Archivi categoria: Generalmusic

Arranger Legacy | Generalmusic WX2, WX400, WX EXPANDER

Nella prima puntata di Arranger Legacy (era il 21 marzo 2022), avevamo esordito raccontandovi di GEM WS2 e del ruolo cruciale che quell’arranger aveva ricoperto nella diffusione degli strumenti con accompagnamenti fra i giovani tastieristi dell’epoca. Oggi, giunti al decimo episodio di questa rubrica corale che – come sapete – prevede l’uscita contemporanea di Riccardo Gerbi su SM Strumenti Musicali, di Giorgio Marinangeli sul proprio blog, di Marcello Colò su YouTube e del sottoscritto qui sul sito delle Tastiere Arranger, oggi dicevo è il momento di narrarvi il sequel di quella WS2. Parliamo, cioè, del trittico composto da WX2, WX400 e WX EXPANDER, tre strumenti che hanno rappresentato un’importante evoluzione tecnologica di casa GEM.

Nel 1993, l’azienda stava vivendo la metamorfosi della propria intitolazione – da GEM in Generalmusic – e aveva investito le cospicue risorse finanziarie ottenute dal successo commerciale di WS2 per progettare e realizzare la propria crescita. I tre nuovi modelli WX si distinguevano per il fattore di forma: accanto alla classica versione WX2 a 61 tasti leggeri di produzione Fatar, GEM rilasciava una variante pianistica ad 88 tasti pesati (WX400) ed un modulo di espansione senza tasti (WX EXPANDER).

Copertina brochure originale della serie Generalmusic WX (1993)

La serie WX ha rappresentato il primo strumento musicale al mondo con funzioni avanzate di karaoke. Era possibile leggere i testi delle canzoni sul piccolo display di bordo oppure su un monitor TV esterno e, per la prima volta, si potevano persino sperimentare letture di spartiti digitali. Non a caso, dal punto di vista della comunicazione, per lanciare i nuovi modelli, l’azienda utilizzava il termine Multimedia Workstation.

Fino a quegli anni, i dispositivi karaoke più diffusi sul mercato erano i lettori Pioneer di Video Laser Disc che – inizialmente in Giappone ma poi in tutto il mondo – avevano costituito l’infrastruttura portante del fenomeno del karaoke, grazie ad una sottostante vasta produzione di video musicali che evidenziavano i testi in sincronia con il canto. In Italia, la cosa era diventata famosa grazie ad una riuscita serie televisiva condotta da Fiorello su Italia Uno dal 1992 al 1994. In realtà il karaoke era un fenomeno globale che risaliva a molti anni prima e che doveva le proprie origini al capillare successo dei piccoli locali giapponesi, dove il pubblico poteva cimentarsi in improvvisate esibizioni canore, leggendo i testi delle canzoni più popolari dal monitor TV collegato al Video Laser Disc (LD-G) e cantando in un microfono collegato all’impianto audio. In questo contesto, GEM aveva quindi introdotto sul mercato uno strumento musicale pronto all’uso per il musicista animatore, dove non era più necessario procurarsi i costosi video, grazie alla nuova abbondanza di basi MIDI che includevano le liriche sillabate dei testi delle canzoni. I brani musicali erano forniti dalla GEM Software Division. WX2 si vendeva anche in bundle con un televisore MIVAR in modo da fornire un impianto completo per fare karaoke in ambito casalingo o piccoli locali.

La serie WX non aveva un hard-disk interno, ma leggeva i floppy disk sfruttando una piccola SRAM (Static Ram) all’interno per caricare fino ad 8 song per volta ed altre risorse. La tecnologia era in via di evoluzione ma si sarebbe dovuto attendere ancora qualche anno (vedi, ad esempio, Ketron MidJay) per ottenere quelle dimensioni di storage interno necessarie per contenere tutte le basi utili per una serata. Gli orizzonti del mercato di GEM non erano circoscritti all’Italia; e nemmeno all’Europa. Spingendo sull’acceleratore del karaoke, GEM intendeva aggredire il mercato asiatico.

Nell’economia del catalogo GEM, la serie WX era la prima a supportare il General MIDI, sia nella mappatura dei suoni di fabbrica, sia nella compatibilità con gli Standard MIDI file. A dire il vero, il vasto catalogo di basi proprietarie, ottimizzate per lo strumento, sfruttava al meglio l’arsenale di suoni e di effetti. Non solo: il formato proprietario delle basi GEM gestiva tre tracce addizionali: una per i testi, una per la melodia (notazione) e una per gli accordi. Il fenomeno della duplicazione dei floppy disk questa volta viene ostacolato, dopo essere stato il cavallo di battaglia di GEM con WS2: GEM aveva studiato alcune protezioni che impedivano la copia, ma – si sa come va il mondo – gli smanettoni più esperti avevano già trovato un modo su come aggirare i controlli.

Generalmusic WX EXPANDER

Fate clic qui per scaricare il file PDF della brochure originale della serie WX.

Sugli strumenti WX, si potevano comunque costruire le proprie basi grazie alla presenza di un capace sequencer professionale a 16 tracce con funzionalità di editing superiori come Microscope e Undo. Teoricamente anche gli stili di accompagnamento avrebbero potuto essere programmati direttamente nello strumento ma, per velocizzare le operazioni di sviluppo, i professionisti usavano un computer esterno che, secondo lo standard dell’epoca, era un Atari ST su cui giravano Notator e/o Cubase. Gli stili non potevano essere caricati tramite il sequencer interno: andavano trasmessi da Atari tramite la porta MIDI e mettendo lo strumento in record “a velocità ridotta” per non correre il rischio di perdere qualche evento nella trasmissione.

Alcuni musicisti apprezzavano la funzione Extract che otteneva dal MIDI file una traccia a scelta per lo score: poteva essere visualizzata soltanto la linea del canto o altre tracce monofoniche, ma era il primo grande passo verso gli spartiti digitali di bordo che faranno la fortuna di molti modelli di arranger negli anni a venire.

Dal punto di vista fisico, l’estetica dello strumento era sublime e molti apprezzavano la comodità dei pulsanti retroilluminati sul pannello: tutte le funzioni della tastiera erano riconoscibili anche al buio. Come da tradizione GEM, tutto il corredo era stato progettato e fatto in casa: sia l’hardware, sia il software. La generazione sonora era stata rinnovata prendendo le mosse da WS2: la wavetable era stata rifatta ex novo (6MB) e poggiava su 32 note di polifonia (lo standard dell’epoca). I suoni erano 472 e 96 gli stili di accompagnamento.

La serie WX poteva caricare campioni (sample) in formato proprietario GEM, sulla scia di quello che verrà poi adottato sulla workstation S2: quest’ultima era un modello alternativo, senza tracce di accompagnamento, trattandosi appunto di un nuovo synth categoria assente da diversi anni in casa GEM (dovremmo dire ormai Generalmusic). S2 era nata infatti nel laboratorio GEM di Recanati, dove era stato ideato uno strumento completamente diverso, con una architettura specifica per le tipiche funzionalità da synth e workstation. Gli arranger WX invece erano nati all’interno dello stesso gruppo di sviluppo che aveva creato WS2, nel laboratorio di San Giovanni Marignano. I nomi dei protagonisti di questo progetto sono quindi gli stessi che avevamo citato nell’articolo dedicato a WS2 e a cui vi rinvio per i dettagli.

Nonostante i positivi risultati commerciali della serie WX, i numeri delle vendite non avevano raggiunto i livelli eccezionali di WS2. I tempi erano cambiati: la concorrenza era scatenata. Si pensi che nel 1993, erano contemporaneamente usciti sul mercato alcuni modelli epocali come Korg i3, Roland E-86, Yamaha PSR-300 e Technics KN2000. Nonostante le quantità inferiori di vendite, WX2 aveva comunque un prezzo di listino superiore rispetto WS2 e questo aspetto ha permesso all’azienda di ottenere margini di rilievo, conservando il buono stato di salute finanziaria (siamo negli anni del grande boom economico della casa romagnola).

Il debutto di WX2 era avvenuto al Musik Messe di Francoforte nel 1993 con la presentazione seguita da Enzo Bocciero in persona; accanto a lui c’era Marcello Colò (sempre lui, la nostra fonte!) che presentava S2 e WS2 (la produzione del modello precedente proseguiva ostinata, grazie alle vendite che non sembravano ancora calare). Dietro le quinte, vale la pena citare un aspetto interessante e curioso mi è stato segnalato da Marcello stesso: la serie WX aveva cambiato il paradigma delle classiche dimostrazioni in pubblico di strumenti nuovi. Prima di WX2, il pubblico delle demo era passivo e assisteva da spettatore alle esibizioni di presentazione dei nuovi prodotti. Con WX2, il pubblico era diventato protagonista: spesso il dimostratore coinvolgeva i visitatori delle fiere e dei negozi, invitandoli a cantare in sessioni di karaoke improvvisate. Per la cronaca, Marcello ricorda ancora una fortunata serie di dimostrazioni in Sudamerica, dove si era fatto accompagnare da due eccellenti cantanti brasiliani che rendevano brillanti e affascinanti quelle esperienze.

Arranger Legacy | GEM Genesys

Nell’ambito della rubrica Arranger Legacy, abbiamo sinora affrontato sette magnifici strumenti del passato, grazie alla collaborazione con Riccardo Gerbi, Giorgio Marinangeli e Marcello Colò. Oggi siamo qui raccontarvi l’esperienza di GEM Genesys nella storia delle tastiere con accompagnamenti. Vi consiglio un passaggio su SM Strumenti Musicali e sul blog di Giorgio Marinangeli per completare le diverse letture, mentre al fondo di quest’articolo trovate il video dimostrativo di Marcello Colò. Partiamo!

Copertina della brochure di GEM Genesys

A metà degli anni 2000

La prima volta che ho affrontato a fondo l’argomento GEM Genesys risale al DISMA di Rimini a metà degli anni duemila. Per chi non lo sapesse, il DISMA è stato per anni l’appuntamento più importante in Italia per il mercato degli strumenti musicali. Ed è stata quella fiera l’occasione in cui ho conosciuto di persona Luca Pilla, l’attuale direttore di Audio Fader e SM Strumenti Musicali, web magazine che ospitano – di tanto in tanto – i miei piccoli contributi alla diffusione della conoscenza delle tastiere arranger. Torniamo a noi: quel giorno, dopo una lunga e avvincente chiacchierata sull’evoluzione in corso delle tastiere digitali, ci siamo recati allo stand Generalmusic dove Luca mi ha presentato Raffaele Mirabella (ai tempi dimostratore dei prodotti GEM ed oggi Product Specialist del settore tastiere in Algam Eko, vale a dire distributore nazionale di prodotti Korg, Studiologic, Nord); ed è così che tutti e tre abbiamo affrontato insieme l’argomento in questione. Ricordo che quell’incontro è stato illuminante nel farmi comprendere come parlare di Genesys significasse di fatto argomentare su WK4 o meglio WK8. La serie WK era infatti nata nel 1994 e aveva conquistato la piazza grazie alle dotazioni innovative per i tempi, fra cui l’Hard Disk, l’armonizzatore vocale e la possibilità di aggiornare il sistema operativo tramite floppy disk. Quando i modelli WK avevano già dato tutto, l’azienda romagnola ha pensato di riutilizzare processore, architettura, sistema operativo e risorse musicali per nuovi modelli di strumenti: nascevano così prodotti destinati a chi suonava sul palco (modelli SK a 76 o 88 tasti, senza amplificazione di bordo), a chi bramava i pianoforti digitali (modelli PS) e ai producer con l’introduzione di Genesys nel 2002: lo slogan commerciale recitava come quello fosse il primo strumento in assoluto capace di consentire la creazione in casa di un CD audio partendo da zero. Si poteva infatti registrare in multitraccia MIDI, prendendo le mosse dagli stili dell’arranger o suonando con le proprie mani; e si poteva realizzare un brano musicale completo, aggiungendo persino la linea vocale (Vocal Genius) per il livellamento del mix finale e masterizzare tutto su CD. Il pubblico si aspettava da GEM sempre e solo primizie. E così è stato.

GEM Genesys – Foto Oostendorp

Caratteristiche

Lo strumento aveva uno chassis innovativo ed accattivante, mentre le dotazioni hardware e software svettavano fra i rinnovamenti tecnologici del momento come la funzionalità di trattamento dei dati in formato audio, sia con lettore MP3/WAV sia con possibilità di registrazione audio sul disco fisso integrato, oltre al caso insolito per gli strumenti a tastiera di essere fornito di lettore DVD e masterizzatore CD. Gli speaker erano davanti e puntavano verso il musicista, fungendo così da monitor, in modo molto originale. Il display VGA ad alta risoluzione era brillante e ben retroilluminato: offriva un’ottima funzionalità LYRICS ma dava il meglio con la pagina SCORE, estrapolando la partitura da una traccia del MIDI file in chiave di SOL. Era stata una scelta all’avanguardia che solo Yamaha ha saputo poi migliorare con Tyros e Clavinova CVP. La wavetable suonava bene rispetto gli strumenti dell’epoca (ricordo con piacere i suoni pastosi di pianoforte acustico e quelli irrequieti di piani elettrici). In genere, gran parte dei timbri non suonano male neanche oggi e non impallidiscono affatto davanti a strumenti più recenti. Come noto, GEM progettava e produceva tutto in casa, compreso il processore Drake che ha fatto la storia.

Il team

Il gruppo di persone, che ha curato la progettazione di Genesys, proveniva dalla struttura che aveva fatto WK4 e WK8: Enzo Bocciero, Marcello Colò (sempre lui, la nostra preziosa fonte di informazioni) e Gianni Giudici avevano curato l’evoluzione delle risorse musicali. Fabrizio Bracalenti aveva seguito tutta la parte del sequencer, HD e CD. Anselmo Bordi aveva sovrinteso il layout del pannello comandi e Bruno Cesanelli la gestione di interfaccia dello strumento.

Genesys XP – Foto: Generalmusic

Responso della clientela

Nonostante la notevole qualità dello strumento, Il prodotto è stato accolto tiepidamente dal mercato. Inizialmente lo chassis aveva segnato difficoltà di vendita a causa del fatto di essere pesante ed ingombrante. GEM era corsa immediatamente ai ripari con una variante più leggera e non amplificata (Genesys PRO) e che presentava per la prima volta un display a scomparsa (vi dice qualcosa?). Successivamente uscì l’edizione expander Genesys XP. Ma i grandi numeri delle serie WS, WX e WK erano definitivamente dietro le spalle. Del resto, la concorrenza si era fatta ancora più spietata con gli annunci di Korg Pa1X, Yamaha Tyros, e Ketron SD1.

Nella rubrica di Arranger Legacy abbiamo spesso parlato di strumenti che hanno lanciato nuove aziende o nuove linee di modelli. Non è il caso di Genesys. In quegli anni, GEM stava esaurendo le proprie risorse economiche, alla vigilia di una crisi che – dal 2008 in poi – avrebbe portato progressivamente alla chiusura dei cancelli dell’azienda. L’arranger Genesys (insieme al pianoforte Pro Mega) ha fatto quindi da colonna sonora all’ingresso dell’azienda nel viale del tramonto: lo staff era in via di spopolamento e il laboratorio non rilasciava più progetti totalmente innovativi da alcuni anni. Genesys è nato quindi a fine corsa della storia di quella Generalmusic che – dopo la chiusura – ha lasciato un grande vuoto nella comunità mondiale degli appassionati di tastiere musicali.

Concludiamo, come da tradizione della rubrica, dando spazio a Marcello Colò e alla sua dimostrazione degli stili di GEM Genesys.

Tastiere arranger – Parte VII

Dexibell

Reportage: Dexibell
XMURE: L’arranger del futuroApprofondimentoPremioXMURE in crescita,
Focus XMURE 2022

Generalmusic (GEM)

Storia degli arranger GEM
Arranger Legacy: WS2, Genesys

Technics

Suonare oggi gli arranger Technics
Arranger Legacy: SM-AC1200

Farfisa

Arranger Legacy: 7X (SevenX)

Cavagnolo

Zenith One: Annuncio
Air Symphony: Annuncio

Kurzweil

KP300X, KP200 , KP150 , KP70 , KP30: In fiera
KA-90, KA110, KP100, KP110: In fiera,

ORLA

Grand 500: In fiera

Kawai

ES8: Approfondimento, In fiera

ELKA

OMB 5, OMB 3: Approfondimento
Il ritorno di Elka?

Deebach

Deebach nuovo produttore, Max, XMS-Pro

Arranger Technics KN2000 (1993)

Arranger Legacy: Generalmusic WS2

Comincia oggi una nuova avventura per Tastiere Arranger. La collaborazione nata spontaneamente fra Giorgio Marinangeli, Marcello Colò e il sottoscritto per la stesura del recente articolo uscito in questo blog su Elka OMB 5, ha stimolato Riccardo Gerbi a lanciare l’idea di una nuova iniziativa editoriale sul web che tutti abbiamo accolto con entusiasmo, nonostante le estenuanti e facinorose discussioni notturne in conferenza web, come succede fra “quattro amici al bar”.

Sotto l’egida di SM Strumenti Musicali, a partire da oggi e nei prossimi mesi, usciranno a cadenza regolare una serie di contributi sugli strumenti arranger che hanno fatto la storia delle tastiere digitali dagli anni 80 a seguire. Quattro siti diversi pubblicheranno, in contemporanea quadrifonia, contenuti che – sospettiamo – potranno essere interessanti per chi segue abitualmente questo blog. Potrete leggere di più sul significato dell’iniziativa e di come saranno differenziati gli argomenti fra noi quattro nell’articolo di Riccardo Gerbi su SM Strumenti Musicali.  

Oggi cominciamo con il primo strumento di una lunga serie: Generalmusic WS2. Il mio compito è quello di raccontarvi lo strumento con il mio solito approccio, quello di un appassionato reporter del mondo arranger.

Arranger Legacy | GEM WS2 versione modulo

Rivoluzione del 1990

L’innovazione introdotta da Generalmusic nel 1990 merita di essere celebrata ancora oggi, a distanza di 32 anni dall’evento. L’azienda italiana si era presentata al mondo delle tastiere digitali con un prodotto che, al primo sguardo, spiccava rispetto tutta la produzione circostante grazie ad una livrea innovativa ed accattivante. Dal punto di vista tecnologico, con WS2 appariva per la prima volta sul mercato un arranger dotato di sequencer a 5 tracce e unità floppy disk utile per espandere le risorse musicali di bordo: stili e song.

Non è tutto qui. WS2 offriva di serie un’attrezzatura di accompagnamenti dall’identità molto chiara. Già l’Intro di ogni stile definiva esattamente il brano ideale con cui sfruttare quell’accompagnamento: si avviava lo stile Funky e si era pronti a suonare Pick Up the Pieces della Average White Band, oppure si partiva con lo stile 5/4 e si era comodi per suonare Take Five di Dave Brubeck. Questo elemento di rottura avveniva in un mondo di arranger arcaici dove gli arrangiamenti erano molto più tradizionali, mentre WS2 faceva il verso ai successi musicali mainstream. Oggi alcuni direbbero che, con WS2, sono nati i “song style”.

A tutto questo, si aggiunge un aspetto ancor più vincente: nel mondo di allora tutti i produttori di software blindavano i loro supporti digitali in modo da impedire la copia dei dati (una cosa ardua da spiegare oggi ai nativi digitali abituati a scaricare di tutto dal web). In modo rivoluzionario rispetto l’epoca, il software di Generalmusic era duplicabile: molti musicisti copiavano i dischetti contenenti stili e basi acquistati in negozio a favore di amici e colleghi. Quando un tastierista acquistava GEM WS2 si poteva trovare nelle condizioni di disporre gratuitamente di decine di floppy-disk ed essere così pronto ad affrontare le serate con un vasto repertorio. Generalmusic, pur consapevole che i propri clienti non agivano nel rispetto della legalità, non combatteva e nemmeno scoraggiava questo fenomeno diffuso di copia. Il concetto di gratis è oggi il paradigma di tutto il web (diamo per scontato di avere gratuitamente cassette postali, programmi di videoscrittura, fogli elettronici, software di fotoritocco, etc.): 32 anni fa non era così e il fatto che l’azienda romagnola chiudeva gli occhi di fronte a diffusi atti di violazione del copyright, ha permesso di acquisire un ampio numero di clienti concedendo loro, in modo implicito, l’accesso gratuito a tutto il patrimonio software prodotto dall’azienda.

Il successo di WS2 è stato talmente importante che GEM ha dovuto organizzare le proprie maestranze al fine di produrre regolarmente almeno 100 tastiere al giorno e per ben tre anni di fila, per riuscire a stare dietro alle vendite in Italia, Europa e nel resto del mondo. Sono numeri impensabili per le tastiere attuali.

Arranger Legacy | GEM WS versione modulo

Una workstation, sì una workstation

Generalmusic utilizzava il termine workstation per WS2: non era un caso, dato che lo strumento poteva essere impiegato in diversi modi:

  • Ovviamente l’arranger con i suoi stili era il metodo più popolare.
  • Era possibile arrestare l’arranger e suonare i singoli timbri da tastiera come un semplice synth.
  • Il sequencer di bordo consentiva di registrare proprie song fino a cinque tracce.
  • Collegando via MIDI una tastiera master o un altro strumento digitale era possibile utilizzare la tastiera WS2 come generatore sonoro (di più, WS2 era in vendita anche senza tastiera, come modulo expander).

Nel 1990 non si era ancora affermato lo standard General MIDI e ogni produttore di strumenti digitali costruiva l’architettura delle risorse musicali secondo la propria inventiva. Anche la standardizzazione dei componenti e standard industriali per il software erano di là da venire, ne conseguiva che le architetture di costruzione logica degli strumenti digitali erano prevalentemente fatte in casa. Così era per Generalmusic che ha interamente progettato e realizzato WS2 con i propri talenti e le proprie possibilità.

Storia di manager, professionisti e artisti

Dietro le quinte c’era Gianni Giudici, responsabile dell’area musicale di Generalmusic, Deus Ex Machina di una estesa squadra di musicisti e tecnici, fra cui Enzo Bocciero, Maurizio Galanti, Giacomo Bodini e tanti altri. A San Giovanni in Marignano (a quei tempi in provincia di Forlì-Cesena, oggi provincia di Rimini) operavano ben due gruppi di sviluppo indipendenti sul progetto, mentre un terzo gruppo si è aggiunto al progetto in una seconda fase, quando il 50% delle risorse era già stato realizzato: questo team era operativo a Recanati alla presenza di talenti provenienti da Elka (appena acquisita da Generalmusic) e altri nuovi assunti. Il ruolo di Recanati è stato quello di mettere a punto la wavetable realizzata a San Giovanni. A Recanati operavano nomi che hanno fatto la storia degli arranger negli anni a venire come Juergen Schmidt, Francesco Castagna, Roberto Marcucci, Francesco Sardella e Marcello Colò (la mia fonte principale per la stesura di questo articolo).

Inizialmente stili e song erano prodotti internamente dalla GEM Software Division, composta essenzialmente da dipendenti GEM e alcuni collaboratori esterni. È ormai storia il fatto che, intorno al 1994, è avvenuta la scissione di Marco Cima (oggi a capo di M-Live) e di Music Media Soft dello stesso Gianni Giudici (oggi direttore musicale di Studiologic).

Arranger Legacy | GEM WS2 versione 61 tasti

Tutto – ma proprio tutto – Made in Italy

La stessa scheda madre e lo stesso firmware erano montati in quattro varianti dello strumento:

  • WS2: tastiera con 61 tasti leggeri e amplificatori di bordo, il killer del mercato.
  • WS2: modulo expander
  • WS400: pianoforte con 88 tasti pesati e mobile, era nato due mesi dopo il primo annuncio di WS2 e, nonostante il costo più impegnativo, ha raccolto un discreto successo
  • WS1: un anno e mezzo dopo il primo lancio, Generalmusic aveva proposto uno strumento a tastiera dalla scocca più piccola e con un numero inferiore di risorse. Nelle intenzioni dell’azienda, doveva essere l’opportunità più economica e alla portata di tutti, ma il taglio di risorse operato non la faceva percepire al livello degli altri strumenti della famiglia e non ha riscosso lo stesso successo.

La linea WS è stata il centro focale di un’ampia serie di innovazione tecnologica Made in GEM: il processore DISP1, primo dispositivo sviluppato internamente da GEM, ha permesso a questa nuova workstation di gestire un database di suoni e stili dalle caratteristiche senza precedenti. Anche il firmware era fatto in casa. GEM aveva sviluppato un software proprietario per creare la propria wavetable sonora: una volta campionato il suono, il gruppo di ingegneri GEM aveva la possibilità di manipolare il campione, creare i punti di loop e mappare il suono nella memoria ROM ottimizzando le risorse a disposizione.

Lascio a Giorgio Marinangeli e al suo articolo uscito in contemporanea a questo a documentarvi le caratteristiche tecniche di WS2. Qui mi limito a raccontarvi dell’impatto di quell’ampio pannello affollato di pulsanti ordinati in schiera: all’epoca, davano l’impressione di austero ed elegante futurismo hi-tech. Sulla sinistra risaltavano due controlli: il primo era una trackball innovativa per pitch bend e Modulation, questa era stata oggetto ai tempi di grandi dibattiti e discussioni e diventò iconica. Più sopra un controller a forma di torta a quattro spicchi per il controllo degli stili (Start/Stop, Intro, Fill-In, Sync/Continue), a proposito che idea carina, peccato sia stata poi abbandonata.

Non essendo ancora diffuso sul mercato il General MIDI, i timbri di bordo erano mappati per importanza: dapprima un suono di Grand Piano che aveva il suo significato all’epoca; frutto di grandi applausi era l’Electric Piano che richiamava fedelmente il suono su due livelli del Fender Rhodes. Ottimi i suoni di basso, brass e sax. Le percussioni erano compresse ed efficaci, uscendo bene dal mix. Era presente un originale Vocal Kit, utile nelle percussioni con gridi vocali. Le basi su WS2 riproducevano con puntualità i suoni dei brani di successo dell’epoca. Accanto ai timbri da primato, il resto della wavetable offriva voci di minore efficacia, tuttavia molto equilibrati nel suo insieme.

Dal floppy disk si potevano caricare file con estensione .all che abitualmente contenevano stili e suoni. Era il metodo più comodo per eseguire il backup della memoria e ricaricare poi il tutto alla bisogna. Non c’era il multitasking: durante la manciata di secondi necessaria per il caricamento, lo strumento non suonava.

Su WS2, era possibile programmare uno stile partendo da zero. Normalmente però gli stili venivano costruiti su sequencer MIDI esterni (i più diffusi nel 1990 erano Atari ST Notator e Steinberg Cubase): non essendo disponibili funzioni di import, si caricavano i pattern degli stili nel sequencer semplicemente inviando le tracce alla porta MIDI, mentre WS2 registrava il tutto in tempo reale.

Se volete sapere come è fatta WS2, consiglio sinceramente la lettura dell’approfondimento tecnologico esteso dal più che esperto in materia, Giorgio Marinangeli.

Chi suonava WS2

Fra le migliaia di musicisti che hanno acquistato WS2, il grosso dei clienti era composto da piano baristi ed utilizzatori casalinghi. Le caratteristiche ruffiane dello strumento rendevano strategica la posizione del prodotto sul mercato permettendosi di essere attraente sia per chi intendeva suonarla in casa sia per chi invece la portava con sé per l’intrattenimento live nei locali. Non era lo strumento ideale per la musica da ballo o per suonare in una band, ma per tutto il resto si dimostrava versatile. La gamma di età chi acquistava WS2 era fra i 25 e i 45 anni. Non possiamo evitare di citare il fatto che, fra i tanti clienti e musicisti autentici, si fossero infiltrati finti tastieristi che l’hanno acquistata per il solo scopo di mettere in playback le basi dal vivo (no comment!).

Il prodotto aveva la fama di essere molto affidabile: si narra che in una riunione di Generalmusic con i propri centri di assistenza sparsi in Italia, questi ultimi si lamentavano perché WS2 non si guastava mai e non dava lavoro a chi era lì pronto per le riparazioni. Se qualche problema è emerso, era principalmente legato alle serigrafie che scomparivano presto dalla scocca dello strumento e al rischio che la batteria tampone negli anni perdesse la carica, mentre l’acido usciva sui circuiti: ma chi ha fatto regolare uso e manutenzione dello strumento non ha avuto grandi motivi di rimostranza. A distanza di lustri e decenni, molti esemplari di WS2 continuano a funzionare bene, persino i display non hanno perso luminosità e contrasto.

Video

Immagino che ora sarete curiosi di vedere WS2 da vicino e di ascoltare come suona con le vostre orecchie? Ecco a voi, Marcello Colò!

Arranger Legacy | GEM WS2 | Demo by Marcello Colò

Marcello Colò & Friends

Chi fra di voi, appassionati suonatori di tastiere arranger, si fosse perso la diretta odierna di SM Friends, dovrebbe ripensarci. Mi permetto di darvi questo suggerimento perché potreste trovare pane per i vostri denti.

Oggi 8 giugno 2020 alle 19, l’amico Riccardo Gerbi ha condotto una lunga chiacchierata con Marcello Colò, oggi uomo Ketron, ma che dal 1975 ad oggi ha segnato la storia dell’industria musicale marchigiana lasciando tracce importanti in CRB Elettronica, Generalmusic e Korg prima di approdare in Ketron.

La registrazione è disponibile su YouTube e dura oltre un’ora e trenta ma racchiude così tante esperienze vissute in 40 anni di sperimentazione, progettazione e realizzazione di strumenti musicali nelle Marche. Nella parte finale, si parla specificamente di tastiere arranger e, cosa rara, si è dato pane al pane e vino al vino. Il livello qualitativo raggiunto dalle tastiere arranger è tale da non aver più nulla da invidiare ad altre categorie di strumenti digitali a tastiera. Non è più il tempo di sentirsi figli di un Dio minore.

Mi fermo qui: seguite il link e troverete, oltre a Marcello e Riccardo, il contributo di Luca Pilla e, indegnamente, quello del sottoscritto.

Buona visione quindi.

SM Friends: amici e appassionati di strumenti musicali

Michele Mucciacito di Evento Suono: l’intervista

Oggi ospitiamo nel nostro blog Michele Mucciacito, musicista specializzato nella produzione di suoni e stili per arranger. Sotto il marchio della sua azienda, Evento Suono, Michele ha partecipato attivamente alla programmazione degli stili preset per gli arranger di quasi tutte le case dal 1992 ad oggi: Generalmusic, Ketron, Korg, Roland e Yamaha. Siamo quindi di fronte a uno dei protagonisti che hanno portato al successo le tastiere con accompagnamenti: materia privilegiata per i lettori del nostro blog.

Re’: Ciao Michele. Da dove comincia la tua vita di musicista?

MM: Sono stato educato alla musica prima di tutto in famiglia. Mio padre suonava la chitarra in un gruppo beat dei primi anni 70 a Pesaro. A cinque anni ero un’attrazione in qualità di “bambino prodigio” che suonava la batteria durante i concerti di mio papà nei vari locali della riviera romagnola. Correva l’anno 1976. Per il Natale del 1979 trovai sotto l’albero la mia prima batteria “seria” e da grandi: una Hoshino gialla, meravigliosa! Non ho dormito per almeno due giorni.

Re’: Sei un figlio d’arte, allora.

MM: Ho avuto la fortuna di trovare in casa tanti strumenti musicali, soprattutto elettronici. Mio papà, oltre a suonare la chitarra nella sua band, aveva un piccolo studio di registrazione casalingo: un organo Elka a due manuali con ritmi automatici e un registratore Grundig multipista a bobine a nastro. Io ero sempre con papà in studio a giocare registrando musica. Negli anni 80 ho iniziato gli studi musicali presso la scuola media ad indirizzo musicale di Pesaro. Successivamente, ho frequentato i corsi di pianoforte e composizione presso il Conservatorio Gioacchino Rossini di Pesaro. Ho avuto anche la fortuna di seguire il corso di musica per film condotto da Ennio Morricone in persona. Sono stati anni meravigliosi, pieni di entusiasmo e di scoperte. Mentre studiavo al Conservatorio, facevo serate nei locali di pianobar e nelle piazze in estate con la mia Rock Band.

Michele Mucciacito, deus ex machina di Evento Suono

Re’: Come è stato il balzo alla musica digitale?

MM: Ho fatto tutta la trafila di quell’epoca di noi giovani pionieri: all’inizio c’era il Commodore VIC-20, poi il Commodore 64 e il campionatore Roland S-50. Ho usato i primi veri sequencer (Notator, Creator e poi Cubase) programmando le sequenze MIDI su ATARI ST-1040 con i suoni degli expander Roland U110 e U220. Suonavo musica dal vivo nelle discoteche della riviera portando sul palco l’ATARI ST-1040 e il suo monitor. In quel periodo ho fatto le mie prime esperienze con gli accompagnamenti automatici di Arranger Plus di Solton by Ketron.

Re’: Ed è allora che hai pensato di dare vita ad Evento Suono?

MM: Sì, il destino ha battuto alla mia porta nell’estate del 1992: un mio collega musicista mi ha chiesto di accompagnarlo in Generalmusic a San Giovanni in Marignano: lo avevano convocato per un colloquio di lavoro e lui quel giorno aveva l’auto ferma per un guasto. Arriviamo alla reception e ci fanno accomodare nella sala d’aspetto. Il mio amico entra nell’ufficio del responsabile musicale e dopo tre minuti esce e mi dice di entrare perché stanno cercando programmatori di MIDI file per le loro tastiere. E così ho iniziato aprendo l’attività di Evento Suono: all’inizio realizzavo basi MIDI file e style per GEM WS2, S2 e WX2. La Generalmusic nei primi anni 90 era una realtà industriale e tecnologica ai massimi livelli. Ho potuto conoscere, lavorare e imparare da persone molto competenti.

Re’: Ma non ti sei fermato a Generalmusic.

MM: Nel 1994 ho avviato la collaborazione con Ketron che aveva appena presentato MS50, uno strumento di grande successo. Ho sperimentato per la prima volta degli style con il groove audio che MS50 poteva caricare da floppy al suo interno e gestire tramite un primitivo algoritmo di time stretching. Ho seguito parte della progettazione e della realizzazione degli styles di MS100 e subito dopo nel 1998 il progetto X1, dove per la prima volta su arranger sono stati aggiunti dei groove audio tagliati a fettine con la tecnica degli slice. Il risultato era notevole. Poi c’era la possibilità di caricare 16MB di suoni utente.

Michele Mucciacito all’opera nel suo studio

Re’: Erano anni straordinari per l’azienda Ketron.

MM: Il progetto successivo SD1 è stato un altro centro: ho potuto lavorare nella programmazione di nuovi groove di batteria fatti per essere efficaci dal vivo. Ho visto anche crescere XD9, progetto basato su SD1, ma con l’intenzione di proporre un prodotto meno costoso. Anche in Ketron ho avuto la fortuna di lavorare con un gruppo creativo e motivato. Prima di terminare quella collaborazione, ho avuto la possibilità di partecipare all’ideazione e creazione del progetto Audya dove i groove audio inseriti negli style erano eseguiti in streaming dal disco.

Re’: Poi sei arrivato in Korg.

MM: Ho trovato in Korg Italy una realtà nuova e altrettanto stimolante per crescere professionalmente. Ricordo di aver cominciato con la programmazione dei ritmi delle card Latin e Latin Dance per Pa80. Poi nel 2002, è arrivato il tempo della progettazione di Pa1X. Ho avuto l’onore di coordinare i programmatori di styles Korg nel mondo per realizzare il nuovo parco di accompagnamenti automatici. È stato incredibile confrontarsi con musicisti di tutto il mondo. Ho anche partecipato alla realizzazione di Pa800 con altri styles creati ad hoc.

Re’: Faccio fatica a starti dietro. Cosa è successo dopo?

MM: Ho avuto poi una piccola collaborazione verso il 2004 con Roland Europe di Acquaviva Picena. Al tempo ho realizzato alcuni style sulla seconda versione della G-70 e la successiva E-80. Quest’ultima suonava da paura ed era molto avanti come suoni e funzioni.

Re’: E-80 era un’autentica bomba. L’ho studiata e testata per la mia primissima recensione che abbia mai scritto su un arranger. Gli sono affezionato. Michele scusa: ma, alla fine, manca solo Yamaha all’appello.

MM: Quando avevo provato la prima Tyros ero rimasto folgorato dai suoni dei drum set e dal design. Quindi mi ero subito proposto a Yamaha Italia. Sino a quei tempi Yamaha aveva privilegiato una clientela internazionale a scapito di un repertorio nazionale. E così ho cominciato realizzando gli styles che Yamaha Italia ha pubblicato sul suo portale ufficiale a favore dei tastieristi italiani: i numeri di download hanno trasformato quell’esperienza in un successo importante.

Re’: Mi ricordo benissimo: anch’io ho scaricato quegli stili gratuiti dal sito Yamaha e li ho suonati per anni sulla mia Tyros.

I suoni e gli stili di Michele Mucciacito sono presenti in diversi expansion pack di YamahaMusic Soft

MM: Ho lavorato sotto la supervisione del product specialist Yamaha di allora, Paolo Stefano, un caro amico. Poi, nel 2009 sono stato inserito nel team dei programmatori di Yamaha Music Europe di Amburgo in Germania. E così sono diventato il programmatore ufficiale Yamaha di suoni, styles e MIDI file per l’Italia.

Re’: Ancora oggi collabori con Yamaha.

MM: Periodicamente partecipo ai meeting che Yamaha Music Europe organizza in esclusiva per i programmatori di suoni, styles e MIDI file sparsi per l’Europa. Ho cominciato così a creare gli expansion pack per arranger Yamaha dedicati al mercato italiano. Da quell’esperienza sono nati i pacchetti Latin (South Europe) e Greetings from Italy (quest’ultimo giunto recentemente alla seconda versione).

Re’: Ci puoi svelare qualcosa sui prossimi rilasci del tuo lavoro?

MM: Siamo in piena era Genos. Sto lavorando con l’amico Danilo Donzella del branch italiano di Yamaha Music Europe, realizzando idee nuove dedicate all’Italia e ai musicisti del nostro Paese. Non posso dirti ancora nulla. Sappi che Evento Suono sta crescendo nelle idee, nelle persone e nei progetti.

Re’: Facci sapere per tempo, allora!

Breve digressione sulla storia degli arranger GEM (Generalmusic)

Arranger made in Italy

La tecnologia musicale odierna è figlia della ricerca, della sperimentazione e dei risultati del passato. Sin dagli anni 80, l’evoluzione degli strumenti digitali è in continuo divenire e il mondo delle tastiere digitali di oggi non sarebbe lo stesso senza l’esperienza di numerose aziende – prevalentemente italiane – che hanno contribuito a sviluppare e realizzare strumenti musicali sui quali sono state applicate le tecniche informatiche in via di diffusione su personal computer e affini. Fra tutte queste aziende, ce n’è una di cui non abbiamo parlato molto in questo blog, dato che la sua parabola originale ha compiuto il proprio ciclo di vita prima della nascita del blog delle Tastiere Arranger.

Si tratta di GEM (altrimenti detta Generalmusic) e vale comunque una particolare menzione.

Oggi affrontiamo insieme, dunque, un breve excursus sui principali prodotti di questa azienda, nella consapevolezza che quel marchio si è distinto nell’innovazione di diversi comparti: nei sintetizzatori (S2, S3, Equinox), nei pianoforti digitali (Realpiano PRO1, PRO2, Promega 2, Promega 3) e nelle tastiere con accompagnamenti. Ma solo quest’ultimo settore, guarda caso, rappresenta l’argomento di cui ci occupiamo in questo blog.

Le prime GEM della serie DSK

Serie DSK

GEM è un’azienda dalla lunga e vasta tradizione essendo nata nel 1890 per la produzione di fisarmoniche. Negli anni 60 e 70 si è affermata poi nel mondo degli organi elettronici e dei sistemi di amplificazione (marchiati LEM). Verso la fine degli anni ‘80, GEM ha cominciato ad occuparsi di tastiere portatili, prendendo le mosse dalla tecnologia proprietaria di accompagnamenti automatici che era stata realizzata per gli organi a consolle.

La prima serie disponibile sul mercato era connotata dalla sigla DSK, il cui modello di punta è stato DSK100. In caso di confronto con gli strumenti attuali, può far sorridere qualcuno il livello di ingenuità nei timbri e nelle specifiche tecniche ma, per i tempi, quello era davvero un buon inizio: la polifonia era di 16 note, 32 timbri erano disponibili per la parte Upper e altrettanti 32 per la parte Lower; il display era alfanumerico e non retro-illuminato, una sorta di proto-sequencer MIDI supportava song a quattro tracce; 64 erano gli stili di accompagnamento e 16 le locazioni di memoria disponibili per ritmi programmabili.

Altre variazioni della serie erano conosciute come DSK3, DSK4, DSK5, DSK6, DSK8 e DSK80.

Serie WS

GEM comincia a fare sul serio nel 1990 con la nascita della serie WS, il cui primo modello di successo WS2 entra nelle case di uno sterminato numero di giovani tastieristi. L’azienda sviluppa nuovi processori, internamente nei propri laboratori di ricerca di San Giovanni in Marignano, e introduce una nuova serie di campioni che, per l’epoca, rappresentano un notevole progresso. WS2 è la prima tastiera arranger con sequencer di cinque tracce e, soprattutto, un’unità per floppy disk per caricare nuove basi: prima di WS2 l’unico modo per accedere a dati esterni da una tastiera digitale era quella sfruttare le porte MIDI per collegare computer o lettori esterni, oppure ancora fare ricorso a costose schedine di memoria di tecnologia proprietaria.

La scocca di WS2 era accattivante ed era caratterizzata da una discreta schiera di pulsanti che permettevano di selezionare timbri e stili in modo rapido e intuitivo. Sin da questo modello, i progettisti GEM hanno fatto scuola con il disegno di strumenti che spiccavano rispetto la concorrenza grazie a forme più moderne e meno grezze. Oltre alla versione con 61 tasti, WS2 era disponibile in modalità compatta come expander. Il grande lavoro di promozione da parte di GEM e la nascente disponibilità di basi MIDI, realizzate specificatamente per questi strumenti, ne ha decretato il successo e la longevità: ancora pochi anni orsono, era possibile vedere musicisti nostalgici usarli dal vivo nelle serate di pianobar e nelle feste.

Altri modelli della serie sono stati WS1, WS3 e WS400.

GEM WS2

Serie WX/SX

Nel 1993 è la volta di una nuova serie di modelli arranger che vive il proprio esordio con WX2, la prima tastiera musicale al mondo con funzioni avanzate di karaoke. Era possibile leggere i testi delle canzoni sul piccolo display di bordo oppure su un monitor TV esterno e, per la prima volta, si potevano sperimentare letture di spartiti digitali. Anche la serie WX rappresenta un importante successo per Generalmusic che ne produce una versione pianistica ad 88 tasti (WX400) ed una a modulo di espansione senza tasti (WX Expander Plus).

Successive variazioni della stessa serie, sono nate con l’aggiunta all’architettura WX delle funzionalità da synth tipicamente presenti nella workstation S2: si presentano così sul mercato SX2 (61 tasti) e SX3 (76 tasti).

La grande intuizione del momento è quella di sostenere la vendita di questi arranger con una vasta produzione speciale di stili, basi MIDI e campioni da parte della GEM Software Division, divenuta poi Music Media Soft e i cui protagonisti sono ancora oggi presenti sul mercato in altre aziende come MLive. In quegli anni, il parco di strumenti in uso sul mercato è tale da convincere anche altre aziende indipendenti per la produzione di risorse musicali specifiche per gli arranger GEM.

Del resto le dimensioni dell’azienda sono notevoli: il numero di dipendenti sale a 400 e le capacità di investimento dimostrano la disponibilità di copiose risorse finanziare.

Generalmusic WX2

Serie WK

L’azienda romagnola continua a primeggiare nell’applicazione della galoppante innovazione tecnologica di quei tempi sugli strumenti musicali. Nel 1994 nasce la serie WK: sono modelli che molti tastieristi ricordano ancora oggi e che rappresentano la fase di maturità definitiva degli arranger marchiati Generalmusic.

Le novità consistono nella prima introduzione di un disco interno (Hard Disk) che permette di avere a disposizione immediata dal vivo il più ampio patrimonio di basi MIDI e stili aggiuntivi a bordo. Non solo: il valore dell’innovazione di WK era inoltre comprovato dalla presenza dell’armonizzatore vocale e alla possibilità di aggiornare il sistema operativo tramite floppy disk.

La serie WK viene prodotta fino al 2000 con diverse varianti (WK2, WK2 SE, WK3, WK4, WK6, WK8, WK1000 e WK2000) che offrono il segno di quanto siano stati apprezzati questi strumenti, la cui vita è stata prolungata negli anni successivi dalla diffusione dei moduli USB installabili autonomamente dai musicisti per sostituire i lettori di floppy disk divenuti obsoleti nel frattempo.

Generalmusic WK8

SK, Genesys e pianoforti digitali

I modelli di punta della serie WK furono riutilizzati come corpo base per realizzare altre tre serie di strumenti: dapprima la serie SK destinata a chi suonava sul palco e che quindi non necessitava di amplificazione di bordo e che piuttosto apprezzava la presenza di 76 tasti o 88 tasti pesati: nascono così SK76, SK88, SK760 e SK880.

Successivamente, giungono sul mercato i modelli Genesys, praticamente un modello WK rivestito di uno chassis innovativo e più accattivante, e con l’aggiunta (ancora una volta per la prima volta sul mercato) di funzionalità di trattamento di dati in formato audio, sia con lettore MP3/WAV sia con possibilità di registrazione audio sul disco fisso integrato, con lettore/masterizzatore CD e DVD. Purtroppo fu proprio il nuovo chassis la ragione principale delle difficoltà di vendita della serie Genesys: molto ingombrante e molto pesante. Generalmusic dovette correre ai ripari con il lancio di una variante più leggera e non amplificata (Genesys PRO) e che presentava per la prima volta un display a scomparsa. Non mancò l’edizione expander denominata Genesys XP.

La terza serie che riutilizzava l’architettura WK è quella dei pianoforti digitali, noti dapprima come PS e successivamente Genesys Ensemble, una categoria di prodotti in crescita e che ha suscitato un discreto interesse in tutto il mondo.

Generalmusic Genesys Pro

Tastiere per principianti

Accanto ai modelli di levatura superiore sinora citati, Generalmusic ha partecipato alla distribuzione di modelli elementari per principianti e che si diffondevano a macchia d’olio in tutti i negozi di strumenti musicali e nei supermercati. Stiamo parlando anche qui di un vasto numero di modelli economici: sono perlopiù riconoscibili dalle sigle CD, PK e GK.

La fine

Come noto, la storia di Generalmusic si è arenata nel 2011 con la procedura di fallimento che ha certificato una crisi di ricerca, sviluppo e marketing che si era affermata gradualmente dal 2008 in poi, complici diversi fattori, non ultimo la fuga dei cervelli migliori verso il centro R&D di Korg Italy a Osimo, oggi noto per la progettazione e produzione degli arranger professionali della serie Pa di Korg.

La recente rinascita del marchio Generalmusic da parte della finlandese SOUNDION non è incoraggiante, dato che sinora la nuova proprietà non ha ripreso alcunché degli strumenti di area arranger e si è concentrata prevalentemente sulla tecnologia Elka (acquisita da GEM nel 1989) e sul pianoforte Promega 2+ basato sul glorioso processore DRAKE.

 

MusikMesse 2015: il ritorno di GeneralMusic parte da Elka Synthex

Jukka Kulmala rilancia i vecchi prodotti GEM a partire da Elka Synthex

Jukka Kulmala rilancia i vecchi prodotti GEM a partire da Elka Synthex

Vi parlo di questo argomento perché in qualche modo ha sfiorato marginalmente il nostro interesse per gli arranger. Da quando è apparsa sul web la notizia del rilancio di GeneralMusic (GEM), noi appassionati siamo tornati con la mente a quando abbiamo potuto suonare in passato un arranger come WS2, tutta la serie WK, SK e Genesys.

Sino a ieri eravamo a conoscenza che, dietro il rilancio di GeneralMusic, ci fosse un’azienda finalmente nota come Soundion: in questi giorni al MusikMesse 2015, è stato svelato di più dal manager Jukka Kulmala, il quale ha chiarito come il proprio programma sia quello di (ri)produrre sintetizzatori, pianoforti digitali e sistemi di amplificazione sviluppati originariamente dall’azienda romagnola fallita oltre cinque anni fa. Il piano è di occuparsi della produzione e assemblaggio di prodotti storici di successo i cui diritti appartenevano a GeneralMusic. Gran parte dei componenti sono gli stessi originali, recuperati dal magazzino ricambi della società italiana, evidentemente procurati a Continua a leggere