Un nuovo pianoforte arranger da Roland? Oh, che bella notizia! Da non crederci.
Fonte: Roland.com
Lo strumento nasce allineato rispetto la strategia recente della casa giapponese in virtù dell’inclusione nella famiglia ZEN Core (consiglio, in materia, la lettura del focus scritto da Stefano Airoldi su SM Strumenti Musicali). La polifonia di FP-E50 è di 256 note. I suoni preset si dividono fra: 38 timbri di pianoforte, 34 di piano elettrico, 36 archi, ben 184 suoni fra organi (con effetto rotary) e pad, 726 timbri di synth. Esiste la possibilità di emulare il tipo di Ambience: Studio, Lounge, Concert Hall, e Cathedral. Gli 88 tasti pesati sono PHA-4 Standard Keyboard, con scappamento e l’impressione al tatto di essere fatti d’avorio. Gli amplificatori offrono 11 W x 2.
Ci interessa approfondire la sezione arranger: ci sono 177 stili di fabbrica. Ogni accompagnamento ha Intro/Ending e due variazioni con stacco di Fill-In. La funzione Interactive consente di arricchire o attenuare l’intensità dell’accompagnamento seguendo la dinamica con cui si suonano i tasti con le proprie mani. Trovo utile la presenza del Chord Sequencer, dotato di 140 tipi diversi di pattern preconfezionati e la possibilità di aggiungerne altri 256 di propria fattura.
È possibile avviare in playback i brani audio oppure registrarne di nuovi: i formati gestiti sono i due più popolari: da una parte WAV: 44.1 kHz, 16-bit lineari e dall’altra MP3 44.1 kHz, 64–320 kbps. Per la cronaca, lo strumento supporta il collegamento Bluetooth.
La scocca è elegante e lo strumento è in grado di far bella figura sia in un contesto casalingo, sia nei piccoli locali per chi suona davanti al pubblico. Bellissimo il colpo d’occhio sul pannello frontale, grazie ad una serie di pulsanti rotondi retro-illuminati ed originali. Per chi canta, FP-E50 mette a disposizione un ingresso microfonico e un discreto armonizzatore vocale. Sulla sinistra, due rotelle sono assegnabili a numerose funzioni (non solo modulazione e pitch bend, insomma), mentre pulsano retroilluminate a tempo di metronomo. 256 locazioni di memoria (scene) possono essere usate per salvare e richiamare le proprie impostazioni personali.
Lo strumento merita un approfondimento: è difficile nutrire dubbi sulla qualità dei suoni Roland, sia per i timbri di pianoforte, sia per l’accesso a tutto il mondo della famiglia ZEN Core. Ci incuriosisce ancor di più la presenza di una sezione arranger che – seppure non molto estesa – tuttavia si rivela ben curata, almeno per quanto emerge dalle prime demo pubblicate sul web. Il posizionamento prezzo (i primi negozi la offrono a 999 euro) è a metà strada fra Yamaha DGX-670 e P-S500, al di sopra quindi degli altri concorrenti: Casio PX-S3100 e Korg XE20.
Bentornata Roland nel mondo degli arranger. Spero che non sia un fulmine a ciel sereno. Ma l’inizio di un grande ritorno per un marchio che ha fatto la storia di questo comparto.
L’azienda giapponese sembrava aver definitivamente chiuso la pratica arranger dopo la serrata unilaterale di Roland Europe del 2013. Successivamente, qualcosa si era mosso timidamente con l’episodico lancio di E-A7 nel 2015 e con il lancio di un economico E-X30 nel 2019 a favore essenzialmente del mercato asiatico. Ora, a distanza di tre anni, a sorpresa Roland decide di distribuire il modello evolutivo di quell’E-X30 anche nel resto del mondo: stavolta anche Europa e Americhe sono coinvolte nella distribuzione di un nuovo arranger Roland. Sono curioso.
Roland E-X50
Con E-X50, siamo nel segmento degli arranger economici, a buon prezzo: il nuovo modello idealmente si pone in competizione di Yamaha PSR-E473, Casio CT-S500 e Korg E-50L. Da una parte è impressionante il numero delle note di polifonia: ben 256. Ma, poi, quando si vanno ad ascoltare le demo audio ufficiali, l’entusiasmo si fa valutativo: è ovvio che sarà necessario un test di persona per misurare la qualità sonora del nuovo modello.
Di certo, non è una novità che l’agone delle tastiere arranger economiche sia diventata un’area di sfida, dove i costruttori di strumenti digitali a tastiera non si risparmiano nel concedere timbri ed effetti di qualità.
Un aspetto molto interessante è la disponibilità di Style Converter: un software per macOS e Windows, con cui convertire gli Standard MIDI File in stili di accompagnamento personalizzati. La memoria dello strumento può essere utilizzata per aggiungere 30 stili personali.
Dalla lettura delle specifiche tecniche di Roland E-X50, emerge quanto segue:
61 tasti dinamici
433 timbri nativi con l’aggiunta dei 256 suoni classici GM2 (quelli che hanno fatto la fortuna di Roland nei tempi andati).
300 stili di accompagnamento.
12 pad per playback audio tramite memoria USB flash.
Playback audio MP3 e WAV.
Connessione audio Bluetooth 5.0.
Amplificatori di bordo da 10W x 2.
Uscite stereo jack 1/4 di pollice.
Ingresso microfono con effetti per la voce.
9.6 kg non sono il segno di un peso piuma.
Nota bene! Ovviamente non lo possiamo affermare in via ufficiale, tuttavia, a seguito del fatto che – nel codice del firmware originale di questi prodotti – compare ripetutamente il nome della cinese Medeli, molti appassionati hanno tratto la conclusione che la serie di arranger E-X non sia composta di prodotti genuini Roland, ma sia piuttosto il risultato di una serie di fabbricazioni cinesi realizzate dalla stessa Medeli per conto di Roland.
Roland E-X50 sarà nei negozi di strumenti musicali entro l’estate.
Era una gioia inedita suonare un arranger alla fine degli anni 80. Che tempi memorabili, quelli in cui si entrava nei negozi di strumenti musicali per cercare tastiere dalla tecnologia tutta nuova: avevano suoni e accompagnamenti brillanti che ti colpivano al cuore al punto che, dentro alla tua immaginazione, ti sentivi un direttore di una grande orchestra, il leader di una ricercata jazz band o una celebre rock star. Erano apparsi sul mercato gli arranger della serie E: il mondo delle tastiere musicali non sarebbe più stato lo stesso. Tenetevi forte: Arranger Legacy, rubrica corale coordinata da Riccardo Gerbi di SM Strumenti Musicali, oggi si occupa di uno dei momenti di svolta più cruciali nella storia degli arranger.
Roland PRO-E
Italia contro USA
Siamo nella seconda metà degli anni 80: la giapponese Roland Corporation decide di entrare nel mercato degli arranger portatili, allora dominato da Technics e Yamaha. E intende farlo affidando la progettazione ad un centro R&D di cultura musicale occidentale. Come succede spesso nell’industria, assegna il compito a due studi diversi, uno lavora all’insaputa dall’altro. Il primo è in Italia ad Acquaviva dove si sta trattando di acquisire SIEL SpA, produttore di strumenti musicali elettronici. Il secondo è a Chicago (USA) dove Roland contatta una squadra di risorse uscite dalla gloriosa Lowrey, azienda produttrice di rinomati organi. I risultati delle due progettazioni sono messi a confronto e valutati: e con un colpo di scena, i giapponesi decidono di premiare gli italiani assegnando a loro la vittoria nella sfida.
E così nel 1987 si chiude la parabola di SIEL e Carlo Lucarelli assume le redini della neonata Roland Europe. I manager sono tutti italiani di provenienza SIEL: fra questi Francesco Rauchi dalla grande esperienza e un giovane dimostratore e consulente alla progettazione; si chiama Luigi Bruti e a lui viene assegnato un compito di responsabilità nel laboratorio musicale di Acquaviva.
Roland MT-32: il motore sonoro
In questo contesto, l’azienda marchigiana ha la possibilità di accedere alle moderne ed innovative tecnologie giapponesi e, in particolare, al generatore sonoro multi-timbrico Roland MT-32 che all’epoca sembrava un missile lanciato verso il futuro: suoni belli, molto caldi, con forti effetti di reverbero come mai prima si erano sentiti. La tecnologia proprietaria è nota come LA Digital Synthesis: deriva da D-50, il top seller delle workstation Roland, ma ridotto per l’occasione ad un numero inferiori di algoritmi e di operatori. La polifonia è di 32 note. I timbri hanno un ottimo amalgama nel mix e suonano efficaci nel loro insieme, anche se non tutte le voci eccellono se ascoltate ad una ad una. Ad esempio, il primo suono all’accensione è un pianoforte elettrico, mentre il timbro di pianoforte acustico è in secondo piano. MT-32 era già di suo una macchina convincente e, nelle mani di Roland Europe, diventa una macchina da guerra andando a conquistare il pianeta arranger. Vediamo come.
Roland MT-32
La nuova sezione arranger
Come da tradizione di Arranger Legacy, vi segnalo l’articolo pubblicato in contemporanea a questo da parte di Giorgio Marinangeli per l’approfondimento tecnico del prodotto. In questa sede, mi limito a segnalarvi che gli stili di accompagnamento preset sono 32; i pattern sono disponibili nelle varianti Basic e Advanced; i Fill-In si distinguono in Fill-To-Original e Fill-To-Variation. Ogni stile ha cinque parti: Drum, Basso, Acc1, Acc2 e Acc3. Ciascuna parte spicca per varietà: sono infatti programmate in modo specifico per gli accordi di maggiore, minore e settima. È un brevetto Roland sviluppato ad Acquaviva: alle altre tastiere dell’epoca manca ancora questa pluralità musicale: nel passaggio da maggiore a settima dello stesso accordo, entra in azione un secondo pattern che aggiunge abbellimenti o risolve il basso in concordanza. Tutto questo contribuisce a dissolvere il senso di ripetitività dei cicli in loop.
Lo stile di programmazione è il più rigoroso possibile dal punto di vista armonico, con il fine esplicito di consentire la massima flessibilità per chi suona. Roland Europe segue con disciplina un decalogo di regole interne per programmare stili “aperti”, con l’obiettivo di concedere al musicista la libertà di scegliere la propria progressione armonica. Nei pattern di settima il basso non tocca mai la sesta né la sesta minore per consentire al tastierista la scelta di risolvere in maggiore o minore in tempo reale. Siamo all’opposto degli arranger programmati per suonare Song Style. Qui gli stili sono i più versatili e lo stesso arrangiamento può essere usato per una gamma ampia di repertorio senza stancare mai. Sotto questo punto di vista, Roland si distanzia da tutti i concorrenti e si farà apprezzare da uno stuolo smisurato di tastieristi.
Anche il riconoscimento degli accordi è un brevetto Roland dell’epoca. L’identificazione si basa su una matrice dell’immagine delle note suonate a 12-bit (una sola ottava) poi evoluta a 24-bit (due ottave). L’algoritmo di calcolo è particolarmente veloce ed è in grado di riconoscere accordi di settima diminuita, settima con quinta diminuita, settima minore con quinta eccedente/aumentata, e quarta/settima sospesa.
L’arsenale di 32 stili di bordo può essere esteso grazie alle card di espansione i cui contenuti musicali saranno sviluppati negli anni da musicisti inglesi contribuendo ad accrescere il fatturato di Roland: era un mercato ricco e florido per l’epoca.
Roland E-20
E-20: esordio con il botto
Il debutto del 1988 prevede di lanciare due tastiere arranger a 61 tasti molto simili fra di loro (E-20, E-10) a cui saranno affiancati altri due modelli l’anno successivo: una versione ridotta all’essenziale (E-5) e una versione più evoluta per professionisti. Si chiama PRO E: ha tre ottave soltanto, in base all’idea di essere suonata dalla mano sinistra di un musicista che ha un altro strumento a tastiera da controllare con la mano destra. Non è ancora un modulo ma l’idea è talmente buona che, subito dopo, i giapponesi ne deriveranno un expander (RA-50, stavolta Made in Japan).
La presentazione al mondo di E-20 avviene in pompa magna al Musik Messe di Francoforte nel 1988. Il dimostratore, Roberto Lanciotti ricorda ancora quel giorno, quella demo e l’entusiasmo che ha generato.
Al Winter NAMM successivo, era il momento di presentare PRO E ed il numero uno di Roland Corporation, Ikutaro Kakehashi, era talmente elettrizzato da organizzare un evento fastoso a cui partecipano tutti i distributori Roland mondiali: in un teatro di posa, Knott’s Berry Farm di Los Angeles, Lanciotti esegue la demo del nuovo arranger usando i nuovi suoni ad effetto con rumori di tempesta e tuoni (i preset Storm e Thunder) mentre sul palco del teatro cade a pioggia acqua vera raccolta da un canale di scolo. La scenografia straordinaria dell’evento sarà ricordata a lungo.
Il modello PRO E è indirizzato ai professionisti: in quegli anni numerosi musicisti usano gli arranger dal vivo o in studio. Il fenomeno delle basi MIDI doveva ancora nascere e i musicisti suonano tutti dal vivo senza bluffare, ma ora possono abbandonare gli organi pesanti così difficili da trasportare e portare con sé un compatto arranger portatile. E il positivo riscontro di tanti professionisti crea la consapevolezza ad Acquaviva di essere competitivi anche in quest’area: ed è così che da qui nascerà una linea di modelli dedicata ai professionisti e che durerà a lungo: i moduli RA-90 e RA-95, la prima tastiera arranger non amplificata in assoluto (G-800), il successivo G-1000, e poi VA-76, G-70 fino a BK-9.
I protagonisti del centro R&D
I personaggi principali di questa avventura meritano uno spazio nella Hall of Fame dei produttori di strumenti musicali: abbiamo visto come la guida del progetto è affidata a Francesco Rauchi e Luigi Bruti. I due si sono avvalsi della collaborazione di Roberto Lanciotti per la produzione delle risorse musicale (Bruti e Lanciotti sono le mie fonti principali delle informazioni raccolte per questo articolo). Lanciotti in particolare si occupa della registrazione degli stili principali (8 Beat, 16 Beat, Funky 1, Funky 2) e della registrazione di tutte le demo. Fra gli altri musicisti coinvolti per la programmazione degli stili c’è Luigi Mangiocavallo (a lui di devono gli stili Swing e Jazz). Per programmare gli stili, si usa il Microcomposer MC-500, il sequencer hardware di casa Roland. Con un software proprietario i dati vengono poi migrati all’arranger. Non serve altro.
Ma non ci sono soltanto loro: ricordate il centro R&D di Chicago che aveva perso la sfida e di cui abbiamo parlato qui sopra? Tre di loro (Dave Smith, Kazuo Ishibashi e Albert Knietkamp) sono coinvolti come consulenti: si trasferiscono in Italia per dare il proprio contributo alla verifica generale della nuova architettura musicale degli strumenti e allo sviluppo di alcuni stili.
Il responsabile del software è Demetrio Cuccù, del suo gruppo fanno parte Piero Cameli, Nicola Calò e Roberto Giobbi. La progettazione hardware è affidata a Paolo Maricotti mentre Piero Ficcadenti si occupa della progettazione meccanica.
Uno storico successo commerciale
Di tutta la prima serie E, il modello più celebrato è stato sicuramente E-20: il suo successo commerciale fu una cosa talmente grande da provocare un incredibile balzo economico a Roland Europe che raggiunse la prima fila – in termini di fatturato – davanti a tutte le altre filiali Roland nel mondo. Il modello E-20 fu prodotto in 200.000 esemplari (credetemi, un numero impressionante) se poi si aggiungono le altre varianti di modello, il numero totale si fa ancora più imponente. Gli italiani avevano incantato e superato la casa madre giapponese.
Qual era il segreto della formula di questo trionfo? Una squadra affiatata e di talento che ha saputo sfruttare un generatore sonoro moderno come MT-32 affiancandogli un set di arrangiamenti creativi e brillanti, come non si era mai sentito prima. In un attimo gli altri arranger sul mercato con i loro stili “meccanici” erano invecchiati di schianto.
Roland PRO-E
Oggi
Acquaviva era un’autentica fucina di idee innovative che si applicavano anno dopo anno ai diversi modelli successivi. Il numero di brevetti era in crescita continua. L’uragano di vendite ha permesso a Roland Europe una crescita costante di mercato: negli anni a seguire ha aumentato gli investimenti, i prodotti e il numero di dipendenti fino a 250.
Francesco Rauchi è scomparso nel 2002 lasciando come eredità il progetto in fieri della fisarmonica digitale Roland V-Accordion portato a compimento da Luigi Bruti che, con il tempo, è diventato responsabile R&D e direttore marketing di Roland Europe fino al 2014, anno della chiusura 27 anni dopo la fondazione. Oggi Luigi è direttore R&D di Dexibell. Anche Roberto Lanciotti ha proseguito la collaborazione con Roland, dedicandosi alla creazione dei suoni a pannello degli arranger successivi (E-30, G-800, G-1000), continuando a svolgere il ruolo di dimostratore in tutta Europa fino a quando non cederà il passo a Peter Bartmaan, oggi noto dimostratore Yamaha. Lanciotti attualmente collabora con Dexibell per la registrazione dei suoni campionati dei pianoforti (ascoltate sue demo nel sito ufficiale).
In effetti, i 27 anni spesi dal gruppo di Acquaviva nel programmare arranger non sono andati perduti: questa esperienza è confluita in Dexibell dove ha potuto dare vita a XMURE, l’arranger software del futuro.
Dulcis in fundo, come da regola della rubrica Arranger Legacy, ascoltiamo insieme Marcello Colò nella sua dimostrazione di Roland PRO E.
L’esperienza del Believe in Music continua. Pullulano le presentazioni da vari stand virtuali e, dopo le segnalazioni di ieri, eccomi qui a riportarvi altri contributi più che interessanti e provenienti da Believe in Music. Il nuovo NAMM in streaming ha aperto le danze lunedì 19 e andrà avanti fino a venerdì 22. Buona musica!
Roland ha sin da subito catturato la mia attenzione grazie ad un filmato trasmesso di fronte al lago di Hamamatsu, la città giapponese dove hanno la propria sede tre grandi produttori di strumenti musicali Roland, Yamaha e Kawai. Qui il pianista Miyuji Kaneko si è esibito con un pianoforte a coda Roland Facet dalle forme avveniristiche.
Travolgente l’inizio del video in cui Casio ha ri-presentato il valore e la qualità della serie di arranger CT-X. Ancora una volta Mike Martin e Rich Formidoni hanno ripercorso il contenuto musicale di questi prodotti di sicuro interesse. Personalmente, serbo un buon ricordo di CT-X5000 quando avevo avuto l’occasione di provarlo di persona un paio d’anni fa.
Il fuso orario californiano ha giocato a mia favore e nella serata di oggi martedì 19 ho potuto seguire diversi filmati, fra cui quello in cui dallo stand virtuale Korg ho avuto modo di assistere alla contemporanea dimostrazione di Nautilus e Kronos da parte di Luciano Minetti e James Saveja. Spettacolari.
A seguire, mi sono soffermato con una vecchia conoscenza per noi appassionati suonatori di arranger. Ralph Schink è qui con il nuovo pianoforte Dexibell della serie Vivo H10.
Ieri mi ero perso il primo collegamento virtuale da Casio in cui l’iperattiva coppia Martin & Formidoni si era dedicata al richiamo della caratteristiche principali del pianoforte CDP-S350 dotato di una piccola sezione arranger.
La lunga serata è terminata in gloria assistendo alla giocosa e divertente presentazione di Yamaha EZ-300. È evidente che Gabriel Aldort si è divertito un sacco nel corso di questo filmato. Certo si tratta di un piccolo prodotto, un giocattolo per bambini con i tasti che si illuminano. Ma i suoni sono superiori alla categoria di questa tastierina.
Forse non tutti sanno che, da alcuni anni, Roland ha reso disponibile un piccolo arranger software all’interno dell’applicazione Piano Partner già pervenuta alla versione 2 e compatibile con iOS e Android. La sezione di stili di accompagnamento automatico è elementare, ma compatibile con una discreta serie di pianoforti digitali appartenenti alle serie GP, LX, HP, DP, RF, FP e GO:PIANO.
Per conoscere i modelli effettivamente compatibili, occorre leggere con la massima attenzione l’elenco ufficiale Roland perché, mentre alcuni di questi sono in grado di accedere a gran parte delle funzioni incluse nell’app, come Songs, Digiscore, Recorder e Diary, non è detto che tutti possano attivare la pagina Rhythm che è proprio quella che ci interessa e che ho brevemente sperimentato su GO:PIANO 61.
Roland GO:PIANO 61P
Arranger software su iOS e Android
Questa applicazione gratuita utilizza la connessione Bluetooth MIDI per comunicare con lo strumento. Ergo, dopo l’installazione sul tablet – più comodo di uno smartphone, date le dimensioni dello schermo touch – occorre procedere con l’associazione Bluetooth (pairing) dello strumento musicale con il dispositivo. Di solito funziona bene al primo colpo, ma l’operazione va ripetuta ogni qual volta si riaccende lo strumento.
A questo punto, è immediata l’attivazione sullo schermo dei Rhythm che, come ormai sapete bene, nel gergo Roland significa “stili di accompagnamento”. Sono disponibili 21 elementi sparsi su repertorio molto ma molto standard.
I pattern sono:
Intro: di norma è composto di una sola misura percussiva, talvolta con accenni di altri strumenti.
Due variazioni: il numero di misure che si ripete è ridotto ai minimi termini; in molti stili sembra essere di una sola misura.
Auto Fill: la misura di passaggio fra una variazione e l’altra può essere disabilitato, a scelta.
Ending (anche questa di una sola misura).
I controlli disponibili dal tablet sono:
Only Drums: per scegliere di suonare accompagnati dalla sola parte ritmica anziché con tutte le altre parti (basso, chitarra, pianoforte, archi o pad, dipende dallo stile scelto).
Tempo: toccando sullo schermo i pulsanti + e – il valore aumenta o diminuisce.
Start: per avviare lo stile manualmente; diventa Stop successivamente e serve per fermare lo stile bruscamente, direi che è meglio passare dall’Ending.
Sync Start: avvia lo stile in automatico quando si comincia a suonare.
Pagina principale dell’app software Roland Piano Partner 2
Piano Partner 2 cambia da modello a modello
In base al modello di pianoforte collegato, variano le funzioni disponibili nell’area Rhythm. Ad esempio, sul sul touch screen per GO:PIANO è assente la scelta del timbro da suonare con le proprie mani: qui – a differenza di altri strumenti Roland – il suono va impostato sul pannello fisico dello strumento. Altre funzionalità mancano del tutto, perché lo strumento non è in grado di gestirle, come la possibilità di mettere in split le parti da tastiera. Il riconoscimento degli accordi avviene dunque su tutta l’estensione della tastiera.
Con GO:PIANO, l’app arranger è comunque in grado di identificare le figure armoniche complesse. Ad esempio, riconosce gli accordi di decima, undicesima e tredicesima e gli accordi semi diminuiti, anche se talvolta il buon risultato dipende dal rivolto utilizzato. L’accordo riconosciuto è sempre visibile sullo schermo. Il trasporto di tonalità va fatto sullo strumento e viene recepito dall’arranger software alla misura successiva.
Fra le poche impostazioni personalizzabili ci sono l’avvio degli stili controllato dal pedale e il bilanciamento del volume fra accompagnamento e la parte suonata sul pianoforte.
Per chi si esercita con gli stili, è penalizzante l’assenza di un segnale visibile del metronomo sullo schermo che possa dare sicurezza nel seguire la scansione dei singoli movimenti all’interno di una misura. Il metronomo dello strumento è scollegato e, se avviato, va per conto proprio, essendo indipendente da quello che succede su Piano Partner 2.
Conclusioni
Tutto sommato, nella sua essenzialità, l’esperienza del suonare questo piccolo arranger non è stata del tutto negativa, grazie alla rapida ed interattiva reazione dei pattern e ai suoni di qualità. Certo, per un ascolto accettabile, occorre utilizzare le cuffie oppure collegare lo strumento GO:PIANO 61P ad amplificatori esterni: quelli di bordo sono insufficienti.
Il giudizio avebbe potuto essere anche più lusinghiero, in quanto l’idea di base è buona. Tuttavia, la mia prova globale è stata mortificata dal ridotto assortimento degli stili, dalla modesta disponibilità di variazioni e dalla eccessiva ristrettezza dei controlli.
Questo piccolo arranger software potrebbe essere interessante se Roland decidesse di investire qualche risorsa in più per arricchirlo di stili e funzionalità e dare libero accesso ad un numero più vasto di modelli. Al momento, Piano Partner 2 ha un suo perché durante i momenti di svago, fra un esercizio e l’altro di studio del pianoforte. Nulla di più.
A seguito del discreto interesse suscitato da Roland GO:KEYS presso i lettori di questo blog, oggi sono qui per riprendere i miei appunti a seguito dell’uso dello strumento per alcune settimane. In questa sede, escluderò la valutazione tecnica della sezione arranger (chiamata Loop Mix) avendole già dedicato un approfondimento tecnico in passato. Oggi vediamo tutto il resto.
Pesi e misure da record
Dal punto di vista hardware, GO:KEYS spicca per la sua leggerezza e portabilità. Poco meno di 4 kg e dimensioni ultra-compatte (87,7cm per 27,1 cm) consentono effettivamente di portarla dappertutto. Il design elegante e slanciato è privo di parti sporgenti. Non vi nascondo che un giorno ho provato la forte tentazione di metterla in auto all’ultimo minuto e, grazie alla presenza delle batterie, portarla con me in montagna in una gita invernale.
A fronte di pesi e misure così contenuti, sorprende la discreta qualità dei 61 tasti dinamici. Sono leggeri, ma le dimensioni sono regolari e la risposta al tocco non sfigura davanti a tastiere digitali che costano il doppio o anche il triplo. Mi piace il disegno spigoloso (Box Shaped) dei tasti sia bianchi sia neri e mi sono trovato bene anche con i materiali di superfice ( Ivory Feel), leggermente ruvido da consentire un buon controllo mentre si suona.
Ci sono gli inserti per posizionare un leggio, ma io non l’ho trovato nella confezione e non viene nemmeno citato fra gli accessori disponibili. Come dire che Roland non considera come potenziali clienti i musicisti che leggono lo spartito.
Pannello senza pulsanti
Lo strumento è incredibilmente veloce nell’accendersi: in una manciata di secondi siete già operativi.
Il colore rosso permette a GO:KEYS di spiccare fra le vostre mani, soprattutto se suonate all’aperto, attirando inevitabilmente l’attenzione del pubblico. Il display LCD Custom è lillipuziano: questo è quello che passa il convento. Non ci sono cursori o pulsanti fisici e tutti i controlli sono affidati a tasti attivabili a sfioramento. Come nel caso del Performande Pad composto da due serie di cinque tasti che possono sfiorati da sinistra verso destra e viceversa per ottenere diversi controlli come gli effetti di filtro e quelli di rullo.
Suonare ascoltando
Assolutamente da dimenticare sono gli speaker di bordo. Su questo punto Roland ha fatto davvero troppa economia. La buona fattura dei suoni di fabbrica viene letteralmente oscurata dagli speaker di serie da 2.5W. Onestamente io mi sono rifiutato di usarli e ho sempre suonato ascoltando in cuffia: è tutta un’altra musica e si percepisce la qualità sonora a livello di Roland JUNO-DS.
L’ingresso cuffia è il mini-jack da 3’5″. Vincente, semplice ed immediata è la connessione Bluetooth: si possono ascoltare i brani originali dal lettore audio (tablet/smartphone) e suonarci sopra per esercitarsi o anche solo divertirsi. A differenza di altre tastiere musicali similari che possono mettere in playback dallo smartphone solo brani da iTunes, qui va bene un qualsiasi lettore: se la vostra musica è su Deezer, Spotify, Amazon Music, iTunes o anche sul web (SoundCloud, YouTube) va bene tutto. Basta la connessione Bluetooth e il divertimento è assicurato.
Qualora il brano originale sia in una tonalità difficile da suonare, è sufficiente agire sul Tranpose di GO:KEYS per poter suonare in una scala a voi più consona pur rimanendo allineati nello stesso tono del brano in ascolto.
Altre informazioni
Molte informazioni sono reperibili dalla lettura della scheda tecnica ufficiale, superfluo che ve la ripeti io qua. Piuttosto preferisco sottolineare alcuni aspetti che mi hanno colpito.
Non sottovaluterei il fatto che la connessione Bluetooth può anche essere utilizzata per scambiare dati MIDI con un altro strumento o una DAW.
La registrazione in formato MIDI/AUDIO consente di reincidere le singole tracce, ogni traccia viene assegnata ad una famiglia di strumenti (pianoforti, organi, fiati e così via). E’ possibile registrare anche le parti automatiche suonate dal Loop Mix.
Sul retro del pannello il numero di connessioni è essenziale: oltre all’uscita della cuffia di cui sopra, è presente l’ingresso AUX-IN sempre da mini-jack, l’ingresso del pedale e una porta mini-USB per il collegamento con il computer. Quest’ultimo si rende necessario per l’aggiornamento del software e per scambiare song con lo strumento.
Conclusioni
Come ho già scritto nella mia disanima su Loop Mix, con questo strumento Roland ha presentato alcune buone idee in termini di portabilità e semplicità d’uso. Ma tutto sembra ancora abbozzatto e siamo curiosi di vedere su come evolverà nel caso di modelli futuri facendo ricorso a materiali più robusti ed estendendo il patrimonio di suoni, stili di accompagnamento e funzioni di personalizzazione.
Ieri sera, ero rilassato in compagnia di mia figlia: stavamo guardando insieme i video musicali da lei preferiti, quando ho visto – fra gli artisti del momento – questa giovane ragazza australiana (in arte Tones and I): si esibiva sul palco con una piccola ruggente Roland Go:Keys e un pianoforte digitale. Al di là del timbro vocale molto originale, devo riconoscere che mi ha colpito l’energia vitale che questa artista esordiente irradia: capisco le ragioni del suo improvviso successo fra i teenagers del 2019.
Per tornare a noi: vi confesso mi ha fatto sobbalzare sul divano vedere ancora una volta un esemplare di Go:Keys sul palco: se ricordate, ho parlato spesso di questo strumento nel blog, interrogandomi se mai avrebbe potuto rappresentare l’inizio di qualcosa di nuovo capace di attrarre le ultime generazioni nello sfavillante mondo delle tastiere digitali.
In quell’approccio innovativo agli accompagnamenti, infatti, avevo percepito la possibilità di introdurre freschezza e creatività nel fare musica. Chissà se la funzione Loop Mix di quella tastierina MOLTO economica potrà fare breccia tra i millenium! Di certo, l’idea è appena abbozzata, ma se mai Roland ci dovesse credere seriamente, potrebbe evolvere in qualcosa di molto interessante in futuro.
In conclusione, dopo la mia breve vacanza a Londra del 2018, dove già avevo visto Go:Keys moltiplicarsi fra le mani dei giovani musicisti di strada, ecco che con Tones and I mi trovo di fronte ancora una volta davanti ad una situazione musicale in cui il piccolo gioiello rosso di casa Roland fa la propria degna apparizione. E il successo di questa piccola ma efficace tastiera mi fa pensare.
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E ora due filmati video di Tones and I: artista di strada prima e poi sul palco davanti ad un pubblico entusiasta.
Quando avevo letto la notizia, qualche giorno fa, ero sobbalzato sulla sedia.
Roland annuncia l’uscita di un nuovo arranger portatile della serie E con 256 note di polifonia. Sì non è un refuso: duecentocinquasei note di polifonia! Ero rimasto di stucco.
Si chiama E-X30 e, per un attimo, mi sono detto: “Toh! Finalmente!”
Roland E-X30: arranger a 256 note di polifonia, ma non ci riguarda
E invece… leggendo bene la notizia fino in fondo, il mio entusiasmo si è ridimensionato.
Il prodotto è circoscritto al mercato asiatico. Non è destinato al mercato occidentale. Non per l’Europa. Tanto meno l’Italia. Non a caso le categorie degli stili etnici citano testualmente: India, Indonesia, Turchia, Vietnam, Oriental e – guarda un po’ – Brasile. A scanso di equivoci, Roland chiarisce esplicitamente che E-X30 non sarà distribuito in tutte le regioni del mondo.
Presentazione istituzionale Roland di E-X30 Arranger Keyboard
Dalle demo presenti sul web, i suoni non sono affatto male e rispecchiano al meglio la tradizione Roland.
Sono degne di nota alcune specifiche tecniche: oltre alla polifonia, ci sono ben 347 stili di accompagnamento, 706 voci, un ingresso microfonico, USB-to-Host e USB-to-Device, lettore MP3 da memoria USB, peso di 6,2 kg e dimensioni che garantiscono la piena portabilità.
Dall’altra parte, riducono sensibilmente le attese del prodotto altri aspetti che spiegano il buon prezzo e il target entry-level: controlli degli stili ridotti all’osso (Intro/Ending, Fill A, Fill B), schermo LCD non grafico, evidente leggerezza dei tasti, essenzialità di effetti e funzioni software basiche.
Dal Vietnam “sbuca” questa piccola dimostrazione, interessante.
Il desiderio di rivedere ruggire gli arranger Roland dalle nostre parti resta ancora senza risposta.
Esiste la possibilità di costruire un approccio diverso agli arranger? Per anni abbiamo preso confidenza nel muoverci con disinvoltura fra Intro, Variazioni, Fill-In, Break ed Ending. Alcuni arranger ci hanno permesso di uscire dagli schemi usando il pattern dell’Ending per avviare un brano e altri ancora di chiuderlo semplicemente staccando le mani dalla tastiera con il Sync Stop. Ma, tutto sommato, abbiamo sempre girato intorno a pattern predefiniti.
Poi è arrivata Roland GO:KEYS, una tastierina MOLTO economica con la funzione Loop Mix. L’idea è appena abbozzata. Potrebbe evolversi in qualcosa di interessante in futuro. Forse. Valeva comunque la pena affrontare il tema e cercare di capirne di più.
L’ho appena fatto.
Se vi interessa conoscere il risultato della mia analisi di Loop Mix, bene allora fatevi un giro sul portale SM Strumenti Musicali e leggetevi il focus su Roland GO:KEYS.
Uscito “fresco di stampa” proprio oggi. Buona lettura!