete farvi già una idea su come orientarvi successivamente e risparmiare molto tempo nelle fasi che seguono.

Fase II – Alla ricerca dello stile verticale

Una volta individuato il titolo della canzone che vogliamo assegnare ad uno stile, andiamo alla ricerca di un possibile stile costruito ad hoc. Questa è la parte più facile di tutto il lavoro.

Tutti gli stili sono programmati partendo da brani specifici. Alcuni di questi sono stati costruiti in modo blindato sulla canzone originale. Lo si intuisce dall’Intro che ripropone la stessa sequenza del brano di successo o dalle variazioni che si prestano facilmente a seguire l’arrangiamento autentico, con le varie sfumature armoniche.

I fortunati possono quindi trovare l’accompagnamento baciato sulla canzone cercata. Va da sé che questo è più probabile che succeda con i brani di successo internazionale. Se così è, avete finito la vostra ricerca.

Quando la vostra ricerca di uno stile verticale non ha successo, cosa potete fare? Fra le diverse opzioni, c’è quella di cercare lo stile sul web (magari acquistandolo dal portale ufficiale del produttore), di programmarlo da voi se il vostro arranger dispone di funzioni di editor degli stili e/o di costruzioni automatiche di stili da MIDI file. Resta però un’altra possibilità: cercate fra gli altri stili (versatili) del vostro arranger, se per caso ne esiste uno che si adatta alla canzone in oggetto. Approfondiamo quest’ultima.

Fase III – Alla ricerca di uno stile versatile

Se siete arrivati qui, significa che siete versatili. Bene. Ecco per voi la guida passo a passo.

  1. Individuate il tempo (BPM) della canzone originale e impostatelo sull’arranger.
  2. Mettetevi nelle condizioni di effettuare confronti a parità di risorsa: tempo bloccato (cercate sul manuale come tenere lo stesso tempo pur caricando in memoria un nuovo stile) e partenza da variazione 1.
  3. Cominciate ora a passare in rassegna gli stili preset ad uno ad uno: avendo bloccato il tempo, tutti gli stili suoneranno con il BPM corretto. E questa è già una prima scrematura: alcuni stili saranno “stravolti” dal cambio di tempo e quindi vi sarà rapido scartarli al primo ascolto.
  4. Partendo sempre dalla variazione 1, avete un modo uniforme e immediato di confronto. Vi permetterà di misurare velocemente l’attinenza di ogni stile sulla vostra canzone. Se vi ha convinto, non esitate a provare le altre variazioni.
  5. Se alcune tracce dell’arrangiamento sono inadatte ma la scansione ritmica delle percussioni sembra funzionare, non esitate a mettere in mute le tracce eccessive. Sapete bene come la penso sulla leggerezza degli arrangiamenti: guadagnerete in realismo. Sarà necessario salvare lo stile con minori tracce in una locazione di memoria User, assegnandogli un nuovo nome.
  6. Ovviamente avrete cominciate l’analisi degli stili dalle categorie di repertorio più vicine al brano originale ma, se non trovate nulla di interessante, passate tranquillamente ad altre categorie. Scoprirete con sorpresa che, persino nell’area degli stili jazz, ballroom o etnici potreste trovare qualcosa di stimolante per chi suona il pop o il rock.
  7. Non abbiate paura di sperimentare e abbiate il coraggio di abbandonarvi alla vostra ispirazione: non è detto che dobbiate per forza suonare ogni canzone mantenendo la fedeltà servile all’arrangiamento originale. Se trovate che uno stile lontano dal brano di riferimento riesce comunque a mantenere lo spirito del brano o, semplicemente, gli trasferisce maggiore freschezza, perché non tentare?
  8. Ignorate Intro ed Ending elaborati: salvo rare eccezioni, si ottengono minori discordanze in esecuzione se si parte da introduzioni più semplici o addirittura dal Count-In.
  9. Una volta individuato lo stile più giusto, memorizzatelo nel vostro database (Registration, MusicFinder, SongBook, Performance o come diavolo si chiama sul vostro arranger) ma non consideratela una scelta fatta per l’eternità. Può succedere spesso nel tempo di cambiare idea o di scoprire maggiore efficacia in uno stile diverso. Cambiatelo!

Arrangiatevi!

Reinventare la musica è una delle caratteristiche più intriganti fra quelle che sono a portata di mano di chi suona un arranger. Non abbiate paura di dare spazio alla vostra creatività interpretando brani famosi in modo personale, molto più originale.

Fate come Scott Bradlee i suoi Postmodern Jukebox: da alcuni anni, pubblica sul web (e, finché si potevano fare concerti, in giro per il mondo) centinaia di canzoni famose, dandole una nuova veste e una nuova vita. A questo scopo, guardate cosa è riuscito a fare con All the Small Things dei Blink 182 facendola cantare a Puddles Pity Party (a parte il travestimento, che voce!). Io adoro la nuova versione, molto più dell’originale pop punk che aveva venduto milioni di dischi nel 1999.

Seguono qui sotto entrambi i video: quale preferite voi?

Il valore della leggerezza negli stili di accompagnamento

“Dedicherò la prima conferenza all’opposizione leggerezza-peso, e sosterrò le ragioni della leggerezza. Questo non vuol dire che io consideri le ragioni del peso meno valide, ma solo che sulla leggerezza penso d’aver più cose da dire”.

Così esordiva Italo Calvino nelle sue celebri Lezioni Americane che avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard nel 1985, se non fosse morto inaspettamente pochi giorni prima di partire per la trasferta oltreoceanica. Ecco, io penso che questo concetto possa essere stimolante anche per tutti noi, ferrati suonatori di tastiere arranger con accompagnamenti.

Da numerosi lustri, Yamaha, Korg, Ketron e Casio fanno a gara nel proporre stili di accompagnamento molto curati, nel tentativo di offrire quel wall of sound da sempre cercato con ostinazione da Phil Spector. Succede nelle variazioni 3 e 4 di quasi tutti gli stili, succede in gran parte degli stili orchestrali e succede altrettanto spesso nei c.d. song style quando costruiti su misura di canzoni dall’arrangiamento particolarmente ricco.

Ecco, io penso che questa varietà e profondità degli accompagnamenti possa darci soddisfazione prevalentemente in ambito casalingo, quando si suona l’arranger per sé stessi. Quando si vogliono provare emozioni personali per vivere pienamente l’esperienza del c.d. one man band (espressione che io detesto vivamente, spero Dio mi perdoni per averla usata, ma stavolta dovevo proprio rendere l’idea).

Ora però, in tutti gli altri contesti in cui noi suoniamo una tastiera arranger, io credo che il principio di leggerezza di Italo Calvino abbia ragioni più intense e possa condurre a risultati più efficaci.

Cerco di spiegarmi meglio, facendo un esempio semplice.

  • Scenario A. Immaginiamo di suonare dal vivo e di farlo con uno stile composto di basso e batteria, mentre noi suoniamo in tempo reale la parte del piano. Tutto qua.
  • Scenario B. Immaginiamo di suonare lo stesso brano dal vivo aggiungendo tutte le altre tracce: oltre a basso e percussioni, abbiamo archi, chitarre, fiati, synth e pad. E noi suoniamo la parte del pianoforte.

Bene.

Ora mettiamoci nei panni di chi ci sta ascoltando (stiamo suonando dal vivo, ricordate?): secondo voi, quale dei due scenari offre il più alto tasso di realismo? O meglio: in quale dei due scenari abbiamo maggiori possibilità di riuscire a catturare l’attenzione del pubblico?

La risposta è davanti a voi, non c’è storia.

Lo scenario B incanterà probabilmente chi ci sta ascoltando ma l’impressione che avrà è che sta girando una base in playback oppure che sta facendo tutto il software della tastiera.

Nello scenario A ridotto all’osso, invece, chi ci ascolta sarà più propenso a concentrarsi sulla parte che stiamo suonando noi dal vivo e a percepire il valore della nostra interpretazione. Nello scenario A il pubblico ha maggiori possibilità di percepire che siamo noi che stiamo suonando. Lo scenario A è la risposta.

E tutto questo a favore dell’autenticità, quella che vi permettere di catturare l’attenzione del pubblico. La leggerezza batte il peso. Almeno in questo caso.

Direi di più: il tramonto dell’uso degli arranger dal vivo nei piano-bar, nelle feste e nei concerti di piazza, è forse dovuto anche a questo. Fra uno stile fatto di un pesante muro del suono e la base originale, il pubblico (soprattutto qui in Italia) ha stabilito di preferire la seconda. Ma siamo noi tastieristi che non gli abbiamo dato la possibilità di far sentire la nostra intensità artistica. E, nel mondo delle tastiere digitali con accompagnamenti, questa intensità ha bisogno di leggerezza intorno per emergere.

Insomma, proviamoci! Mettiamo in mute le tracce superflue dello stile e suoniamo con il minimo indispensabile e lasciamo che sia il cuore a guidarci.

Questa è solo la mia opinione.

Programmazione stili Yamaha, se ne parla su SM Strumenti Musicali

Quanti di voi in queste settimane stanno seguendo il corso di programmazione degli stili su arranger Yamaha? Proprio oggi, il portale SM Strumenti Musicali ha pubblicato l’approfondimento che gli ho dedicato. È sottinteso che la lettura è consigliata.

Il corso è organizzato da Danilo Donzella e Mauro Di Ruscio di Yamaha Music Europe (divisione italiana). Il docente Michele Mucciacito è una vecchia conoscenza dei lettori di questo blog: si veda l’intervista e il nostro racconto del successo raggiunto dal pacchetto di espansione Greetings from Italy.

Michele Mucciacito – Docente del corso di Style Making

Il corso on line riguarda i suonatori di arranger workstation Yamaha di ultima generazione, tutti strumenti che ho già recensito: Yamaha Genos, Yamaha PSR-SX900 e Yamaha PSR-SX700.

Tuttavia, anche i possessori di modelli Yamaha precedenti possono essere comunque interessati a questo corso. Mi riferisco a tastiere arranger di cui abbiamo ampiamente parlato in questo blog come: PSR-S975/S775, PSR-S970/S770, Tyros 5, PSR-S950/S750, Tyros 4, PSR-S910/S710, Tyros 3, PSR-S900/S700

Buona lettura su SM Strumenti Musicali!

BonusWare: Korg estende le risorse della serie Pa

Capture

La recente pubblicazione del Volume 29 di stili addizionali per arranger Korg è l’occasione odierna per rivedere insieme la pagina BonusWare: da oltre quindici anni il produttore italo-giapponese pubblica un numero esteso di risorse software che consente, ai propri clienti, di mantenere aggiornato il proprio arranger nel tempo, anche dopo l’acquisto. La pagina BonusWare era nata originariamente sul sito di Korg Italy prima che questo venisse incorporato nel portale internazionale korg.com. Lo scopo è rimasto immutato: rendere disponibili gratuitamente sul web materiali utili per espandere le capacità dei propri strumenti a tastiera.

Al giorno d’oggi, la pagina offre materiali per tutti gli arranger della serie Pa. Il download è libero e accessibile a tutti: non è richiesta la registrazione.

Stili di accompagnamento

Sono a disposizione 58 raccolte di style per un totale di un migliaio di stili aggiuntivi di Continua a leggere

Siete versatili o verticali?

Introduzione

Come noto, un arranger esce sul mercato con la dotazione standard di accompagnamenti automatici “versatili”, pronti ad essere utilizzati per suonare un discreto numero di canzoni. In molti casi, è sufficiente variare il tempo ed eliminare una o più tracce, perché uno stile possa rivelarsi adatto per l’accompagnamento in brani molto diversi fra di loro. Naturalmente, il musicista può fare la differenza, personalizzando la propria esecuzione e mettendoci dentro la propria creatività al fine di ottenere un brano arrangiato, diverso dall’originale, ma più attuale e più personale.

Oltre agli stili di fabbrica, nei negozi virtuali del web o in forma di libero scambio su alcuni forum, fanno capolino gli stili “verticali”, quelli cioè costruiti su misura di una canzone specifica, i c.d. Song Style, che vi consentono di avere a disposizione l’Intro originale della canzone, i suoni più vicini a quelli del disco, i giri di basso e i break di batteria necessari per un’esecuzione fedele al brano famoso.

A questo punto, la domanda che vi pongo è semplice: voi quale situazione prediligete? Versatili o verticali? Ci sono i pro e i contro per ciascun tipo di accompagnamento automatico. L’argomento è molto interessante, almeno per chi – come il sottoscritto – suona arranger da una vita. Per cui mi ci tuffo dentro ora, in questo articolo. Voi che fate: mi seguite?

Bill Haley & His Comets - Rock Around the Clock (1954)

Bill Haley & His Comets – Rock Around the Clock (1954)

Stili versatili

Da quando esistono le tastiere arranger, da sempre gli accompagnamenti automatici proposti di serie vanno a coprire un vasto repertorio nei vari generi, tipicamente pop, rock, jazz, canzoni sentimentali (ballads in inglese), ballabili, musica etnica e così via. Seppur costruiti sui ritmi e sulle melodie di brani tipici di ciascun repertorio, la gran parte degli stili di serie sono disegnati nel modo più orizzontale possibile per poter essere utilizzati nel maggior numero di composizioni possibili. Una tastiera di buona qualità ha numerosi stili di accompagnamento: prendiamo ad esempio Yamaha PSR-S970 (l’arranger che ho sottomano in questi giorni) ha 450 stili in totale. Sono tantissimi. Ma nello specifico genere Pop&Rock ne ha 49 e se, quello è il vostro ambito preferito, sappiate che con 49 stili dovete essere in grado di suonare parecchio materiale e, in linea teorica, tutta la produzione musicale pop e rock. Voglio dire: da quando nel 1954 Bill Haley & His Comets ha inciso Rock Around the Clock  fino ai giorni nostri in cui LP ha registrato Lost On You, il mercato discografico ha visto decine di migliaia di canzoni di genere con innumerevoli variazioni ritmiche e incalcolabili giri di basso. Possiamo pensare di suonare qualsiasi brano Pop & Rock con 49 stili soltanto a disposizione? Forse non proprio tutti, ma nella stragrande maggioranza dei casi è possibile trovare una buona soluzione.

Possiamo individuare, tra quei 49, lo stile che si avvicina di più, assegnare il tempo corrispondente al brano in questione, togliere le tracce di accompagnamento eccessive (a volte ci ritroviamo a suonare la nostra parte con il solo accompagnamento di basso e batteria, perché no?), dimentichiamo i pattern e le variazioni non applicabili. Alla fine, ci troveremo fra le mani un buon arrangiamento, in taluni casi un ottimo mix. Il risultato dipende da due fattori: loro e noi. Loro sono i programmatori degli stili Korg, Yamaha, Ketron, Roland e Casio: gli stili devono avere il carattere giusto per “bucare” e uscire in ascolto; e non devono eccedere nella vicinanza a specifiche composizioni, perché altrimenti se ne ridurrebbe l’utilizzo ad una canzone soltanto, un paio al massimo. Dall’altra parte, ci siamo noi: siamo noi con le nostre capacità, la nostra creatività, la nostra voglia di divertirci, sperimentare e imparare. A questo punto quello che possiamo ottenere è molto probabilmente una bella esecuzione e non un clone del brano originale. Vale la pena provarci.

Del resto, se proprio vogliamo suonare sopra l’arrangiamento esatto del disco, allora non giriamoci intorno e utilizziamo direttamente uno Standard MIDI file o piuttosto una base MP3. Ma se, nonostante tutto, siamo qui che vogliamo suonare stili di accompagnamento della sezione arranger è perché siamo esseri umani, non macchine, e desideriamo creare qualcosa di personale che possa far dire – a chi ci ascolta – frasi del tipo: “Conosco questa canzone e mi piace come la suoni tu, come l’hai fatta tua rendendola una cosa nuova, attuale”. I bravi musicisti fanno miracoli con l’arranger quando sanno reinventare un repertorio suonandolo in modo nuovo: fra il pubblico, molti hanno le antenne pronte e ascoltano con attenzione. E capiscono. La gente non è tutta stupida e intuisce subito quando si trova davanti ad un musicista sincero, uno che non fa finta e che sta dando tutto sé stesso per comunicare, per divertire, far ballare e far sognare.

0005475092_350

LP – Death Valley (2016)

Stili verticali

Tuttavia non è tutto qui. Ci sono anche i c.d. Song Style. Se non sapete che cosa significhi questo termine, sappiate che siete in buona compagnia: anch’io ne ignoravo l’esistenza fino ad alcuni anni fa, quando questo lessico è apparso con insistenza nei forum di musicisti suonatori di arranger. Il Song Style al contrario degli stili generici che abbiamo descritto qui sopra, è uno stile verticale, costruito a pennello per una canzone specifica. In questo modo, il musicista che suona l’arranger riesce ad essere sicuramente fedele all’arrangiamento originale e la sua esecuzione potrà essere apprezzata più facilmente da quella parte di pubblico che di solito è restìa ad approvare la reinvenzione e la libertà creativa.

I Song Style sono comodi soprattutto per chi lavora come intrattenitore nel pianobar, nei ristoranti, matrimoni, feste e così via. Quando, nel baccano e nella confusione, il musicista si trova in difficoltà a far emergere la propria arte. Suonare in questi contesti è spesso un duro lavoro.

Dove trovare i Song Style? A volte sono nascosti fra gli stili preset, talvolta sono distribuiti gratuitamente dalla casa produttrice delle tastiere (cercate nell’area Download del sito ufficiale), spesso si trovano nei portali che vendono stili su Internet, altrimenti si possono scambiare nelle comunità web (occhio ai comportamenti truffaldini in questi casi) e, infine, potete anche crearli da voi. La tecnica più semplice per costruire un Song Style è partire da uno Standard MIDI file esistente e, tramite specifici strumenti software – argomento che potremmo esplorare in questo blog un giorno – esportare i vari segmenti della canzone dentro i pattern dell’arranger: Intro, una variazione per la strofa, una per il ritornello, Fill-in per gli stacchi, se serve anche un Break e, alla fine di tutto, il suo Ending finale. Ne consegue che, all’interno di un Song Style, è piuttosto comune ritrovare pezzi interi di Standard MIDI file.

Lo so già che cosa vi state chiedendo: i Song Style sono molto comodi, ma non si corre il rischio che il titolare dei diritti d’autore dello Standard MIDI file possa eccepire qualcosa? In effetti questo rischio c’è, ad onore del vero. Ma, ovviamente, se avete acquistato il Song Style da qualche portale web che detiene i copyright, allora non avete alcun problema e siete in una botte di ferro.

________________________

Chiudiamo con Michel Voncken, il celebre divulgatore di strumenti Yamaha mentre si esibisce in Sultans of Swing (Dire Straits), suonando uno stile Pop&Rock presente nell’arranger workstation PSR-S970.

Stili addizionali in regalo per Korg Pa4X

Pannello di controllo di Korg PA4x

Pannello di controllo di Korg PA4x

Nei giorni scorsi, sul sito di Eko Music Group, distributore nazionale dei prodotti Korg,  è apparsa la notizia in merito alla disponibilità di nuovi stili addizionali, scaricabili gratuitamente dai possessori dell’ammiraglia arranger in una delle varie declinazioni: Pa4X a 76 tasti, a 61, standard oppure Oriental. I nuovi stili di accompagnamento sono disponibili per il download gratuito nelle sezioni delle schede prodotto, dopo aver fatto accesso con profilo utente e password: se non siete registrati al sito, non potrete quindi accedere agli stili.

I titoli sono 14 e si dividono nei diversi repertori:

Ballads:

  • Years Ballad
  • Atmosphere Bld
  • Dangerous Bld

Pop:

  • Addicted Pop
  • Goodbye Pop
  • Cake Ocean Pop
  • Can’t Stop Pop

Rock & Blues:

  • Pride Blues
  • Sweet Rock
  • Ring Slow Boogie
  • Wing Slow Rock
  • One Rock Bld
  • Best Fake Rock

Dance:

  • Sofia Dance

 

Per saperne di più visitate la pagina sul sito istituzionale: https://www.ekomusicgroup.com/it/new/nuovi-styes-per-pa4x