Quando avevo letto la notizia, qualche giorno fa, ero sobbalzato sulla sedia.
Roland annuncia l’uscita di un nuovo arranger portatile della serie E con 256 note di polifonia. Sì non è un refuso: duecentocinquasei note di polifonia! Ero rimasto di stucco.
Si chiama E-X30 e, per un attimo, mi sono detto: “Toh! Finalmente!”

E invece… leggendo bene la notizia fino in fondo, il mio entusiasmo si è ridimensionato.
Il prodotto è circoscritto al mercato asiatico. Non è destinato al mercato occidentale. Non per l’Europa. Tanto meno l’Italia. Non a caso le categorie degli stili etnici citano testualmente: India, Indonesia, Turchia, Vietnam, Oriental e – guarda un po’ – Brasile. A scanso di equivoci, Roland chiarisce esplicitamente che E-X30 non sarà distribuito in tutte le regioni del mondo.
Dalle demo presenti sul web, i suoni non sono affatto male e rispecchiano al meglio la tradizione Roland.
Sono degne di nota alcune specifiche tecniche: oltre alla polifonia, ci sono ben 347 stili di accompagnamento, 706 voci, un ingresso microfonico, USB-to-Host e USB-to-Device, lettore MP3 da memoria USB, peso di 6,2 kg e dimensioni che garantiscono la piena portabilità.
Dall’altra parte, riducono sensibilmente le attese del prodotto altri aspetti che spiegano il buon prezzo e il target entry-level: controlli degli stili ridotti all’osso (Intro/Ending, Fill A, Fill B), schermo LCD non grafico, evidente leggerezza dei tasti, essenzialità di effetti e funzioni software basiche.
Il desiderio di rivedere ruggire gli arranger Roland dalle nostre parti resta ancora senza risposta.
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