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Korg rilascia il software 2.10 per EK-50 e 1.6 per i3 (2020)

Molti di voi sanno bene che sono due i centri di progettazione e produzione di arranger in casa Korg. Accanto alla storica e blasonata serie di Professional Arranger di ideazione tutta italiana, da qualche anno è stata affiancata una serie di modelli più economici, pensati e studiati in Giappone. Parliamo molto spesso dei modelli di fattura italiana in questo blog, comprese le ultime occasioni nate a seguito del lancio di Korg Pa5X e del suo primo importante aggiornamento software. Oggi invece ci concentriamo sugli altri arranger, quelli di progettazione asiatica.

Lo facciamo a seguito della recente pubblicazione di aggiornamenti software per i modelli EK-50, EK-50 Limitless e i3 (2020). Premetto subito (non fatevi illusioni) che questi rilasci non contengono nulla di eclatante. A differenza di quanto abbiamo visto con la V1.1.0 di Pa5X, in questo caso le novità sono risicate:

  • Per il modello EK-50 standard e la corrispondente edizione Limitless, la nota di rilascio 2.10 ufficiale recita l’aggiunta di altre variazioni di effetti alle 148 esistenti e un numero imprecisato di bug fix di basso livello.
  • Per i3 (modello 2020), la versione 1.6 riporta la correzione dei dati di accordo in alcuni stili di accompagnamento, oltre ai bug fix di basso livello.

Gli aggiornamenti software sono sempre una buona notizia, a prescindere, perché sono il segnale positivo di quelle aziende che intendono proteggere gli investimenti dei propri clienti. Tuttavia, nel caso specifico, l’aggiornamento è talmente essenziale che, onestamente, se ci fermiamo alle comunicazioni ufficiali, non siamo in grado di esprimere particolari considerazioni. Prendiamo la notizia per quello che è.

Foto korg.com

Colgo l’occasione per segnalare – a quei pochi distratti che si sono fumati la notizia di fine gennaio 2023 – che Korg aveva rilasciato due versioni speciali di EK-50. Non ve ne avevo parlato a suo tempo, perché questi prodotti non sono destinati al mercato europeo essendo distribuiti esclusivamente nel continente americano. L’edizione EK-50 U è dedicata specificamente al repertorio USA (jazz, dance, rock, Motown, modern e alternative country), mentre EK-50 CSA (sta per Center South America) è rivolta alla musica dell’America latina. Korg sta evidentemente tentando la carta dei modelli personalizzati su misura regionale in un continente (soprattutto nel Nord America) dove fa fatica a farsi largo il significato commerciale del concetto di arranger. Qualcosa mi dice infatti che, fra i due, EK-50 CSA potrebbe avere chance migliori. Concludo passandovi qui sotto i due video di presentazione, con Luciano Minetti di Korg USA.

Presentazione di EK-50 U per repertorio USA
Presentazione di EK-50 CSA per repertorio dell’America latina

Arranger Legacy: Korg i5M, i5S

Nel secondo appuntamento corale di Arranger Legacy, ci spostiamo dall’Italia di Generalmusic WS2 del 1990 al Giappone di Korg i5M e i5S del 1995. Potete leggere la presentazione di Riccardo Gerbi su SM Strumenti Musicali, approfondire la descrizione tecnologica di questi strumenti nel blog di Giorgio Marinangeli e osservare la dimostrazione video di i5M registrata da Marcello Colò.

In principio era Korg i3

Immaginate di essere un tastierista nel 1995, all’epoca della Golden Age degli arranger. Da due anni, Korg è rientrata nel mondo delle tastiere con accompagnamenti e lo ha fatto dalla porta principale con la presentazione di Korg i3 (NDA: da non confondere con il modello omonimo del 2020) e i2 a 76 tasti. Grazie alla considerevole reputazione guadagnata sul campo dei professionisti da parte di i3, la casa giapponese decide di uscire a raffica sul mercato, proponendo nell’arco di 12 mesi ben 5 prodotti derivati dal capostipite: da subito, compare la versione pianistica di i3, si chiama i1 e ha 88 tasti pesati; segue la versione con 61 tasti e amplificatori di bordo (i4S); sempre nello stesso anno, fa capolino iH processore vocale con riconoscimento degli accordi e fanno la loro apparizione i due modelli-fratelli i5S e i5M; il primo ha 61 tasti (dopo aver montato per anni tasti Yamaha, per la prima volta uno strumento Korg monta tasti Fatar) mentre il secondo non ha tasti affatto: è l’esordio di Korg nel mondo degli expander.

Gli arranger Korg della serie i

L’appuntamento odierno di Arranger Legacy è incentrato su i5S e i5M, ma l’intera generazione di arranger della serie i merita un cenno di approfondimento, dato il notevole impatto determinato sulla storia delle tastiere arranger. Sin dall’inizio degli anni ’90, Korg dominava il mondo delle workstation grazie all’incredibile successo planetario ottenuto da M1, progetto ideato e condotto dal nostro connazionale Michele Paciulli. La casa giapponese aveva poi fatto evolvere la piattaforma con le posteriori workstation della serie T e, successivamente, con 01/W. Ed è in questa precisa fase storica che un prototipo particolare di 01/W viene consegnato al Voicing Team internazionale di Korg con la richiesta di creare le risorse musicali per un nuovo eco-sistema di accompagnamenti: il prototipo include un modulo software di classe arranger, basato sul sequencer MIDI interno e pilotato dai pulsanti sul pannello riutilizzati diversamente alla bisogna. Il Voicing Team non si lascia sfuggire l’opportunità straordinaria di creare qualcosa di inedito: del resto, siamo di fronte a nomi che faranno la storia degli arranger anche negli anni a venire: Jerry Kovarsky e Geoff Stradling dagli USA, Steve McNally dal Canada, Michael Geisel dalla Germania e Max Tempia (mia fonte principale per le informazioni riportate in questo articolo) dall’Italia. Non va dimenticato Stephen Kay, l’uomo che ha partecipato al progetto ideando un rivoluzionario sistema di riconoscimento degli accordi: ha fatto la differenza rispetto la concorrenza ed è in uso ancora oggi negli arranger attuali di casa Korg. Pensate, per la prima volta, un arranger era in grado di supportare la diteggiatura degli accordi di nona, undicesima e tredicesima. Per la cronaca, Kay è lo stesso che, negli anni successivi, svilupperà Korg Karma.

Gli arranger della serie i sono ispirati a standard di qualità che faranno scuola. Tutte le caratteristiche dello strumento possono essere personalizzabili. Lo stesso stile, composto di 2 Intro, 4 variazioni, 2 Fill-In e 2 Ending, può essere memorizzato in locazioni diverse – dette arrangement – dove impostare specifici timbri da tastiera, volumi, tempo, effetti ed EQ. Le tracce di ciascun accompagnamento sono 6. Ogni pattern può avere fino a sei variazioni diverse (CV1-CV6) in base al tipo di accordo e con una gestione affidabile del basso inverso. Per quanto riguarda il patrimonio degli stili preset, sull’onda del fenomeno iniziato da GEM WS2, gli accompagnamenti di i3 sono prevalentemente costruiti per la riproduzione fedele dei brani famosi a cui sono ispirati. I suoni sono quelli aggressivi che avevano reso celebre Korg, timbri forti per musicisti robusti, abituati a suonare repertori che spaziano dal rock fino alla techno della vecchia scuola.

Korg i3 – Il capostipite

Come i5M e i5S si distanziano da i3

Dopo un esordio così dirompente, sotto la spinta dei distributori nazionali fra cui l’italiana Syncro, Korg aggiusta il tiro con i5M e i5S, introducendo stili più adatti alle sale da ballo. Del resto, è un’epoca in cui molti musicisti si esibiscono nei locali con un repertorio ballabile e tradizionale pressocché ovunque in Europa. Non a caso, i5M capita giusto a fagiolo per i fisarmonicisti, essendo apprezzata per l’equilibrio di timbri proporzionati fra il mondo digitale delle workstation Korg e quello torrido delle discoteche e del liscio. Korg arricchisce i 48 stili già presenti su i3, aggiungendo altri 24 stili con una deriva nazional-popolare fra cui Meneaito, Gipsy, Merengue, Cumbia, Calypso, Lite Bossa, Paso Doble, PartyPolka, Rhumba e TradWaltz.

Korg i5S

Due modelli semplificati

Con l’obiettivo di espandere l’area di mercato per Korg, i giapponesi provvedono a semplificare i nuovi modelli: pur suonando di brutto come il capostipite i3, dal punto di vista dei materiali, i5M/i5S si presentano al cospetto come strumenti più economici. Sono rimossi Mode Sequencer e Mode Program: e dunque non si possono costruire canzoni da registrazioni multitraccia e non si possono editare i suoni. Ma sono conservate le Backing Sequence, utili per costruire song in un amen partendo dagli stili. Inoltre, i due modelli possono leggere Standard MIDI File direttamente dal floppy-disk, senza più richiedere la conversione di formato.

i5M include IC (Interactive Composition), una modalità che genera in automatico gli accordi per gli accompagnamenti interpretando la melodia suonata e tenendo conto delle impostazioni date: in pratica si dichiara allo strumento la tonalità maggiore o minore del brano e se si desiderano armonizzazioni convenzionali di tipo Easy, più evolute General o addirittura Special, con accordi più sofisticati.

Abbiamo visto come la generazione sonora sia la stessa di 01/W e i3: quella AI2 Synthesis che supporta la polifonia di 32 voci. Il sistema operativo è multi-tasking: si possono caricare dati dal floppy disk mentre lo strumento suona. Mi fermo qui e vi rimando all’approfondimento tecnico a cura di Giorgio Marinangeli per la descrizione completa dello strumento.

Il successo del modulo i5M è superiore a quello di i5S e la cosa non stupisce: negli anni ’90 erano molto diffuse le tastiere controller MIDI da cui pilotare moduli rack per generare suoni. Come Korg, anche Roland, GEM, Solton e Yamaha avevano i loro expander. La cosa potrebbe sembrare strana al giorno d’oggi: del resto il fenomeno dei moduli anno dopo anno si è ridotto ormai al lumicino, sin da quando i musicisti più esperti hanno cominciato a portarsi sul palco i suoni VST.

Copertina del CD di brani demo registrati da Max Tempia (1995)

L’eredità della serie i

La serie i evolverà ancora per qualche anno. Dal Giappone arriveranno iX400 e i30. In parallelo, però, a partire dal 1997 in poi, comincia ad essere operativo il nuovo centro R&D e il sito produttivo degli arranger di Korg nelle Marche: il Made in Italy avrà il suo esordio con iS40 creatura programmata da Max Tempia e Francesco Castagna; insieme ai successivi iS50, i40M e iS35, questi modelli faranno il botto di vendite sotto l’egida della neonata Korg Italy.

Gli eredi della serie i sono noti oggi come Professional Arranger (Pa): a seguito del fortunato esordio di Pa80 giungono oggi alla quinta generazione (Pa700, Pa1000, Pa4X) dopo aver raccolto consensi e successi duraturi. Ma se non ci fosse stata la serie i, tutto questo non sarebbe potuto accadere.

Video

Immagino che ora sarete curiosi di vedere i5M da vicino e di ascoltare come suona con le vostre orecchie? Ecco a voi, Marcello Colò!

Marcello Colò dimostra le capacità di Korg i5M

Stili gratuiti per Korg i3 (2020) e XE20

Korg ha ufficializzato e reso noto che gli stili gratuiti già rilasciati su EK-50 e EK-50L sono validi anche per i3 (2020) e XE20. Questo aspetto era stato già intuito da molti: tutti i modelli citati, infatti, appartengono a quella stirpe di tastiere con accompagnamenti che era nata con Pa80 e che ha visto estendere il proprio successo planetario con Pa50, diventando de facto il modello più venduto in assoluto nella storia di tutti i prodotti a tastiera Korg. Nemmeno la mitica workstation M1 era riuscita a fare di meglio.

Gli stili che sono oggetto di questo annuncio sono gli stessi che abbiamo già descritto in questo articolo dedicato all’evento analogo per EK-50. Vi rimando a quella lettura per i dettagli.

Se volete invece leggere da voi i comunicati originali, ecco i collegamenti:

A chi volesse approfondire la materia, suggerisco questa bibliografia sommaria:

Gli arranger lanciati sul mercato nel 2020

L’epidemia globale del 2020 ha influito sulle strategie commerciali dell’industria degli strumenti musicali, causando il rinvio del lancio di alcuni nuovi prodotti a tempi migliori. Nonostante ciò, il 2020 è stato comunque testimone dell’uscita di ben sei nuove tastiere arranger, tre a testa per Yamaha e Korg, nella fascia dei modelli base sotto i 1000 euro. Sono rimaste immobili, senza novità, le classi degli arranger medi e delle ammiraglie di tutti i produttori.

1. Yamaha PSR-SX600 (675 euro)

A questo nuovo arranger ho dedicato parecchio spazio negli ultimi mesi: commentando il lancio, approfondendo la materia successivamente, fino alla recensione analitica pubblicata dopo aver provato lo strumento di persona. La mia sensazione d’uso è stata positiva. Il mix composto da prezzo conveniente, qualità eccellente di suoni, varietà di stili e presenza di nuove caratteristiche innovative rende PSR-SX600 un prodotto equilibrato e interessante. I tasti sono molto leggeri ma, questo si sa, fa parte del gioco in questa fascia di prezzo. L’uscita sul mercato di modelli come Yamaha PSR-SX600 mi rincuora: rappresenta l’evidenza di come le grandi aziende continuino ad investire negli arranger, la cui evoluzione tecnologica sembra non finire mai. Un buon segno di freschezza e di continuità per il futuro!

Yamaha PSR-SX600

2. Korg EK-50 L (509 euro)

Chi avrebbe mai detto che Korg sarebbe scesa nell’agone degli arranger economici? Lo ha fatto nel 2019 con EK-50 provvedendo, a breve termine, ad un successivo aggiornamento hardware e software nel 2020: EK-50 L (Limitless). Come gli altri modelli Korg usciti nell’anno (e che commentiamo qui sotto) siamo nell’alveo dei discendenti di Pa50, dopo che quel progetto e quella tecnologia erano stati trasferiti (anni orsono) da Korg Italy alla casa madre giapponese. Ora anche Korg cerca di conquistare nuovi clienti puntando al mercato dei musicisti esordienti e degli appassionati che si esercitano suonando entro le mura di casa. Per saperne di più su EK-50 L, vi consiglio la lettura del redazionale di SM Strumenti Musicali dedicato ai prodotti Korg presentati al Winter NAMM 2020.

3. Korg i3 2020 (499 euro)

Prima o poi perdonerò Korg per aver assegnato a questo nuovo prodotto – economico e rivolto a giovani appassionati – lo stesso grande nome di quella i3 che, nel 1993 aveva cambiato la storia degli arranger. Io stesso, proprio in quegli anni, avevo prosciugato le mie finanze per acquistare il modello originario di Korg i3, considerato all’epoca un rivoluzionario non plus ultra. Ora, ovviamente, il nuovo modello riguarda tutta un’altra storia. D’altro canto, il prodotto omonimo non merita di essere penalizzato da un confronto storico improbo: è comunque un modello interessante e ha il suo perché alle porte degli anni Venti. Nel mio test su SM Strumenti Musicali ne ho raccontato tutte le qualità, dopo averla provata a fondo. Il concetto di questo arranger workstation potrebbe attrarre le nuove generazioni di music producer alla ricerca di hardware originale, leggero e portatile.

Korg i3

4. Yamaha PSR-EW310 (319 euro)

Con il quarto modello nuovo dell’anno, torniamo in casa Yamaha. Da alcuni anni, sono sempre più stupito della qualità diffusa sui prodotti di primo ingresso. I principianti delle tastiere di oggi possono accedere a strumenti il cui contenuto tecnologico e musicale era presente su modelli che costavano n volte tanto qualche anno fa. Ve le sareste mai immaginate le voci Super Articulation a questo livello di prezzo? Occhio, però: la qualità costruttiva è sempre quella adeguata alla categoria, non può essere diversamente, altrimenti addio ai prezzi accessibili a tutti. PSR-EW310 introduce rilevanti novità per il segmento e rappresenta un importante passo in avanti a favore dei musicisti esordienti: vi consiglio la lettura del commento al lancio e, soprattutto, del focus di approfondimento.

Yamaha PSR-EW310

5. Yamaha PSR-E373 (229 euro)

Per questo strumento valgono le stesse considerazioni di PSR-EW310, visto che corrisponde in tutto tranne le dimensioni, il peso e il numero di tasti (61 contro 76). Fra i due, PSR-E373 vince dal punto di vista della portabilità.

6. Korg XE-20 (899 euro)

Chiudiamo la sfilata delle novità dell’anno con un pianoforte arranger. Da anni, alcuni lettori di questo blog lamentavano il fatto che un bel prodotto come il pianoforte Korg Havian 30 non avesse avuto un successore. Ci ha pensato ora Korg, anche se XE20 appartiene ad un segmento inferiore rispetto Havian 30, ereditando solo in parte il valido patrimonio di suoni e stili della famiglia dei Professional Arranger. Il motore interno è lo stesso di EK50 L di cui sopra. Il mercato dei pianoforti digitali sotto i 1000 euro è molto agguerrito e la comparsa di Korg rende la competizione ancora più accesa. Che vinca il migliore.

Korg XE-20
Woody Piano Shack

Woody Piano Shack, vlogger ideale per arranger

Ogni argomento su YouTube ha i propri vlogger quelli che, davanti ad una platea potenzialmente planetaria, raccontano le proprie esperienze con passione e competenza. E lo fanno con immediatezza comunicativa. Chi suona arranger non può restare indifferente di fronte alla qualità dei contenuti, alla brillante capacità di intrattenimento che, negli ultimi anni, sta offrendo il canale YouTube di Woody Piano Shack. Vi suggerisco di iscrivervi e di seguirlo.

Il mestiere di vlogger

Fra i nuovi “mestieri” nati nel mondo nell’ultima decade, quello del vlogger è uno dei più entusiasmanti. Sia per chi lo fa, sia per chi ne fruisce i contenuti. Basta aprire YouTube e cercare un argomento a noi caro e trovare qualcuno che ha affrontato quello stesso tema con passione, lo ha sviscerato e lo ha ponderato raccontandone tutti i dettagli più impensati, secondo i più eterogenei punti di vista. Ci sono vlogger che raccontano di viaggi, di vita all’estero, su come imparare nuove lingue, cinema, serie televisive, fotografia, nuove tecnologie, moda, cucina, sport, musica, salute, spiritualità e così via. Il web pullula di persone che raccontano con serietà e impegno delle loro passioni e delle loro esperienze.

Anche il mondo degli strumenti musicali è particolarmente ricco di testimonianze. Ci sono musicisti che pubblicano le loro performance artistiche, altri che tengono corsi di musica, e altri ancora che recensiscono strumenti hardware e software per fare musica. Ovviamente il pianeta degli arranger non è esente da personaggi eccellenti.

Woody Piano Shack

A livello internazionale, il vlogger che reputo più interessante in tema di arranger (e tastiere in genere) arriva dalla Svezia e si chiama Woody Alan. Se non lo avete ancora fatto, vi invito a iscrivervi al suo canale Woody Piano Shack. Woody ha aperto la propria attività su YouTube nel 2015 con lo scopo di ispirare, intrattenere ed insegnare a come suonare il piano, i sintetizzatori e le tastiere in genere. Nel suo canale, si possono trovare lezioni di pianoforte e teoria musicale, recensioni di strumenti, dimostrazioni, tutorial di canzoni, cover e altro ancora. L’obiettivo è quello di aiutare tutti a fare musica.

Woody Alan, dalla Svezia con Woody Piano Shack

Lo stesso Woody, nel suo sito Woody Piano Shack – Helping you make music racconta brevemente la sua storia musicale: “Vengo dal Regno Unito e mi sono trasferito in Svezia 20 anni fa. Ecco la storia del mio background musicale. Mia nonna era un’insegnante di musica, quindi ho avuto la fortuna di iniziare presto quando avevo circa quattro anni. Ho seguito una formazione classica fino ai miei primi anni dell’adolescenza conseguendo il grado ottavo delle Royal Schools of Music. A quel tempo ho capito che potevo suonare a orecchio e intrattenere i miei compagni eseguendo successi popolari dell’epoca. Dopo aver lasciato la scuola, ho suonato il pianoforte nei pub e nei piano bar. La mia prima band era un duo di synth chiamato Parallel. Per i due decenni successivi ho lavorato come tastierista in diverse band che suonavano in luoghi della costa meridionale dell’Inghilterra, Londra e Stoccolma. Ho suonato rock, pop, soul, jazz e blues ed è stato fantastico!”

Video imperdibili per appassionati di arranger

Lo so: c’è la difficoltà della lingua. Anche se Woody ha una parlantina molto aperta e chiara, che facilita la comprensione del suo inglese agli stranieri, l’inglese potrebbe essere una barriera linguistica per molti: per costoro, c’è sempre la possibilità di attivare i sottotitoli con traduzione automatica in italiano.

Il primo video che sottopongo alla vostra attenzione è uscito solo tre giorni fa. Woody dimostra come utilizzare gli stili, la parte ritmica, gli split della tastiera, le modalità di riconoscimento degli accordi e come personalizzare gli stili e i suoni secondo le proprie preferenze. Woody utilizza Yamaha PSR-SX900 nel video ma le sue idee valgono per qualsiasi arranger della serie Yamaha, Korg, Ketron, Roland e Casio.

Il secondo video è tutto suonato. Niente chiacchiere. Woody ci dimostra concretamente come trovare lo stile adatto per suonare alcuni brani musicali di Kevin MacLeod, il compositore celebre per aver scritto e pubblicato oltre 1500 brani senza pretendere i diritti d’autore. Woody esegue una lezione concreta e lo fa con due arranger che lui suona alternativamente: Korg i3 e Yamaha PSR-SX900.

Il terzo video è la dimostrazione di Korg i3, arranger workstation di cui ho redatto una recensione su SM Strumenti Musicali.

Woody ha persino allestito una battaglia delle band virtuali, mettendo a confronto diretto Band-In-A-Box con gli arranger Yamaha. Il confronto lo ha talmente appassionato da realizzare ben due filmati. Vi segnalo il primo, il secondo è disponibile direttamente sul canale.

Sono numerosi i video dedicati a PSR-SX900, quello che preferisco è questo, dove prende per mano un tastierista che non conosce gli arranger e gli illustra le possibilità infinite che questa categoria di strumenti riesce a produrre.

E, per finire, un video del 2016 molto divertente dove Woody – alle prime armi con YouTube (e si vede) – si diletta suonando Yamaha PSR-S970 provando uno stile per ciascunta categoria di repertorio e condividendo con noi la sua travolgente spensieratezza musicale.

Pianoforti digitali, workstation, sintetizzatori e tutorial vari

L’argomento arranger è solo una parte dei contenuti di Piano Shack. Sul canale di Woody troverete centinaia di video dedicati a tanti strumenti fra cui Korg Nautilus, Yamaha YC61, Casio Privia PX-S1000, Yamaha P121, Roland GO:PIANO, Yamaha Montage, Roland FA06 e FA08, Yamaha MODX, Roland D-05 e D-50, Korg Wavestation, Roland JD-Xi, Korg M1, Nord Lead A1, Yamaha DX7, Korg Triton ed Electribe, Yamaha Motif XF

Fra i contributi formativi, vi segnalo quelli dedicati a come suonare le parti di percussioni sulla tastiera, come suonare i riff d’organo, come accompagnare con gli accordi sulla tastiera e come scegliere un sistema di amplificazione a cui collegare la propria tastiera dal vivo.

Cheerio!

Stili gratuiti per Korg EK-50 e EK-50 L

Nella prima settimana di novembre 2020, Korg ha rilasciato una notevole estensione di stili gratuiti a favore di EK-50 e EK-50 Limitless, i due arranger economici di produzione giapponese.

Nell’annuncio ufficiale non sono stati citati gli altri arranger della stessa famiglia (i3 e XE-20) ma, data la condivisione della stessa architettura, non possiamo escludere a priori che questi stili non possano essere compatibili anche con questi modelli.

L’annuncio riportato sul sito ufficiale menziona un totale di 175 stili. La disponibilità di abbondanti risorse gratuite è sempre una buona notizia ma, entrando nel merito, l’entusiasmo potrebbe essere ridimensionato.

Arranger Korg entry level

C’è qualcosa di interessante

  • Piano Styles. Due banchi User sono dedicati ad accompagnamenti pianistici per un totale di 26 stili. Suonare un arranger con la sola traccia degli arpeggi del piano è una tecnica molto interessante: ci sono diversi contesti musicali dove la performance può essere efficace. Trattasi di risorse prodotte da Korg stessa e la qualità si sente.
  • Dance Styles. Un banco di vivaci (seppur convenzionali) otto stili dance è stato prodotto da Sound Company.

E qualcosa di meno interessante (per noi)

Gli altri banchi sono prodotti dalla tedesca Musik Meyer ed è inevitabile che le tendenze di suoni, stili e repertorio potranno piacere prevalentemente a tedeschi, austriaci e altoatesini.

  • Due banchi User per un totale di 25 stili sono dedicati al repertorio tradizionale Schlager (German Styles).
  • Un banco User di 16 stili è dedicato alla musica dance (Party Hits), ma anche questa ispirata a gusti musicali germanici.
  • Seguono tre banchi User Mixed Styles per un totale di 42 stili di repertorio vario.
  • La musica che segue è destinata agli appassionati della musica dell’Anatolia (Turkish Styles). Sono tre banchi User per un totale di 48 stili di accompagnamento.

Chiude la rassegna un banco dedicato al J-Pop:

  • Japanese Styles. La musica moderna del Sol Levante è la protagonista di questo banco User composto da 10 stili prodotti da Korg stessa.

Il link ufficiale è Bonus Styles per EK-50 e EK-50 L.

Korg i3: il mio test su SM Strumenti Musicali

Grazie alla disponibilità di Algam Eko, distributore nazionale dei prodotti Korg, nelle scorse settimane ho potuto provare di persona il nuovo arranger giapponese.

Il nuovo modello ha lo stesso nome della gloriosa i3, ma è decisamente un’altra cosa. Credo che questa nuova tastiera potrà risultare accattivante ai musicisti delle nuove generazioni, attraendo inedite schiere di adepti al pianeta arranger e ai prodotti Korg. Difficilmente però potrà convincere i possessori di un modello Korg della serie Pa ad abbandonare la categoria dei Professional Arranger (fatta eccezione per chi oggi suona ancora Pa80, Pa50 e MicroArranger).

La nuova Korg i3 è comunque un prodotto stuzzicante e moderno. Forse troppo impegnativo per principianti alle prime armi, ma sicuramente interessante per giovani musicisti alla ricerca di uno strumento essenziale che permetta di entrare nell’affascinante mondo delle tastiere digitali.

Ho scritto tutto su SM Strumenti Musicali. Buona lettura!

Winter NAMM 2020: le conclusioni

Winter NAMM, la fiera di strumenti musicali più importante a mondo

Rivediamo insieme l’esperienza del Winter NAMM 2020 alla luce dei modelli di tastiere arranger presenti in fiera:

  • Lo stand che ha presentato il maggior numero di novità arranger è quello di Korg, dove hanno fatto la loro prima apparizione i tre nuovi strumenti economici: la tastiera portatile EK50 L (sembra che, quando sarà disponibile, il prezzo potrebbe aggirarsi intorno ai 525 Euro), la mini-workstation i3 (costerà anche di meno: 502 Euro) e il pianoforte digitale XE20 (la versione nuda senza supporto dovrebbe essere accessibile a 899 Euro).
  • Yamaha si è presentata con il nuovo modello di tastiera per principianti, PSR-E273: sarà in vendita intorno ai 190 Euro.
  • Lo stand Casio non ha messo in mostra novità arranger, ma ha colto l’occasione per presentare al mercato americano la nuova serie Casiotone dove primeggia CT-S300, si trova già nei negozi a 199 Euro.
  • Kurzweil ha riproposto i suoi vecchi arranger a basso costo, gli stessi dell’anno scorso: nessuna novità.
  • Di tutto il resto, non si hanno notizie: Dexibell non ha presentato aggiornamenti sull’arranger software XMURE (l’anno scorso era stato premiato nella categoria software), Roland è palesemente concentrata su altro, mentre Ketron ha addirittura disertato.

Ci lasciamo con questa registrazione presa al volo ieri in fiera presso lo stand dell’italiana Viscount, dove Joey DeFrancesco & friends si esibiscono con una performance entusiasmante. Ovviamente l’organo è un Viscount Legend Live “Joey DeFrancesco Signature”. Godetevi tutta l’esibizione musicale, fino al termine: ne vale la pena.

Alla prossima!

Korg alza il sipario su EK-50 L, XE20/XE20SP e… i3

L’annuncio di Korg è riportato con chiarezza di dettagli sul portale SM Strumenti Musicali, a cui vi rimando per la lettura delle caratteristiche dei nuovi strumenti. In questa sede, mi limito a condividere con voi alcune brevissime osservazioni in vista di prossimi approfondimenti.

Nuova Korg i3, da non confondere con la mitica workstation degli anni 90

Questi modelli nuovi sono la naturale evoluzione di EK-50, modello economico lanciato nel settembre del 2018: non condividono la piattaforma della serie Professional Arranger. Non è un caso che le specifiche tecniche siano distanti dalla ricchezza e dalla qualità dei contenuti e di Pa4X, Pa1000 e Pa700.

EK-50 L dispone di amplificatori di bordo di superiore potenza rispetto il modello precedente, nell’ottica degli entusiasti alle prese con la musica dance.

i3 si presenta con le sembianze di un arranger workstation: nel nome e nelle forme, ricorda infatti la prima grande ammiraglia di casa Korg, quella mitica i3 che nel 1993 aveva cambiato la storia degli arranger al top di gamma. Ma – in realtà – il nuovo modello nasconde il motore della stessa EK-50 L e, nei contenuti, non ha molto a che fare con l’eredità storica del capostipite i3: questa eredità va oggi cercata nel listino Korg fra i modelli della serie Pa.

Per concludere, XE20 (e la sua variante XE20SP) entra nell’agone dei pianoforti arranger, un segmento di strumenti musicali a tastiera che sembra ravvivarsi dopo anni di stasi.

Dimostrazione di Korg i3

A presto, il Winter NAMM 2020 si avvicina.

Max Tempia, toro scatenato nella comunità degli arranger (parte 1 di 3)

Max Tempia: intervista allo stadio Grande Torino

Max Tempia: intervista allo stadio Grande Torino

Un comune e noto amico, Riccardo Gerbi, e una comune passione sportiva per i colori granata (NDR: mi perdoneranno per una volta i lettori sostenitori di altre squadre di calcio per questa contaminazione su un blog universalmente aperto alla musica) hanno prodotto per me un inaspettato incontro in cui ho avuto l’occasione di conversare a lungo sulle tastiere arranger con Max Tempia, uno dei più importanti musicisti che ha contributo allo sviluppo di numerose tastiere con accompagnamenti, prima in casa Korg e poi presso Casio. Come potrete leggere da voi, il resoconto della conversazione contiene un sacco di aspetti interessanti per la materia a cui è dedicato questo blog e spalanca davanti a noi uno spaccato sincero sulla storia di questo comparto di strumenti musicali. L’esperienza e le conoscenze di Max sono un patrimonio importante e sono contento di raccontarvi tutto qui nel nostro blog. L’intervista è così ricca che ho dovuto selezionare una sola parte degli argomenti e, nonostante ciò, è talmente lunga che ho previsto di pubblicarla “a puntate”, al fine di agevolare la vostra più snella lettura sul web.

Cominciamo oggi con la prima parte. Siamo nel palco dell’ospitalità del Torino FC. Lo confesso: la situazione è lievemente surreale, ma Max ha un carattere estroverso e si rende disponibile a tutte le mie curiosità. Mentre Paola, la sua gentile compagna, ci segue con ammirevole pazienza. E noi partiamo a raffica con domande e risposte .

Re’: Max, sei stato testimone e protagonista della storia degli arranger Korg. Da dove è cominciato tutto?

Max: Siamo all’inizio degli anni novanta. Da oltre un decennio Korg non produceva più arranger. In quegli anni, dominava il mercato Roland con E70, uno strumento che ha vissuto una larga diffusione. In quel momento storico, Korg decide di rientrare nel mondo degli arranger. A quei tempi, in Korg c’era il leggendario Voicing Team fatto di importanti musicisti provenienti da tutto il mondo: il mitico Jerry Kovarsky dagli USA che, fino al giorno in cui ha deciso di abbandonare per ritirarsi alle Hawaii, ha guidato i grandi progetti delle storiche workstation Korg. Dall’Italia c’ero io che mi occupavo degli style, Michele Paciulli che si occupava dei suoni. E sì, perché gli stessi suoni che si facevano per i synth poi si passavano agli arranger. C’era il canadese Steve McNally, il tedesco Michael Geisel, da Los Angeles Geoff Stradling, un pianista straordinario. A quei tempi Francoforte era la fiera più importante dell’anno ci si trovava tutti lì e si organizzavano i meeting successivi.

Re’: E come è successo che sei finito dentro questa grande esperienza?

Max: Io già lavoravo in televisione con l’orchestra nelle trasmissioni di Gianfranco Funari. E poi avevo iniziato la collaborazione per le attività di pre-vendita e post-vendita con Videosuono, il distributore nazionale dei prodotti Korg. Ed è così che sono finito a lavorare con il centro R&D di ricerca e sviluppo. E poi quando il direttore commerciale Fulvio Pesenti ha lasciato Milano e Videosuono per passare a Numana (Ancora) e dirigere Syncro il nuovo distributore Korg, pian piano siamo tutti passati nella nuova azienda. E così ho fatto anch’io.

Re’: Ma c’è stato un momento in cui vi siete seduti intorno ad un tavolo e avete pensato di realizzare il capostipite dei nuovi arranger Korg, voglio dire il mitico i3?

Max: Ma no, è successo tutto in modo naturale. La qualità delle persone del Voicing Team era straordinaria e non poteva essere diversamente. i3 in sé e per sé non era un modello sconvolgente, ma ha cambiato le carte in tavola, soprattutto alla luce di quello che è successo dopo. Siamo nel periodo del post M1, quello strumento che ha creato un nuovo modo di pensare e di concepire le tastiere, grazie all’intuizione di Michele Paciulli: lui in persona ha dato il LA al concetto di workstation. Dunque i3 aveva in sé un grande patrimonio di suoni: quel modello di arranger nasce in Giappone nel 1992 con il Voicing Team internazionale. La generazione dei suoni era fondamentalmente quella della workstation Korg 01/W che avevano appena rivisto la luce nella declinazione di X3. Le capacità di quegli anni erano ridicole se confrontate ad oggi, si parlava di MB e non di GB. C’erano 32 stili e 4 memorie user. Però, quando tutti gli altri arranger avevano due variazioni, un Intro, un Ending e il riconoscimento degli accordi arrivava al massimo fino alla diminuita, arriviamo noi con due Intro, due Ending e quattro variazioni: e ogni variazione aveva sei Chord Variation. E poi lo strumento disponeva di sei tracce per gli accompagnamenti. E sì perché Korg aveva pensato di usare il sequencer per pilotare la sezione arranger. E infatti, il primo prototipo, che ho avuto fra le mani per preparare gli stili, era di fatto un Korg 01/W che, caricando un sistema operativo fatto su misura, attivava la modalità arranger al posto del sequencer. Ed era così che provavi gli accompagnamenti. Non so nemmeno dove sia finito quel prototipo. Che epoca! Oggi ti danno un software e lavori su computer: a quei tempi c’era ancora Notator sull’Atari e ti dovevi arrangiare.

Re’: Io personalmente avevo vissuto nel 1994 l’esperienza di cliente Roland E70 che passava a Korg i3. Oltre all’introduzione di un sequencer con la capacità di modificare tutti gli eventi MIDI, la grande novità per me era stata la possibilità di intervenire sui suoni. Su E70 i suoni erano pronti all’uso con gli effetti giusti, ma non li potevi toccare; su Korg i3 invece potevi personalizzare tutti i parametri delle singole voci. E del riconoscimento degli accordi, che mi dici?

Max:  Ah, fantastico. Stephen Kay aveva inventato un algoritmo innovativo per riconoscere gli accordi su i3. Era lo stesso che Korg avrebbe poi introdotto su iH, l’armonizzatore vocale. Il modo classico di riconoscere gli accordi era quello di cercare l’accordo in una tabella di Database. Ma aveva dei limiti. L’algoritmo di Steven era stato costruito per ragionare inizialmente in termini di note. Cerco di spiegami con un esempio: immaginiamo di essere in Do per farla semplice. Premiamo Do-Mi-Sol-Si e l’algoritmo individua un accordo di Do7+. Partiamo proprio da qui. Succede che se vai a suonare sulla tastiera un Do minore , l’algoritmo va a spostare il Mi in Mib e il Si sale a Do e da queste note va a pilotare l’accompagnamento automatico. Se invece suoni una settima, Di-Mi-Sol rimangono e il Si sale a un Sib. Se vai a suonare un accordo di settima/nona, Do-Mi-Sol-Sib, l’algoritmo va a prendere una quinta nota che è il Re. E, in questo modo, grazie all’aggiunta della quinta nota, è possibile fare di tutto. Ad esempio, prendiamo un accordo abbastanza complesso: Do settima nona diesis. Il Do-Mi-Sib-Mib: l’algoritmo allora cosa fa? Il Do rimane Do, Mi rimane Mi, il Sib è la settima che scende e, non essendoci la quinta, quella che doveva essere la nona prima cioè il Re questa passa al Re Diesis. Il risultato di fatto era una roba allucinante che non aveva nessun altro. Vedi, prima di Stephen Kay, le cose difficili da fare erano le discese: prendi per esempio Senza Luce con il basso che scende Do, Si, La, eccetera. Invece per noi in Korg con il basso inverso ti sleghi dall’accordo, ti potevi tenere il Do maggiore e suonare il basso per conto suo, come da spartito. Allucinante per quei tempi. Un altro esempio: prendiamo Brazil con la quinta più che gira: Sol-Sol diesis-La-Sol diesis-Sol. Suonavi Do-Mi-Sol per confermare l’accordo e poi facevi girare solo la quinta. Non essendo basato su rigide tabelle, avevi le vere note che pilotavano l’accompagnamento ed era possibile ottenere un effetto veramente musicale.

Re’: E’ stata un’innovazione epocale nel mondo del riconoscimento degli accordi.

Max: In termini di velocità, pur con tutti i limiti delle prestazioni di allora, il risultato era un tempo di risposta superiore alla concorrenza, perché non era più necessario andare a leggere una tabella di accordi, ma era sufficiente leggere quattro note per generare un accompagnamento. Se proviamo adesso una i3, ci scappa da ridere per il ritardo.  Ma tieni a mente che quello strumento era uscito sul mercato nel 1993!

Un giovane Max Tempia ai tempi in cui collaborava con Korg

Un giovane Max Tempia ai tempi in cui collaborava con Korg

Re’: Dove programmavi gli stili?

Max: Io programmavo gli stili fuori, usavo Notator su Atari, perché aveva già una divisione delle parti in pattern, in modo orizzontale. Potevi portare le sequenze preparate sul sequencer sullo strumento e poi smanettare sull’arranger per renderli perfetti. L’unica difficoltà era che questi benedetti stili non li potevi programmare in Do maggiore perché ti mancava la quarta nota: li dovevi programmare in Do7+. Durante la creazione di un style, eri tenuto per forza ad immaginare musicalmente dove sarebbe potuto andare lo strumento. E poi passavi ore a collaudarli. E poi una cosa che non aveva nessuno a quei tempi era la conversione dei MIDI file in uno stile. Potevi prendere le basi MIDI già fatte, isolavi un segmento del brano fino a 16 misure, in un sequencer portavi le note a riprodurre un accordo di 7+ e avevi bella pronta una Variation di uno stile.

Re’: Ricordo uno stile rock così accurato e così pieno di strumenti: sembrava di suonare dal vivo con Keith Richard in persona e tutti gli Stones.

Max: I suoni di quella tastiera erano duri e spigolosi: a confronto, le altre tastiere sembravano avere suoni finti. Qui batterie e chitarre spaccavano di brutto: le potevi usare per suonare il rock senza paura. Però poi i clienti si lamentavano e ci dicevano: “Ma noi abbiamo bisogno di suonare il valzerino!”. Per la prima volta nella storia, Korg aveva inventato quello che io chiamavo il Circo Equestre, gli stili che suonavano da soli. Quelli che poi però passarono di moda negli anni a seguire. In quegli anni, sembrava essere fondamentale realizzare stili con i fuochi d’artificio, con gli Intro che richiamavano gli arrangiamenti originali delle specifiche canzoni a cui era stato ispirato lo stile. La domanda del mercato era quella: dare ai musicisti stili verticali capaci di riprodurre con fedeltà un brano preciso.

Re’: Io onestamente non li ho mai amati a fondo quegli stili, quelli che oggi sono noti con il nome di Song Style: stili disegnati per funzionare con una sola canzone. Sì, sono comodi quando fai le serate, ma ho sempre trovato più stimolante lavorare con stili di accompagnamento più orizzontali e quindi più flessibili, quelli che ti consentono di metterci del tuo.

Max: E’ così, però devi ricordare che venivamo da un’epoca in cui gli stili della concorrenza erano abbastanza elementari: erano fatti di quattro elementi in croce. In quella tastiera, invece disponevi di sei tracce: due percussioni, il basso e tre accompagnamenti. E poi riconoscevano i comandi MIDI di Program Change e di Control Change, per cui avevi il dominio totale su tutte le variazioni. E poi c’erano gli effetti separati per ogni traccia. E ancora le Intro si comportavano in modo diverso. Ogni stile aveva un’introduzione da usare così come era fatta, ma ne aveva un’altra che era capace di seguire i cambi degli accordi. Era davvero divertente.

Re’: E dopo?

Max: A pensarci ora, i3 era stata la prima e avevamo avuto carta bianca per dare spazio alla massima creatività; e dopo i30 (aveva il touch screen e altre innovazioni) la tendenza è cambiata e ci siamo avvicinati al mercato più tradizionale. C’è stata i4S con amplificazione, pesava un sacco. i5S era una tastiera orribile, di plastica e non per ragioni di risparmio. Nasce i5M e, nello stesso periodo, iH, l’aggeggio vocale per i cori. Tutte tastiere Made in Japan. Il centro R&D in Italia inizia ufficiosamente con la programmazione di i40S, tastiera amplificata con il generatore dei suoni di Triton. Tutto arrivava dal Giappone, noi siamo intervenuti con qualche editing e realizzando tutti gli style. Abbiamo fatto, secondo me, un bel lavoro. Anche quella è stata una bella svolta perché abbiamo introdotto sedici memorie per gli stili utente, mentre prima ce n’erano solo quattro. Il pacchetto degli stili è passato da 48 a oltre 100. Dimenticavo, per la prima volta, abbiamo utilizzato la tastiera della Fatar e non più Yamaha, com’era stata tradizione di Korg fino ad allora.

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