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Yamaha MIDI Song to Style: la mia esperienza

Ebbene Yamaha l’ha fatto. L’ha FINALMENTE fatto. Ha sviluppato e rilasciato un software di utilità che permette di creare uno stile di accompagnamento partendo da un MIDI file e oggi posso raccontarvi l’esito della mia prova che ho potuto sperimentare nei giorni in cui ho avuto un esemplare di Genos2 a disposizione.

Sebbene l’annuncio sia stato fatto insieme al lancio della stessa Genos2, in realtà il nuovo software è in grado di generare stili anche per gli altri modelli di arranger Yamaha di ultima generazione: PSR-SX600, PSR-SX700, PSR-SX900, PSR-A5000, Genos e, ovviamente Genos2. Di più: il manuale utente recita la possibilità di poter generare stili anche per tutti i modelli precedenti compatibili con il formato SFF GE (detto anche Style Format 2) e cioè da Tyros3 e PSR-S910/PSR-S710 in poi: in questi casi, ci si dovrà però arrangiare per creare un parse file specifico per ogni modello, con la mappatura delle voci preset; sono informazioni necessarie per consentire al software di assegnare i suoni alle varie parti. Al momento, Yamaha ha pubblicato le Voice List solo per i modelli più recenti citati qui sopra.

A dire il vero, questo tipo di applicazioni software non rappresenta una novità assoluta: in origine, si potevano creare stili da MIDI file tramite StyleWorks XT, un software per PC che era noto soprattutto per la funzionalità di conversione stili fra le diverse case di produzione arranger (Roland, Korg, Yamaha, Ketron, GEM, Technics e Wersi). Sull’argomento, in passato si era poi cimentata Roland, rilasciando prima una versione basica della funzionalità a bordo di E-50 ed E-60, e poi – ai tempi della serie BK – un software esterno noto con il nome di SMF-to-Rhythm Converter. Anche Korg aveva fatto una sorta di “tentativo” con Style Creator Bot con i Professional Arranger della generazione Pa4X, Pa700 e Pa1000.

Ora, anche Yamaha va a coprire quest’area e, ovviamente, lo fa con gran classe rendendo disponibile a titolo gratuito un prodotto completo e facile da usare. Il punto di forza è nella possibilità di determinare con esattezza quali misure della song siano da utilizzare per popolare gli specifici pattern di uno stile (Intro1-3, Main 1-4, Fill-In 1-4, Break ed Ending 1-3). Prima della generazione automatica di uno stile, è possibile impostare con precisione la fonte da cui trarre le parti del brano musicale per generare le singole variazioni. Fortissimo!

Vediamo come funziona.

Pagina Easy di Yamaha MIDI Song to Style

Esperimento 1: Convertiamo un MIDI file già in formato XG

Sono partito da uno Standard MIDI File già ottimizzato per l’ambiente Yamaha XG: per i più curiosi, sappiate che si è trattato di Wonderful Tonight di Eric Clapton.

Quando si apre il MIDI file, il software Yamaha avvia la conversione automatica (Easy) e tenta di assegnare le misure alle diverse variazioni dello stile, ma i segmenti dei pattern proposti sono tutti scombinati. Per fortuna, è possibile lavorare con la funzione Edit per sistemare le cose.

  • Ho trovato comodissimo lo zoom per selezionare un pattern e lavorare di mouse per spostare con precisione la misura di inizio e di fine di ogni segmento, altrimenti si rischia di produrre risultati approssimativi.
  • In alternativa, ho lavorato sulla parte alta dello schermo per selezionare prima il segmento: ho poi premuto il pulsante + per aprire una finestra in cui assegnare le misure ad un pattern.
  • Data la struttura del brano creato, ho potuto generare un solo Intro e un solo Ending.
  • Mi è mancata la disponibilità di una semplice finestra di editing numerico. Onestamente, sarebbe stato comodo avere una tabella numerica in cui imputare a mano i numeri: ad esempio, dalla misura 1 alla 4 è l’Intro 3 e così via.
  • Ho trovato utile poter recuperare alcune tracce di accompagnamento che erano state ignorate dalla conversione di default: insomma tutte le parti del brano si possono aggiungere dal materiale MIDI esistente (Rhy1, Rhy2, Bass, Chd1, Chd2, Phr1, Phr2). Nello stesso modo, si può decidere di escludere tracce della song dalla conversione.
  • Avendo collegato tramite USB MIDI il PC a Genos2, ho potuto collaudare lo stile prima di salvarlo e poter quindi fare gli aggiustamenti del caso: c’è una finestra chiamata Chord Palette con cui cambiare gli accordi suonati in tempo reale.

Quando si salva lo stile, suggerisco di dare nomi diversi per le diverse take (come sempre, conviene fare così per essere certi di non perdersi nulla). Yamaha MIDI Song to Style salva uno stile (.sty) e anche un progetto .sts per rielaborazioni successive.

Ho riportato lo stile su Genos2 e il risultato è stato molto buono: ho potuto suonare i pattern del brano originale pilotando lo stile in modo naturale e fluido. Sono stato evidentemente favorito dal fatto che il MIDI file originale era già ottimizzato per gli arranger Yamaha e suonava già bene di suo. Fantastico!

Pagina Edit di Yamaha MIDI Song to Style

Esperimento 2: Convertiamo un MIDI file non XG

Ho ripetuto l’esperimento con un altro Standard MIDI file in General MIDI ma non ottimizzato per gli arranger Yamaha. Per la cronaca, Black Magic Woman di Santana.

Anche qui, ho dovuto lavorare di editing per individuare quali segmenti della song erano adatti per ciascuna variazione dello stile, ma ho scoperto altre funzioni utili di Yamaha MIDI Song to Style.

  • Mettendo il brano in playback, è possibile ascoltare anche la traccia della melodia e, in questo modo, individuare facilmente introduzione, strofe e ritornelli.
  • Leggermente più complicato è stato individuare le misure migliori da assegnare ai Fill-In (questi hanno la durata fissa di una misura, senza eccezioni).
  • La difficoltà massima è stata quella di trovare una misura assegnabile al Break.
  • Mi è stato possibile cambiare i suoni generici della song MIDI passando alle voci di qualità superiore ed esclusive di Genos2. Con il cambio di voci, anche i volumi delle tracce di accompagnamento hanno richiesto di essere “aggiustati”.
  • Il programma non consente di editare la sezione CASM dello stile e quindi non ho potuto lavorare sulle memorie OTS. Non è stato un problema: l’ho fatto agevolmente sulla tastiera arranger in un momento successivo.

Il risultato è stato comunque dissonante su Genos2: ho dovuto lavorare sul mixer dello strumento per sistemare ulteriormente i livelli delle tracce e gli effetti dello stile. È stato un lavoraccio: se il brano MIDI non suona bene sull’arranger Yamaha, è molto meglio sistemarlo prima di darlo in pasto al convertitore. Tale sistemazione è possibile in una DAW su PC/MAC, oppure direttamente nel mixer di bordo dell’arranger Yamaha, mentre la scelta di sistemare livelli ed effetti su Style Creator non si dimostra altrettanto agevole.

Assegnazione voci e controllo volumi tracce con Yamaha MIDI Song to Style

Esperimento 3: Rigeneriamo uno stile originale preset

Ho utilizzato uno stile preset di Genos2 (Songwriter) per registrare un brano musicale sfruttando MIDI Quick Recording e suonando tutti i pattern dello stile (Intro 3, Main A-B-C-D, con tutti Fill-In attivi, anche un Break ed Ending 3). Ho ottenuto in questo modo un MIDI file e l’ho importato su Yamaha MIDI Song to Style. Volevo vedere come si sarebbe comportato il nuovo software Yamaha con sequenze MIDI generate dall’arranger stesso. Se ve lo state chiedendo, ho suonato gli accordi liberamente, senza preoccuparmi di facilitare il lavoro al convertitore.

Una volta aperto il brano nel software, anche qui in assenza di marker specifici, la funzione Easy ha assegnato i segmenti dei pattern in modo scombinato. Non è stata una sorpresa. Come sopra, ho provveduto con le operazioni di Edit a video per assegnare i segmenti di misure ai singoli pattern. Questa volta il lavoro è stato facilitato dal fatto che la song MIDI era composta di veri e propri pattern di uno stile.

Ho dunque salvato lo stile e l’ho provato su Genos2 e, tutto sommato, le tracce suonavano bene come l’originale. Ho riscontrato solo una piccola sbavatura in una variazione MAIN. Ma, in termini generali, ho riscontrato impercettibili differenze (mettendomi di impegno ad ascoltare lo stile originale da cui ero partito e quello prodotto della conversione). In buona sostanza, posso affermare che – in questo caso specifico – è stato rigenerato lo stile originale.

Esperimento 4: Creiamo uno stile completamente nuovo

Ho pensato: e se usassi MIDI Song to Style per creare uno stile nuovo? Invece di fare ricorso ad uno Standard MIDI File pronto all’uso, ho creato da me un brano MIDI su DAW (per fare in fretta ho usato Cakewalk by BandLab). Ho lavorato sapendo, sin dall’inizio, dove sarei voluto arrivare: ho programmato le diverse misure della song pensando già al loro riutilizzo come pattern di uno stile di accompagnamento. In altre parole, il brano creato da me aveva già in sequenza le sezioni già definite per diventare Intro 1-3, Main 1-4, Break, Fill-In ed Ending 1-3).

Con il convertitore, ho potuto ottenere uno stile nuovo tutto mio, perfetto per la mia esigenza musicale e specifico per il brano che volevo suonare in modo creativo sull’arranger.

Questo workflow è molto interessante e suggerisco di provarlo: grazie alla comodità delle numerose funzioni che le DAW offrono su PC/MAC, si possono produrre le sequenze MIDI migliori al fine di creare uno stile di accompagnamento nuovo e personalizzato. Mi sembra che questo sia un metodo di lavoro di gran lunga più rapido e potente rispetto la programmazione di stili da zero entro Style Creator sullo strumento.

Non male, vero?

Conclusioni

Il programma Yamaha MIDI Song to Style è troppo forte, molto facile da usare e si impara molto in fretta. Il risultato è all’altezza delle attese. Il manuale è scritto molto bene, tuttavia, è richiesto tempo per assimilare una pratica di affinamento per accrescere la propria esperienza e individuare con esattezza quali segmenti del brano siano i migliori per l’assegnazione ai vari pattern dello stile: questa sensibilità non è così scontata.

Naturalmente la qualità del MIDI file originale fa sempre la differenza e, come ho scritto sopra, si consiglia di raffinare la qualità della song prima di cominciare il lavoro di conversione. Gli arranger Yamaha dispongono di un ottimo sequencer MIDI di bordo oltre che funzioni di mixer e, pertanto, tali funzionalità sono disponibili a tutti, senza la necessità di dotarsi di una DAW (anche se l’uso di quest’ultima su PC/MAC potrebbe agevolare la vostra produttività musicale in modo esponenziale).

Dopo aver convertito un brano e ottenuto uno stile, consiglio a tutti di provare e riprovare ancora; non accontentatevi del primo risultato: come sempre, la buona musica è frutto di duro lavoro.

Ricordatevi che, in alternativa alla conversione dei MIDI file in stili di accompagnamento, si possono usare i marker per far funzionare una buona base MIDI “come uno stile” e saltare avanti e indietro da strofe a ritornelli, per poi finire con un Ending. Rispetto la concorrenza, Yamaha gestisce solo 4 marcatori in un brano: occorre “arrangiarsi”.

Misuriamo Yamaha PSR-SX600 (accanto a PSR-SX700)

Riprendiamo il nostro esercizio di comparazione fra tastiere arranger dello stesso produttore: lo facciamo di tanto in tanto per riflettere insieme, chissà che non possa tornare utile a chi fra di voi si trovi nella condizione di valutare un nuovo acquisto. E si senta insabbiato nell’incertezza rispetto quale modello indirizzarsi.

In casa Yamaha, avevamo già sostenuto il confronto di PSR-SX700 e PSR-SX900. Ora prendiamo in esame il modello più abbordabile dei due per affiancarlo a PSR-SX600: sulla carta quest’ultimo è un modello minore; tuttavia, nasconde alcune chicche che sono precluse al modello posto sopra. Al giorno d’oggi PSR-SX700 si trova in vendita normalmente a 1.199 euro (lo avete notato anche voi vero? Yamaha ha alzato i prezzi rispetto il 2019), mentre PSR-SX600 – che è un modello più giovane essendo uscito nel 2020 – è in vendita ad una cifra che oscilla intorno ai 755 euro. La differenza di prezzo è notevole ma, prima di affrontare un’analisi dettagliata, vorrei sottolineare i punti di forza di PSR-SX600, giacché meritano tutta la nostra attenzione.

Yamaha PSR-SX600

Valori assoluti di PSR-SX600

Nel mio test di PSR-SX600, pubblicato su SM Strumenti Musicali, potete leggere di persona quanto valore abbia il sottoscritto percepito nello strumento. Vi consiglio caldamente la lettura di quella recensione: emerge chiaramente come alcune caratteristiche nuove ed esclusive diano un significato di fondo a questo piccolo arranger. Innanzitutto, per la prima volta, Yamaha rilascia due caratteristiche innovative che possono rendere più umane e meno artificiali le espressioni musicali con un arranger: Unison & Accent. Fra tutti gli stili di bordo, 80 di questi sono compatibili con le nuove funzionalità. Ci sono brani musicali classici e moderni dove l’orchestra o la band eseguono fraseggi all’unisono, ottenendo una condizione di effetto che immancabilmente cattura l’attenzione del pubblico. Grazie ad Unison, ora è possibile farlo con un arranger. Accent invece aggiunge o toglie note dall’arrangiamento, in base alla dinamica con cui si suonano i tasti e alla complessità di quanto si suona con le proprie mani. Non solo: anche il volume delle singole tracce subisce variazioni originali automatiche. In altre parole, è possibile simulare le memorabili performance di Van Morrison nelle occasioni in cui dal vivo passa da un pianissimo ad un fortissimo nello stesso brano, magari durante la ripetizione di una strofa o in un momento di un’improvvisazione carica di emozione, prima di un finale in fragoroso crescendo. Dovete poi pensare a questi due tool in accoppiamento con le manopole del Live Control e dello Style Control Reset: dal vivo: si possono studiare e fare grandi cose ad effetto.

C’è poi Smart Chord che, durante la prova dello strumento, mi aveva trascinato, perché mi aveva permesso di riarrangiare intensamente brani le cui progressioni di accordi erano diventate per me rutinarie. Vi potreste ritrovare con brani storici come (Sittin’ On) the Dock of the Bay, Azzurro o La canzone dell’amore perduto, provando la sensazione di suonarli come fosse la prima volta, grazie agli abbellimenti armonici che Smart Chord può darvi in tempo reale

Se è il peso fisico quello che conta, allora non ci sono dubbi. Fra i due arranger, PSR-SX600 è lo strumento che fa per voi. La differenza tra 8,1kg e 11,5kg si sente. Specialmente con il passare con gli anni, se vi trovate spesso a suonare in giro, dovendo affrontare il trasporto dello strumento a braccia dall’auto parcheggiata fino al locale in cui trovarsi per provare o suonare (parlo per esperienza personale).

Se la sezione stili di accompagnamento è fondamentale per la vostra scelta, tenete conto che PSR-SX600 ha un numero superiore di stili (415 contro 400, chi l’avrebbe mai detto) e tutti questi sono cuciti su misura della capacità sonora dello strumento. Alcuni stili inediti di musica moderna africana, brasiliana e asiatica impressionano al primo ascolto. Da parte sua, va detto che PSR-SX700 mette a disposizione degli stili il proprio arsenale sonoro sul cui confronto vi rimando qui sotto e una maggiore capacità di variazioni tramite Multi Pad (188 contro 226).

Spicca poi che solo su PSR-SX600 è incluso il traffico audio dall’uscita USB di bordo, caratteristica che è preclusa a chi suona PSR-SX700 (i possessori di quest’ultima dovranno fare necessariamente ricorso ad un’interfaccia audio esterna per il collegamento a PC o Mac).

Detti tutti i vantaggi di PSR-SX600, vediamo ora le ragioni per cui costa di meno rispetto PSR-SX700. Analizziamo questi tagli e chiediamoci se davvero possono cambiano l’indirizzo della nostra scelta.

Yamaha PSR-SX700

Tagli significativi

61 tasti dinamici

Sotto le vostre dita, entrambi gli strumenti propongono 61 tasti dinamici “leggeri”. Ma PSR-SX700 ha una marcia in più: offre i tasti FSB che, anche se non raggiungono la qualità dei semi-pesati, tuttavia, rappresentano un discreto miglioramento rispetto la qualità standard riservata in passato alle tastiere della serie PSR. Comunque sia, provate entrambe le tastiere di persona prima di una qualsivoglia decisione. Non mi sento di sbilanciarmi di più.

Corredo di suoni

Vista la categoria di prezzo, PSR-SX600 sorprende per quanto suoni dannatamente bene. Le risorse di campioni e di effetti di bordo consentono prestazioni perfettamente comparabili a quanto si sarebbe potuto fare anni fa con strumenti che costavano tre o persino quattro volte di più. Grazie all’introduzione di nuovi convertitori DAC e nuovi DSP, suonare questo arranger richiama l’esperienza di ascolto dei primi modelli Tyros, ma con un tocco di rinnovamento e di adeguamento ai gusti attuali. Tuttavia, va detto che la distanza qualitativa da PSR-SX700 è pienamente avvertibile. Non è solo un aspetto numerico sul totale dei timbri a disposizione (850 contro 986): entrando nei dettagli, risalta come il fratello minore disponga di un numero inferiore di voci S. Articulation (73 contro 131), MegaVoice (27 contro 30), Sweet! (27 contro 31), Cool! (64 contro 74), Live! (71 contro 89). E poi PSR-SX700 offre 24 suoni Organ Flutes! controllabili sullo schermo tramite drawbar digitali. Queste caratteristiche permettono l’accesso a sfumature espressive e ad una superiore gamma di variazioni. Ci sono poi campioni derivati da Genos su PSR-SX700 ma assenti su PSR-SX600. Su quest’ultimo, si possono sovrapporre due voci sulla parte destra dello split (Right1, Right2) e una voce sulla sinistra (Left); mentre su PSR-SX700 si potrà aggiungere una terza voce in sovrapposizione a destra (Right3). Lato effetti, PSR-SX700 si presenta con la possibilità di curare i dettagli delle singole tracce grazie agli effetti Insert che mancano sul fratello minore. Un rammarico per entrambi gli strumenti è l’assenza degli effetti VCM che avrebbero consentito un notevole balzo in avanti.

Tutto quanto scritto sui suoni rappresenta un set di dettagli irrinunciabili per la vostra musica? Beh, per coloro per i quali è prioritaria la creatività della propria musica, questi aspetti potrebbero essere decisivi a favore di PSR-SX700. Personalmente ritengo che solo le vostre orecchie potranno giudicare se il risultato sonoro di PSR-SX600 è insufficiente davvero per le vostre esigenze.

Altoparlanti

Su questo punto, la differenza è immediatamente percepibile: si sente! La presenza di due speaker da 13 cm e l’aggiunta di due tweeter da 5 cm nel complesso offrono un impatto sonoro superiore per PSR-SX700 rispetto i due soli speaker da 12 cm di PSR-SX600. Per sopperire e rafforzare il suono, Yamaha consiglia di affiancare a quest’ultimo un subwoofer come KS-SW100 (179 euro circa). Se sapete smanettare, potete anche valutare una semplice correzione dei valori del compressore, ma occhio a non strafare per non ridurre troppo la varietà dinamica fra le varie parti.

Schermo e usabilità

Lo schermo LCD di PSR-SX600 è piccolo (4’3”) ma ha una definizione superba. Le sue dimensioni ridotte sembrano far affogare il display nel telaio dello strumento. PSR-SX700 ha una diagonale maggiore (7”) ma, soprattutto, è sensibile al tocco. Questa distinzione è basilare perché permette di accedere alla piena completezza funzionale garantita dal nuovo sistema operativo e che concede la stessa usabilità moderna già vista in Genos (e PSR-SX900, naturalmente). Dal canto suo, PSR-SX600 risponde offrendo il controllo tramite pulsanti fisici sul pannello: da una parte le pagine video riflettono un’interfaccia grafica similare, dall’altra però il pilotaggio del tutto avviene tramite pulsanti, un po’ come succedeva negli strumenti di precedente generazione (Tyros, PSR-S975, etc.). Le giovani generazioni nate con uno smartphone in mano si trovano a loro agio nativamente con il touch screen; al contrario, per le generazioni precedenti, l’uso di tasti posizionali accanto allo schermo potrebbe essere accettabile.

Yamaha PSR-SX700

Tagli marginali

Passiamo ai tagli secondari, naturalmente sotto il mio personale e soggettivo punto di vista (avete tutto il diritto di non essere d’accordo con me).

Registrazioni e memoria interna

Su PSR-SX600 è possibile registrare nella memoria interna solo brani MIDI (la memoria è di soli 20MB), mentre per l’audio si potrà fare ricorso alla produzione di un file WAV sulla memoria USB. PSR-SX700 dispone di una memoria interna di 1GB e quindi consente di salvare le proprie registrazioni internamente anche in formato WAV e MP3. PSR-SX600 eredita il buon vecchio Song Creator (con l’esclusione dell’editing dei singoli eventi MIDI e dello Step Recording), mentre il fratello maggiore offre le funzioni di Record incluse nei nuovi sistemi operativi Yamaha. Se vi chiedete perché ho classificato questi tagli fra quelli marginali, è perché di solito chi lavora di sequencer usa l’arranger per la registrazione iniziale e passa ad una DAW su PC o Mac per la fase di post-produzione. Tenete conto che solo PSR-SX700 offre le addizionali e tradizionali porte MIDI IN/OUT, necessarie solo per chi ne fa abitualmente uso. Entrambi gli strumenti gestiscono il traffico MIDI tramite USB.

Playback

Un limite accomuna entrambi gli strumenti: non supportano Bluetooth (chissà perché Yamaha non ci ha pensato). La contromisura molto diffusa è quella di far ricorso ad uno smartphone/tablet da collegare all’ingresso Aux-In. Se invece si vogliono salvare i brani audio nella memoria interna, solo PSR-SX700 è in grado di farlo grazie allo spazio di 1GB. Di più, solo il fratello maggiore può eseguire il playback di file MP3. Il fratello minore gestisce solo file WAV e da memoria USB.

Yamaha PSR-SX600

Tagli del tutto trascurabili

Infine, per completezza di informazione, ecco gli ultimi tagli subiti da PSR-SX600 e che – a mio modesto avviso – sono del tutto irrilevanti:

  • Per il controllo del Pitch Bend e della modulazione, PSR-SX600 dispone di due rotelle tradizionali mentre PSR-SX700 offre un joystick con tasti di controllo.
  • Le Playlist di PSR-SX600 gestiscono al massimo 500 brani per raccolta, nell’altro strumento si arriva a 2500. La contromisura è creare più Playlist, dove è il problema?
  • Il numero di brani demo preinstallati differisce: 3 contro 5. Lo segnalo solo per dovere di cronaca, dato che lo ritengo del tutto insignificante.
  • Altro aspetto trascurabile è la possibilità esclusiva di PSR-SX700 di poter personalizzare lo sfondo dello schermo (Wallpaper).

Conclusioni

Entrambi gli strumenti hanno il loro perché e sono ben bilanciati se presi singolarmente: PSR-SX600 sembra essere orientata per chi ha avuto esperienza in passato con arranger più datati e suona sfruttando abitualmente le risorse di fabbrica mentre PSR-SX700 sarà più vantaggiosa per chi cerca di raggiungere migliori sfumature musicali e ricchezze di dettagli nella qualità orchestrale nelle proprie performance. Da non sottovalutare le novità tecnologiche (Unison, Accent, Smart Chord) e il fattore peso, a favore di PSR-SX600, mentre la modernità d’uso del sistema operativo con schermo touchscreen più generoso e il più ampio arsenale sonoro appaiono come fattori decisivi per PSR-SX700, oltre ogni ragionevole dubbio.

Dulcis in fundo, vale sempre la stessa regola: recatevi in un negozio di strumenti musicali e provate di persona qualsiasi strumento, prima dell’acquisto. Chi trascura questa regola avrà sempre un motivo di rimpianto per non averlo fatto (credetemi, so di cosa stato parlando).

Tony White di Bonner’s Music (UK) presenta il valore di PSR-SX600
Gabriel Aldort da New Orleans (USA) presenta il valore di PSR-SX700

PS: Questo articolo è stato scritto l’8 aprile 2023: è Sabato Santo, il giorno in cui si celebra il silenzio di Dio in attesa della Resurrezione. Il mio augurio è che l’umanità intera ritorni presto a sentire quella voce, le guerre nel mondo cessino il loro fragore colmo di morte e dolore, e si torni presto a vivere di pace e fratellanza universale.

Tastiere arranger – Parte II

Arranger Yamaha

Cronologia degli arranger workstation Yamaha 

Top di gamma

Genos 2: Rulli di tamburi, Annuncio, Focus

Genos: Rulli di tamburi, Annuncio, Playlist, La recensione di Jerry Kovarsky,
La mia recensione: prima parte e seconda parte,
Guide vocali, Transizione alla nuova UXPlayer e Song List,
Suonare Montage come fosse Genos, Cinque caratteristiche interessanti
V1.20, V1.4, V2.0V2.02

Tyros 5: Annuncio, Migliorie di Tyros 5 rispetto Tyros 4, Intervista a Martin Harris, Recensione di Riccardo Gerbi, Approfondimenti,
Suonare con stile il repertorio di Tyros 5, Voci Ensemble,
Formato audio, Espandere Tyros 5 con Reface, Filmati, filmati Bonners, Church & Christmas, Confronto con Korg Pa4X
YEMV1.06YEM 2.0V1.10 e YEM 2.2V1.11

Tyros 4: Annuncio, Migliorie di Tyros 4 rispetto Tyros 3Martin Harris suona T4Euro Organ Artist, Progetto Tyros

Tyros 3Le mie mani sulla Tyros 3, La patria della Tyros

Arranger workstation

PSR-SX900, PSR-SX700: Annuncio, La mia recensione, Player e Song List, Confronto: SX700 vs SX900 e SX700 vs SX600, Aggiornamenti software
PSR-S975, PSR-S775Annuncio
PSR-S970, PSR-S770: AnnuncioApprofondimentoFilmatiLive Control, La mia recensione
PSR-S950, PSR-S750AnnuncioI primi filmatiAltri filmatiVediamole da vicinoPSR-S750ApprofondimentiChurch Organ,  Rinnova la tua musicaTracce audioFormato audio
PSR-S910, PSR-710: Prime impressioni

Arranger per tutti

PSR-SX600: Annuncio, Focus, La mia recensione, SX600 vs SX700
PSR-S670AnnuncioLive Control
PSR-S650Annuncio, Filmati, Suoni/stili in espansioneLa mia provaChurch Organ
PSR-S550Per (ri)cominciare a suonare

Arranger per tutti

PSR-EW425, PSR-E473: Annuncio
PSR-EW410, PSR-E463AnnuncioApprofondimento
PSR-EW400, PSR-E453Annuncio
PSR-E433Annuncio

PSR-A3000, PSR-A2000: Annuncio, Musica senza frontiere;

Arranger per esordienti

PSR-E373, PSR-EW310: Annuncio
PSR-EW300Annuncio
PSR-E360: Annuncio
PSR-E353, PSR-E253: Annuncio, Approfondimento

PSR-F50: Annuncio

Pianoforti arranger

DGX-670: Annuncio, Approfondimento
DGX-660AnnuncioConversazione con Danilo Donzella
DGX-650ApprofondimentoFilmato dimostrativoConfronto con Havian 30

P-S500: Annuncio

Clavinova CSP-255, CSP-275, CSP-295: Annuncio
Clavinova CVP-905, CVP-909: Annuncio
Clavinova CVP-800: Commento
Digital Piano Controller: Approfondimento
Clavinova CSP-150, CSP-170: Smart Pianist,
Clavinova CVP-700: Annuncio
Clavinova CVP-600: Approfondimento

Stili per arranger Yamaha

Personalizzare stili: Misurarsi con Style Creator, Style Settings

Michele Mucciacito: L’intervista, Greetings from ItalyTest Greetings from ItalyGreetings from Italy V2, Corso di programmazione stili 

Download: Stili gratuiti da Yamaha, 2013 International Charts, Entertainer Style Pack, MIDI spot, Hephæstus Sounds, India Devotional 

Sample Creator: Intervista a Maurizio Filisdeo: Stili DanceRevolution Algorithm, Sample Creator

Song Creator

Modernizzare: Modernizzare i vecchi MIDI file con un arranger Yamaha, Infografica

Registrare: Registrazione multitraccia passo per passoEventi degli accordi in Song Creator, Memorizzare voci, volumi, pan, EQ, etc. in una song (2009), Memorizzare voci, volumi, pan, EQ, etc. in una song su Genos e PSR-SX (2021)

Download: Migliaia di MIDI file per arranger Yamaha

Miscellanea

My Music Finder: Repertorio musica italiana nel Music FinderMusic Finder: finalmente i titoli originaliMy Music Finder Versione 12My Music Finder Versione 13 Beta, My Music Finder per Yamaha PSR-S970
Tutorial: Come caricare un nuovo Music Finder,  Come unire gli elementi di due Music Finder

Chord Looper: FinderChord Looper vs Chord Sequencer
Registration: Le registrazioni non sono così difficili

PSS-A50: La mia recensione

Mauro Di Ruscio – Yamaha Europe, Italian Branch

Memorizzare voci, volumi, pan, EQ, etc. in una song su Genos e PSR-SX

Questo blog che state leggendo era nato da pochi giorni nel mese di ottobre 2009, quando avevo pubblicato – fra i primi articoli – la procedura di Setup del Song Creator. Trattavasi di un metodo utile per memorizzare suoni, volumi, pan, EQ, etc. in una Song MIDI. Nel corso degli anni, quell’articolo è rimasto sostanzialmente valido per diverse generazioni di arranger Yamaha. Poi tutto è cambiato con l’introduzione di Genos, con cui Yamaha ha rinnovato l’usabilità dei propri arranger, introducendo l’uso del touch screen.

È giunto quindi il momento di rinnovare quel contenuto, riproponendo qui le brevi istruzioni a favore di chi possiede Yamaha Genos, PSR-SX900 o PSR-SX700 (non vale invece per PSR-SX600 che è leggermente diversa: si veda il mio commento qui sotto, a fine articolo).

Procedura di Setup in una Song (MIDI)

Avete creato una canzone sul vostro arranger Yamaha e fin qui tutto bene. Quando però andate a modificare il volume dei singoli strumenti o il pan vi chiedete come registrare queste impostazioni nella vostra canzone?

È una procedura un po’ singolare, rivediamola insieme.

Nel pannello di Genos, i pulsanti VOICE SELECT e PART ON/OFF consentono la scelta dei timbri da suonare dal vivo

In modo rigoroso, eseguite con calma questi otto passi:

  1. Selezionate sullo schermo touch screen [RECORDING] > MIDI [Multi Recording].
  2. Selezionare la Song desiderata toccandone il nome e premere il pulsante [EXIT].
  3. Quindi impostate livelli, suoni, effetti, EQ, etc. con il Mixing Console.
  4. Se lo desiderate, assegnate le parti di tastiera per l’esecuzione manuale (LEFT, RIGHT 1, RIGHT 2 e RIGHT 3), ciascuna con una propria voce: queste sono le voci che intendete suonare dal vivo quando il brano sarà in Playback. Per fare questa operazione, utilizzate i soliti pulsanti fisici VOICE SELECT e PART ON/OFF sulla parte destra del pannello. Ritornate poi su MIDI [Multi Recording].
Pagina principale di controllo del MIDI Multi Recording su Yamaha Genos
  1. Toccate sullo schermo Setup per aprire la finestra omonima.
  2. Nella finestra che segue, spuntate le voci che volete memorizzare. Nel caso delle parti da suonare dal vivo, spuntate Keyboard Voice.
Finestra di impostazione dei parametri di Setup da memorizzare ad inizio della Song
  1. Toccate [Execute]: in questo momento finalmente le impostazioni vengono registrate come eventi MIDI a inizio della vostra Song. Come volevate, vero?
  2. Ma tutto questo non basta ancora: occorre salvare finalmente la vostra Song: toccate [Close] e [Save].

Successivamente, quando riaprirete il MIDI file, la prossima volta, ritroverete le vostre impostazioni.

Se ora memorizzate la Song in un banco di Registration, non avrete problemi a richiamare anche le parti da suonare con le vostre mani dal vivo.

Per quanto riguarda PSR-SX600, la procedura di Setup è più simile a quella dei modelli precedenti basati sul Song Creator originale. I fortunati possessori di questo arranger, la possono vedere descritta a pagina 60 del loro Reference Manual.

Buona musica!

Gli arranger lanciati sul mercato nel 2020

L’epidemia globale del 2020 ha influito sulle strategie commerciali dell’industria degli strumenti musicali, causando il rinvio del lancio di alcuni nuovi prodotti a tempi migliori. Nonostante ciò, il 2020 è stato comunque testimone dell’uscita di ben sei nuove tastiere arranger, tre a testa per Yamaha e Korg, nella fascia dei modelli base sotto i 1000 euro. Sono rimaste immobili, senza novità, le classi degli arranger medi e delle ammiraglie di tutti i produttori.

1. Yamaha PSR-SX600 (675 euro)

A questo nuovo arranger ho dedicato parecchio spazio negli ultimi mesi: commentando il lancio, approfondendo la materia successivamente, fino alla recensione analitica pubblicata dopo aver provato lo strumento di persona. La mia sensazione d’uso è stata positiva. Il mix composto da prezzo conveniente, qualità eccellente di suoni, varietà di stili e presenza di nuove caratteristiche innovative rende PSR-SX600 un prodotto equilibrato e interessante. I tasti sono molto leggeri ma, questo si sa, fa parte del gioco in questa fascia di prezzo. L’uscita sul mercato di modelli come Yamaha PSR-SX600 mi rincuora: rappresenta l’evidenza di come le grandi aziende continuino ad investire negli arranger, la cui evoluzione tecnologica sembra non finire mai. Un buon segno di freschezza e di continuità per il futuro!

Yamaha PSR-SX600

2. Korg EK-50 L (509 euro)

Chi avrebbe mai detto che Korg sarebbe scesa nell’agone degli arranger economici? Lo ha fatto nel 2019 con EK-50 provvedendo, a breve termine, ad un successivo aggiornamento hardware e software nel 2020: EK-50 L (Limitless). Come gli altri modelli Korg usciti nell’anno (e che commentiamo qui sotto) siamo nell’alveo dei discendenti di Pa50, dopo che quel progetto e quella tecnologia erano stati trasferiti (anni orsono) da Korg Italy alla casa madre giapponese. Ora anche Korg cerca di conquistare nuovi clienti puntando al mercato dei musicisti esordienti e degli appassionati che si esercitano suonando entro le mura di casa. Per saperne di più su EK-50 L, vi consiglio la lettura del redazionale di SM Strumenti Musicali dedicato ai prodotti Korg presentati al Winter NAMM 2020.

3. Korg i3 2020 (499 euro)

Prima o poi perdonerò Korg per aver assegnato a questo nuovo prodotto – economico e rivolto a giovani appassionati – lo stesso grande nome di quella i3 che, nel 1993 aveva cambiato la storia degli arranger. Io stesso, proprio in quegli anni, avevo prosciugato le mie finanze per acquistare il modello originario di Korg i3, considerato all’epoca un rivoluzionario non plus ultra. Ora, ovviamente, il nuovo modello riguarda tutta un’altra storia. D’altro canto, il prodotto omonimo non merita di essere penalizzato da un confronto storico improbo: è comunque un modello interessante e ha il suo perché alle porte degli anni Venti. Nel mio test su SM Strumenti Musicali ne ho raccontato tutte le qualità, dopo averla provata a fondo. Il concetto di questo arranger workstation potrebbe attrarre le nuove generazioni di music producer alla ricerca di hardware originale, leggero e portatile.

Korg i3

4. Yamaha PSR-EW310 (319 euro)

Con il quarto modello nuovo dell’anno, torniamo in casa Yamaha. Da alcuni anni, sono sempre più stupito della qualità diffusa sui prodotti di primo ingresso. I principianti delle tastiere di oggi possono accedere a strumenti il cui contenuto tecnologico e musicale era presente su modelli che costavano n volte tanto qualche anno fa. Ve le sareste mai immaginate le voci Super Articulation a questo livello di prezzo? Occhio, però: la qualità costruttiva è sempre quella adeguata alla categoria, non può essere diversamente, altrimenti addio ai prezzi accessibili a tutti. PSR-EW310 introduce rilevanti novità per il segmento e rappresenta un importante passo in avanti a favore dei musicisti esordienti: vi consiglio la lettura del commento al lancio e, soprattutto, del focus di approfondimento.

Yamaha PSR-EW310

5. Yamaha PSR-E373 (229 euro)

Per questo strumento valgono le stesse considerazioni di PSR-EW310, visto che corrisponde in tutto tranne le dimensioni, il peso e il numero di tasti (61 contro 76). Fra i due, PSR-E373 vince dal punto di vista della portabilità.

6. Korg XE-20 (899 euro)

Chiudiamo la sfilata delle novità dell’anno con un pianoforte arranger. Da anni, alcuni lettori di questo blog lamentavano il fatto che un bel prodotto come il pianoforte Korg Havian 30 non avesse avuto un successore. Ci ha pensato ora Korg, anche se XE20 appartiene ad un segmento inferiore rispetto Havian 30, ereditando solo in parte il valido patrimonio di suoni e stili della famiglia dei Professional Arranger. Il motore interno è lo stesso di EK50 L di cui sopra. Il mercato dei pianoforti digitali sotto i 1000 euro è molto agguerrito e la comparsa di Korg rende la competizione ancora più accesa. Che vinca il migliore.

Korg XE-20

Yamaha PSR-SX600: il mio test su SM Strumenti Musicali

Grazie alla disponibilità di Yamaha Europe Branch Italy, distributore nazionale dei prodotti Yamaha, ho potuto sperimentare di persona il nuovo arranger PSR-SX600 e ho trascritto la recensione su SM Strumenti Musicali.

Il nuovo modello si presenta come un’interessante proposta: ad un prezzo più abbordabile rispetto i modelli superiori della serie PSR-SX, si potrà disporre di uno strumento capace di garantire una valida composizione musicale istantanea: qualità e ampiezza dei timbri, degli effetti e degli stili permettono rapide attività di songwriting. Certamente, se si desiderano funzioni di editing più avanzato, sarà necessario passare a uno dei modelli più completi: PSR-SX700 o PSR-SX900.

Per quanto riguarda gli accompagnamenti, la sezione arranger di bordo farà sentire a casa propria gli amanti degli stilemi Yamaha.

Il segmento dei modelli entry-level economici ha ora un nuovo protagonista che sembra essere in grado di poter rubare la scena alla concorrenza.

Ho scritto tutto su SM Strumenti Musicali. Buona lettura!