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Arranger Legacy | KORG iS40 e i40M

Oggi approdiamo alla decima puntata di Arranger Legacy, la rubrica che – in modo trasversale – potete seguire sul web con i contributi di Riccardo Gerbi su SM Strumenti Musicali, Giorgio Marinangeli sul suo blog e Marcello Colò su YouTube. Il modello vintage protagonista dell’episodio odierno è KORG iS40 e, dietro di lui, le sue varianti (i40M innanzitutto ma anche iS50 e iS35).

La nascita di Korg Italy

Nel mese di novembre 1996, una nuova realtà di sviluppo arranger entra in azione in Italia per conto della giapponese Korg Inc. Il nuovo laboratorio viene inaugurato ad Osimo nelle Marche al fine di creare progetti Made in Italy a favore soprattutto dei mercati europei e medio-orientali. La scelta delle Marche non è un caso, visto che in quell’area si concentra in quegli anni un numero elevato di aziende di strumenti musicali fra quelle più celebri nel mondo. Questa esperienza industriale nasce come un sinergico abbraccio fra creatività e passione che – a partire dal suo cuore italiano – irradia per lunghi anni (ancora oggi!) nuove tecnologie musicali, a favore della comunità dei tastieristi nel mondo.

Negli anni precedenti, la casa madre giapponese si era fatta apprezzare grazie alla produzione di tastiere con accompagnamenti, modelli di gran lustro, fra cui la mitica i3, seguita da i4S, i5S/i5M e iX300. La nuova realtà aziendale italiana nasce dunque con l’obiettivo di innovare quel panorama musicale andando a sviluppare e produrre nuovi arranger per la serie “i”.

KORG iS40

Il nuovo centro R&D si forma reclutando alcuni fra i progettisti migliori che erano al lavoro presso GeneralMusic: non è un caso che il declino dell’azienda romagnola coincida con gli inizi roboanti di Korg Italy. L’avvio delle operazioni marchigiane registra il proprio esordio ufficiale con la progettazione e il lancio dell’arranger iS40 nel 1998.

L’esordio con iS40

I punti di forza di iS40 sono merito dell’architettura ereditata da i3 che qui viene semplificata a favore di un uso più immediato e intuitivo. L’elettronica e il firmware sono quelli originali di ideazione giapponese: ma la mentalità musicale è ora quella italiana. Il generatore sonoro AI2 Synthesis e il processore continuano ad operare con 32 oscillatori e altrettante note di polifonia. La wavetable cresce di spazio e così anche il numero di campioni, per un totale di 320 voci. L’inclusione dell’utile Aftertouch, sotto i 61 tasti Fatar, costituisce un segno distintivo di uno strumento di elevata qualità, destinato ai musicisti raffinati. Gli stili di accompagnamento sono 128 e sfruttano altrettanti Arrangement: quest’idea di disaccoppiare i pattern degli stili dai comandi MIDI di assegnazione delle voci (Program Change, effetti, tempo), crea apparentemente un’insolita ridondanza: in realtà, l’idea originale era stata concepita con i3 con l’obiettivo di ampliare il numero di stili preset, ottimizzando l’uso della limitata memoria disponibile.

Torniamo a iS40, dove troviamo il riconoscimento accordi ideato da Stephen Kay (il padre di KORG Karma) e che durerà a lungo anche nei modelli successivi, almeno fino a quando non saranno sviluppate le nuove NTT (intorno al 2000). Due classici processori di effetti stereo sono a servizio dello strumento, utilizzando un piccolo set di 47 effetti.

Lo strumento lavora per “modi”: Arrangement Play, Backing Sequence, Song Play, Song Edit, Program, Disk/Global. Tale organizzazione del sistema operativo secondo “silos separati” sarà lo standard in casa Korg per molti anni: per vederla superata, si dovrà aspettare il 2022 con il lancio di Pa5X.

KORG iS40

Il dispositivo per caricare e salvare dati è sempre lui, il floppy-disk noto per essere un drive innovativo e silenzioso per l’epoca: non si sente il classico clic all’inserimento di un dischetto; è un piccolo dettaglio ma significativo per chi fa musica. Il repertorio di suoni e stili è adeguato alle esigenze di chi effettivamente suona gli arranger in giro per i locali: sempre di più, gli arranger Korg sfumano l’anima rock degli inizi e danno spazio della musica da ballo in vigore all’epoca. Pur essendo tutta plastica, iS40 pesa buoni 12,9kg.

Lo strumento guadagna sul campo una buona reputazione, offrendo Aftertouch e suoni paragonabili a quelli di tastiere più costose. È facile da usare e gli aspetti meno intuitivi sono illustrati e spiegati con chiarezza dal manuale utente di ottima stesura, grazie al lavoro di Paolo Tramannoni. La possibilità di aggiornare il sistema operativo non è banale per l’epoca e viene apprezzata da molti. Fra le altre benvenute caratteristiche, ricordiamo lo spazio a bordo per caricare 16 stili utente e 64 arrangiamenti, con la pecca di non poter creare stili nuovi direttamente sullo strumento. iS40 è comunque in grado di importare gli stili degli strumenti Korg precedenti (come i3) anche se, vista la diversa tabella di voci, suonano secondo gusti più convenzionali e meno ruggenti.

Il lettore di basi MIDI sfrutta i suoni GM dei prodotti di Korg Japan: erano molto validi, ma un adattamento competitivo allo standard di riferimento (Roland Sound Canvas) sarà possibile solo con i modelli successivi della serie Pa.

Il lancio sul mercato italiano avviene con la regia di Syncro (azienda di Numana in provincia di Ancona) distributore ufficiale dei prodotti Korg in Italia all’epoca. L’impatto sul mercato è notevole: le vendite sono adeguate agli obiettivi aziendali. Fra i diversi concorrenti diretti con cui iS40 si misura, in competizione commerciale, possiamo citarne due: Roland G-600 e Solton by Ketron MS-100.

Protagonisti del progetto

Il gruppo che realizza iS40 è guidato da Francesco Castagna responsabile del progetto; c’è poi Jurgen Schmitz direttore del centro R&D, mentre Max Tempia coordina la parte musicale e Roberto Marcucci si occupa dei suoni. La programmazione degli stili è il risultato di un lavoro di squadra nel laboratorio di Osimo.

Il lavoro di design per iS40 viene commissionato al Team CSD, composto da Aldo PetilloEliana Lorena e Andrea Dichiara. Questi talentuosi designer realizzano un progetto innovativo di tastiera elettronica, finiture, grafica e ingegneria di alto livello estetico e funzionale. Il look dello strumento spicca per originalità, rispetto quanto s’era visto fino ad allora. Il risultato riceve riconoscimenti prestigiosi, tra cui il Premio Design Hannover nel 1998 e il Premio Good Design Chicago nello stesso anno. E. Lorena A.Petillo design -Team-csd

Evoluzione: iS50, i40M e iS35

La produzione di iS40 viene affiancata da una versione più economica dello stesso strumento iS50. Quest’ultimo si distingue per l’assenza di Aftertouch e Keyboard Set e per una memoria ROM inferiore di 2MB (12MB contro 14MB del modello superiore). Il pedale Damper condivide l’ingresso con il pedale assegnabile, mancano gli ingressi Audio Input e non è presente l’ingresso per la pedaliera KORG EC-5. Le porte MIDI sono ridotte all’essenziale (IN, OUT), gli amplificatori di bordo hanno minore potenza (2x8W vs 2x14W) e manca la rotella del DIAL.

KORG i40M

L’anno successivo (1999), Korg Italy realizza i40M una versione a modulo di iS40 e che si distingue, oltre al fatto di non avere una tastiera, per la presenza di un armonizzatore vocale, per la prima volta nella serie i.  Con l’aggiunta dei tasti e con il cambio di colore della scocca da grigio a blu, i40M diventa iS35, l’ultimo modello di Korg Italy prodotto con hardware e software di provenienza giapponese.

iS40, iS50 (in versione blu iS50B), i40M e iS35 faranno incetta di vendite in Italia e all’estero sotto l’egida dell’azienda di Osimo, in attesa del giorno in cui l’azienda italo-giapponese farà il botto mondiale con Pa80, il modello che vanterà uno straordinario record di vendite fra tutti i modelli prodotti con il marchio KORG. Ma questa è un’altra storia da raccontare.

Grazie

Le fonti che mi hanno permesso di raccogliere informazioni di prima mano e scrivere l’articolo che avete appena letto sono Andrea Bernardelli, ex Product Specialist di Korg, e Max Tempia di cui vi abbiamo raccontato vita e miracoli grazie ad una lunga intervista che ha rilasciato ai lettori di questo blog. Ringrazio entrambi per la loro disponibilità e partecipazione.

E ora godiamoci il video dimostrativo di KORG i40M grazie alla bravura di Marcello Colò.

BonusWare: Korg estende le risorse della serie Pa

Capture

La recente pubblicazione del Volume 29 di stili addizionali per arranger Korg è l’occasione odierna per rivedere insieme la pagina BonusWare: da oltre quindici anni il produttore italo-giapponese pubblica un numero esteso di risorse software che consente, ai propri clienti, di mantenere aggiornato il proprio arranger nel tempo, anche dopo l’acquisto. La pagina BonusWare era nata originariamente sul sito di Korg Italy prima che questo venisse incorporato nel portale internazionale korg.com. Lo scopo è rimasto immutato: rendere disponibili gratuitamente sul web materiali utili per espandere le capacità dei propri strumenti a tastiera.

Al giorno d’oggi, la pagina offre materiali per tutti gli arranger della serie Pa. Il download è libero e accessibile a tutti: non è richiesta la registrazione.

Stili di accompagnamento

Sono a disposizione 58 raccolte di style per un totale di un migliaio di stili aggiuntivi di Continua a leggere

Max Tempia, toro scatenato nella comunità degli arranger (parte 2 di 3)

Coloro che si sono persi la prima parte dell’intervista a Max Tempia possono leggerla qui. Oggi continuiamo il resoconto con la seconda frazione. Nei prossimi giorni seguirà la terza e conclusiva parte di questo racconto.

Re’: Max, raccontami di come e quando nasce Korg Italy.

Max: C’era questo grande progetto in piedi lanciato da Jürgen Schmitz e Francesco Castagna: stava per arrivare Pa80. La prima tastiera studiata e realizzata completamente in Italia e parte col botto avendo ereditato la generazione dei suoni del Triton. Pensa, aveva persino un registratore digitale a 4 tracce, ma non era accessibile da pannello. Pa80 era multi-tasking e questo per Korg ha rappresentato una innovazione importante: se non avevi il multi-tasking non avevi niente, dovevi suonare mentre caricavi altre cose. C’era il doppio sequencer. Era una gran bella macchina per quei tempi. Certo se la provi oggi, puoi notare il distacco dalla tecnologia attuale: ma a quei tempi, non c’era proprio nulla da dire.

Max Tempia presenta Korg Pa80 nel 2000

Max Tempia presenta gli arranger Korg nei primi anni duemila

Re’: I materiali erano meno nobili rispetto i3 e i30.

Max: Plastica. Stampo e plastica. E’ vero, qualcuno storceva il naso; però pesava di meno e, soprattutto, suonava meglio. Pa80 ha venduto tantissimo. Ha avuto un successo unico, straordinario e senza confini. Tu non ti puoi immaginare le vendite che la giapponese Korg ha realizzato grazie a quell’arranger Made In Italy. A realizzare gli stili, oltre al me, c’erano Gabriele Pavani di Pordenone (che si occupava di dance e liscio, che connubio, vero?) e poi gli stessi del Voicing Team internazionale con altri musicisti occasionali che trovavo in giro. La maggior parte del repertorio era destinata al mondo tedesco ed italiano. Un mercato in grande crescita era quello spagnolo: mi occupavo io di quegli stili, dato che ero anche il dimostratore Korg ufficiale per la Spagna. Abbiamo creato anche gli stili mediorientali che ci ha aperto le porte di continenti nuovi: ad essere onesti, non eravamo stati i primi, GeneralMusic già faceva stili per quel mondo prima ancora di Korg. Io ero il responsabile del repertorio completo degli style: il checkup finale della macchina era tutto sulle mie spalle. Ci ho lavorato parecchio.

Re’: In effetti gli arranger Korg erano rinomati rispetto la concorrenza per l’affidabilità del software e degli stili.

Max: Il collaudo finale era fondamentale. Eravamo in tanti e facevamo un gran lavoro. Anche le altre case avevano un Voicing Team internazionale. Del resto, il primo era stato quello di Roland: da lì era partito tutto. Ora questi team creativi sono scomparsi: le aziende hanno cambiato direzione. Oggi quello stile di lavoro creativo di gruppo si è un po’ perso. Ma, tornando a Pa80, erano numerose le innovazioni tecnologiche: pensa montava un disco a stato solido SSD che oggi è molto diffuso ma, in quegli anni rappresentava una grande novità.

Re’: Pa80 è poi evoluta in Pa1X con cui Korg è tornata a produrre arranger con una scocca robusta e tasti semi-pesati. andando ad accontentare i nostalgici di i3 e i30.

Max: Sì, abbiamo continuato a lungo sulla strada dell’innovazione. Pa1X è stato un importante passo in avanti che però ha raggiunto la pienezza con la generazione successiva, quella piattaforma comune fra Pa2X e Pa800 con cui Korg ha raggiunto il vertice di crescita nella propria storia di produttore di arranger. Quel progetto è ancora credibile oggi, a distanza di molti anni: e non è per nulla sorprendente il vasto numero di musicisti che ancora oggi si esibiscono e si guadagnano la vita suonando Pa800. Credo che, da allora, Korg sta di fatto lavorando di cesello e precisione per migliorare quella piattaforma, ma la base è sempre quello stesso progetto.

Re’: La tua storia con Korg è stata bellissima: ma come tante belle storie anche questa ha avuto la sua fine.

Max: Vedi, dopo tanti successi con Korg, c’è stato un periodo di cambiamento. Le tastiere con accompagnamenti non garantivano più le vendite di prima. E’ cambiato il distributore nazionale: da Syncro siamo passati ad Eko. Molti equilibri sono andati a cambiare. C’è stato un raffreddamento generale dei centri R&D in Italia. Chi l’ha smantellato, chi ha spostato tutto in Germania ad Amburgo. Anche Korg Italy ha perso progressivamente il peso che aveva avuto in quegli anni. Non solo gli arranger ma anche le worstation hanno cambiato fisionomia. A dire il vero, la mia conoscenza con Casio risaliva a molti anni prima, alla presentazione del primo pianoforte Celviano: avendo Casio lo stesso distributore nazionale di Korg, cioè Videosuono, fui chiamato a presentare il primo Celviano. Devi sapere che Casio aveva già il sistema per togliere il canto la parte centrale agendo sulle fasi di un base audio. E poi Casio aveva creato una spettacolare chitarra MIDI e anche il sax MIDI con l’altoparlante sulla campana, la batteria con i pad. In quegli anni, potevi confrontarti con tutte le aziende concorrenti, ma non potevi fare il nome di Casio: tremavano i muri. Casio aveva già allora una forza tecnologica impressionante. Erano già presenti nella micro-circuitazione, esperienza fatta su calcolatrici e orologi e che poteva essere adottata ora sugli strumenti musicali. Non è un caso che il primo campionatore è stato fatto da Casio. La storia della chitarra MIDI era emblematica: era un’ottima chitarra di liuteria e questo la dice lunga. A differenza della chitarra e dei pickup di Roland, Casio aveva molto meno ritardo e aveva un synth interno. Non ti nascondo che, molti anni prima, per programmare molti stili della Korg i3, io ho utilizzato quella chitarra lì. Poi certo, dovevi fare grandi pulizie dei messaggi MIDI, perché nella registrazione ti tirava dentro di tutto. Ma, ragazzi, erano i primi anni novanta! Non è insolito per me osservare come in Casio si stanno ritrovando molti personaggi dei grandi Voicing Team: sarà per un caso fortuito, ma io come Jerry Kovarsky, Mike Martin, Cristian Terzi, Nicolas Vella, Ralph Matten stiamo dando indicazioni a Casio e da un po’ di tempo. Non è ancora una storia strutturata: ci stiamo autoalimentando, ci stiamo preparando al futuro.

(Continua prossimamente)

Max e Paola, prima dell'intervista e prima della partita allo stadio Grande Torino

Max e Paola, prima dell’intervista e prima della partita allo stadio Grande Torino