Nasceva nel 1994 la serie WK ed introduceva nel mondo degli arranger caratteristiche innovative per il tempo come il disco interno (Hard Disk), utile per disporre dal vivo di un ampio patrimonio di basi MIDI, stili e campioni, dell’armonizzatore vocale e della possibilità di aggiornare il sistema operativo tramite floppy disk. Generalmusic ha mantenuto a lungo la produzione della linea WK con diverse varianti: il primo modello di successo portava il nome di WK4 ma l’azienda romagnola ha raggiunto il vertice della gamma con WK8, il modello di lusso che è oggetto dell’episodio odierno di Arranger Legacy.
GEM WK8 – Fonte: catalogo GEM 1999
Questa serie di strumenti era il frutto del lavoro del laboratorio GEM di Recanati e doveva la propria fortuna all’eredità ricevuta dal leggendario synth S2 (creatura prediletta di Jurgen Schmitz e dei suoi collaboratori). I modelli WK vantavano doppio generatore sonoro (uno per le parti in tempo reale e uno per i MIDI file) e gestivano traffico GM a 32 canali. Il software era stato sviluppato in C/C++. Questi arranger sono passati alla storia a seguito del loro grande successo commerciale. Lo studio Immagina di Rimini (celebre per aver disegnato diversi modelli di scooter della Piaggio) aveva dato il proprio contributo, realizzando un’opera di design accattivante e moderno.
Come WK4, anche WK8 era un autentico juke-box consegnato al cliente con oltre un migliaio di canzoni famose con lyrics già licenziate SIAE e precaricate sul disco fisso interno. WK8 ha avuto vita discretamente lunga ed il suo utilizzo è stato addirittura esteso per molti anni successivi alla produzione, grazie alla diffusione dei moduli USB installabili autonomamente dai musicisti per sostituire i lettori di floppy disk, divenuti presto obsoleti. La data di lancio sul mercato di WK8 è il 1999, quando si presenta come un perfezionamento della struttura di WK4, con tutti gli optional montati a bordo. In altre parole, siamo di fronte ad un’operazione di restyling realizzata per offrire ai musicisti una versione di lusso di WK4.
GEM WK8 MEGASTATION
La tastiera era composta di 61 tasti con dinamica e Aftertouch, la polifonia era di 64 note, i suoni PCM della wavetable derivavano in gran parte da GEMS2. Erano disponibili funzioni di Sound Edit e Sample Translator. Erano 4 i processori effetti divisi in 2 gruppi – 24 riverberi e 32 modulazioni programmabili per ciascun gruppo. I 61 tasti erano mappabili in diversi modi operativi: Full Keyboard, Upper/Lower, Multi e Split. Fra i controlli fisici, spiccava la mitica Track Ball già vista su WS2 per il controllo di Pitch e Modulation. Degno di menzione era il display LCD grafico (320 x 240) retroilluminato e con contrasto regolabile. Gli stili di accompagnamento di serie erano 192 con 32 locazioni aggiuntive per programmazioni personali. Fra i diversi tasti utili, c’era Single Touch Play, un pulsante ereditato dalle tastiere Technics, che consentiva di associare otto performance diverse a ciascuna variazione dello stile. Lo strumento consentiva di comporre le proprie song grazie al Sequencer di bordo che ammetteva la gestione di 16 song MIDI o proprietarie indirizzabili fino a 32 tracce. Era possibile eseguire Standard MIDI File direttamente senza dover attendere i tempi di caricamento, che erano una normalità nei prodotti dell’epoca. Sembra di parlare davvero di un’altra era, quando – scorrendo le specifiche tecniche – compare un’interfaccia SCSI per collegare unità di memorizzazione dati esterne ed evitare l’uso di centinaia di floppy disk. Oltre ai potenti amplificatori di bordo (25W + 25W) si segnala un’interfaccia audio/video con processore vocale. Pesava abbastanza: 15,5 kg.
Fonte: catalogo GEM 1999
Il gruppo di persone che ha curato la progettazione della prima serie WK fatta a Recanati era composto da Francesco Castagna, Roberto Marcucci,Marcello Colò, Enzo Bocciero e Gianni Giudici (parte musicale), Gervasio Pannelli e Nazzareno Riccobelli (FPGA ed Hardware), Fabrizio Bracalenti (sequencer e gestione HD), Marcello Bartolini (Edit & General Enviroment), Anselmo Bordi (layout del pannello comandi), Giuliano Margaretini (Sample Translator, SCSI), Franco Mazzoni (generazione sonora e Sound Descriptor), Bruno Cesanelli (edit sonoro, grafica del display e – nella parte conclusiva del progetto – General Management dello strumento).
Nell’arco degli anni, i musicisti hanno potuto accedere alla struttura di WK8 in diverse versioni:
WK8 MEGASTATION: Nel 1998 esce il primo modello WK8 ed è – in quel momento – la nuova ammiraglia degli arranger professionali di casa GEM.
PS1000, PS1300, PS2600: Nello stesso anno la tecnologia di WK8 viene utilizzata come motore di tre varianti di pianoforti digitali.
WK8 SE: Nel 1999, appare la Special Edition con il banco suoni riprogrammato e l’inserimento dei campioni di pianoforte desunti da GEM PRO e PRO 2. La porta SCSI è di serie e il repertorio di stili e song è ampliato.
SK760, SK880: Due modelli professionali nati nel 1999 per inserire la potenza di WK8 in due tastiere rispettivamente a 76 e 88 tasti. Erano tastiere da palco, prive di amplificazione a bordo.
WK8 LE: Molti anni dopo, nel 2004, per recuperare le perdite a fronte degli scarsi risultati della linea Genesys, l’azienda tenta la carta della Light Edition di colore argento, serigrafie nuove e alleggerimento del tutto grazie alla rimozione dell’interfaccia SCSI. Non avrà molta fortuna: la concorrenza corre più veloce e, soprattutto, la creatività di Generalmusic comincia a soffrire la nota fuga di cervelli dai laboratori in direzione di Korg Italy.
Dulcis in fundo, non possiamo poi tralasciare il fatto che il cuore di WK8 sarà effettivamente il punto di partenza a seguire da cui nascerà il progetto Genesys.
È tradizione del team Arranger Legacy, di cui mi onoro di far parte dal giorno della sua fondazione, l’uscita contemporanea sullo stesso argomento da parte di Riccardo Gerbi (SM Strumenti Musicali), del blog di Giorgio Marinangeli e del canale YouTube dove spicca la demo di Marcello Colò, senza il cui contributo di memoria e testimonianza, questo articolo che avete appena letto non sarebbe mai stato possibile.
Nella prima puntata di Arranger Legacy (era il 21 marzo 2022), avevamo esordito raccontandovi di GEM WS2 e del ruolo cruciale che quell’arranger aveva ricoperto nella diffusione degli strumenti con accompagnamenti fra i giovani tastieristi dell’epoca. Oggi, giunti al decimo episodio di questa rubrica corale che – come sapete – prevede l’uscita contemporanea di Riccardo Gerbi su SM Strumenti Musicali, di Giorgio Marinangeli sul proprio blog, di Marcello Colò su YouTube e del sottoscritto qui sul sito delle Tastiere Arranger, oggi dicevo è il momento di narrarvi il sequel di quella WS2. Parliamo, cioè, del trittico composto da WX2, WX400 e WX EXPANDER, tre strumenti che hanno rappresentato un’importante evoluzione tecnologica di casa GEM.
Nel 1993, l’azienda stava vivendo la metamorfosi della propria intitolazione – da GEM in Generalmusic – e aveva investito le cospicue risorse finanziarie ottenute dal successo commerciale di WS2 per progettare e realizzare la propria crescita. I tre nuovi modelli WX si distinguevano per il fattore di forma: accanto alla classica versione WX2 a 61 tasti leggeri di produzione Fatar, GEM rilasciava una variante pianistica ad 88 tasti pesati (WX400) ed un modulo di espansione senza tasti (WX EXPANDER).
Copertina brochure originale della serie Generalmusic WX (1993)
La serie WX ha rappresentato il primo strumento musicale al mondo con funzioni avanzate di karaoke. Era possibile leggere i testi delle canzoni sul piccolo display di bordo oppure su un monitor TV esterno e, per la prima volta, si potevano persino sperimentare letture di spartiti digitali. Non a caso, dal punto di vista della comunicazione, per lanciare i nuovi modelli, l’azienda utilizzava il termine Multimedia Workstation.
Fino a quegli anni, i dispositivi karaoke più diffusi sul mercato erano i lettori Pioneer di Video Laser Disc che – inizialmente in Giappone ma poi in tutto il mondo – avevano costituito l’infrastruttura portante del fenomeno del karaoke, grazie ad una sottostante vasta produzione di video musicali che evidenziavano i testi in sincronia con il canto. In Italia, la cosa era diventata famosa grazie ad una riuscita serie televisiva condotta da Fiorello su Italia Uno dal 1992 al 1994. In realtà il karaoke era un fenomeno globale che risaliva a molti anni prima e che doveva le proprie origini al capillare successo dei piccoli locali giapponesi, dove il pubblico poteva cimentarsi in improvvisate esibizioni canore, leggendo i testi delle canzoni più popolari dal monitor TV collegato al Video Laser Disc (LD-G) e cantando in un microfono collegato all’impianto audio. In questo contesto, GEM aveva quindi introdotto sul mercato uno strumento musicale pronto all’uso per il musicista animatore, dove non era più necessario procurarsi i costosi video, grazie alla nuova abbondanza di basi MIDI che includevano le liriche sillabate dei testi delle canzoni. I brani musicali erano forniti dalla GEM Software Division. WX2 si vendeva anche in bundle con un televisore MIVAR in modo da fornire un impianto completo per fare karaoke in ambito casalingo o piccoli locali.
La serie WX non aveva un hard-disk interno, ma leggeva i floppy disk sfruttando una piccola SRAM (Static Ram) all’interno per caricare fino ad 8 song per volta ed altre risorse. La tecnologia era in via di evoluzione ma si sarebbe dovuto attendere ancora qualche anno (vedi, ad esempio, Ketron MidJay) per ottenere quelle dimensioni di storage interno necessarie per contenere tutte le basi utili per una serata. Gli orizzonti del mercato di GEM non erano circoscritti all’Italia; e nemmeno all’Europa. Spingendo sull’acceleratore del karaoke, GEM intendeva aggredire il mercato asiatico.
Nell’economia del catalogo GEM, la serie WX era la prima a supportare il General MIDI, sia nella mappatura dei suoni di fabbrica, sia nella compatibilità con gli Standard MIDI file. A dire il vero, il vasto catalogo di basi proprietarie, ottimizzate per lo strumento, sfruttava al meglio l’arsenale di suoni e di effetti. Non solo: il formato proprietario delle basi GEM gestiva tre tracce addizionali: una per i testi, una per la melodia (notazione) e una per gli accordi. Il fenomeno della duplicazione dei floppy disk questa volta viene ostacolato, dopo essere stato il cavallo di battaglia di GEM con WS2: GEM aveva studiato alcune protezioni che impedivano la copia, ma – si sa come va il mondo – gli smanettoni più esperti avevano già trovato un modo su come aggirare i controlli.
Generalmusic WX EXPANDER
Fate clic qui per scaricare il file PDF della brochure originale della serie WX.
Sugli strumenti WX, si potevano comunque costruire le proprie basi grazie alla presenza di un capace sequencer professionale a 16 tracce con funzionalità di editing superiori come Microscope e Undo. Teoricamente anche gli stili di accompagnamento avrebbero potuto essere programmati direttamente nello strumento ma, per velocizzare le operazioni di sviluppo, i professionisti usavano un computer esterno che, secondo lo standard dell’epoca, era un Atari ST su cui giravano Notator e/o Cubase. Gli stili non potevano essere caricati tramite il sequencer interno: andavano trasmessi da Atari tramite la porta MIDI e mettendo lo strumento in record “a velocità ridotta” per non correre il rischio di perdere qualche evento nella trasmissione.
Alcuni musicisti apprezzavano la funzione Extract che otteneva dal MIDI file una traccia a scelta per lo score: poteva essere visualizzata soltanto la linea del canto o altre tracce monofoniche, ma era il primo grande passo verso gli spartiti digitali di bordo che faranno la fortuna di molti modelli di arranger negli anni a venire.
Dal punto di vista fisico, l’estetica dello strumento era sublime e molti apprezzavano la comodità dei pulsanti retroilluminati sul pannello: tutte le funzioni della tastiera erano riconoscibili anche al buio. Come da tradizione GEM, tutto il corredo era stato progettato e fatto in casa: sia l’hardware, sia il software. La generazione sonora era stata rinnovata prendendo le mosse da WS2: la wavetable era stata rifatta ex novo (6MB) e poggiava su 32 note di polifonia (lo standard dell’epoca). I suoni erano 472 e 96 gli stili di accompagnamento.
La serie WX poteva caricare campioni (sample) in formato proprietario GEM, sulla scia di quello che verrà poi adottato sulla workstation S2: quest’ultima era un modello alternativo, senza tracce di accompagnamento, trattandosi appunto di un nuovo synth categoria assente da diversi anni in casa GEM (dovremmo dire ormai Generalmusic). S2 era nata infatti nel laboratorio GEM di Recanati, dove era stato ideato uno strumento completamente diverso, con una architettura specifica per le tipiche funzionalità da synth e workstation. Gli arranger WX invece erano nati all’interno dello stesso gruppo di sviluppo che aveva creato WS2, nel laboratorio di San Giovanni Marignano. I nomi dei protagonisti di questo progetto sono quindi gli stessi che avevamo citato nell’articolo dedicato a WS2 e a cui vi rinvio per i dettagli.
Nonostante i positivi risultati commerciali della serie WX, i numeri delle vendite non avevano raggiunto i livelli eccezionali di WS2. I tempi erano cambiati: la concorrenza era scatenata. Si pensi che nel 1993, erano contemporaneamente usciti sul mercato alcuni modelli epocali come Korg i3, Roland E-86, Yamaha PSR-300 e Technics KN2000. Nonostante le quantità inferiori di vendite, WX2 aveva comunque un prezzo di listino superiore rispetto WS2 e questo aspetto ha permesso all’azienda di ottenere margini di rilievo, conservando il buono stato di salute finanziaria (siamo negli anni del grande boom economico della casa romagnola).
Il debutto di WX2 era avvenuto al Musik Messe di Francoforte nel 1993 con la presentazione seguita da Enzo Bocciero in persona; accanto a lui c’era Marcello Colò (sempre lui, la nostra fonte!) che presentava S2 e WS2 (la produzione del modello precedente proseguiva ostinata, grazie alle vendite che non sembravano ancora calare). Dietro le quinte, vale la pena citare un aspetto interessante e curioso mi è stato segnalato da Marcello stesso: la serie WX aveva cambiato il paradigma delle classiche dimostrazioni in pubblico di strumenti nuovi. Prima di WX2, il pubblico delle demo era passivo e assisteva da spettatore alle esibizioni di presentazione dei nuovi prodotti. Con WX2, il pubblico era diventato protagonista: spesso il dimostratore coinvolgeva i visitatori delle fiere e dei negozi, invitandoli a cantare in sessioni di karaoke improvvisate. Per la cronaca, Marcello ricorda ancora una fortunata serie di dimostrazioni in Sudamerica, dove si era fatto accompagnare da due eccellenti cantanti brasiliani che rendevano brillanti e affascinanti quelle esperienze.
Nell’ambito della rubrica Arranger Legacy, abbiamo sinora affrontato sette magnifici strumenti del passato, grazie alla collaborazione con Riccardo Gerbi, Giorgio Marinangeli e Marcello Colò. Oggi siamo qui raccontarvi l’esperienza di GEM Genesys nella storia delle tastiere con accompagnamenti. Vi consiglio un passaggio su SM Strumenti Musicali e sul blog di Giorgio Marinangeli per completare le diverse letture, mentre al fondo di quest’articolo trovate il video dimostrativo di Marcello Colò. Partiamo!
Copertina della brochure di GEM Genesys
A metà degli anni 2000
La prima volta che ho affrontato a fondo l’argomento GEM Genesys risale al DISMA di Rimini a metà degli anni duemila. Per chi non lo sapesse, il DISMA è stato per anni l’appuntamento più importante in Italia per il mercato degli strumenti musicali. Ed è stata quella fiera l’occasione in cui ho conosciuto di persona Luca Pilla, l’attuale direttore di Audio Fader e SM Strumenti Musicali, web magazine che ospitano – di tanto in tanto – i miei piccoli contributi alla diffusione della conoscenza delle tastiere arranger. Torniamo a noi: quel giorno, dopo una lunga e avvincente chiacchierata sull’evoluzione in corso delle tastiere digitali, ci siamo recati allo stand Generalmusic dove Luca mi ha presentato Raffaele Mirabella (ai tempi dimostratore dei prodotti GEM ed oggi Product Specialist del settore tastiere in Algam Eko, vale a dire distributore nazionale di prodotti Korg, Studiologic, Nord); ed è così che tutti e tre abbiamo affrontato insieme l’argomento in questione. Ricordo che quell’incontro è stato illuminante nel farmi comprendere come parlare di Genesys significasse di fatto argomentare su WK4 o meglio WK8. La serie WK era infatti nata nel 1994 e aveva conquistato la piazza grazie alle dotazioni innovative per i tempi, fra cui l’Hard Disk, l’armonizzatore vocale e la possibilità di aggiornare il sistema operativo tramite floppy disk. Quando i modelli WK avevano già dato tutto, l’azienda romagnola ha pensato di riutilizzare processore, architettura, sistema operativo e risorse musicali per nuovi modelli di strumenti: nascevano così prodotti destinati a chi suonava sul palco (modelli SK a 76 o 88 tasti, senza amplificazione di bordo), a chi bramava i pianoforti digitali (modelli PS) e ai producer con l’introduzione di Genesys nel 2002: lo slogan commerciale recitava come quello fosse il primo strumento in assoluto capace di consentire la creazione in casa di un CD audio partendo da zero. Si poteva infatti registrare in multitraccia MIDI, prendendo le mosse dagli stili dell’arranger o suonando con le proprie mani; e si poteva realizzare un brano musicale completo, aggiungendo persino la linea vocale (Vocal Genius) per il livellamento del mix finale e masterizzare tutto su CD. Il pubblico si aspettava da GEM sempre e solo primizie. E così è stato.
GEM Genesys – Foto Oostendorp
Caratteristiche
Lo strumento aveva uno chassis innovativo ed accattivante, mentre le dotazioni hardware e software svettavano fra i rinnovamenti tecnologici del momento come la funzionalità di trattamento dei dati in formato audio, sia con lettore MP3/WAV sia con possibilità di registrazione audio sul disco fisso integrato, oltre al caso insolito per gli strumenti a tastiera di essere fornito di lettore DVD e masterizzatore CD. Gli speaker erano davanti e puntavano verso il musicista, fungendo così da monitor, in modo molto originale. Il display VGA ad alta risoluzione era brillante e ben retroilluminato: offriva un’ottima funzionalità LYRICS ma dava il meglio con la pagina SCORE, estrapolando la partitura da una traccia del MIDI file in chiave di SOL. Era stata una scelta all’avanguardia che solo Yamaha ha saputo poi migliorare con Tyros e Clavinova CVP. La wavetable suonava bene rispetto gli strumenti dell’epoca (ricordo con piacere i suoni pastosi di pianoforte acustico e quelli irrequieti di piani elettrici). In genere, gran parte dei timbri non suonano male neanche oggi e non impallidiscono affatto davanti a strumenti più recenti. Come noto, GEM progettava e produceva tutto in casa, compreso il processore Drake che ha fatto la storia.
Il team
Il gruppo di persone, che ha curato la progettazione di Genesys, proveniva dalla struttura che aveva fatto WK4 e WK8: Enzo Bocciero, Marcello Colò (sempre lui, la nostra preziosa fonte di informazioni) e Gianni Giudici avevano curato l’evoluzione delle risorse musicali. Fabrizio Bracalenti aveva seguito tutta la parte del sequencer, HD e CD. Anselmo Bordi aveva sovrinteso il layout del pannello comandi e Bruno Cesanelli la gestione di interfaccia dello strumento.
Genesys XP – Foto: Generalmusic
Responso della clientela
Nonostante la notevole qualità dello strumento, Il prodotto è stato accolto tiepidamente dal mercato. Inizialmente lo chassis aveva segnato difficoltà di vendita a causa del fatto di essere pesante ed ingombrante. GEM era corsa immediatamente ai ripari con una variante più leggera e non amplificata (Genesys PRO) e che presentava per la prima volta un display a scomparsa (vi dice qualcosa?). Successivamente uscì l’edizione expander Genesys XP. Ma i grandi numeri delle serie WS, WX e WK erano definitivamente dietro le spalle. Del resto, la concorrenza si era fatta ancora più spietata con gli annunci di Korg Pa1X, Yamaha Tyros, e Ketron SD1.
Nella rubrica di Arranger Legacy abbiamo spesso parlato di strumenti che hanno lanciato nuove aziende o nuove linee di modelli. Non è il caso di Genesys. In quegli anni, GEM stava esaurendo le proprie risorse economiche, alla vigilia di una crisi che – dal 2008 in poi – avrebbe portato progressivamente alla chiusura dei cancelli dell’azienda. L’arranger Genesys (insieme al pianoforte Pro Mega) ha fatto quindi da colonna sonora all’ingresso dell’azienda nel viale del tramonto: lo staff era in via di spopolamento e il laboratorio non rilasciava più progetti totalmente innovativi da alcuni anni. Genesys è nato quindi a fine corsa della storia di quella Generalmusic che – dopo la chiusura – ha lasciato un grande vuoto nella comunità mondiale degli appassionati di tastiere musicali.
Concludiamo, come da tradizione della rubrica, dando spazio a Marcello Colò e alla sua dimostrazione degli stili di GEM Genesys.
Comincia oggi una nuova avventura per Tastiere Arranger. La collaborazione nata spontaneamente fra Giorgio Marinangeli, Marcello Colò e il sottoscritto per la stesura del recente articolo uscito in questo blog su Elka OMB 5, ha stimolato Riccardo Gerbi a lanciare l’idea di una nuova iniziativa editoriale sul web che tutti abbiamo accolto con entusiasmo, nonostante le estenuanti e facinorose discussioni notturne in conferenza web, come succede fra “quattro amici al bar”.
Sotto l’egida di SM Strumenti Musicali, a partire da oggi e nei prossimi mesi, usciranno a cadenza regolare una serie di contributi sugli strumenti arranger che hanno fatto la storia delle tastiere digitali dagli anni 80 a seguire. Quattro siti diversi pubblicheranno, in contemporanea quadrifonia, contenuti che – sospettiamo – potranno essere interessanti per chi segue abitualmente questo blog. Potrete leggere di più sul significato dell’iniziativa e di come saranno differenziati gli argomenti fra noi quattro nell’articolo di Riccardo Gerbi su SM Strumenti Musicali.
Oggi cominciamo con il primo strumento di una lunga serie: Generalmusic WS2. Il mio compito è quello di raccontarvi lo strumento con il mio solito approccio, quello di un appassionato reporter del mondo arranger.
Arranger Legacy | GEM WS2 versione modulo
Rivoluzione del 1990
L’innovazione introdotta da Generalmusic nel 1990 merita di essere celebrata ancora oggi, a distanza di 32 anni dall’evento. L’azienda italiana si era presentata al mondo delle tastiere digitali con un prodotto che, al primo sguardo, spiccava rispetto tutta la produzione circostante grazie ad una livrea innovativa ed accattivante. Dal punto di vista tecnologico, con WS2 appariva per la prima volta sul mercato un arranger dotato di sequencer a 5 tracce e unità floppy disk utile per espandere le risorse musicali di bordo: stili e song.
Non è tutto qui. WS2 offriva di serie un’attrezzatura di accompagnamenti dall’identità molto chiara. Già l’Intro di ogni stile definiva esattamente il brano ideale con cui sfruttare quell’accompagnamento: si avviava lo stile Funky e si era pronti a suonare Pick Up the Pieces della Average White Band, oppure si partiva con lo stile 5/4 e si era comodi per suonare Take Five di Dave Brubeck. Questo elemento di rottura avveniva in un mondo di arranger arcaici dove gli arrangiamenti erano molto più tradizionali, mentre WS2 faceva il verso ai successi musicali mainstream. Oggi alcuni direbbero che, con WS2, sono nati i “song style”.
A tutto questo, si aggiunge un aspetto ancor più vincente: nel mondo di allora tutti i produttori di software blindavano i loro supporti digitali in modo da impedire la copia dei dati (una cosa ardua da spiegare oggi ai nativi digitali abituati a scaricare di tutto dal web). In modo rivoluzionario rispetto l’epoca, il software di Generalmusic era duplicabile: molti musicisti copiavano i dischetti contenenti stili e basi acquistati in negozio a favore di amici e colleghi. Quando un tastierista acquistava GEM WS2 si poteva trovare nelle condizioni di disporre gratuitamente di decine di floppy-disk ed essere così pronto ad affrontare le serate con un vasto repertorio. Generalmusic, pur consapevole che i propri clienti non agivano nel rispetto della legalità, non combatteva e nemmeno scoraggiava questo fenomeno diffuso di copia. Il concetto di gratis è oggi il paradigma di tutto il web (diamo per scontato di avere gratuitamente cassette postali, programmi di videoscrittura, fogli elettronici, software di fotoritocco, etc.): 32 anni fa non era così e il fatto che l’azienda romagnola chiudeva gli occhi di fronte a diffusi atti di violazione del copyright, ha permesso di acquisire un ampio numero di clienti concedendo loro, in modo implicito, l’accesso gratuito a tutto il patrimonio software prodotto dall’azienda.
Il successo di WS2 è stato talmente importante che GEM ha dovuto organizzare le proprie maestranze al fine di produrre regolarmente almeno 100 tastiere al giorno e per ben tre anni di fila, per riuscire a stare dietro alle vendite in Italia, Europa e nel resto del mondo. Sono numeri impensabili per le tastiere attuali.
Arranger Legacy | GEM WS versione modulo
Una workstation, sì una workstation
Generalmusic utilizzava il termine workstation per WS2: non era un caso, dato che lo strumento poteva essere impiegato in diversi modi:
Ovviamente l’arranger con i suoi stili era il metodo più popolare.
Era possibile arrestare l’arranger e suonare i singoli timbri da tastiera come un semplice synth.
Il sequencer di bordo consentiva di registrare proprie song fino a cinque tracce.
Collegando via MIDI una tastiera master o un altro strumento digitale era possibile utilizzare la tastiera WS2 come generatore sonoro (di più, WS2 era in vendita anche senza tastiera, come modulo expander).
Nel 1990 non si era ancora affermato lo standard General MIDI e ogni produttore di strumenti digitali costruiva l’architettura delle risorse musicali secondo la propria inventiva. Anche la standardizzazione dei componenti e standard industriali per il software erano di là da venire, ne conseguiva che le architetture di costruzione logica degli strumenti digitali erano prevalentemente fatte in casa. Così era per Generalmusic che ha interamente progettato e realizzato WS2 con i propri talenti e le proprie possibilità.
Storia di manager, professionisti e artisti
Dietro le quinte c’era Gianni Giudici, responsabile dell’area musicale di Generalmusic, Deus Ex Machina di una estesa squadra di musicisti e tecnici, fra cui Enzo Bocciero, Maurizio Galanti, Giacomo Bodini e tanti altri. A San Giovanni in Marignano (a quei tempi in provincia di Forlì-Cesena, oggi provincia di Rimini) operavano ben due gruppi di sviluppo indipendenti sul progetto, mentre un terzo gruppo si è aggiunto al progetto in una seconda fase, quando il 50% delle risorse era già stato realizzato: questo team era operativo a Recanati alla presenza di talenti provenienti da Elka (appena acquisita da Generalmusic) e altri nuovi assunti. Il ruolo di Recanati è stato quello di mettere a punto la wavetable realizzata a San Giovanni. A Recanati operavano nomi che hanno fatto la storia degli arranger negli anni a venire come Juergen Schmidt, Francesco Castagna, Roberto Marcucci, Francesco Sardella e Marcello Colò (la mia fonte principale per la stesura di questo articolo).
Inizialmente stili e song erano prodotti internamente dalla GEM Software Division, composta essenzialmente da dipendenti GEM e alcuni collaboratori esterni. È ormai storia il fatto che, intorno al 1994, è avvenuta la scissione di Marco Cima (oggi a capo di M-Live) e di Music Media Soft dello stesso Gianni Giudici (oggi direttore musicale di Studiologic).
Arranger Legacy | GEM WS2 versione 61 tasti
Tutto – ma proprio tutto – Made in Italy
La stessa scheda madre e lo stesso firmware erano montati in quattro varianti dello strumento:
WS2: tastiera con 61 tasti leggeri e amplificatori di bordo, il killer del mercato.
WS2: modulo expander
WS400: pianoforte con 88 tasti pesati e mobile, era nato due mesi dopo il primo annuncio di WS2 e, nonostante il costo più impegnativo, ha raccolto un discreto successo
WS1: un anno e mezzo dopo il primo lancio, Generalmusic aveva proposto uno strumento a tastiera dalla scocca più piccola e con un numero inferiore di risorse. Nelle intenzioni dell’azienda, doveva essere l’opportunità più economica e alla portata di tutti, ma il taglio di risorse operato non la faceva percepire al livello degli altri strumenti della famiglia e non ha riscosso lo stesso successo.
La linea WS è stata il centro focale di un’ampia serie di innovazione tecnologica Made in GEM: il processore DISP1, primo dispositivo sviluppato internamente da GEM, ha permesso a questa nuova workstation di gestire un database di suoni e stili dalle caratteristiche senza precedenti. Anche il firmware era fatto in casa. GEM aveva sviluppato un software proprietario per creare la propria wavetable sonora: una volta campionato il suono, il gruppo di ingegneri GEM aveva la possibilità di manipolare il campione, creare i punti di loop e mappare il suono nella memoria ROM ottimizzando le risorse a disposizione.
Lascio a Giorgio Marinangeli e al suo articolo uscito in contemporanea a questo a documentarvi le caratteristiche tecniche di WS2. Qui mi limito a raccontarvi dell’impatto di quell’ampio pannello affollato di pulsanti ordinati in schiera: all’epoca, davano l’impressione di austero ed elegante futurismo hi-tech. Sulla sinistra risaltavano due controlli: il primo era una trackball innovativa per pitch bend e Modulation, questa era stata oggetto ai tempi di grandi dibattiti e discussioni e diventò iconica. Più sopra un controller a forma di torta a quattro spicchi per il controllo degli stili (Start/Stop, Intro, Fill-In, Sync/Continue), a proposito che idea carina, peccato sia stata poi abbandonata.
Non essendo ancora diffuso sul mercato il General MIDI, i timbri di bordo erano mappati per importanza: dapprima un suono di Grand Piano che aveva il suo significato all’epoca; frutto di grandi applausi era l’Electric Piano che richiamava fedelmente il suono su due livelli del Fender Rhodes. Ottimi i suoni di basso, brass e sax. Le percussioni erano compresse ed efficaci, uscendo bene dal mix. Era presente un originale Vocal Kit, utile nelle percussioni con gridi vocali. Le basi su WS2 riproducevano con puntualità i suoni dei brani di successo dell’epoca. Accanto ai timbri da primato, il resto della wavetable offriva voci di minore efficacia, tuttavia molto equilibrati nel suo insieme.
Dal floppy disk si potevano caricare file con estensione .all che abitualmente contenevano stili e suoni. Era il metodo più comodo per eseguire il backup della memoria e ricaricare poi il tutto alla bisogna. Non c’era il multitasking: durante la manciata di secondi necessaria per il caricamento, lo strumento non suonava.
Su WS2, era possibile programmare uno stile partendo da zero. Normalmente però gli stili venivano costruiti su sequencer MIDI esterni (i più diffusi nel 1990 erano Atari ST Notator e Steinberg Cubase): non essendo disponibili funzioni di import, si caricavano i pattern degli stili nel sequencer semplicemente inviando le tracce alla porta MIDI, mentre WS2 registrava il tutto in tempo reale.
Se volete sapere come è fatta WS2, consiglio sinceramente la lettura dell’approfondimento tecnologico esteso dal più che esperto in materia, Giorgio Marinangeli.
Chi suonava WS2
Fra le migliaia di musicisti che hanno acquistato WS2, il grosso dei clienti era composto da piano baristi ed utilizzatori casalinghi. Le caratteristiche ruffiane dello strumento rendevano strategica la posizione del prodotto sul mercato permettendosi di essere attraente sia per chi intendeva suonarla in casa sia per chi invece la portava con sé per l’intrattenimento live nei locali. Non era lo strumento ideale per la musica da ballo o per suonare in una band, ma per tutto il resto si dimostrava versatile. La gamma di età chi acquistava WS2 era fra i 25 e i 45 anni. Non possiamo evitare di citare il fatto che, fra i tanti clienti e musicisti autentici, si fossero infiltrati finti tastieristi che l’hanno acquistata per il solo scopo di mettere in playback le basi dal vivo (no comment!).
Il prodotto aveva la fama di essere molto affidabile: si narra che in una riunione di Generalmusic con i propri centri di assistenza sparsi in Italia, questi ultimi si lamentavano perché WS2 non si guastava mai e non dava lavoro a chi era lì pronto per le riparazioni. Se qualche problema è emerso, era principalmente legato alle serigrafie che scomparivano presto dalla scocca dello strumento e al rischio che la batteria tampone negli anni perdesse la carica, mentre l’acido usciva sui circuiti: ma chi ha fatto regolare uso e manutenzione dello strumento non ha avuto grandi motivi di rimostranza. A distanza di lustri e decenni, molti esemplari di WS2 continuano a funzionare bene, persino i display non hanno perso luminosità e contrasto.
Video
Immagino che ora sarete curiosi di vedere WS2 da vicino e di ascoltare come suona con le vostre orecchie? Ecco a voi, Marcello Colò!