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Arranger Legacy | GEM Genesys

Nell’ambito della rubrica Arranger Legacy, abbiamo sinora affrontato sette magnifici strumenti del passato, grazie alla collaborazione con Riccardo Gerbi, Giorgio Marinangeli e Marcello Colò. Oggi siamo qui raccontarvi l’esperienza di GEM Genesys nella storia delle tastiere con accompagnamenti. Vi consiglio un passaggio su SM Strumenti Musicali e sul blog di Giorgio Marinangeli per completare le diverse letture, mentre al fondo di quest’articolo trovate il video dimostrativo di Marcello Colò. Partiamo!

Copertina della brochure di GEM Genesys

A metà degli anni 2000

La prima volta che ho affrontato a fondo l’argomento GEM Genesys risale al DISMA di Rimini a metà degli anni duemila. Per chi non lo sapesse, il DISMA è stato per anni l’appuntamento più importante in Italia per il mercato degli strumenti musicali. Ed è stata quella fiera l’occasione in cui ho conosciuto di persona Luca Pilla, l’attuale direttore di Audio Fader e SM Strumenti Musicali, web magazine che ospitano – di tanto in tanto – i miei piccoli contributi alla diffusione della conoscenza delle tastiere arranger. Torniamo a noi: quel giorno, dopo una lunga e avvincente chiacchierata sull’evoluzione in corso delle tastiere digitali, ci siamo recati allo stand Generalmusic dove Luca mi ha presentato Raffaele Mirabella (ai tempi dimostratore dei prodotti GEM ed oggi Product Specialist del settore tastiere in Algam Eko, vale a dire distributore nazionale di prodotti Korg, Studiologic, Nord); ed è così che tutti e tre abbiamo affrontato insieme l’argomento in questione. Ricordo che quell’incontro è stato illuminante nel farmi comprendere come parlare di Genesys significasse di fatto argomentare su WK4 o meglio WK8. La serie WK era infatti nata nel 1994 e aveva conquistato la piazza grazie alle dotazioni innovative per i tempi, fra cui l’Hard Disk, l’armonizzatore vocale e la possibilità di aggiornare il sistema operativo tramite floppy disk. Quando i modelli WK avevano già dato tutto, l’azienda romagnola ha pensato di riutilizzare processore, architettura, sistema operativo e risorse musicali per nuovi modelli di strumenti: nascevano così prodotti destinati a chi suonava sul palco (modelli SK a 76 o 88 tasti, senza amplificazione di bordo), a chi bramava i pianoforti digitali (modelli PS) e ai producer con l’introduzione di Genesys nel 2002: lo slogan commerciale recitava come quello fosse il primo strumento in assoluto capace di consentire la creazione in casa di un CD audio partendo da zero. Si poteva infatti registrare in multitraccia MIDI, prendendo le mosse dagli stili dell’arranger o suonando con le proprie mani; e si poteva realizzare un brano musicale completo, aggiungendo persino la linea vocale (Vocal Genius) per il livellamento del mix finale e masterizzare tutto su CD. Il pubblico si aspettava da GEM sempre e solo primizie. E così è stato.

GEM Genesys – Foto Oostendorp

Caratteristiche

Lo strumento aveva uno chassis innovativo ed accattivante, mentre le dotazioni hardware e software svettavano fra i rinnovamenti tecnologici del momento come la funzionalità di trattamento dei dati in formato audio, sia con lettore MP3/WAV sia con possibilità di registrazione audio sul disco fisso integrato, oltre al caso insolito per gli strumenti a tastiera di essere fornito di lettore DVD e masterizzatore CD. Gli speaker erano davanti e puntavano verso il musicista, fungendo così da monitor, in modo molto originale. Il display VGA ad alta risoluzione era brillante e ben retroilluminato: offriva un’ottima funzionalità LYRICS ma dava il meglio con la pagina SCORE, estrapolando la partitura da una traccia del MIDI file in chiave di SOL. Era stata una scelta all’avanguardia che solo Yamaha ha saputo poi migliorare con Tyros e Clavinova CVP. La wavetable suonava bene rispetto gli strumenti dell’epoca (ricordo con piacere i suoni pastosi di pianoforte acustico e quelli irrequieti di piani elettrici). In genere, gran parte dei timbri non suonano male neanche oggi e non impallidiscono affatto davanti a strumenti più recenti. Come noto, GEM progettava e produceva tutto in casa, compreso il processore Drake che ha fatto la storia.

Il team

Il gruppo di persone, che ha curato la progettazione di Genesys, proveniva dalla struttura che aveva fatto WK4 e WK8: Enzo Bocciero, Marcello Colò (sempre lui, la nostra preziosa fonte di informazioni) e Gianni Giudici avevano curato l’evoluzione delle risorse musicali. Fabrizio Bracalenti aveva seguito tutta la parte del sequencer, HD e CD. Anselmo Bordi aveva sovrinteso il layout del pannello comandi e Bruno Cesanelli la gestione di interfaccia dello strumento.

Genesys XP – Foto: Generalmusic

Responso della clientela

Nonostante la notevole qualità dello strumento, Il prodotto è stato accolto tiepidamente dal mercato. Inizialmente lo chassis aveva segnato difficoltà di vendita a causa del fatto di essere pesante ed ingombrante. GEM era corsa immediatamente ai ripari con una variante più leggera e non amplificata (Genesys PRO) e che presentava per la prima volta un display a scomparsa (vi dice qualcosa?). Successivamente uscì l’edizione expander Genesys XP. Ma i grandi numeri delle serie WS, WX e WK erano definitivamente dietro le spalle. Del resto, la concorrenza si era fatta ancora più spietata con gli annunci di Korg Pa1X, Yamaha Tyros, e Ketron SD1.

Nella rubrica di Arranger Legacy abbiamo spesso parlato di strumenti che hanno lanciato nuove aziende o nuove linee di modelli. Non è il caso di Genesys. In quegli anni, GEM stava esaurendo le proprie risorse economiche, alla vigilia di una crisi che – dal 2008 in poi – avrebbe portato progressivamente alla chiusura dei cancelli dell’azienda. L’arranger Genesys (insieme al pianoforte Pro Mega) ha fatto quindi da colonna sonora all’ingresso dell’azienda nel viale del tramonto: lo staff era in via di spopolamento e il laboratorio non rilasciava più progetti totalmente innovativi da alcuni anni. Genesys è nato quindi a fine corsa della storia di quella Generalmusic che – dopo la chiusura – ha lasciato un grande vuoto nella comunità mondiale degli appassionati di tastiere musicali.

Concludiamo, come da tradizione della rubrica, dando spazio a Marcello Colò e alla sua dimostrazione degli stili di GEM Genesys.

Marcello Colò & Friends

Chi fra di voi, appassionati suonatori di tastiere arranger, si fosse perso la diretta odierna di SM Friends, dovrebbe ripensarci. Mi permetto di darvi questo suggerimento perché potreste trovare pane per i vostri denti.

Oggi 8 giugno 2020 alle 19, l’amico Riccardo Gerbi ha condotto una lunga chiacchierata con Marcello Colò, oggi uomo Ketron, ma che dal 1975 ad oggi ha segnato la storia dell’industria musicale marchigiana lasciando tracce importanti in CRB Elettronica, Generalmusic e Korg prima di approdare in Ketron.

La registrazione è disponibile su YouTube e dura oltre un’ora e trenta ma racchiude così tante esperienze vissute in 40 anni di sperimentazione, progettazione e realizzazione di strumenti musicali nelle Marche. Nella parte finale, si parla specificamente di tastiere arranger e, cosa rara, si è dato pane al pane e vino al vino. Il livello qualitativo raggiunto dalle tastiere arranger è tale da non aver più nulla da invidiare ad altre categorie di strumenti digitali a tastiera. Non è più il tempo di sentirsi figli di un Dio minore.

Mi fermo qui: seguite il link e troverete, oltre a Marcello e Riccardo, il contributo di Luca Pilla e, indegnamente, quello del sottoscritto.

Buona visione quindi.

SM Friends: amici e appassionati di strumenti musicali

Il Fender Rhodes secondo Luca Pilla

Oggi diamo spazio ad una lettura consigliata.

Fender Rhodes Mark I

Nei giorni scorsi, il mitico Luca Pilla ha pubblicato una straordinaria e rapida sintesi del significato del piano Fender Rhodes, uno strumento fondamentale i cui suoni hanno fatto da costellazione per una schiera illimitata di artisti degli ultimi decenni. Per citarne solo alcuni, il Rhodes fa capolino negli album migliori di Stevie Wonder, Billy Joel, The Doors, Weather Report, Miles Davis, Herbie Hancock, Steely Dan, Billy Preston, The Beatles, The Eagles, Alicia Keys

Sui nostri arranger, sui synth e sui pianoforti digitali, non manca mai una sezione dedicata ai pianoforti elettrici: i timbri di Rhodes li trovate solitamente sotto il nome di Suitcase, Stage Piano oppure Dyno.

Conoscere o rinfrescare la memoria su questo “pezzo” di storia è inevitabile per un tastierista. Per questa ragione, vi consiglio la lettura di questo scritto di Luca Pilla: lo trovate su SM Strumenti Musicali, la testata web di riferimento dei musicisti ai giorni d’oggi.

Ray Charles suona un piano Fender Rhodes in una celebre scena tratta da The Blues Brothers

Dietro le quinte dello speciale “Pianoforti digitali” di AudioFader

AudioFader è una rivista web il cui editore è Quine Business Publisher

Cari amici lettori di Tastiere Arranger, oggi condivido con voi il racconto di quanto io e Riccardo Gerbi abbiamo combinato insieme nei mesi scorsi. Il risultato della nostra fatica partecipata è lo Speciale pianoforti digitali da pochi giorni pubblicato su AudioFader. A dire il vero, Riccardo in primis ha realizzato un’opera monumentale, una guida ragionata all’acquisto la cui lettura è accessibile a tutti gratuitamente: è richiesta soltanto la registrazione al sito. Da parte mia, sono felice di aver potuto dare una mano per la scrittura di una parte dello speciale: da pagina 15 a pagina 21 troverete il capitolo da me esteso e dedicato ai (UDITE! UDITE!) pianoforti digitali con arranger. Credo che potrà essere molto interessante per voi lettori di questo blog.

Re’: Eccoci, Riccardo.

RG: Ciao Renato.

Re’: Vorrei raccontare qui delle giornate e delle notti passate a lavorare distanti ma vicini per lo speciale dedicato ai pianoforti digitali di AudioFader. Ma non so da che parte cominciare. A ripensarci ora, mi vengono in mente ore interminabili passate a scrivere, a confrontarsi al telefono, a scambiare email con infiniti rimbalzi; e poi le conferenze web continuamente interrotte da linee Internet zoppicanti, con correzioni cicliche dello stesso testo per giorni. E poi quanto tempo passato alla lettura per documentarsi, alla verifica puntuale di tutte le schede tecniche, i contatti con le case produttrici per la conferma dei dati e delle impressioni, le visite nei negozi di strumenti musicali per provare gli strumenti. Ricordavo il mio file di Word che cresceva incessantemente: tu suggerivi dei ritocchi, io correggevo, poi arrivava Luca Pilla che in una frazione di secondo cassava una buona parte del testo, ci chiedeva di migliorare ancora e dovevamo riscrivere intere parti da capo. Che faticaccia! Ma, alla fine, ammettiamolo: siamo soddisfatti di questo lavoro vero?

RG: Redigere una speciale di questo tipo è sempre molto appassionante, perché frutto di un lavoro in team, per fornire al lettore un’informazione più completa e dettagliata; nello specifico, effettivamente è stato un lavoro piuttosto importante, e stilare tutte le tabelle con marchi e modelli suddivisi per fasce di prezzo ha richiesto parecchio tempo e pazienza, però sono soddisfatto del lavoro svolto, perché abbiamo realizzato un vademecum sul pianoforte digitale valido sia per chi è alla ricerca di una guida all’acquisto, sia per l’appassionato che vuole semplicemente saperne di più.

Re’: La parte del leone è tutta tua Riccardo. Sei tu la grande anima di questo lavoro importante e che – non ho timore a dirlo – farà giurisprudenza per anni, a favore di quanti cercano un compendio completo sui pianoforti digitali ed aggiornato ai nostri tempi. Ma i lettori di questo blog devono anche sapere che Luca Pilla e tu Riccardo avete dato fiducia al sottoscritto, coinvolgendomi e chiedendomi di contribuire nella stesura della parte dedicata ai pianoforti arranger. Colgo l’occasione per ringraziarvi. Lo stato di salute della nicchia di mercato degli arranger non è poi così malandato come alcuni malpensanti sostengono.

RG: Assolutamente, anzi: il pianoforte digitale casalingo dotato di arranger mantiene la sua piccola fetta di mercato. Si tratta di uno strumento che ha nella versatilità il suo punto forte: utile ai figli per studiare e ai genitori per divertirsi o intrattenere gli amici nel tempo libero, gli studi compiuti in tempi recenti sul design hanno trasformato lo strumento anche in un elegante complemento di arredo per qualsiasi ambito domestico, e come ben sai nello specifico anche l’occhio vuole la sua parte… Io spero che i vari attori di questo mercato mantengano un supporto software adeguato per questi strumenti, perché style sempre aggiornati alle ultime hit musicali sono “benzina” preziosa per alimentare la sezione arranger di questi strumenti.

Re’: Riccardo, io trovo che questa iniziativa editoriale sia una bomba. Dopo aver passato anni della mia gioventù a leggere Faremusica e Strumenti Musicali, mi è sembrato straordinario aver avuto l’occasione di fare parte di una squadra che intende ridare vita ad un’esperienza giornalistica che purtroppo non ha più tanti attori sul mercato. Con la pubblicazione di questo speciale, AudioFader propone a tutti la bellezza di poter leggere un’ampia rassegna di prodotti e un approfondimento tecnico di numerosi strumenti musicali, utile per tutti i musicisti. Dobbiamo essere ottimisti, credo che questo sia solo l’inizio. Non ti senti emozionato anche tu?

RG: La scomparsa di riviste storiche come appunto Strumenti Musicali – con cui ho collaborato per oltre dieci anni – ha creato un vuoto nell’informazione di questo settore, e se nei forum dedicati le informazioni vanno sempre prese “con le pinze”, conto sulle dita di una mano su Internet i siti o i blog attendibili in termini di informazioni (tra cui il tuo…). Con il progetto AudioFader, Luca ha voluto riunire una serie di “penne storiche” del panorama italiano per quanto concerne gli strumenti musicali e l’audio Pro, per dare sul web un punto di riferimento autorevole per il settore: questi sono i motivi che mi hanno spinto ad aderire con entusiasmo all’iniziativa, e in seguito di coinvolgerti per proseguire a scrivere della nostra passione.

Re’: Dall’indagine e dall’ampio confronto di tutti i prodotti, lo stato dell’arte dei pianoforti digitali che emerge è piuttosto ricco. Non trovi? Ci sono numerosi aspetti musicali e tecnologici vincenti in questi ultimi anni.

RG: Assolutamente. E uno speciale come quello che abbiamo redatto ti consente di fermarti un attimo e riflettere sui progressi tecnologici raggiunti: avresti mai immaginato dieci anni fa che uno strumento dagli alti contenuti tecnologici fosse proposto oggi a un prezzo inferiore ai 500 Euro? Ogni elemento dello strumento è stato costantemente affinato, per restituire al pianista un feeling sempre più vicino alla controparte acustica; nel frattempo, la miniaturizzazione ha consentito di realizzare strumenti dal piccolo ingombro e un peso complessivo che – per quanto riguarda i modelli portatili – oggi si aggira intorno ai 12 chili; per chi non lo sapesse, un pianoforte digitale portatile nel 2001 pesava mediamente sui 25/30 chilogrammi, un bel traguardo! Come già detto in precedenza, anche i recenti studi di design hanno dato un’ulteriore spinta al mercato, che a differenza di altre categorie di strumenti musicali non ha sofferto del recente periodo di crisi.

Re’: E ora… quale sarà la prossima storia che potremo raccontare su AudioFader?

RG: Fino a quando le nostre telefonate manterranno una durata media di due ore, di storie ne avremo da raccontare! Scherzi a parte, posso anticipare che – per quanto riguarda lo speciale di AudioFader dedicato ai pianoforti digitali – avrà una cadenza annuale, così da “rinfrescare” tabelle e capitoli con i nuovi modelli e i vari progressi tecnologici raggiunti negli ultimi 12 mesi. Come ben sai, dei progetti futuri non possiamo parlarne adesso, ma qualcosa “bolle in pentola”, e chissà che al prossimo MusikMesse non si possa annunciarlo insieme…

Re’: Mi rivolgo ai lettori del blog e mi ripeto: la lettura dello speciale pianoforti digitali è gratuita. Registratevi su AudioFader e scaricate direttamente il file PDF. Abbiamo lavorato molto, ora saremmo felici di essere ripagati con il valore prezioso e altrettanto gratuito della vostra gradita attenzione. Ci contiamo!

RG: Oltretutto, all’interno di AudioFader potete trovare test e focus sui vari pianoforti digitali e tastiere arranger adesso in commercio, supportati da video che “sforno” quotidianamente: se iscriversi non costa nulla, rinunciare a questi contenuti è un delitto… Ai lettori ricordo infine che il vostro feedback è per noi importante, quindi scriveteci qui nel blog, sul sito internet di AudioFader, oppure sui nostri profili sparsi tra i vari Social Network, anche solo per un semplice consiglio: siete la benzina che alimenta la nostra passione, non dimenticatelo!

Re’: Un grazie sincero.

Lo speciale dedicato ai pianoforti con arranger comincia così: leggete il resto su AudioFader.com

Lo speciale dedicato ai pianoforti con arranger comincia così: leggete il resto su AudioFader.com

Espandere Tyros5 con Reface

tyros-reface

Nello scorso dicembre, Yamaha Music Corporation ha pubblicato una serie di filmati video per dimostrare come un musicista possa espandere l’arsenale sonoro della propria Tyros5 sfruttando i suoni e i controlli hardware presenti nelle piccole tastiere della serie Yamaha Reface. Ve ne consiglio la visione, soprattutto perché questi filmati includono una chiara spiegazione della connessione MIDI, tema che si presenta spesso ostico e difficile, specialmente per chi è alle prime armi con le tastiere digitali. Potete attivare i sottotitoli di YouTube, nel caso abbiate difficolta a comprendere l’inglese.

Se sapete poco o nulla della serie Yamaha Reface, vi consiglio la lettura della panoramica pubblicata da Riccardo Gerbi su MusicOff. Nel caso siate abbonati ad Audiofader, allora non vi potete perdere la presentazione di Luca Pilla.

 

Colleghiamo i due strumenti

Il primo filmato si rivela utile in termini generali, visto che illustra con chiarezza i singoli passi necessari su come collegare e configurare due strumenti digitali per impostare la configurazione MIDI. Voglio dire che questa procedura è valida anche per gli altri modelli Yamaha e, nei concetti, anche per le tastiere digitali di altri marchi (Korg, Roland, Casio, Ketron e così via).

Nel nostro caso si osservi:

  • collegamento fisico da MIDI OUT di Tyros 5 a MIDI IN di Reface
  • collegamento fisico da STEREO OUT di Reface a STEREO AUX  IN di Tyros 5.
  • creazione di un template MIDI in cui far suonare la parte di Right3 con una voce di Reface: prima Right3 viene posta in Local Off per non farle utilizzare i suoni interni e poi la trasmissioni MIDI è disabilitata per tutte le altre parti di Tyros 5.

Rassegna di possibilità con i diversi modelli Reface

Il secondo filmato è un’autentica cavalcata che vede all’opera tutti i modelli della serie Reface. Il primo, Reface YC, è dedicato ai suoni degli organi vintage: è notevole osservare come sia possibile utilizzare Tyros5 per pilotare  drawbar, rotary speaker e controlli della percussione perché abbiano effetto su Reface. Ad esempio la rotella della modulazione è utile per controllare la velocità del Leslie.

Successivamente il filmato presenta Reface DX specializzato nella sintesi sonora FM, resa celebre dalla leggendaria Yamaha DX7, la prima tastiera musicale interamente digitale in commercio, strumento cult negli anni ottanta.

Il terzo modello Reface CS contiene i suoni di sintetizzatore a cui si fa abitualmente ricorso nella musica R&B, HipHop, Techno e Dance in genere.

Alla fine, appare Reface CP che include i migliori suoni di pianoforti elettrici (Wurlitzer, Fender Rhodes e compagnia bella) che dagli anni sessanta in poi sono apparsi in tutti i dischi prodotti nel periodo d’oro della musica moderna occidentale (blues, rhythm&blues, soul, rock, pop, jazz…).
Il filmato video dimostra anche come sia possibile suonare i suoni interni di Tyros5 in sovrapposizione dei suoni di Reface, impostare i volumi del mix dei diversi suoni e memorizzare questa combinazione in un banco di Registration per riutilizzi dal vivo o comunque in futuro.

Una comunità web di musicisti

Nel terzo filmato, si parla quasi esclusivamente del portale www.soundmondo.com creato da Yamaha per favorire i propri clienti nella condivisione dei suoni creati su Reface. Buono a sapersi, ma fra i tre, questo è il filmato meno interessante per noi appassionati di arranger.

Conclusione

A livello internazionale, le meningi del personale marketing di Yamaha devono essere ancora indolenzite oggi, per la fatica di aver partorito questa idea: comunicare alla clientela le potenzialità a disposizione di chi accoppia un modello Reface alla propria Tyros5, con il risultato di incuriosire gli appassionati di arranger alla serie Reface e viceversa. E’ una geniale operazione di co-marketing fra prodotti interni. Hanno tutta la mia sincera ammirazione.

Il rapporto 2016 del blog tastiere wordpress.com

Anche quest’anno il numero di letture di questo blog è in crescita. Non c’è stato un balzo in avanti come è avvenuto nel 2015 rispetto l’anno precedente, tuttavia i numeri parlano chiaro e sono impressionanti per il sottoscritto.
cattura

Come vedete, anno dopo anno, cresce l’attenzione per questo blog dedicato alle tastiere arranger. Nel 2016 abbiamo superato il muro delle 200.000 letture (207.436 per l’esattezza!) compiute da 81.599 diversi visitatori. Potete immaginare il mio stato d’animo, io che nel 2009 mi ritenevo già soddisfatto se fossi riuscito a raggiungere 25 lettori.

Il 2016 è stato un anno a due velocità per il mercato degli arranger: nella prima parte dell’anno abbiamo assistito a diversi lanci di nuovi prodotti come Yamaha DGX-660, i fratellini Casio MZ-X500 e MZ-X300, la coppia Yamaha PSR-E453 e PSR-EW400 e il trio Ketron SD9, SD40 e SD80. Poi, dopo la fiere primaverile di Francoforte, tutti si sono fermati e non abbiamo registrato alcun lancio degno di nota, nemmeno alla vigilia dell’inverno, in vista del periodo dicembrino solitamente ghiotto di nuovi acquisti.

Come ogni anno, abbiamo pubblicato diversi articoli, allo scopo di mantenere viva l’attenzione e la nostra passione sugli arranger. Se ve ne sieti persi qualcuno, vi consiglio qui la lettura degli articoli più significativi degli ultimi 12 mesi:

Dal punto di vista personale, il 2016 è stato un anno di cambiamenti straordinari, visto che le vicissitudini lavorative mi hanno portato a fare armi e bagagli e trasferirmi temporaneamente con tutta la famiglia all’estero. Questo trasferimento ha inevitabilmente rallentato la produzione di articoli del blog per qualche mese. Ma, da alcune settimane (alcuni di voi lo hanno notato) sono riuscito a riprendere continuità nella scrittura, macinando nuovi articoli con entusiasmo: non posso farne a meno, non fosse altro per non deludere i numerosi lettori che visitano quotidianamente queste pagine web, inoltrandomi messaggi, quesiti e (la cosa più importante) attestati di amicizia.

Voglio augurare buon anno nuovo e salutare i professionisti che mi hanno aiutato nel raccogliere informazioni e generare contenuti: Riccardo Gerbi (Audiofader) in primis, Danilo Donzella e Raffaele Volpe (Yamaha), Max Tempia (Casio), Marcello Colò (Ketron), Claudio Marini (Roland), Raffaele Mirabella (Korg). E poi Marco Santonocito, Giovanni Giuffrida e Antony Spatola. Un saluto particolare a Luca Pilla (direttore tecnico di Audiofader) con cui ho ripreso i contatti quest’anno in vista di nuove collaborazioni: il nostro incontro molti anni fa, alla fiera musicale  del Disma a Rimini, è stato il primo stimolo, quello più importante, senza il quale non avrei mai cominciato a scrivere di musica e non sarebbe mai nato questo blog.

E un caro augurio di felice 2017 a tutti i musicisti-lettori che mi onorano della loro attenzione, a quanti commentano sul blog o mi scrivono messaggi, agli appassionati di arranger in genere, ai suonatori professionali e agli amatori, ai pianisti e suonatori d’organo, ai pianobaristi autentici che non fanno finta di suonare, ai musicisti solitari, agli studenti alle prime armi, ai dimostratori di tastiere, ai nostalgici che tornano a suonare dopo anni di assenza dalla musica, agli accompagnatori di cori, ai genitori che regalano una tastiera ai loro figli, ai nottambuli che spendono la loro notte con le cuffie suonando e creando musica. Non vi posso citare tutti ma sappiate che siete voi il motore di questo blog. A ciascuno di voi quindi la mia più grande e sincera gratitudine!

Che Dio vi benedica tutti.