Qual è il gioco più divertente mentre suonate a casa in privato il vostro arranger? Per me, è quello di prendere una canzone qualsiasi e di suonarla con uno stile di accompagnamento lontano dall’originale. Ad esempio: mi diverte suonare il repertorio di Rod Stewart in stile Country & Western, quello di Eric Clapton in stile Jazz, i Beatles in modo Funk, Van Morrison in Latin, Ligabue in Contemporary, Fabrizio De André in formato swing e le canzoni di Franco Battiato come se fossero una colonna sonora di un film. A volte gli accostamenti sono assordanti, spesso funzionano dopo alcuni tentativi diversi, altre volte si scoprono accoppiamenti sorprendenti e riusciti al primo colpo. In qualche caso il risultato è al limite dell’assurdo, del comico o del geniale. Forse non tutti questi arrangiamenti creativi nati al volo possono essere ripresi dal vivo, ma in taluni casi funzionerebbero alla grande, se non fosse per la prigrizia e il conformismo degli italiani, i quali apprezzano le cover solo se identiche all’originale (che noia!). In tutti gli arranger questo gioco è possibile. A volte, restando nello stesso stile ma cambiando il tempo (da 4/4 in 3/4 si ottengono effetti straordinari, ad esempio io nel mio piccolo suonavo Alice in 3/4 molti anni prima che Francesco De Gregori lo facesse davvero).
Quando avevo fra le mani una Roland E-50, ricordo la funzione Cover: era molto divertente perché consentiva di suonare gli stessi pattern di uno stile usando gli strumenti tipici di un altro repertorio. L’effetto era devastante e soprattutto immediato. Che vi posso dire, era possibile ottenere lo stesso risultato anche su un arranger Yamaha o Korg ma a prezzo di modifiche manuali e ripetitive. Qui invece bastava premere un pulsante per suonare (ad esempio) uno stile Dance con strumenti acustici o uno standard jazz con strumenti elettronici. Ovviamente non bisognava esagerare, altrimenti il risultato avrebbe potuto essere pacchiano. Alla fine, con Cover si potevano rivitalizzare le proprie performance, soprattutto dopo anni in cui si suonava lo stesso stile nello stesso modo e si rischiava di usurarsi un po’.
Nella vita reale, c’è un musicista che si diverte esattamente così, tranne il fatto che non gioca con il suo arranger workstation, ma piuttosto passa all’azione con un’autentica band di validi musicisti e cantanti (soprattutto donne) dalla voce affascinante. Si chiama Scott Bradlee e il gruppo è noto con il nome di Scott Bradlee & Postmodern Jukebox. Ha già pubblicato numerosi album di cover dove le canzoncine di successo dei teenager contemporanei sono riprese, riarrangiate ex novo e trasformate in classici. Se provate ad ascoltare le sue registrazioni, potreste rimanere incantati ritrovandovi increduli ad amare profondamente brani come Roar, Stay with Me, Titanium, Story of My Life, Take Me To The Church e Wake Me Up, pur non essendo in nessun modo attirati da musicisti pop come Katy Perry, Sam Smith, David Guetta, One Direction, Hozier, Avicii e compagnia bella. Per il sottoscritto, è stata l’ennesima conferma di come qualsiasi melodia, anche la più semplice e più scontata, possa diventare un capolavoro di creatività nelle mani di un arrangiatore ispirato e di musicisti capaci. Ora godetevi questo recente filmato registrato proprio da Scott Bradlee & Postmodern Jukebox: va gustato dalla prima nota fino all’ultima. E’ un fortissimo susseguirsi di sorprese: alla fine non riuscirete più ad ascoltare l’originale di All About a Bass cantato da Meghan Trainor, sebbene quest’ultima avesse scalato le classifiche.
Have fun!
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