Archivio mensile:luglio 2010

Storie di uomini, donne, tirocinanti e artisti affermati – 6 di 8

Diego, Londra 2005

Te lo saresti immaginato di trovarlo in una sala d’incisione professionale? Eppure è lì, accanto ad un pianoforte acustico regolarmente scordato. Per ingannare l’attesa mentre il fonico sta cercando di microfonare la batteria (ma, diavolo, quanti microfoni ci mette?), tutti i musicisti litigano per giocare con gli stili di questo arranger che, a questo punto, diventa l’attrazione principale nella sala d’incisione. Ma poi, alla fine, seriamente ci mette le mani Diego il tastierista. Diego non scherza e passa in rassegna alcuni suoni di synth e rimane impressionato dalla qualità di alcune voci di lead molto espressivi. Te lo saresti immaginato che quando il fonico è pronto a registrare, si decide alla fine di tenere la traccia del synth dell’arranger? Era un suono troppo intenso, troppo ingenuo per lasciarselo scappare. Quelle note lunghe sembrano fatte su misura per il pezzo che dobbiamo registrare: ritocchiamo i filtri per rendere più efficace l’attacco e giochiamo sull’equalizzatore per farlo sentire nostro. E così è rimasto nel disco.

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Alcuni arranger possiedono un arsenale di suoni da annientare un’armata. Ai suoni di pianoforte acustico (a coda, verticale) e piano elettrico (Fender, Wurlitzer, CP80, Clavinet), i produttori affiancano tutti quelle voci che consentono di coprire il maggior numero di generi: percussioni, archi, legni, ottoni, synth e pad. Recentemente tutti i produttori hanno rilasciato splendidi suoni di chitarra negli arranger: c’è chi ha realizzato suoni campionati di una tale vicinanza all’originale da rendere impossibile l’accettazione che si tratti di un suono digitale; c’è poi chi ci ha messo anche il suono delle dita che scorrono sulle corde o del plettro che batte sul legno; senza dimenticare chi ha studiato gli algoritmi giusti per pilotare la chitarra ritmica direttamente da una tastiera a 61 tasti. Abbiamo già citato sopra la sezione Hammond. Più si sale di prezzo, più la qualità dei suoni è superiore e più si hanno a disposizione funzioni di personalizzazione dei suoni esistenti, se non addirittura la possibilità di importare nuove forme d’onda e quindi nuovi campioni.

E ora diamo spazio a Savvas Paraskevas, un bravissimo esecutore pianistico con il suo arranger Korg PA588. Dalla Grecia.

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Storie di uomini, donne, tirocinanti e artisti affermanti – 5 di 8

Enrico – Torino, 2006

Enrico vive da musicista. I soldi e le certezze stanno alla larga. Tutte le sere piano-bar, la domenica i matrimoni e poi si spera sempre nei jingle pubblicitari per una radio privata. Quelli della radio sono simpatici ma sono il massimo della disorganizzazione. Chiamano sempre la mattina presto (che gli venisse un colpo: non sanno che Enrico ha finito di smontare gli strumenti alle 4 di mattina ed è arrivato a casa alle 5 suonate?). E poi vogliono la base per il jingle entro la sera stessa: sono spietati! Come se la creatività fosse comandabile a bacchetta. E’ solo pubblicità, dura trenta secondi, ma chi se ne importa: Enrico ci tiene a fare un lavoro come si deve. Che sia un salumificio, un mobilificio o un dentifricio. Il risultato deve essere di qualità.
E oggi deve realizzare questo jingle che annuncia l’apertura di una nuovo pub a Pinerolo, sulla strada per le Olimpiadi invernali. Accende il suo arranger, sceglie uno stile da pub-piano: parte l’introduzione e lascia andare l’ispirazione. Non c’è storia: l’atmosfera è quelle classica che tutti sanno riconoscere. Dalle vibrazioni del piano Honky Tonk sembrano uscire i rilievi fumosi e accoglienti di una birreria del secolo scorso nel sud degli USA. Il giro di basso alternato è instancabile e spinge nella direzione giusta. Enrico non ha molto tempo per consegnare il lavoro finito. Ma l’arranger ha fatto tutto il lavoro sporco ed Enrico si è potuto concentrare sulla creatività. Il pezzo è registrato in tempo reale. Due correzioni manuali su qualche nota leggermente in ritardo. E poi regola gli effetti, equalizza il tutto e registra in formato audio. Senza il suo arranger preferito, Enrico non sarebbe arrivato in tempo. Anche per stasera la mercede è garantita.

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Il risultato finale di una registrazione sul vostro arranger potrebbe essere un semplice “provino”, oppure la canzone grezza da portare in studio dando l’opportunità ad altri artisti di registrarvi sopra le parti: magari sostituendo il basso dello stile con una registrazione di un bassista vero e così via; se disponete di un arranger professionale, non escludiamo la possibilità di arrivare addirittura al prodotto finito, salvo l’aggiunta della voce e le operazioni finali di compressione, equalizzazione e masterizzazione.

E ora diamo il bentornato a Tommy Johnson: questa volta ci delizia con Night Train!

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Storie di uomini, donne, tirocinanti ed artisti affermati – 4 di 8

Andrea – Firenze, 2009

Il mio amico Andrea è oggi un uomo sposato ed ha una famiglia. I suoi due figli sono già indipendenti e gli lasciano un pochino di respiro e di tempo libero, specialmente la sera dopo una dura giornata in ufficio. Ed è in quei momenti che Andrea trova il tempo che non aveva avuto quindici anni prima. Quando avrebbe voluto dedicarsi alla musica, mentre il lavoro, la nuova famiglia, la casa e il mutuo da pagare gli avevano assorbito tutte le energie. Ora sente che è un pochino tardi per riprendere. Ciononostante c’è qualcosa che può ancora fare. Si chiude nella sua stanza, accende l’arranger personale e ritorna un ragazzo. Meraviglia e stupore per che cosa esce dallo strumento. Sa di avere sotto le mani uno strumento professionale di altissimo livello, sa di non essere un musicista professionista all’altezza dello strumento, sa che di aver rinunciato a molto per la sua famiglia. Non è pentito. Anzi. Non cambierebbe nulla nella sua vita. Tuttavia ora è giunto il momento di una pausa, il momento di tonificare lo spirito suonando il repertorio di Antonio Carlos Jobim come Dio comanda. Quello che di cui ha bisogno è un suono di qualità professionale e funzioni avanzate per creare musica in modo completo.

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Ovviamente ci sono arranger per ogni tasca e per ogni livello di qualità.
Escludendo i modelli “da supermercato”, le cui caratteristiche tecniche le rendono più simili ad un giocattolo che ad uno strumento musicale, possiamo generalizzare raggruppando gli
arranger in tre categorie: le ammiraglie, i modelli della fascia media e i modelli per i principianti (entry-level).

  • Le ammiraglie ovviamente sono strumenti di altissima qualità e contengono suoni di qualità professionale pronti ad essere usati persino in uno studio di registrazione: per questa categoria di tastiere, qualcuno ha coniato una definizione nuova: workstation con arrangiamenti.
  • I modelli di fascia media sono rivolti ad una clientela esigente, il cui ambito è l’esibizione dal vivo o l’uso casalingo, mantenendo comunque uno standard di qualità molto elevato.
  • Non è escluso che nell’ambito entry-level si possano trovare arranger la cui tavolozza sonora sia particolarmente vivace ed appetibile: tuttavia, per contenere il prezzo, il numero di funzioni è ridotto, soprattutto le possibilità di personalizzare i suoni o gli stili sono diminuiti.

Ed ora, godiamoci la registrazione da parte del mitico Rico (una celebrità nel web) di Desafinado di Antonio Carlos Jobim, con la fidata  Tyros 4.

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Storie di uomini, donne, tirocinanti ed artisti affermanti – 3 di 8

Matteo – Milano, 2005

Matteo ha 12 anni. Quando esce con gli amici, indossa sempre la maglia della propria squadra del cuore: non si sa mai, ci può sempre scappare una partita di pallone ai giardini. Ma quando dopo cena il padre si abbandona davanti alla TV e la madre rassetta casa canticchiando, non gli resta che chiudersi in camera sua. Non ha voglia di studiare e si distrae facilmente incantato dalla fila di tasti neri e bianchi della tastiera che ha ricevuto per regalo l’ultimo Natale. E’ un arranger, gli hanno detto. Non sa cosa significa. A scuola gli hanno insegnato a suonare il flauto, ma lui vorrebbe saper suonare quella fila di tasti neri e bianchi. Accende lo strumento, chiude gli occhi e immagina di essere al centro dell’universo. Un orchestra è alle sue spalle, Matteo è lì davanti a tutti con le mani posate sulla tastiera. Dalle sue mani escono note familiari, il pubblica urla all’improvviso riconoscendo la colonna sonora di Guerre Stellari. Sì, Matteo si sente bravo come quei musicisti che sanno dare vita ai tappeti sonori dei grandi film. Matteo riapre gli occhi e davanti a lui luccicano ancora i tasti neri e bianchi. Sceglie lo stile giusto, preme Start, e mentre la mano sinistra disegna gli accordi, la mano destra pesta duro sui tasti assegnati ai fiati. Matteo sorride pensando fra sé: “E che cavolo: quanta potenza! Sembra di essere dentro il film insieme a Luke Skywalker!”. Sognare è la ricchezza che nessuno ci potrà mai sottrarre.
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Alcuni arranger dispongono di funzioni educative. Ad esempio è possibili visualizzare lo spartito sullo schermo della tastiera e seguire gli accordi o le note da suonare grazie ad un pallino colorato che segnala la scansione metronomica. Altri arranger illuminano i tasti da suonare, mentre altri ancora fermano la canzone in attesa che l’allievo suoni la nota giusta. Per chi è agli inizi e vuole prendere dimestichezza con una tastiera, l’arranger potrebbe rappresentare lo strumento ideale: per imparare divertendosi, per divertirsi imparando.
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Ed ora diamo spazio a Massimiliano Coclite e alla sua dimostrazione dell’arranger workstation
Roland E-80: si comincia proprio dal tema principiale di Star Wars scritto da John Williams.

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Storie di uomini, donne, tirocinanti ed artisti affermati – 2 di 8


Sconosciuta – Roma, 2008

Un paio d’anni fa ero nella hall di un albergo romano. Era sera e ci stavamo gustando un aperitivo dopo una lunga giornata di lavoro. Si parlava del più e del meno mentre una ragazza dolce e carina, la ricordo ancora con i capelli sciolti sulle spalle, un abito di seta nera con le spalle scoperte, si avvicina all’angolo degli strumenti, accende la strumentazione e, dopo qualche minuto inonda la sala con le prime note della celebre Green Onions di Booker T., Steve Cropper e compari. E’ la frazione di un attimo. Un frammento di armonia e tutti noi siamo abbagliati dalla grazia dell’istante. L’aperitivo agita lievemente il pomo d’Adamo di noi presenti, mentre sorseggiamo le nostre bevande e la musica ci ha già conquistati.

Alla fine del brano un applauso breve ma intenso. La ragazza ci sa fare con la musica. Mentre il brano successivo è già partito, osservo critico la strumentazione. Mi chiedo: in Green Onions ho sentito il suono di un organo Hammond originale, la ritmica pulsava brillante e sussultante secondo le nostre attese; il suono del basso era pastoso, per quanto potesse essere tale un suono digitale; ma soprattutto era l’impasto sonoro che era bello, così grasso e vivace da farti credere che la ragazza avesse messo in playback il CD originale. E invece no: lei ha le mani posate sulla tastiera e improvvisa facendoci intuire con chiarezza che la traccia dell’organo è tutta farina del suo sacco, in tempo reale.

Ed è allora che mi sono avvicinato e, senza dare nell’occhio, ho cominciato a studiarmi gli strumenti in dettaglio (NDA: anch’io quando suonavo in pubblico, ho sempre odiato quei momenti in cui si avvicinava qualcuno e cominciava a farmi la radiografia della tastiera, del microfono, degli amplificatori, eccetera: quindi mi sono avvicinato in modo discreto, non volevo farmi notare). Torniamo a noi: mi aspettavo chissà quale workstation autorevole o clone elettromeccanico. Ed invece quella ragazza non nascondeva nulla di particolare: suonava semplicemente un’arranger workstation.

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I primi utilizzatori professionali di un arranger sono i musicisti da piano bar. La raffinatezza di alcuni stili è tale che il musicista capace di suonare con le mani riesce a dare vita ad esecuzioni appassionanti. Questi strumenti offrono molte possibilità, da un semplice accompagnamento di piano o percussioni, ad un’orchestra completa. E’ inoltre possibile arricchire gli stili esistenti con esecuzioni personali: potete aggiungere un tocco speciale con brevi frasi ritmiche o melodiche richiamabili facilmente ottenendo un’esecuzione variegata e professionale.

Alcuni arranger dispongono poi di una sezione che emula l’organo Hammond con tanto di tiranti (drawbar), effetto Leslie e vibrato: seppure non raggiungano la completezza dei cloni degli organi elettromeccanici originali, tuttavia gli arranger permettono l’esibizione dal vivo utilizzando i suoni di questo organo ormai un classico nel blues, soul, rock, jazz, gospel e in tantissima musica di qualità.
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Ed eccovi qui, l’originale: Booker T. & MG nella mitica Green Onions! Godetevelo!

2 di 8 – Continua prossimamente su questo blog (la storia precedente è qui: 1 di 8)

Storie di uomini, donne, tirocinanti ed artisti affermati – 1 di 8

Massimo – Napoli, 2010

Che grande novità! Massimo suona in una band finalmente. Ha trovato tre amici con cui fare del sano e buon rock’n’roll. Domani sera ci sono le prove e Massimo non vuole fare brutta figura. Gli altri ragazzi suonano insieme già da un paio d’anni, mentre lui non sa suonare ancora tutti i pezzi a dovere. C’è in particolare quel riff di piano in Johnny B. Goode di Chuck Berry che richiede ancora molta pratica prima di sentire di possederlo bene nelle dita. Ma non si scoraggia: stasera è solo davanti al suo arranger. Sceglie lo stile appropriato, preme Start, avvia lo stile e poi prova, prova, prova, e ancora prova. E’ come se la band fosse lì davanti a lui, a sua disposizione. Questa volta non litigano, non si stancano, non devono fare pause, non squillano cellulari. L’arranger non rallenta e non perde mai il tempo: Massimo può affinare la propria tecnica e si sente sempre più sicuro di sé. Preparare un pezzo non è stato mai così facile. Quando l’indomani rivedrà la band, Johnny B. Goode sarà una passeggiata.

Gli occhi di Massimo brillano per la soddisfazione.
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Un arranger si distingue dalle altre tastiere grazie alla presenza di una sezione di arrangiamenti automatici, comunemente conosciuti come stili. Ogni stile è un insieme organizzato di sequenze, in gergo tecnico pattern, pilotabili dalla tastiera tramite l’inserimento degli accordi. In altre parole il musicista suona con le mani sulla tastiera e lo stile provvede a fornire le tracce aggiuntive: dal basso alla traccia ritmica, dalla chitarra acustica a quella elettrica, dagli archi sino all’organo elettronico.

Il risultato finale è che una persona sola è in grado di suonare e contemporaneamente dirigere un’intera banda di altri musicisti virtuali.

Ogni arranger viene venduto con una collezione di stili caricati dalla fabbrica (preset): ogni stile può corrispondere ad un certo genere di musicalità o canzone: pop, rock, swing, jazz, ballate, blues, R&B, dance, country, ritmi sudamericani, musica da ballo, musica etnica, colonne sonore, musical e così via. Gran parte delle tastiere in commercio permettono di estendere l’assortimento iniziale di stili e di personalizzare quelli esistenti.

E ora godiamoci Tommy Johnson all’opera con Johnny B. Goode di cui sopra. Per la cronaca: l’arranger in uso da Tommy è una Yamaha Tyros 2.

Categorie di stili di Yamaha PSR-S910/710

Categorie di stili di Yamaha PSR-S910/710

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