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Yamaha alza il sipario su PSR-SX920 e PSR-SX720

L’annuncio improvviso (ma non inatteso) dei giorni scorsi ha generato un’eco straordinaria sul web, dimostrando ancora una volta il potere della comunicazione digitale e l’importanza di una strategia di lancio ben orchestrata.

Fonte Yamaha

A distanza di cinque anni dal rilascio dei modelli precedenti, Yamaha rinnova la serie degli arranger workstation “di mezzo”.

  • PSR-SX920 è una workstation arranger che offre oltre 1.500 voci di alta qualità e 575 stili. Include le voci Super Articulation2 (S.Art2) e armonizzatore vocale.
  • PSR-SX720 è un modello leggermente più semplice ma comunque potente. Offre oltre 1.000 voci e 400 stili, rendendola ideale per musicisti che cercano la potenza dei modelli PSR-SX a costi più contenuti.

Entrambi i modelli rappresentano un discreto passo avanti nel graduale ed ostinato cammino di crescita delle tastiere arranger di Yamaha per musicisti di tutti i livelli. Il generatore sonoro è il classico AWM, le note di polifonia sono 128; tre timbri possono essere riprodotti in layer sulla mano destra e una quarta voce sulla mano sinistra. Fanno parte del patrimonio di entrambi i modelli la presenza di Chord Looper, Smart Chord, sequencer MIDI e Audio, schermo a colori di 7 pollici, effetti microfono/chitarra, Noise Gate, compressore, EQ a tre bande, Audio link su Multpad, Interfaccia USB-to-Host per traffico MIDI (no Audio!) e Playlist. Da Genos2, questi strumenti ereditano il Crossfade Portamento grazie al quale il suono passa dolcemente dalla nota suonata in precedenza alla nota successiva. Con Style Dynamics Control, è possibile regolare l’energia di ogni stile con un solo Live controller: da pianissimo a fortissimo.

Solo il modello superiore (PSR-SX920), oltre ad avere un numero superiore di risorse (leggete qui sotto per i dettagli), è dotato di armonizzatore vocale, uscita video (richiede adattatore USB), Bluetooth e area di memoria atta ad ospitare gli stili audio scaricabili tramite la app Expansion Explorer. Anche gli altoparlanti di bordo sono più possenti (15W+10Wx2 contro 15Wx2). Tutto il resto sostanzialmente equivale fra i due nuovi modelli.

Ora vediamo insieme le differenze principali di PSR-SX920 rispetto il predecessore PSR-SX900:

Caratteristica PSR-SX900 Obsoleto PSR-SX920 Nuovo! Quindi…
Peso 11,5 kg 11,6 kgPoco più pesante
Numero di voci1.337 Voci,
56 Drum/SFX kit
480 Voci XG
1.587 Voices
63 Drum/SFX kit
480 Voci XG
250 voci in più
Voci speciali 0 S.Articultation2
0 S.Articultation+
252 S.Art!
54 Mega Voices
24 Organ Flutes
12 S.Articulation2
15 S.Articulation+
304 S.Articulation
82 MegaVoice
55 Organ Flutes
Cresce sensibilmente il contenuto timbrico speciale
Espandibilità1GB2GB Doppio spazio per
espandere le voci
Effetti Insert813 5 unità effetti in più
Stili52557550 stili in più
Controllo dinamico stili Aggiunto
Banchi Multipad * 4329500 171 banchi in più

E ora le differenze essenziali di PSR-SX720 rispetto il predecessore PSR-SX700:

CaratteristicaPSR-SX700 Obsoleto PSR-SX720 Nuovo! Quindi…
Peso 11,5 kg 11,6 kgPoco più pesante.
Numero di voci986 Voices
41 Drum/SFX Kits
480 Voci XG
1.377 Voci
56 Drum/SFX kit
480 Voci XG.
391 voci in più
Voci speciali0 S.Articultation2
0 S.Articultation+
131 S.Art!
30 Mega Voices
24 Organ Flutes
9 S.Articulation+
252 S.Articulation
54 MegaVoice
55 Organ Flutes
Cresce sensibilmente il contenuto
timbrico speciale
Espandibilità400MB 1GBPiù che doppio lo spazio per espandere le voci
Effetti Insert5 83 unità effetti in più
Stili40045050 stili in più
Controllo dinamico stili Aggiunto
Banchi Multipad * 4226349123 banchi in più

Non vedo l’ora di poter provare uno di questi strumenti!

Dilagano progressioni di accordi negli arranger

Il recente lancio di nuovi arranger nell’area delle tastiere di primo ingresso ha evidenziato un elemento comune che merita attenzione. Non so quanti di noi l’abbiano notato. Roland Go:Keys 3 (e Go:Keys 5), come Yamaha PSR-E383 (e PSR-EW320) includono interessanti funzionalità per la riproduzione di sequenze degi accordi.

Queste funzionalità, già presenti da anni negli arranger di fascia alta, stanno ora diffondendosi anche nei modelli meno costosi. I più attenti fra i lettori di questo blog sicuramente ricordano l’approfondimento che avevo dedicato all’argomento nel gennaio 2020, durante il confronto ravvicinato fra il Chord Looper di Yamaha PSR-SX900/Genos e il Chord Sequencer di Korg Pa700, Pa1000, Pa4X.

Non mi pare sia solo una coincidenza il fatto che i produttori stanno investendo risorse nello sviluppo di nuovi trattamenti per l’uso delle sequenze di accordi. La possibilità di dare in pasto agli stili degli arranger una progressione di accordi prestabilita consente un vantaggio importante per i musicisti più esperti: quello di avere entrambe le mani libere per suonare la tastiera in tempo reale. Immaginate di suonare una parte pianistica senza l’obbligo di dover pensare a suonare una triade armonica per comunicare all’arranger il cambio di accordi in tempo reale. Oppure di essere assorti in un impegnativo assolo di synth lead. Un’altra opportunità d’uso è quella rielaborare una canzone per adattarla a una vasta gamma di generi senza modificare la progressione degli accordi, semplicemente cambiando lo stile. Per i meno esperti, immaginate quanto possa essere semplificata la propria esecuzione quando i cambi di accordo avvengono sempre a tempo, misura per misura. E magari con accordi complessi che non sono ancora parte delle proprie abilità esecutive.

Roland Go:Keys 3

Il Chord Sequencer presente in Roland GO:KEYS 3 e 5 offre caratteristiche interessanti: dispone di 304 pattern disponibili che possono essere personalizzati, salvati e poi reimportati tramite memoria USB, rendendo illimitato il numero di progressioni gestibili sullo strumento. Il cambio di accordo può essere registrato a livello di misura o di singolo beat. La ricerca all’interno dei diversi pattern può essere facilita assegnando un contrassegno (tag) a ciascun elemento. È possibile salvare il valore del Transpose degli accordi da -11 a +11.

Si offre con grande facilità d’uso l’Auto Chord Play consegnato nella dotazione standard di Yamaha PSR-E383/EW320: in questo caso, i pattern disponibili sono soltanto 50. I cambi d’accordo possono essere impostati ogni due misure, ogni misura oppure ogni due beat. Le progressioni standard di serie coprono la stragrande maggioranza delle sequenze in uso dai brani più famosi. Dal manuale d’uso non si evince come modificare le progressioni standard e come crearne di nuove.

Yamaha PSR-EW320

Al di là di questi modelli di recente uscita, vale la pena ricordare che Yamaha Genos2 include il Chord Looper derivato da PSR-SX900 e Genos originale. Con l’hardware più recente, Genos2 offre due comodi pulsanti fisici per controllare la registrazione e la ripetizione delle progressioni di accordi. Apprezzabile particolarmente la possibilità di mantenere attiva la sequenza di accordi durante il cambio in tempo reale degli stili, senza interrompere la riproduzione. Questo consente di eseguire medley infiniti con una varietà di ritmi e arrangiamenti, mantenendo comunque una progressione armonica coerente. Genos2 include le sequenze di accordi più classiche per generi come Popular Pop, Pop Alternative, 80s Pop, 50s Doo-Wop, 12 Bar Blues, Andalusian Cadence, The Canon e Mixolydian. Sono disponibili in tutte e 12 le tonalità. Per la cronaca, manca la possibilità di far ripartire dall’inizio una progressione di accordi ad ogni cambio di variazione (Main A, B, C, D).

Yamaha Genos2

Le Chord Sequences rilasciate su Korg Pa5X nel 2022 sono andate ad aggiornare la funzionalità equivalente che era presente nella generazione precedente dei Professional Arranger (Chord Sequencer in Pa700, Pa1000 e Pa4X). La più recente ammiraglia di casa Korg è in grado di applicare le progressioni di accordi distintamente su uno dei due Player dello strumento. Il display offre un controllo accurato della sequenza degli accordi e del loro stato esecutivo. I pattern di accordi preset (oltre 200 unità in una varietà di repertorio che spazia dal pop al jazz) non possono essere modificati; sono però disponibili locazioni di memoria USER per la creazione di pattern personali. Le progressioni memorizzate sono associabili a stili, ad elementi del SongBook o semplicemente accessibili da una libreria dedicata.

Per concludere, vi invito alla visione di questo video registrato da Woody Alan per il suo celebre canale Woody Piano Shack. Potrete apprezzare le notevoli profondità musicali degli arrangiamenti presenti in Korg Pa5X mentre Woody si limita a sfruttare semplicemente le Chord Sequences.

Yamaha MIDI Song to Style: la mia esperienza

Ebbene Yamaha l’ha fatto. L’ha FINALMENTE fatto. Ha sviluppato e rilasciato un software di utilità che permette di creare uno stile di accompagnamento partendo da un MIDI file e oggi posso raccontarvi l’esito della mia prova che ho potuto sperimentare nei giorni in cui ho avuto un esemplare di Genos2 a disposizione.

Sebbene l’annuncio sia stato fatto insieme al lancio della stessa Genos2, in realtà il nuovo software è in grado di generare stili anche per gli altri modelli di arranger Yamaha di ultima generazione: PSR-SX600, PSR-SX700, PSR-SX900, PSR-A5000, Genos e, ovviamente Genos2. Di più: il manuale utente recita la possibilità di poter generare stili anche per tutti i modelli precedenti compatibili con il formato SFF GE (detto anche Style Format 2) e cioè da Tyros3 e PSR-S910/PSR-S710 in poi: in questi casi, ci si dovrà però arrangiare per creare un parse file specifico per ogni modello, con la mappatura delle voci preset; sono informazioni necessarie per consentire al software di assegnare i suoni alle varie parti. Al momento, Yamaha ha pubblicato le Voice List solo per i modelli più recenti citati qui sopra.

A dire il vero, questo tipo di applicazioni software non rappresenta una novità assoluta: in origine, si potevano creare stili da MIDI file tramite StyleWorks XT, un software per PC che era noto soprattutto per la funzionalità di conversione stili fra le diverse case di produzione arranger (Roland, Korg, Yamaha, Ketron, GEM, Technics e Wersi). Sull’argomento, in passato si era poi cimentata Roland, rilasciando prima una versione basica della funzionalità a bordo di E-50 ed E-60, e poi – ai tempi della serie BK – un software esterno noto con il nome di SMF-to-Rhythm Converter. Anche Korg aveva fatto una sorta di “tentativo” con Style Creator Bot con i Professional Arranger della generazione Pa4X, Pa700 e Pa1000.

Ora, anche Yamaha va a coprire quest’area e, ovviamente, lo fa con gran classe rendendo disponibile a titolo gratuito un prodotto completo e facile da usare. Il punto di forza è nella possibilità di determinare con esattezza quali misure della song siano da utilizzare per popolare gli specifici pattern di uno stile (Intro1-3, Main 1-4, Fill-In 1-4, Break ed Ending 1-3). Prima della generazione automatica di uno stile, è possibile impostare con precisione la fonte da cui trarre le parti del brano musicale per generare le singole variazioni. Fortissimo!

Vediamo come funziona.

Pagina Easy di Yamaha MIDI Song to Style

Esperimento 1: Convertiamo un MIDI file già in formato XG

Sono partito da uno Standard MIDI File già ottimizzato per l’ambiente Yamaha XG: per i più curiosi, sappiate che si è trattato di Wonderful Tonight di Eric Clapton.

Quando si apre il MIDI file, il software Yamaha avvia la conversione automatica (Easy) e tenta di assegnare le misure alle diverse variazioni dello stile, ma i segmenti dei pattern proposti sono tutti scombinati. Per fortuna, è possibile lavorare con la funzione Edit per sistemare le cose.

  • Ho trovato comodissimo lo zoom per selezionare un pattern e lavorare di mouse per spostare con precisione la misura di inizio e di fine di ogni segmento, altrimenti si rischia di produrre risultati approssimativi.
  • In alternativa, ho lavorato sulla parte alta dello schermo per selezionare prima il segmento: ho poi premuto il pulsante + per aprire una finestra in cui assegnare le misure ad un pattern.
  • Data la struttura del brano creato, ho potuto generare un solo Intro e un solo Ending.
  • Mi è mancata la disponibilità di una semplice finestra di editing numerico. Onestamente, sarebbe stato comodo avere una tabella numerica in cui imputare a mano i numeri: ad esempio, dalla misura 1 alla 4 è l’Intro 3 e così via.
  • Ho trovato utile poter recuperare alcune tracce di accompagnamento che erano state ignorate dalla conversione di default: insomma tutte le parti del brano si possono aggiungere dal materiale MIDI esistente (Rhy1, Rhy2, Bass, Chd1, Chd2, Phr1, Phr2). Nello stesso modo, si può decidere di escludere tracce della song dalla conversione.
  • Avendo collegato tramite USB MIDI il PC a Genos2, ho potuto collaudare lo stile prima di salvarlo e poter quindi fare gli aggiustamenti del caso: c’è una finestra chiamata Chord Palette con cui cambiare gli accordi suonati in tempo reale.

Quando si salva lo stile, suggerisco di dare nomi diversi per le diverse take (come sempre, conviene fare così per essere certi di non perdersi nulla). Yamaha MIDI Song to Style salva uno stile (.sty) e anche un progetto .sts per rielaborazioni successive.

Ho riportato lo stile su Genos2 e il risultato è stato molto buono: ho potuto suonare i pattern del brano originale pilotando lo stile in modo naturale e fluido. Sono stato evidentemente favorito dal fatto che il MIDI file originale era già ottimizzato per gli arranger Yamaha e suonava già bene di suo. Fantastico!

Pagina Edit di Yamaha MIDI Song to Style

Esperimento 2: Convertiamo un MIDI file non XG

Ho ripetuto l’esperimento con un altro Standard MIDI file in General MIDI ma non ottimizzato per gli arranger Yamaha. Per la cronaca, Black Magic Woman di Santana.

Anche qui, ho dovuto lavorare di editing per individuare quali segmenti della song erano adatti per ciascuna variazione dello stile, ma ho scoperto altre funzioni utili di Yamaha MIDI Song to Style.

  • Mettendo il brano in playback, è possibile ascoltare anche la traccia della melodia e, in questo modo, individuare facilmente introduzione, strofe e ritornelli.
  • Leggermente più complicato è stato individuare le misure migliori da assegnare ai Fill-In (questi hanno la durata fissa di una misura, senza eccezioni).
  • La difficoltà massima è stata quella di trovare una misura assegnabile al Break.
  • Mi è stato possibile cambiare i suoni generici della song MIDI passando alle voci di qualità superiore ed esclusive di Genos2. Con il cambio di voci, anche i volumi delle tracce di accompagnamento hanno richiesto di essere “aggiustati”.
  • Il programma non consente di editare la sezione CASM dello stile e quindi non ho potuto lavorare sulle memorie OTS. Non è stato un problema: l’ho fatto agevolmente sulla tastiera arranger in un momento successivo.

Il risultato è stato comunque dissonante su Genos2: ho dovuto lavorare sul mixer dello strumento per sistemare ulteriormente i livelli delle tracce e gli effetti dello stile. È stato un lavoraccio: se il brano MIDI non suona bene sull’arranger Yamaha, è molto meglio sistemarlo prima di darlo in pasto al convertitore. Tale sistemazione è possibile in una DAW su PC/MAC, oppure direttamente nel mixer di bordo dell’arranger Yamaha, mentre la scelta di sistemare livelli ed effetti su Style Creator non si dimostra altrettanto agevole.

Assegnazione voci e controllo volumi tracce con Yamaha MIDI Song to Style

Esperimento 3: Rigeneriamo uno stile originale preset

Ho utilizzato uno stile preset di Genos2 (Songwriter) per registrare un brano musicale sfruttando MIDI Quick Recording e suonando tutti i pattern dello stile (Intro 3, Main A-B-C-D, con tutti Fill-In attivi, anche un Break ed Ending 3). Ho ottenuto in questo modo un MIDI file e l’ho importato su Yamaha MIDI Song to Style. Volevo vedere come si sarebbe comportato il nuovo software Yamaha con sequenze MIDI generate dall’arranger stesso. Se ve lo state chiedendo, ho suonato gli accordi liberamente, senza preoccuparmi di facilitare il lavoro al convertitore.

Una volta aperto il brano nel software, anche qui in assenza di marker specifici, la funzione Easy ha assegnato i segmenti dei pattern in modo scombinato. Non è stata una sorpresa. Come sopra, ho provveduto con le operazioni di Edit a video per assegnare i segmenti di misure ai singoli pattern. Questa volta il lavoro è stato facilitato dal fatto che la song MIDI era composta di veri e propri pattern di uno stile.

Ho dunque salvato lo stile e l’ho provato su Genos2 e, tutto sommato, le tracce suonavano bene come l’originale. Ho riscontrato solo una piccola sbavatura in una variazione MAIN. Ma, in termini generali, ho riscontrato impercettibili differenze (mettendomi di impegno ad ascoltare lo stile originale da cui ero partito e quello prodotto della conversione). In buona sostanza, posso affermare che – in questo caso specifico – è stato rigenerato lo stile originale.

Esperimento 4: Creiamo uno stile completamente nuovo

Ho pensato: e se usassi MIDI Song to Style per creare uno stile nuovo? Invece di fare ricorso ad uno Standard MIDI File pronto all’uso, ho creato da me un brano MIDI su DAW (per fare in fretta ho usato Cakewalk by BandLab). Ho lavorato sapendo, sin dall’inizio, dove sarei voluto arrivare: ho programmato le diverse misure della song pensando già al loro riutilizzo come pattern di uno stile di accompagnamento. In altre parole, il brano creato da me aveva già in sequenza le sezioni già definite per diventare Intro 1-3, Main 1-4, Break, Fill-In ed Ending 1-3).

Con il convertitore, ho potuto ottenere uno stile nuovo tutto mio, perfetto per la mia esigenza musicale e specifico per il brano che volevo suonare in modo creativo sull’arranger.

Questo workflow è molto interessante e suggerisco di provarlo: grazie alla comodità delle numerose funzioni che le DAW offrono su PC/MAC, si possono produrre le sequenze MIDI migliori al fine di creare uno stile di accompagnamento nuovo e personalizzato. Mi sembra che questo sia un metodo di lavoro di gran lunga più rapido e potente rispetto la programmazione di stili da zero entro Style Creator sullo strumento.

Non male, vero?

Conclusioni

Il programma Yamaha MIDI Song to Style è troppo forte, molto facile da usare e si impara molto in fretta. Il risultato è all’altezza delle attese. Il manuale è scritto molto bene, tuttavia, è richiesto tempo per assimilare una pratica di affinamento per accrescere la propria esperienza e individuare con esattezza quali segmenti del brano siano i migliori per l’assegnazione ai vari pattern dello stile: questa sensibilità non è così scontata.

Naturalmente la qualità del MIDI file originale fa sempre la differenza e, come ho scritto sopra, si consiglia di raffinare la qualità della song prima di cominciare il lavoro di conversione. Gli arranger Yamaha dispongono di un ottimo sequencer MIDI di bordo oltre che funzioni di mixer e, pertanto, tali funzionalità sono disponibili a tutti, senza la necessità di dotarsi di una DAW (anche se l’uso di quest’ultima su PC/MAC potrebbe agevolare la vostra produttività musicale in modo esponenziale).

Dopo aver convertito un brano e ottenuto uno stile, consiglio a tutti di provare e riprovare ancora; non accontentatevi del primo risultato: come sempre, la buona musica è frutto di duro lavoro.

Ricordatevi che, in alternativa alla conversione dei MIDI file in stili di accompagnamento, si possono usare i marker per far funzionare una buona base MIDI “come uno stile” e saltare avanti e indietro da strofe a ritornelli, per poi finire con un Ending. Rispetto la concorrenza, Yamaha gestisce solo 4 marcatori in un brano: occorre “arrangiarsi”.

Misuriamo Yamaha PSR-SX600 (accanto a PSR-SX700)

Riprendiamo il nostro esercizio di comparazione fra tastiere arranger dello stesso produttore: lo facciamo di tanto in tanto per riflettere insieme, chissà che non possa tornare utile a chi fra di voi si trovi nella condizione di valutare un nuovo acquisto. E si senta insabbiato nell’incertezza rispetto quale modello indirizzarsi.

In casa Yamaha, avevamo già sostenuto il confronto di PSR-SX700 e PSR-SX900. Ora prendiamo in esame il modello più abbordabile dei due per affiancarlo a PSR-SX600: sulla carta quest’ultimo è un modello minore; tuttavia, nasconde alcune chicche che sono precluse al modello posto sopra. Al giorno d’oggi PSR-SX700 si trova in vendita normalmente a 1.199 euro (lo avete notato anche voi vero? Yamaha ha alzato i prezzi rispetto il 2019), mentre PSR-SX600 – che è un modello più giovane essendo uscito nel 2020 – è in vendita ad una cifra che oscilla intorno ai 755 euro. La differenza di prezzo è notevole ma, prima di affrontare un’analisi dettagliata, vorrei sottolineare i punti di forza di PSR-SX600, giacché meritano tutta la nostra attenzione.

Yamaha PSR-SX600

Valori assoluti di PSR-SX600

Nel mio test di PSR-SX600, pubblicato su SM Strumenti Musicali, potete leggere di persona quanto valore abbia il sottoscritto percepito nello strumento. Vi consiglio caldamente la lettura di quella recensione: emerge chiaramente come alcune caratteristiche nuove ed esclusive diano un significato di fondo a questo piccolo arranger. Innanzitutto, per la prima volta, Yamaha rilascia due caratteristiche innovative che possono rendere più umane e meno artificiali le espressioni musicali con un arranger: Unison & Accent. Fra tutti gli stili di bordo, 80 di questi sono compatibili con le nuove funzionalità. Ci sono brani musicali classici e moderni dove l’orchestra o la band eseguono fraseggi all’unisono, ottenendo una condizione di effetto che immancabilmente cattura l’attenzione del pubblico. Grazie ad Unison, ora è possibile farlo con un arranger. Accent invece aggiunge o toglie note dall’arrangiamento, in base alla dinamica con cui si suonano i tasti e alla complessità di quanto si suona con le proprie mani. Non solo: anche il volume delle singole tracce subisce variazioni originali automatiche. In altre parole, è possibile simulare le memorabili performance di Van Morrison nelle occasioni in cui dal vivo passa da un pianissimo ad un fortissimo nello stesso brano, magari durante la ripetizione di una strofa o in un momento di un’improvvisazione carica di emozione, prima di un finale in fragoroso crescendo. Dovete poi pensare a questi due tool in accoppiamento con le manopole del Live Control e dello Style Control Reset: dal vivo: si possono studiare e fare grandi cose ad effetto.

C’è poi Smart Chord che, durante la prova dello strumento, mi aveva trascinato, perché mi aveva permesso di riarrangiare intensamente brani le cui progressioni di accordi erano diventate per me rutinarie. Vi potreste ritrovare con brani storici come (Sittin’ On) the Dock of the Bay, Azzurro o La canzone dell’amore perduto, provando la sensazione di suonarli come fosse la prima volta, grazie agli abbellimenti armonici che Smart Chord può darvi in tempo reale

Se è il peso fisico quello che conta, allora non ci sono dubbi. Fra i due arranger, PSR-SX600 è lo strumento che fa per voi. La differenza tra 8,1kg e 11,5kg si sente. Specialmente con il passare con gli anni, se vi trovate spesso a suonare in giro, dovendo affrontare il trasporto dello strumento a braccia dall’auto parcheggiata fino al locale in cui trovarsi per provare o suonare (parlo per esperienza personale).

Se la sezione stili di accompagnamento è fondamentale per la vostra scelta, tenete conto che PSR-SX600 ha un numero superiore di stili (415 contro 400, chi l’avrebbe mai detto) e tutti questi sono cuciti su misura della capacità sonora dello strumento. Alcuni stili inediti di musica moderna africana, brasiliana e asiatica impressionano al primo ascolto. Da parte sua, va detto che PSR-SX700 mette a disposizione degli stili il proprio arsenale sonoro sul cui confronto vi rimando qui sotto e una maggiore capacità di variazioni tramite Multi Pad (188 contro 226).

Spicca poi che solo su PSR-SX600 è incluso il traffico audio dall’uscita USB di bordo, caratteristica che è preclusa a chi suona PSR-SX700 (i possessori di quest’ultima dovranno fare necessariamente ricorso ad un’interfaccia audio esterna per il collegamento a PC o Mac).

Detti tutti i vantaggi di PSR-SX600, vediamo ora le ragioni per cui costa di meno rispetto PSR-SX700. Analizziamo questi tagli e chiediamoci se davvero possono cambiano l’indirizzo della nostra scelta.

Yamaha PSR-SX700

Tagli significativi

61 tasti dinamici

Sotto le vostre dita, entrambi gli strumenti propongono 61 tasti dinamici “leggeri”. Ma PSR-SX700 ha una marcia in più: offre i tasti FSB che, anche se non raggiungono la qualità dei semi-pesati, tuttavia, rappresentano un discreto miglioramento rispetto la qualità standard riservata in passato alle tastiere della serie PSR. Comunque sia, provate entrambe le tastiere di persona prima di una qualsivoglia decisione. Non mi sento di sbilanciarmi di più.

Corredo di suoni

Vista la categoria di prezzo, PSR-SX600 sorprende per quanto suoni dannatamente bene. Le risorse di campioni e di effetti di bordo consentono prestazioni perfettamente comparabili a quanto si sarebbe potuto fare anni fa con strumenti che costavano tre o persino quattro volte di più. Grazie all’introduzione di nuovi convertitori DAC e nuovi DSP, suonare questo arranger richiama l’esperienza di ascolto dei primi modelli Tyros, ma con un tocco di rinnovamento e di adeguamento ai gusti attuali. Tuttavia, va detto che la distanza qualitativa da PSR-SX700 è pienamente avvertibile. Non è solo un aspetto numerico sul totale dei timbri a disposizione (850 contro 986): entrando nei dettagli, risalta come il fratello minore disponga di un numero inferiore di voci S. Articulation (73 contro 131), MegaVoice (27 contro 30), Sweet! (27 contro 31), Cool! (64 contro 74), Live! (71 contro 89). E poi PSR-SX700 offre 24 suoni Organ Flutes! controllabili sullo schermo tramite drawbar digitali. Queste caratteristiche permettono l’accesso a sfumature espressive e ad una superiore gamma di variazioni. Ci sono poi campioni derivati da Genos su PSR-SX700 ma assenti su PSR-SX600. Su quest’ultimo, si possono sovrapporre due voci sulla parte destra dello split (Right1, Right2) e una voce sulla sinistra (Left); mentre su PSR-SX700 si potrà aggiungere una terza voce in sovrapposizione a destra (Right3). Lato effetti, PSR-SX700 si presenta con la possibilità di curare i dettagli delle singole tracce grazie agli effetti Insert che mancano sul fratello minore. Un rammarico per entrambi gli strumenti è l’assenza degli effetti VCM che avrebbero consentito un notevole balzo in avanti.

Tutto quanto scritto sui suoni rappresenta un set di dettagli irrinunciabili per la vostra musica? Beh, per coloro per i quali è prioritaria la creatività della propria musica, questi aspetti potrebbero essere decisivi a favore di PSR-SX700. Personalmente ritengo che solo le vostre orecchie potranno giudicare se il risultato sonoro di PSR-SX600 è insufficiente davvero per le vostre esigenze.

Altoparlanti

Su questo punto, la differenza è immediatamente percepibile: si sente! La presenza di due speaker da 13 cm e l’aggiunta di due tweeter da 5 cm nel complesso offrono un impatto sonoro superiore per PSR-SX700 rispetto i due soli speaker da 12 cm di PSR-SX600. Per sopperire e rafforzare il suono, Yamaha consiglia di affiancare a quest’ultimo un subwoofer come KS-SW100 (179 euro circa). Se sapete smanettare, potete anche valutare una semplice correzione dei valori del compressore, ma occhio a non strafare per non ridurre troppo la varietà dinamica fra le varie parti.

Schermo e usabilità

Lo schermo LCD di PSR-SX600 è piccolo (4’3”) ma ha una definizione superba. Le sue dimensioni ridotte sembrano far affogare il display nel telaio dello strumento. PSR-SX700 ha una diagonale maggiore (7”) ma, soprattutto, è sensibile al tocco. Questa distinzione è basilare perché permette di accedere alla piena completezza funzionale garantita dal nuovo sistema operativo e che concede la stessa usabilità moderna già vista in Genos (e PSR-SX900, naturalmente). Dal canto suo, PSR-SX600 risponde offrendo il controllo tramite pulsanti fisici sul pannello: da una parte le pagine video riflettono un’interfaccia grafica similare, dall’altra però il pilotaggio del tutto avviene tramite pulsanti, un po’ come succedeva negli strumenti di precedente generazione (Tyros, PSR-S975, etc.). Le giovani generazioni nate con uno smartphone in mano si trovano a loro agio nativamente con il touch screen; al contrario, per le generazioni precedenti, l’uso di tasti posizionali accanto allo schermo potrebbe essere accettabile.

Yamaha PSR-SX700

Tagli marginali

Passiamo ai tagli secondari, naturalmente sotto il mio personale e soggettivo punto di vista (avete tutto il diritto di non essere d’accordo con me).

Registrazioni e memoria interna

Su PSR-SX600 è possibile registrare nella memoria interna solo brani MIDI (la memoria è di soli 20MB), mentre per l’audio si potrà fare ricorso alla produzione di un file WAV sulla memoria USB. PSR-SX700 dispone di una memoria interna di 1GB e quindi consente di salvare le proprie registrazioni internamente anche in formato WAV e MP3. PSR-SX600 eredita il buon vecchio Song Creator (con l’esclusione dell’editing dei singoli eventi MIDI e dello Step Recording), mentre il fratello maggiore offre le funzioni di Record incluse nei nuovi sistemi operativi Yamaha. Se vi chiedete perché ho classificato questi tagli fra quelli marginali, è perché di solito chi lavora di sequencer usa l’arranger per la registrazione iniziale e passa ad una DAW su PC o Mac per la fase di post-produzione. Tenete conto che solo PSR-SX700 offre le addizionali e tradizionali porte MIDI IN/OUT, necessarie solo per chi ne fa abitualmente uso. Entrambi gli strumenti gestiscono il traffico MIDI tramite USB.

Playback

Un limite accomuna entrambi gli strumenti: non supportano Bluetooth (chissà perché Yamaha non ci ha pensato). La contromisura molto diffusa è quella di far ricorso ad uno smartphone/tablet da collegare all’ingresso Aux-In. Se invece si vogliono salvare i brani audio nella memoria interna, solo PSR-SX700 è in grado di farlo grazie allo spazio di 1GB. Di più, solo il fratello maggiore può eseguire il playback di file MP3. Il fratello minore gestisce solo file WAV e da memoria USB.

Yamaha PSR-SX600

Tagli del tutto trascurabili

Infine, per completezza di informazione, ecco gli ultimi tagli subiti da PSR-SX600 e che – a mio modesto avviso – sono del tutto irrilevanti:

  • Per il controllo del Pitch Bend e della modulazione, PSR-SX600 dispone di due rotelle tradizionali mentre PSR-SX700 offre un joystick con tasti di controllo.
  • Le Playlist di PSR-SX600 gestiscono al massimo 500 brani per raccolta, nell’altro strumento si arriva a 2500. La contromisura è creare più Playlist, dove è il problema?
  • Il numero di brani demo preinstallati differisce: 3 contro 5. Lo segnalo solo per dovere di cronaca, dato che lo ritengo del tutto insignificante.
  • Altro aspetto trascurabile è la possibilità esclusiva di PSR-SX700 di poter personalizzare lo sfondo dello schermo (Wallpaper).

Conclusioni

Entrambi gli strumenti hanno il loro perché e sono ben bilanciati se presi singolarmente: PSR-SX600 sembra essere orientata per chi ha avuto esperienza in passato con arranger più datati e suona sfruttando abitualmente le risorse di fabbrica mentre PSR-SX700 sarà più vantaggiosa per chi cerca di raggiungere migliori sfumature musicali e ricchezze di dettagli nella qualità orchestrale nelle proprie performance. Da non sottovalutare le novità tecnologiche (Unison, Accent, Smart Chord) e il fattore peso, a favore di PSR-SX600, mentre la modernità d’uso del sistema operativo con schermo touchscreen più generoso e il più ampio arsenale sonoro appaiono come fattori decisivi per PSR-SX700, oltre ogni ragionevole dubbio.

Dulcis in fundo, vale sempre la stessa regola: recatevi in un negozio di strumenti musicali e provate di persona qualsiasi strumento, prima dell’acquisto. Chi trascura questa regola avrà sempre un motivo di rimpianto per non averlo fatto (credetemi, so di cosa stato parlando).

Tony White di Bonner’s Music (UK) presenta il valore di PSR-SX600
Gabriel Aldort da New Orleans (USA) presenta il valore di PSR-SX700

PS: Questo articolo è stato scritto l’8 aprile 2023: è Sabato Santo, il giorno in cui si celebra il silenzio di Dio in attesa della Resurrezione. Il mio augurio è che l’umanità intera ritorni presto a sentire quella voce, le guerre nel mondo cessino il loro fragore colmo di morte e dolore, e si torni presto a vivere di pace e fratellanza universale.

Aggiornamenti software per Yamaha Genos e PSR-SX700/SX900

Yamaha PSR-SX900

Pochi giorni fa (il primo dicembre), Yamaha ha reso disponibile un aggiornamento software a favore degli arranger workstation Genos (V2.10) e PSR-SX900/SX700 (V1.10). L’aggiornamento ha sigle diverse ma il contenuto è lo stesso per tutti e tre gli strumenti:

  • Al fine di rendere più fluido (in tempo reale) il cambio di velocità di esecuzione, è ora possibile agire direttamente sulla rotella Data Dial quando lo schermo visualizza la pagina Home. Precedentemente era necessario usare due mani, premendo contemporaneamente il pulsante [TEMPO].
  • L’architettura degli stili amplia i limiti di creatività: sino a ieri lo Style Creator ammetteva sequenze di lunghezza massima pari a 32 misure: oggi l’asticella è stata alzata a 128. Notevole!
  • È ora ammesso scegliere se caricare o meno un file (voci, stili, song, registration) mentre si scorrono gli elementi di una lista con il Data Dial. In passato, ci si doveva posizionare sul file e poi toccare lo schermo per la selezione.

Aggiornamenti precedenti per PSR-SX700 e PSR-SX900

Chi di voi ha acquistato una Yamaha PSR-SX700 o PSR-SX900 dopo aver letto la mia recensione pubblicata due anni fa, sicuramente è consapevole che questi due arranger sono oggi nel pieno del loro ciclo naturale di vendite e sono leggermente cambiati (migliorati) rispetto quando descritto nel mio test visibile su SM Strumenti Musicali. Il recente aggiornamento dei giorni scorsi non è nemmeno il più importante: a beneficio dei più distratti, colgo l’occasione per ricapitolare qui tutte le migliorie rilevanti rilasciate da Yamaha dopo l’annuncio originale.

La versione 1.01 aveva aggiornato la compatibilità dello strumento con Yamaha Expansion Manager (V2.5.3 o successive) e introdotto la possibilità di assegnare la funzione Part On/Off al pedale per comandare l’attivazione/disattivazioni dei timbri (associati a Right1, Right2, Right3, Left) e dell’ingresso microfonico.

La versione 1.02 conteneva l’accesso alle Guide vocali per annunciare tutto quello che succede o si pensa di far succedere sullo strumento. Trattasi di una funzione software essenziale per i musicisti non vedenti.

La versione 1.03 aveva risolto una criticità, già segnalata dal sottoscritto nella recensione citata qui sopra: in pratica Yamaha ha incrementato le dimensioni dei caratteri nelle pagine video Score, Lyrics e Text Viewer, rendendo pienamente utilizzabili quelle funzioni.

E per Genos

La storia degli aggiornamenti di Genos ha visto episodi di arricchimento importanti garantendo a Yamaha di essere competitiva alla grande per il dominio in cima alla vetta degli arranger al top di gamma.

Vi abbiamo già raccontato in questo blog tutti questi aggiornamenti del passato. Se, caso mai fosse successo di perderne qualcuno, ecco i link agli articoli in cui ho commentato ciascun rilascio:

Memorizzare voci, volumi, pan, EQ, etc. in una song su Genos e PSR-SX

Questo blog che state leggendo era nato da pochi giorni nel mese di ottobre 2009, quando avevo pubblicato – fra i primi articoli – la procedura di Setup del Song Creator. Trattavasi di un metodo utile per memorizzare suoni, volumi, pan, EQ, etc. in una Song MIDI. Nel corso degli anni, quell’articolo è rimasto sostanzialmente valido per diverse generazioni di arranger Yamaha. Poi tutto è cambiato con l’introduzione di Genos, con cui Yamaha ha rinnovato l’usabilità dei propri arranger, introducendo l’uso del touch screen.

È giunto quindi il momento di rinnovare quel contenuto, riproponendo qui le brevi istruzioni a favore di chi possiede Yamaha Genos, PSR-SX900 o PSR-SX700 (non vale invece per PSR-SX600 che è leggermente diversa: si veda il mio commento qui sotto, a fine articolo).

Procedura di Setup in una Song (MIDI)

Avete creato una canzone sul vostro arranger Yamaha e fin qui tutto bene. Quando però andate a modificare il volume dei singoli strumenti o il pan vi chiedete come registrare queste impostazioni nella vostra canzone?

È una procedura un po’ singolare, rivediamola insieme.

Nel pannello di Genos, i pulsanti VOICE SELECT e PART ON/OFF consentono la scelta dei timbri da suonare dal vivo

In modo rigoroso, eseguite con calma questi otto passi:

  1. Selezionate sullo schermo touch screen [RECORDING] > MIDI [Multi Recording].
  2. Selezionare la Song desiderata toccandone il nome e premere il pulsante [EXIT].
  3. Quindi impostate livelli, suoni, effetti, EQ, etc. con il Mixing Console.
  4. Se lo desiderate, assegnate le parti di tastiera per l’esecuzione manuale (LEFT, RIGHT 1, RIGHT 2 e RIGHT 3), ciascuna con una propria voce: queste sono le voci che intendete suonare dal vivo quando il brano sarà in Playback. Per fare questa operazione, utilizzate i soliti pulsanti fisici VOICE SELECT e PART ON/OFF sulla parte destra del pannello. Ritornate poi su MIDI [Multi Recording].
Pagina principale di controllo del MIDI Multi Recording su Yamaha Genos
  1. Toccate sullo schermo Setup per aprire la finestra omonima.
  2. Nella finestra che segue, spuntate le voci che volete memorizzare. Nel caso delle parti da suonare dal vivo, spuntate Keyboard Voice.
Finestra di impostazione dei parametri di Setup da memorizzare ad inizio della Song
  1. Toccate [Execute]: in questo momento finalmente le impostazioni vengono registrate come eventi MIDI a inizio della vostra Song. Come volevate, vero?
  2. Ma tutto questo non basta ancora: occorre salvare finalmente la vostra Song: toccate [Close] e [Save].

Successivamente, quando riaprirete il MIDI file, la prossima volta, ritroverete le vostre impostazioni.

Se ora memorizzate la Song in un banco di Registration, non avrete problemi a richiamare anche le parti da suonare con le vostre mani dal vivo.

Per quanto riguarda PSR-SX600, la procedura di Setup è più simile a quella dei modelli precedenti basati sul Song Creator originale. I fortunati possessori di questo arranger, la possono vedere descritta a pagina 60 del loro Reference Manual.

Buona musica!

Woody Piano Shack

Woody Piano Shack, vlogger ideale per arranger

Ogni argomento su YouTube ha i propri vlogger quelli che, davanti ad una platea potenzialmente planetaria, raccontano le proprie esperienze con passione e competenza. E lo fanno con immediatezza comunicativa. Chi suona arranger non può restare indifferente di fronte alla qualità dei contenuti, alla brillante capacità di intrattenimento che, negli ultimi anni, sta offrendo il canale YouTube di Woody Piano Shack. Vi suggerisco di iscrivervi e di seguirlo.

Il mestiere di vlogger

Fra i nuovi “mestieri” nati nel mondo nell’ultima decade, quello del vlogger è uno dei più entusiasmanti. Sia per chi lo fa, sia per chi ne fruisce i contenuti. Basta aprire YouTube e cercare un argomento a noi caro e trovare qualcuno che ha affrontato quello stesso tema con passione, lo ha sviscerato e lo ha ponderato raccontandone tutti i dettagli più impensati, secondo i più eterogenei punti di vista. Ci sono vlogger che raccontano di viaggi, di vita all’estero, su come imparare nuove lingue, cinema, serie televisive, fotografia, nuove tecnologie, moda, cucina, sport, musica, salute, spiritualità e così via. Il web pullula di persone che raccontano con serietà e impegno delle loro passioni e delle loro esperienze.

Anche il mondo degli strumenti musicali è particolarmente ricco di testimonianze. Ci sono musicisti che pubblicano le loro performance artistiche, altri che tengono corsi di musica, e altri ancora che recensiscono strumenti hardware e software per fare musica. Ovviamente il pianeta degli arranger non è esente da personaggi eccellenti.

Woody Piano Shack

A livello internazionale, il vlogger che reputo più interessante in tema di arranger (e tastiere in genere) arriva dalla Svezia e si chiama Woody Alan. Se non lo avete ancora fatto, vi invito a iscrivervi al suo canale Woody Piano Shack. Woody ha aperto la propria attività su YouTube nel 2015 con lo scopo di ispirare, intrattenere ed insegnare a come suonare il piano, i sintetizzatori e le tastiere in genere. Nel suo canale, si possono trovare lezioni di pianoforte e teoria musicale, recensioni di strumenti, dimostrazioni, tutorial di canzoni, cover e altro ancora. L’obiettivo è quello di aiutare tutti a fare musica.

Woody Alan, dalla Svezia con Woody Piano Shack

Lo stesso Woody, nel suo sito Woody Piano Shack – Helping you make music racconta brevemente la sua storia musicale: “Vengo dal Regno Unito e mi sono trasferito in Svezia 20 anni fa. Ecco la storia del mio background musicale. Mia nonna era un’insegnante di musica, quindi ho avuto la fortuna di iniziare presto quando avevo circa quattro anni. Ho seguito una formazione classica fino ai miei primi anni dell’adolescenza conseguendo il grado ottavo delle Royal Schools of Music. A quel tempo ho capito che potevo suonare a orecchio e intrattenere i miei compagni eseguendo successi popolari dell’epoca. Dopo aver lasciato la scuola, ho suonato il pianoforte nei pub e nei piano bar. La mia prima band era un duo di synth chiamato Parallel. Per i due decenni successivi ho lavorato come tastierista in diverse band che suonavano in luoghi della costa meridionale dell’Inghilterra, Londra e Stoccolma. Ho suonato rock, pop, soul, jazz e blues ed è stato fantastico!”

Video imperdibili per appassionati di arranger

Lo so: c’è la difficoltà della lingua. Anche se Woody ha una parlantina molto aperta e chiara, che facilita la comprensione del suo inglese agli stranieri, l’inglese potrebbe essere una barriera linguistica per molti: per costoro, c’è sempre la possibilità di attivare i sottotitoli con traduzione automatica in italiano.

Il primo video che sottopongo alla vostra attenzione è uscito solo tre giorni fa. Woody dimostra come utilizzare gli stili, la parte ritmica, gli split della tastiera, le modalità di riconoscimento degli accordi e come personalizzare gli stili e i suoni secondo le proprie preferenze. Woody utilizza Yamaha PSR-SX900 nel video ma le sue idee valgono per qualsiasi arranger della serie Yamaha, Korg, Ketron, Roland e Casio.

Il secondo video è tutto suonato. Niente chiacchiere. Woody ci dimostra concretamente come trovare lo stile adatto per suonare alcuni brani musicali di Kevin MacLeod, il compositore celebre per aver scritto e pubblicato oltre 1500 brani senza pretendere i diritti d’autore. Woody esegue una lezione concreta e lo fa con due arranger che lui suona alternativamente: Korg i3 e Yamaha PSR-SX900.

Il terzo video è la dimostrazione di Korg i3, arranger workstation di cui ho redatto una recensione su SM Strumenti Musicali.

Woody ha persino allestito una battaglia delle band virtuali, mettendo a confronto diretto Band-In-A-Box con gli arranger Yamaha. Il confronto lo ha talmente appassionato da realizzare ben due filmati. Vi segnalo il primo, il secondo è disponibile direttamente sul canale.

Sono numerosi i video dedicati a PSR-SX900, quello che preferisco è questo, dove prende per mano un tastierista che non conosce gli arranger e gli illustra le possibilità infinite che questa categoria di strumenti riesce a produrre.

E, per finire, un video del 2016 molto divertente dove Woody – alle prime armi con YouTube (e si vede) – si diletta suonando Yamaha PSR-S970 provando uno stile per ciascunta categoria di repertorio e condividendo con noi la sua travolgente spensieratezza musicale.

Pianoforti digitali, workstation, sintetizzatori e tutorial vari

L’argomento arranger è solo una parte dei contenuti di Piano Shack. Sul canale di Woody troverete centinaia di video dedicati a tanti strumenti fra cui Korg Nautilus, Yamaha YC61, Casio Privia PX-S1000, Yamaha P121, Roland GO:PIANO, Yamaha Montage, Roland FA06 e FA08, Yamaha MODX, Roland D-05 e D-50, Korg Wavestation, Roland JD-Xi, Korg M1, Nord Lead A1, Yamaha DX7, Korg Triton ed Electribe, Yamaha Motif XF

Fra i contributi formativi, vi segnalo quelli dedicati a come suonare le parti di percussioni sulla tastiera, come suonare i riff d’organo, come accompagnare con gli accordi sulla tastiera e come scegliere un sistema di amplificazione a cui collegare la propria tastiera dal vivo.

Cheerio!

Programmazione stili Yamaha, se ne parla su SM Strumenti Musicali

Quanti di voi in queste settimane stanno seguendo il corso di programmazione degli stili su arranger Yamaha? Proprio oggi, il portale SM Strumenti Musicali ha pubblicato l’approfondimento che gli ho dedicato. È sottinteso che la lettura è consigliata.

Il corso è organizzato da Danilo Donzella e Mauro Di Ruscio di Yamaha Music Europe (divisione italiana). Il docente Michele Mucciacito è una vecchia conoscenza dei lettori di questo blog: si veda l’intervista e il nostro racconto del successo raggiunto dal pacchetto di espansione Greetings from Italy.

Michele Mucciacito – Docente del corso di Style Making

Il corso on line riguarda i suonatori di arranger workstation Yamaha di ultima generazione, tutti strumenti che ho già recensito: Yamaha Genos, Yamaha PSR-SX900 e Yamaha PSR-SX700.

Tuttavia, anche i possessori di modelli Yamaha precedenti possono essere comunque interessati a questo corso. Mi riferisco a tastiere arranger di cui abbiamo ampiamente parlato in questo blog come: PSR-S975/S775, PSR-S970/S770, Tyros 5, PSR-S950/S750, Tyros 4, PSR-S910/S710, Tyros 3, PSR-S900/S700

Buona lettura su SM Strumenti Musicali!

Il “di dietro” degli arranger workstation

La parte posteriore di una tastiera digitale è quella di cui il tastierista non si cura quando suona dal vivo, ma è quella che vede il pubblico. È un dettaglio non è del tutto trascurabile. Tuttavia, ancora più importante è che quello è lo spazio dedicato alle connessioni. Non ha quindi un valore esclusivamente estetico. E oggi ho pensato di dedicare un articolo a questo argomento, confrontando il “di dietro” degli arranger workstation oggi a listino nelle categorie ammiraglie e livello medio.

Trattasi di nove modelli prodotti da Korg, Yamaha e Ketron e, per i quali abbiamo pubblicato una rassegna in un paio di occasioni: arranger di lusso e mid-level.

Osserviamo questi arranger da vicino mentre, al fondo dell’articolo, una tabella sinottica ci permette di confrontare i dati tecnici delle connessioni disponibili.

Yamaha Genos

La sponda posteriore di Genos spicca per le forme sinuose ed eleganti. Dal punto di vista delle connessioni, l’elenco è sovrabbondante. Spiccano rispetto la concorrenza, la presenza di una doppia coppia di MIDI IN e MIDI OUT, ben tre coppie di uscite stereo, gli speaker digitali per gli amplificatori esterni GNS-MS01. Infine, Genos è l’unica della serie ad offrire un’uscita digitale.

Il design di Yamaha Genos

Korg Pa4X

Anche l’ammiraglia di casa Korg riserva connessioni dedicate per un’amplificatore proprietario, PaAS. Come tutte le ammiraglie, dispone di ingresso microfonico compatibile per jack 1’4″ standard e XLR con alimentazione Phantom (per i microfoni a condensatore). Pa4X è l’unico della serie ad avere un ingresso AUX IN stereo, in aggiunta alla coppia Right-Left. Le forme squadrate sono alleggerite dal taglio di colore della scocca.

Korg Pa4X

Ketron SD9, SD60 e SD90

I tre modelli di Ketron si distinguono per il doppio ingresso MIDI IN: la ragione dipende dal fatto che questi arranger hanno un duplice motore sonoro (proprietario e GM) e ognuno di essi ha un ingresso MIDI dedicato. Gli arranger Ketron potrebbero attirare l’attenzione dei musicisti grazie alla porta MIDI THRU, scomparsa su tutti gli altri arranger qui in rassegna. Altre connessioni originali sono l’ingresso multipolare per l’unità a pedale footswitch e l’uscita video DVI. Gli ingressi AUX IN e AUX OUT sono monofonici.

Ketron SD90, unico modulo arranger di questa rassegna

Korg Pa1000 e Pa700

Scendiamo di categoria con le due coppie di fratelli Korg e Yamaha: lo si nota dal diradarsi di connessioni disponibili che restano comunque, ad onor del vero, sufficienti per un utilizzo professionale. Pa1000 e PA700 si distinguono per la condivisione dell’ingresso AUX IN (Right-Left) utile per collegare un microfono dinamico o una chitarra. Le nuove serie di questi modelli hanno adottato la porta HDMI, diventato lo standard de facto per i monitor video.

Il retro di Korg Pa700 (analogo a quello di Pa1000)

Yamaha PSR-SX900 e PSR-SX700

I due fratelli di casa Yamaha non sono perfettamente identici: il fratello maggiore PSR-SX900 vanta due uscite sub-stereo, la possibilità di collegare un adattatore USB per inviare il segnale video ad un monitor esterno e la connessione Bluetooth per ricevere il segnale audio da uno smartphone o tablet. Entrambi però meritano una menzione per la loro eleganza delle forme.

Il retro elegante di PSR-SX900 (analogo a quello di PSR-SX700)

Conclusioni

Nella scelta di una tastiera nuova da acquistare, succede talvolta di sorvolare sulle connessioni disponibili: onde evitare sorprese inaspettate, vi propongo una tabella riepilogativa. Osservate gli aspetti analoghi e quelli distintivi di ogni modello: spero che queste informazioni possano aiutare tutti a fare chiarezza sulle caratteristiche di ciascuno strumento.

Fate clic sull’immagine per ingrandirla

Misuriamo Yamaha PSR-SX700 (accanto a PSR-SX900)

Da vent’anni, da quando cioè Yamaha ha intrapreso l’evoluzione ricorrente della serie PSR, abbiamo assistito all’uscita regolare – ogni due-tre anni – di due modelli abbinati: uno completo e uno ridimensionato. Nelle prime coppie di modelli, la distanza fra i due arranger era notevole e il “fratello” minore si presentava spesso al mercato come una classica scelta di ripiego, a causa dei tagli operati. Ma il progressivo rilascio di caratteristiche hardware e software di rilievo verso modelli più economici ha avuto conseguenze anche su questa scelta strategica: negli ultimi dieci anni, il modello minore della coppia si è presentato con credenziali notevoli e, grazie al mantenimento di un prezzo più aggressivo, si è fatto spazio fra quei clienti che cercano risoluti il bilanciamento qualità-prezzo.

Oggi, affrontiamo questo esercizio con i nuovi arranger Yamaha del momento: PSR-SX900 e PSR-SX700. Il primo si trova in vendita poco sotto i 1800 Euro, il secondo si sta assestando sui 990 Euro. La differenza di prezzo è considerevole ma, prima di vedere insieme il perché, vorrei puntualizzare i punti di forza di PSR-SX700. Non è uno strumento che vive all’ombra del modello superiore e ha tutte le carte in regola per destare l’attenzione di molti appassionati di arranger.

Yamaha PSR-SX700 dal tono elegante

Valori assoluti, a prescindere dal confronto

Nel mio recente test di PSR-SX900, pubblicato su SM Strumenti Musicali, ho scritto tutto quello che avevo potuto sperimentare su questa opera di tecnologia applicata alla musica. Vi consiglio la lettura: vedrete le tante caratteristiche di pregio insite in PSR-SX900: molte di queste le ritroverete intatte anche su PSR-SX700: fra tutte, vi segnalo in primis la presenza dei tasti FSB. Infatti, in questa gamma di prezzo, normalmente la qualità dei tasti montati dai costruttori è molto leggera; qui invece Yamaha merita un applauso avendo introdotto i tasti FSB che erano stati per anni una presenza apprezzata nella serie Tyros. Passando al resto, in estrema sintesi, PSR-SX700 ha conservato del modello superiore lo schermo a colori touch screen con l’usabilità pari a quella dell’ammiraglia Genos, lo stesso generatore AWM, le quattro parti di tastiera, lo Style Creator e il registratore MIDI/audio rinnovati, il registratore MP3, il joystick, le funzioni di assegnazione, la Playlist, lo Style Section Reset… (le specifiche tecniche complete sono qui). Che ve ne pare?

C’è anche un punto a favore di PSR-SX700 rispetto il modello superiore: i consumi energetici inferiori (21W) pesano di meno sui conti della bolletta.

Detto questo, vediamo ora il dettaglio dei tagli operati. Spuntateli e chiedetevi se potete farne a meno.

Assenze significative

  • PSR-SX700 ha 5 effetti Insert invece di 8: poco male, direte voi. Ma all’appello mancano gli effetti VCM (sono 13 in tutto, fra cui varianti di Flanger, Phaser ed Auto Wah, oltre ad un compressore “analog”); su questo strumento si dovrà fare ricorso agli altri effetti standard. Sono sempre risorse di qualità ma manca quel tono vintage che la tecnologia VCM consente.
  • La wavetable è sostanzialmente condivisa ma il numero di suoni disponibili diminuisce: 986 voci (contro 1337) e 41 drum kit (contro 56). La ridotta varietà timbrica è diffusa equamente fra tutte le famiglie di strumenti.
  • Gli stili di fabbrica sono 433 contro 525. Si potrà compensare riutilizzando stili di modelli Yamaha precedenti oppure acquistandone di nuovi. O personalizzando gli stili esistenti facendo ricorso al migliorato Style Assembly.
  • 226 sono i banchi di Multipad (contro 329).
  • Chord Looper: qui non c’è la gestione automatica della progressione di accordi che per Yamaha è una novità introdotta appositamente su PSR-SX900.
  • No Vocal Harmony (VH2) e no vocoder. Qui non c’è storia: se siete abituati a cantare e a utilizzare l’armonizzatore interno e i suoi effetti, non avete alternativa.
  • Nessuna uscita video. A dire il vero, se non fate karaoke dal vivo, nemmeno vi serve.
  • Gli spettacolari speaker di PSR-SX900 qui non ci sono e sono sostituiti da una coppia di diffusori a 15W ciascuno. Il modello superiore dispone di diaframma in polipropilene disposto in una nuova struttura: occorre usare le proprie orecchie per capire la differenza. Se fosse questo il solo punto di rammarico, si potrebbe optare per l’acquisto a parte di un subwoofer compatto come KS-SW100. Ma chi ascolta in cuffia oppure utilizza un PA esterno, non è nemmeno sfiorato da questa riduzione.
Yamaha PSR-SX700

Assenze marginali

Proseguo con le recisioni, separandole dall’elenco principale, perché queste sono marginali, ovviamente in modo del tutto soggettivo.

  • Lo spazio di memoria per l’aggiunta dei pacchetti di espansione vale 400MB (contro 1GB). Significa semplicemente minore comodità nel caricamento degli eventuali Expansion Pack che vorrete installare.
  • La sezione arranger è incompatibile con gli stili audio. Considero questo taglio fra quelli marginali perché Yamaha non sta spingendo seriamente sulle tracce audio fra gli stili e, quindi, il repertorio di accompagnamenti basati sul MIDI continua ad essere trainante in questo eco-sistema.
  • Sul retro ci sono le due uscite audio stereo di alta qualità, ma mancano le uscite stereo addizionali di SUB OUTPUT, che possono essere usate per adattare il suono a varie situazioni dal vivo: ad esempio, convogliando i bassi attraverso un subwoofer separato per un risultato più pieno e potente, oppure inviando strumenti a percussione a una console esterna per dare forma al proprio suono.

Assenze del tutto trascurabili

Infine, per completezza di informazione, ecco gli ultimi tagli che – a mio modesto avviso – sono del tutto trascurabili:

  • Il Bluetooth non è disponibile: per ascoltare dalle casse il segnale audio da un dispositivo esterno (smartphone, tablet…) si dovrà fare ricorso ad un cavo con connettore mini-jack, come quello delle cuffie, da collegare alla porta AUX-IN.
  • Lo spazio di memoria per i dati utente è di 1GB (contro 4GB). Si potrà agevolmente sopperire con una memoria USB sempre inserita. Le più economiche oggi hanno ben più di 4GB.
  • C’è una sola porta USB-to-Device (contro due). È un limite insignificante, dato che si può collegare comunque un hub USB per accedere fino a quattro dispositivi flash USB.

Conclusioni

Va da sé che i tastieristi che suonano esclusivamente fra le proprie mura di casa potrebbero risentire di meno del rammarico provocato da tali ridimensionamenti. Chi fosse in procinto di acquistare un arranger e fosse in dubbio nella scelta dovrebbe semplicemente chiedersi se qualcuna delle caratteristiche tagliate sia essenziale e irrinunciabile. Per tutti gli altri, PSR-SX700 è un buono strumento, ben equilibrato, e vi permette di risparmiare 900 Euro (in taluni casi anche di più) per ottenere un arranger workstation Yamaha con cui suonare, registrare, esercitarsi e divertirsi.

Dulcis in fundo, vale sempre la stessa regola: recatevi in un negozio di strumenti musicali e provate di persona qualsiasi strumento, prima dell’acquisto. Chi trascura questa regola avrà sempre un motivo di rimpianto per non averlo fatto (credetemi, so di cosa stato parlando).