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Michele Mucciacito di Evento Suono: l’intervista

Oggi ospitiamo nel nostro blog Michele Mucciacito, musicista specializzato nella produzione di suoni e stili per arranger. Sotto il marchio della sua azienda, Evento Suono, Michele ha partecipato attivamente alla programmazione degli stili preset per gli arranger di quasi tutte le case dal 1992 ad oggi: Generalmusic, Ketron, Korg, Roland e Yamaha. Siamo quindi di fronte a uno dei protagonisti che hanno portato al successo le tastiere con accompagnamenti: materia privilegiata per i lettori del nostro blog.

Re’: Ciao Michele. Da dove comincia la tua vita di musicista?

MM: Sono stato educato alla musica prima di tutto in famiglia. Mio padre suonava la chitarra in un gruppo beat dei primi anni 70 a Pesaro. A cinque anni ero un’attrazione in qualità di “bambino prodigio” che suonava la batteria durante i concerti di mio papà nei vari locali della riviera romagnola. Correva l’anno 1976. Per il Natale del 1979 trovai sotto l’albero la mia prima batteria “seria” e da grandi: una Hoshino gialla, meravigliosa! Non ho dormito per almeno due giorni.

Re’: Sei un figlio d’arte, allora.

MM: Ho avuto la fortuna di trovare in casa tanti strumenti musicali, soprattutto elettronici. Mio papà, oltre a suonare la chitarra nella sua band, aveva un piccolo studio di registrazione casalingo: un organo Elka a due manuali con ritmi automatici e un registratore Grundig multipista a bobine a nastro. Io ero sempre con papà in studio a giocare registrando musica. Negli anni 80 ho iniziato gli studi musicali presso la scuola media ad indirizzo musicale di Pesaro. Successivamente, ho frequentato i corsi di pianoforte e composizione presso il Conservatorio Gioacchino Rossini di Pesaro. Ho avuto anche la fortuna di seguire il corso di musica per film condotto da Ennio Morricone in persona. Sono stati anni meravigliosi, pieni di entusiasmo e di scoperte. Mentre studiavo al Conservatorio, facevo serate nei locali di pianobar e nelle piazze in estate con la mia Rock Band.

Michele Mucciacito, deus ex machina di Evento Suono

Re’: Come è stato il balzo alla musica digitale?

MM: Ho fatto tutta la trafila di quell’epoca di noi giovani pionieri: all’inizio c’era il Commodore VIC-20, poi il Commodore 64 e il campionatore Roland S-50. Ho usato i primi veri sequencer (Notator, Creator e poi Cubase) programmando le sequenze MIDI su ATARI ST-1040 con i suoni degli expander Roland U110 e U220. Suonavo musica dal vivo nelle discoteche della riviera portando sul palco l’ATARI ST-1040 e il suo monitor. In quel periodo ho fatto le mie prime esperienze con gli accompagnamenti automatici di Arranger Plus di Solton by Ketron.

Re’: Ed è allora che hai pensato di dare vita ad Evento Suono?

MM: Sì, il destino ha battuto alla mia porta nell’estate del 1992: un mio collega musicista mi ha chiesto di accompagnarlo in Generalmusic a San Giovanni in Marignano: lo avevano convocato per un colloquio di lavoro e lui quel giorno aveva l’auto ferma per un guasto. Arriviamo alla reception e ci fanno accomodare nella sala d’aspetto. Il mio amico entra nell’ufficio del responsabile musicale e dopo tre minuti esce e mi dice di entrare perché stanno cercando programmatori di MIDI file per le loro tastiere. E così ho iniziato aprendo l’attività di Evento Suono: all’inizio realizzavo basi MIDI file e style per GEM WS2, S2 e WX2. La Generalmusic nei primi anni 90 era una realtà industriale e tecnologica ai massimi livelli. Ho potuto conoscere, lavorare e imparare da persone molto competenti.

Re’: Ma non ti sei fermato a Generalmusic.

MM: Nel 1994 ho avviato la collaborazione con Ketron che aveva appena presentato MS50, uno strumento di grande successo. Ho sperimentato per la prima volta degli style con il groove audio che MS50 poteva caricare da floppy al suo interno e gestire tramite un primitivo algoritmo di time stretching. Ho seguito parte della progettazione e della realizzazione degli styles di MS100 e subito dopo nel 1998 il progetto X1, dove per la prima volta su arranger sono stati aggiunti dei groove audio tagliati a fettine con la tecnica degli slice. Il risultato era notevole. Poi c’era la possibilità di caricare 16MB di suoni utente.

Michele Mucciacito all’opera nel suo studio

Re’: Erano anni straordinari per l’azienda Ketron.

MM: Il progetto successivo SD1 è stato un altro centro: ho potuto lavorare nella programmazione di nuovi groove di batteria fatti per essere efficaci dal vivo. Ho visto anche crescere XD9, progetto basato su SD1, ma con l’intenzione di proporre un prodotto meno costoso. Anche in Ketron ho avuto la fortuna di lavorare con un gruppo creativo e motivato. Prima di terminare quella collaborazione, ho avuto la possibilità di partecipare all’ideazione e creazione del progetto Audya dove i groove audio inseriti negli style erano eseguiti in streaming dal disco.

Re’: Poi sei arrivato in Korg.

MM: Ho trovato in Korg Italy una realtà nuova e altrettanto stimolante per crescere professionalmente. Ricordo di aver cominciato con la programmazione dei ritmi delle card Latin e Latin Dance per Pa80. Poi nel 2002, è arrivato il tempo della progettazione di Pa1X. Ho avuto l’onore di coordinare i programmatori di styles Korg nel mondo per realizzare il nuovo parco di accompagnamenti automatici. È stato incredibile confrontarsi con musicisti di tutto il mondo. Ho anche partecipato alla realizzazione di Pa800 con altri styles creati ad hoc.

Re’: Faccio fatica a starti dietro. Cosa è successo dopo?

MM: Ho avuto poi una piccola collaborazione verso il 2004 con Roland Europe di Acquaviva Picena. Al tempo ho realizzato alcuni style sulla seconda versione della G-70 e la successiva E-80. Quest’ultima suonava da paura ed era molto avanti come suoni e funzioni.

Re’: E-80 era un’autentica bomba. L’ho studiata e testata per la mia primissima recensione che abbia mai scritto su un arranger. Gli sono affezionato. Michele scusa: ma, alla fine, manca solo Yamaha all’appello.

MM: Quando avevo provato la prima Tyros ero rimasto folgorato dai suoni dei drum set e dal design. Quindi mi ero subito proposto a Yamaha Italia. Sino a quei tempi Yamaha aveva privilegiato una clientela internazionale a scapito di un repertorio nazionale. E così ho cominciato realizzando gli styles che Yamaha Italia ha pubblicato sul suo portale ufficiale a favore dei tastieristi italiani: i numeri di download hanno trasformato quell’esperienza in un successo importante.

Re’: Mi ricordo benissimo: anch’io ho scaricato quegli stili gratuiti dal sito Yamaha e li ho suonati per anni sulla mia Tyros.

I suoni e gli stili di Michele Mucciacito sono presenti in diversi expansion pack di YamahaMusic Soft

MM: Ho lavorato sotto la supervisione del product specialist Yamaha di allora, Paolo Stefano, un caro amico. Poi, nel 2009 sono stato inserito nel team dei programmatori di Yamaha Music Europe di Amburgo in Germania. E così sono diventato il programmatore ufficiale Yamaha di suoni, styles e MIDI file per l’Italia.

Re’: Ancora oggi collabori con Yamaha.

MM: Periodicamente partecipo ai meeting che Yamaha Music Europe organizza in esclusiva per i programmatori di suoni, styles e MIDI file sparsi per l’Europa. Ho cominciato così a creare gli expansion pack per arranger Yamaha dedicati al mercato italiano. Da quell’esperienza sono nati i pacchetti Latin (South Europe) e Greetings from Italy (quest’ultimo giunto recentemente alla seconda versione).

Re’: Ci puoi svelare qualcosa sui prossimi rilasci del tuo lavoro?

MM: Siamo in piena era Genos. Sto lavorando con l’amico Danilo Donzella del branch italiano di Yamaha Music Europe, realizzando idee nuove dedicate all’Italia e ai musicisti del nostro Paese. Non posso dirti ancora nulla. Sappi che Evento Suono sta crescendo nelle idee, nelle persone e nei progetti.

Re’: Facci sapere per tempo, allora!

Max Tempia, toro scatenato nella comunità degli arranger (parte 2 di 3)

Coloro che si sono persi la prima parte dell’intervista a Max Tempia possono leggerla qui. Oggi continuiamo il resoconto con la seconda frazione. Nei prossimi giorni seguirà la terza e conclusiva parte di questo racconto.

Re’: Max, raccontami di come e quando nasce Korg Italy.

Max: C’era questo grande progetto in piedi lanciato da Jürgen Schmitz e Francesco Castagna: stava per arrivare Pa80. La prima tastiera studiata e realizzata completamente in Italia e parte col botto avendo ereditato la generazione dei suoni del Triton. Pensa, aveva persino un registratore digitale a 4 tracce, ma non era accessibile da pannello. Pa80 era multi-tasking e questo per Korg ha rappresentato una innovazione importante: se non avevi il multi-tasking non avevi niente, dovevi suonare mentre caricavi altre cose. C’era il doppio sequencer. Era una gran bella macchina per quei tempi. Certo se la provi oggi, puoi notare il distacco dalla tecnologia attuale: ma a quei tempi, non c’era proprio nulla da dire.

Max Tempia presenta Korg Pa80 nel 2000

Max Tempia presenta gli arranger Korg nei primi anni duemila

Re’: I materiali erano meno nobili rispetto i3 e i30.

Max: Plastica. Stampo e plastica. E’ vero, qualcuno storceva il naso; però pesava di meno e, soprattutto, suonava meglio. Pa80 ha venduto tantissimo. Ha avuto un successo unico, straordinario e senza confini. Tu non ti puoi immaginare le vendite che la giapponese Korg ha realizzato grazie a quell’arranger Made In Italy. A realizzare gli stili, oltre al me, c’erano Gabriele Pavani di Pordenone (che si occupava di dance e liscio, che connubio, vero?) e poi gli stessi del Voicing Team internazionale con altri musicisti occasionali che trovavo in giro. La maggior parte del repertorio era destinata al mondo tedesco ed italiano. Un mercato in grande crescita era quello spagnolo: mi occupavo io di quegli stili, dato che ero anche il dimostratore Korg ufficiale per la Spagna. Abbiamo creato anche gli stili mediorientali che ci ha aperto le porte di continenti nuovi: ad essere onesti, non eravamo stati i primi, GeneralMusic già faceva stili per quel mondo prima ancora di Korg. Io ero il responsabile del repertorio completo degli style: il checkup finale della macchina era tutto sulle mie spalle. Ci ho lavorato parecchio.

Re’: In effetti gli arranger Korg erano rinomati rispetto la concorrenza per l’affidabilità del software e degli stili.

Max: Il collaudo finale era fondamentale. Eravamo in tanti e facevamo un gran lavoro. Anche le altre case avevano un Voicing Team internazionale. Del resto, il primo era stato quello di Roland: da lì era partito tutto. Ora questi team creativi sono scomparsi: le aziende hanno cambiato direzione. Oggi quello stile di lavoro creativo di gruppo si è un po’ perso. Ma, tornando a Pa80, erano numerose le innovazioni tecnologiche: pensa montava un disco a stato solido SSD che oggi è molto diffuso ma, in quegli anni rappresentava una grande novità.

Re’: Pa80 è poi evoluta in Pa1X con cui Korg è tornata a produrre arranger con una scocca robusta e tasti semi-pesati. andando ad accontentare i nostalgici di i3 e i30.

Max: Sì, abbiamo continuato a lungo sulla strada dell’innovazione. Pa1X è stato un importante passo in avanti che però ha raggiunto la pienezza con la generazione successiva, quella piattaforma comune fra Pa2X e Pa800 con cui Korg ha raggiunto il vertice di crescita nella propria storia di produttore di arranger. Quel progetto è ancora credibile oggi, a distanza di molti anni: e non è per nulla sorprendente il vasto numero di musicisti che ancora oggi si esibiscono e si guadagnano la vita suonando Pa800. Credo che, da allora, Korg sta di fatto lavorando di cesello e precisione per migliorare quella piattaforma, ma la base è sempre quello stesso progetto.

Re’: La tua storia con Korg è stata bellissima: ma come tante belle storie anche questa ha avuto la sua fine.

Max: Vedi, dopo tanti successi con Korg, c’è stato un periodo di cambiamento. Le tastiere con accompagnamenti non garantivano più le vendite di prima. E’ cambiato il distributore nazionale: da Syncro siamo passati ad Eko. Molti equilibri sono andati a cambiare. C’è stato un raffreddamento generale dei centri R&D in Italia. Chi l’ha smantellato, chi ha spostato tutto in Germania ad Amburgo. Anche Korg Italy ha perso progressivamente il peso che aveva avuto in quegli anni. Non solo gli arranger ma anche le worstation hanno cambiato fisionomia. A dire il vero, la mia conoscenza con Casio risaliva a molti anni prima, alla presentazione del primo pianoforte Celviano: avendo Casio lo stesso distributore nazionale di Korg, cioè Videosuono, fui chiamato a presentare il primo Celviano. Devi sapere che Casio aveva già il sistema per togliere il canto la parte centrale agendo sulle fasi di un base audio. E poi Casio aveva creato una spettacolare chitarra MIDI e anche il sax MIDI con l’altoparlante sulla campana, la batteria con i pad. In quegli anni, potevi confrontarti con tutte le aziende concorrenti, ma non potevi fare il nome di Casio: tremavano i muri. Casio aveva già allora una forza tecnologica impressionante. Erano già presenti nella micro-circuitazione, esperienza fatta su calcolatrici e orologi e che poteva essere adottata ora sugli strumenti musicali. Non è un caso che il primo campionatore è stato fatto da Casio. La storia della chitarra MIDI era emblematica: era un’ottima chitarra di liuteria e questo la dice lunga. A differenza della chitarra e dei pickup di Roland, Casio aveva molto meno ritardo e aveva un synth interno. Non ti nascondo che, molti anni prima, per programmare molti stili della Korg i3, io ho utilizzato quella chitarra lì. Poi certo, dovevi fare grandi pulizie dei messaggi MIDI, perché nella registrazione ti tirava dentro di tutto. Ma, ragazzi, erano i primi anni novanta! Non è insolito per me osservare come in Casio si stanno ritrovando molti personaggi dei grandi Voicing Team: sarà per un caso fortuito, ma io come Jerry Kovarsky, Mike Martin, Cristian Terzi, Nicolas Vella, Ralph Matten stiamo dando indicazioni a Casio e da un po’ di tempo. Non è ancora una storia strutturata: ci stiamo autoalimentando, ci stiamo preparando al futuro.

(Continua prossimamente)

Max e Paola, prima dell'intervista e prima della partita allo stadio Grande Torino

Max e Paola, prima dell’intervista e prima della partita allo stadio Grande Torino

SongBook+: App per iPad

SongBook+ per iPad

SongBook+ per iPad

Korg Italy, il produttore degli arranger delle serie Pa, ha stabilito di favorire i propri clienti a livello internazionale con l’adozione di una app per Apple iPad prodotta dalla svizzera BauM Software di Matthias Bauer. L’applicazione è nota con il nome di SongBook+.

Abbiamo già evidenziato in questo blog come gli strumenti Korg della serie Pa includano una comodo funzione di database – SongBook – in cui è possibile memorizzare migliaia di impostazioni della tastiera perché siano richiamate successivamente in un istante: durante un’esibizione dal vivo o anche solo per lavorare su un brano nei giorni successivi. Le impostazioni salvate nel SongBook possono essere poi cercate per titolo, autore, genere musicale e altri criteri di ricerca. Veniamo ora a SongBook+ questa nuova applicazione che offre le stesse caratteristiche in modo analogo sfruttando lo schermo dell’iPad e così consentendo una facile lettura di spartiti musicali o anche solo testi delle canzoni in formato PDF o JPEG su uno schermo dalle dimensioni più generose rispetto quelle dello schermo di bordo sull’arranger.

E’ disponibile la sincronizzazione dei dati del SongBook della tastiera con il SongBook+ dell’iPad, ottenendo così facilmente un libro digitale da porre sul proprio leggio in alternativa ai tradizionali spartiti cartacei. E’ possibile selezionare una canzone o uno stile direttamente sull’iPad così come succede oggi con il sistema operativo di un arranger Korg. Su alcuni modelli (si veda più sotto la tabella di compatibilità) è possibile fare anche il contrario: selezionare una voce del SongBook della tastiera e l’iPad apre immediatamente la pagina collegata.

Un’altra funzionalità ereditata è la gestione delle scalette delle proprie serate (Playlist).

Per fare in modo che il musicista si possa Continua a leggere

Korg SongBook Editor 1.5

SongBook Editor 1.5

SongBook Editor 1.5

Arriva la versione 1.5 di SongBook Editor, il software per PC che consente di personalizzare con comodità il SongBook del proprio arranger Korg senza diventare matti agendo sul touch screen montato dalla propria tastiera. Se avete un arranger Korg e non avete mai pensato di utilizzare questo programma di utilità, vi consiglio di dargli una chance, specialmente ora che ha cominciato a guadagnare una maggiore stabilità. In effetti le prime versioni includevano alcuni guasti software  che ne rendevano complicato l’uso. Ma Korg Italy di Osimo (AN) ha sistemato questo prodotto migliorandolo ad ogni rilascio ed ora può essere considerato maturo e affidabile. Il software è gratuito e può essere scaricato dal sito di Korg Italy . Alla lista dei modelli supportati si vanno ad aggiungere le recenti Pa900 e Pa300. Queste vanno ad accordarsi agli modelli precedenti: Pa1X, Pa2X, Pa800, Pa500, Pa588, Pa3X Pa600. Ma hanno una marcia in più, potendo gestire anche le quattro locazioni STS (Single Touch Setting) di ciascun elemento del SongBook, mentre i modelli vecchi restano tagliati fuori senza questa possibilità (e questa è una lacuna difficile da accettare).

Le altre novità citate nella nota di rilascio di questa versione sono: Continua a leggere