Arranger Legacy: Roland E-20, E-10, E-5 e PRO E

Era una gioia inedita suonare un arranger alla fine degli anni 80. Che tempi memorabili, quelli in cui si entrava nei negozi di strumenti musicali per cercare tastiere dalla tecnologia tutta nuova: avevano suoni e accompagnamenti brillanti che ti colpivano al cuore al punto che, dentro alla tua immaginazione, ti sentivi un direttore di una grande orchestra, il leader di una ricercata jazz band o una celebre rock star. Erano apparsi sul mercato gli arranger della serie E: il mondo delle tastiere musicali non sarebbe più stato lo stesso.
Tenetevi forte: Arranger Legacy, rubrica corale coordinata da Riccardo Gerbi di SM Strumenti Musicali, oggi si occupa di uno dei momenti di svolta più cruciali nella storia degli arranger.

Roland PRO-E

Italia contro USA

Siamo nella seconda metà degli anni 80: la giapponese Roland Corporation decide di entrare nel mercato degli arranger portatili, allora dominato da Technics e Yamaha. E intende farlo affidando la progettazione ad un centro R&D di cultura musicale occidentale. Come succede spesso nell’industria, assegna il compito a due studi diversi, uno lavora all’insaputa dall’altro. Il primo è in Italia ad Acquaviva dove si sta trattando di acquisire SIEL SpA, produttore di strumenti musicali elettronici. Il secondo è a Chicago (USA) dove Roland contatta una squadra di risorse uscite dalla gloriosa Lowrey, azienda produttrice di rinomati organi. I risultati delle due progettazioni sono messi a confronto e valutati: e con un colpo di scena, i giapponesi decidono di premiare gli italiani assegnando a loro la vittoria nella sfida.

E così nel 1987 si chiude la parabola di SIEL e Carlo Lucarelli assume le redini della neonata Roland Europe. I manager sono tutti italiani di provenienza SIEL: fra questi Francesco Rauchi dalla grande esperienza e un giovane dimostratore e consulente alla progettazione; si chiama Luigi Bruti e a lui viene assegnato un compito di responsabilità nel laboratorio musicale di Acquaviva.

Roland MT-32: il motore sonoro

In questo contesto, l’azienda marchigiana ha la possibilità di accedere alle moderne ed innovative tecnologie giapponesi e, in particolare, al generatore sonoro multi-timbrico Roland MT-32 che all’epoca sembrava un missile lanciato verso il futuro: suoni belli, molto caldi, con forti effetti di reverbero come mai prima si erano sentiti. La tecnologia proprietaria è nota come LA Digital Synthesis: deriva da D-50, il top seller delle workstation Roland, ma ridotto per l’occasione ad un numero inferiori di algoritmi e di operatori. La polifonia è di 32 note. I timbri hanno un ottimo amalgama nel mix e suonano efficaci nel loro insieme, anche se non tutte le voci eccellono se ascoltate ad una ad una. Ad esempio, il primo suono all’accensione è un pianoforte elettrico, mentre il timbro di pianoforte acustico è in secondo piano. MT-32 era già di suo una macchina convincente e, nelle mani di Roland Europe, diventa una macchina da guerra andando a conquistare il pianeta arranger. Vediamo come.

Roland MT-32

La nuova sezione arranger

Come da tradizione di Arranger Legacy, vi segnalo l’articolo pubblicato in contemporanea a questo da parte di Giorgio Marinangeli per l’approfondimento tecnico del prodotto. In questa sede, mi limito a segnalarvi che gli stili di accompagnamento preset sono 32; i pattern sono disponibili nelle varianti Basic e Advanced; i Fill-In si distinguono in Fill-To-Original e Fill-To-Variation. Ogni stile ha cinque parti: Drum, Basso, Acc1, Acc2 e Acc3. Ciascuna parte spicca per varietà: sono infatti programmate in modo specifico per gli accordi di maggiore, minore e settima. È un brevetto Roland sviluppato ad Acquaviva: alle altre tastiere dell’epoca manca ancora questa pluralità musicale: nel passaggio da maggiore a settima dello stesso accordo, entra in azione un secondo pattern che aggiunge abbellimenti o risolve il basso in concordanza. Tutto questo contribuisce a dissolvere il senso di ripetitività dei cicli in loop.

Lo stile di programmazione è il più rigoroso possibile dal punto di vista armonico, con il fine esplicito di consentire la massima flessibilità per chi suona. Roland Europe segue con disciplina un decalogo di regole interne per programmare stili “aperti”, con l’obiettivo di concedere al musicista la libertà di scegliere la propria progressione armonica. Nei pattern di settima il basso non tocca mai la sesta né la sesta minore per consentire al tastierista la scelta di risolvere in maggiore o minore in tempo reale. Siamo all’opposto degli arranger programmati per suonare Song Style. Qui gli stili sono i più versatili e lo stesso arrangiamento può essere usato per una gamma ampia di repertorio senza stancare mai. Sotto questo punto di vista, Roland si distanzia da tutti i concorrenti e si farà apprezzare da uno stuolo smisurato di tastieristi.

Anche il riconoscimento degli accordi è un brevetto Roland dell’epoca. L’identificazione si basa su una matrice dell’immagine delle note suonate a 12-bit (una sola ottava) poi evoluta a 24-bit (due ottave). L’algoritmo di calcolo è particolarmente veloce ed è in grado di riconoscere accordi di settima diminuita, settima con quinta diminuita, settima minore con quinta eccedente/aumentata, e quarta/settima sospesa.

L’arsenale di 32 stili di bordo può essere esteso grazie alle card di espansione i cui contenuti musicali saranno sviluppati negli anni da musicisti inglesi contribuendo ad accrescere il fatturato di Roland: era un mercato ricco e florido per l’epoca.

Roland E-20

E-20: esordio con il botto

Il debutto del 1988 prevede di lanciare due tastiere arranger a 61 tasti molto simili fra di loro (E-20, E-10) a cui saranno affiancati altri due modelli l’anno successivo: una versione ridotta all’essenziale (E-5) e una versione più evoluta per professionisti. Si chiama PRO E: ha tre ottave soltanto, in base all’idea di essere suonata dalla mano sinistra di un musicista che ha un altro strumento a tastiera da controllare con la mano destra. Non è ancora un modulo ma l’idea è talmente buona che, subito dopo, i giapponesi ne deriveranno un expander (RA-50, stavolta Made in Japan).

La presentazione al mondo di E-20 avviene in pompa magna al Musik Messe di Francoforte nel 1988. Il dimostratore, Roberto Lanciotti ricorda ancora quel giorno, quella demo e l’entusiasmo che ha generato.

Al Winter NAMM successivo, era il momento di presentare PRO E ed il numero uno di Roland Corporation, Ikutaro Kakehashi, era talmente elettrizzato da organizzare un evento fastoso a cui partecipano tutti i distributori Roland mondiali: in un teatro di posa, Knott’s Berry Farm di Los Angeles, Lanciotti esegue la demo del nuovo arranger usando i nuovi suoni ad effetto con rumori di tempesta e tuoni (i preset Storm e Thunder) mentre sul palco del teatro cade a pioggia acqua vera raccolta da un canale di scolo. La scenografia straordinaria dell’evento sarà ricordata a lungo.

Il modello PRO E è indirizzato ai professionisti: in quegli anni numerosi musicisti usano gli arranger dal vivo o in studio. Il fenomeno delle basi MIDI doveva ancora nascere e i musicisti suonano tutti dal vivo senza bluffare, ma ora possono abbandonare gli organi pesanti così difficili da trasportare e portare con sé un compatto arranger portatile.  E il positivo riscontro di tanti professionisti crea la consapevolezza ad Acquaviva di essere competitivi anche in quest’area: ed è così che da qui nascerà una linea di modelli dedicata ai professionisti e che durerà a lungo: i moduli RA-90 e RA-95, la prima tastiera arranger non amplificata in assoluto (G-800), il successivo G-1000, e poi VA-76, G-70 fino a BK-9.

I protagonisti del centro R&D

I personaggi principali di questa avventura meritano uno spazio nella Hall of Fame dei produttori di strumenti musicali: abbiamo visto come la guida del progetto è affidata a Francesco Rauchi e Luigi Bruti. I due si sono avvalsi della collaborazione di Roberto Lanciotti per la produzione delle risorse musicale (Bruti e Lanciotti sono le mie fonti principali delle informazioni raccolte per questo articolo).  Lanciotti in particolare si occupa della registrazione degli stili principali (8 Beat, 16 Beat, Funky 1, Funky 2) e della registrazione di tutte le demo. Fra gli altri musicisti coinvolti per la programmazione degli stili c’è Luigi Mangiocavallo (a lui di devono gli stili Swing e Jazz). Per programmare gli stili, si usa il Microcomposer MC-500, il sequencer hardware di casa Roland. Con un software proprietario i dati vengono poi migrati all’arranger. Non serve altro. 

Ma non ci sono soltanto loro: ricordate il centro R&D di Chicago che aveva perso la sfida e di cui abbiamo parlato qui sopra? Tre di loro (Dave Smith, Kazuo Ishibashi e Albert Knietkamp) sono coinvolti come consulenti: si trasferiscono in Italia per dare il proprio contributo alla verifica generale della nuova architettura musicale degli strumenti e allo sviluppo di alcuni stili.

Il responsabile del software è Demetrio Cuccù, del suo gruppo fanno parte Piero Cameli, Nicola Calò e Roberto Giobbi. La progettazione hardware è affidata a Paolo Maricotti mentre Piero Ficcadenti si occupa della progettazione meccanica.

Uno storico successo commerciale

Di tutta la prima serie E, il modello più celebrato è stato sicuramente E-20: il suo successo commerciale fu una cosa talmente grande da provocare un incredibile balzo economico a Roland Europe che raggiunse la prima fila – in termini di fatturato – davanti a tutte le altre filiali Roland nel mondo. Il modello E-20 fu prodotto in 200.000 esemplari (credetemi, un numero impressionante) se poi si aggiungono le altre varianti di modello, il numero totale si fa ancora più imponente. Gli italiani avevano incantato e superato la casa madre giapponese.  

Qual era il segreto della formula di questo trionfo? Una squadra affiatata e di talento che ha saputo sfruttare un generatore sonoro moderno come MT-32 affiancandogli un set di arrangiamenti creativi e brillanti, come non si era mai sentito prima. In un attimo gli altri arranger sul mercato con i loro stili “meccanici” erano invecchiati di schianto.

Roland PRO-E

Oggi

Acquaviva era un’autentica fucina di idee innovative che si applicavano anno dopo anno ai diversi modelli successivi. Il numero di brevetti era in crescita continua. L’uragano di vendite ha permesso a Roland Europe una crescita costante di mercato: negli anni a seguire ha aumentato gli investimenti, i prodotti e il numero di dipendenti fino a 250.

Francesco Rauchi è scomparso nel 2002 lasciando come eredità il progetto in fieri della fisarmonica digitale Roland V-Accordion portato a compimento da Luigi Bruti che, con il tempo, è diventato responsabile R&D e direttore marketing di Roland Europe fino al 2014, anno della chiusura 27 anni dopo la fondazione. Oggi Luigi è direttore R&D di Dexibell. Anche Roberto Lanciotti ha proseguito la collaborazione con Roland, dedicandosi alla creazione dei suoni a pannello degli arranger successivi (E-30, G-800, G-1000), continuando a svolgere il ruolo di dimostratore in tutta Europa fino a quando non cederà il passo a Peter Bartmaan, oggi noto dimostratore Yamaha. Lanciotti attualmente collabora con Dexibell per la registrazione dei suoni campionati dei pianoforti (ascoltate sue demo nel sito ufficiale).

In effetti, i 27 anni spesi dal gruppo di Acquaviva nel programmare arranger non sono andati perduti: questa esperienza è confluita in Dexibell dove ha potuto dare vita a XMURE, l’arranger software del futuro.

Dulcis in fundo, come da regola della rubrica Arranger Legacy, ascoltiamo insieme Marcello Colò nella sua dimostrazione di Roland PRO E.

Collegamenti agli altri contributi del team Arranger Legacy, pubblicati in contemporanea al presente articolo del blog Tastiere Arranger:
Riccardo Gerbi: http://www.smstrumentimusicali.it/arranger-legacy-roland-pro-e-
Giorgio Marinangeli: https://giorgiomarinangeli.wordpress.com/2022/05/09/roland-pro-e-larranger-intelligente/
Marcello Colò: https://youtu.be/RGMxaBvE24c