Nei giorni scorsi, Yamaha ha pubblicato sul proprio sito un’interessante promozione per i potenziali nuovi clienti di Genos, molto probabilmente ideata per fronteggiare l’aggressività commerciale della distinta concorrenza che ha lanciato due nuovi modelli negli scorsi mesi nel segmento dei top di gamma (Ketron Event e Korg Pa5X).
I prossimi 800 clienti che acquisteranno una Yamaha Genos avranno in omaggio il set di altoparlantiGNS-MS01 (normalmente in vendita a poco meno di 300 euro).
Questo set di altoparlanti 2.1 è stato disegnato e progettato da Yamaha appositamente per la propria ammiraglia Genos ed è composto da:
Due amplicatori da 20W ciascuno con tweeter (2 cm) e midrange (coni da 8 cm).
Un’unità subwoofer di 40W subwoofer (cono da 30 cm).
Il collegamento dei cablaggi del sistema GNS-MS01 con Genos è molto semplice ed è basato su connessioni personalizzate. Il peso totale dei diversi componenti è di 9kg circa, ma il bundle non è stato pensato per chi utilizza Genos in mobilità. È la soluzione ideale per chi suona lo strumento in casa o, comunque, in un ambiente specifico da dove abitualmente non si sposta.
Per esperienza personale, quando ero un felice possessore di una Yamaha Tyros (uno strumento che ho amato), suonavo sfruttando il sistema analogo di speaker (TRS-M01). La qualità e la potenza del suono erano superbi e oggi non mi aspetterei nulla di meno da GNS-MS01, tenendo poi conto della più recente capacità sonora di Genos.
Per saperne di più, fate clic qui sulla pagina ufficiale della promozione.
Ogni strumento arranger ha le proprie peculiarità. Ogni diversa tastiera può catturare la nostra attenzione per certe caratteristiche e queste possono essere importanti per qualcuno e meno per altri. Il mondo è bello perché è vario. Oggi commentiamo insieme cinque aspetti che hanno stimolato alcune mie considerazioni, in merito al super-arranger noto come Event.
Non voglio dire che queste sono le caratteristiche principali dello strumento (se questo è quello che volete sapere, vi consiglio di leggere l’articolo che avevo scritto nei giorni successivi all’uscita sul mercato di questo prodotto). In realtà, oggi vorrei semplicemente sottolineare con voi alcune proprietà dello strumento che hanno attratto la mia curiosità.
Mentre leggete, tenete sempre presente che stiamo parlando di un arranger Ketron, un nome che associamo abitualmente a stili che si sono distinti negli anni per il loro pregiato livello di realismo.
1 SOVRAPPOSIZIONE DI TRE VOCI (MA IN REALTÀ SETTE TIMBRI)
Normalmente i migliori arranger workstation consentono di sovrapporre in layer fino a tre voci. Questo è anche il caso di Ketron Event: in effetti è possibile suonare con le proprie mani VOICE 1, VOICE 2 e DRAWBAR. Ma, in realtà, le prime due voci possono essere il frutto della composizione di tre campioni ciascuna. In breve e con estrema semplicità, vi potrete trovare nelle condizioni di poter suonare ben sette timbri in layer in tempo reale: tre timbri assegnati a VOICE 1, tre a VOICE 2 e una voce d’organo su DRAWBAR. Totale: sette.
2 MISCELARE TRACCE AUDIO E TRACCE MIDI NEGLI STILI
La flessibilità di integrazione di tracce audio e di tracce MIDI è facilitata dal controllo tramite i cursori fisici sul pannello. La potenza massima si raggiunge con gli stili definiti Real Styles, con i quali si possono suonare le tracce audio per le parti Drum, Bass e Real Chord (quest’ultima è un mix di tre parti audio stereo). Ma non è tutto qui: Event consente di ricorrere al volo alle tracce Chord associate ad un cursore fisico dedicato sul pannello. Le tracce Chord sono un mix di tre parti MIDI ma che, a loro volta, in taluni casi possono ospitare le Live Guitars, e queste in effetti sono in formato audio. Forte, vero? Insomma, mixando al volo le diverse tracce di uno stile di accompagnamento, è possibile mantenere lo stesso stile e cambiare al volo l’intero set di voci di accompagnamento. È come avere due (tre?) sezioni di arranger sotto le proprie dita. L’abbondante assortimento di tracce dello stile produce ricchezza di suoni e annichilisce il rischio di essere ripetitivi.
3 UNIQUE REAL SOLOS
Il vasto numero di oscillatori dello strumento innalza il livello di polifonia alle 216 note. Tale potenza sonora viene sfruttata al massimo dalle voci Unique Real Solos: in questa categoria, Event offre voci solistiche per le quali Ketron non ha risparmiato le energie. Ognuna di queste voci occupa un ampio spazio nella wavetable introducendo campioni particolarmente ricchi di dettagli: le sfumature armoniche e fisiche dello strumento campionato sono tutte presenti e danno la garanzia di uscire con un timbro così realistico da contenere persino l’ultima vibrazione che si dissolve nel più lungo decadimento del suono che si possa cercare di ricreare.
4 SCALETTE PER CHI SUONA DAL VIVO
Jukebox e Performance sono due modi rapidi per costruire le proprie cartelle di risorse preferite. Con Jukebox si gestiscono le proprie collezioni di brani musicali e video, mentre con Performance si opera con gli accompagnamenti e le Registration. Una volta costruite il vostro set di risorse, si può passare da una all’altra premendo il pad a video. Molto intuitivo e soprattutto super rapido. Piccola divagazione: ma perché solo negli arranger si trovano funzioni di utilità a livello professionale con cui memorizzare le proprie impostazioni preferite? Vale per Ketron, ma anche per Korg e Yamaha.
5 MORPHING
Chiudiamo con il Morphing: trattasi di un effetto che agevola l’alterazione liquida, graduale e continua tra due timbri diversi. Si può altresì trasfigurare lo stesso suono in tempo reale applicando effetti diversi, sempre in modo sfumato. Ci sono diversi modi di attivare il Morphing ma credo che il pedale sia quello più comodo. Immaginate di modificare progressivamente la velocità del Leslie, oppure di percorrere lentamente un cammino sonoro che vi porta da un tappeto di archi placidi ad una piena orchestra. E tutto questo senza mai staccare le vostre mani dalla tastiera.
Ritorna la rubrica Arranger Legacy: i fedeli lettori di questo blog sanno che si tratta del lavoro di una squadra di cui, oltre al sottoscritto, fanno parte Giorgio Marinangeli, Marcello Colò e Riccardo Gerbi. Con questi contributi corali, vogliamo celebrare gli strumenti arranger che hanno reso grande la storia di questo comparto di strumenti musicali.
Fra i tanti produttori di arranger del passato, il nome di Farfisa merita un posto di riguardo. Le radici del marchio risalgono al dopoguerra: la società nasce come fabbrica di fisarmoniche nel 1946 a Castelfidardo (AN). Negli anni successivi, la produzione diverge fra fonovaligie (giradischi insomma), televisori ed amplificatori, per poi ritornare nell’alveo degli strumenti musicali. Nei primi anni 60, Farfisa lancia Compact, la prima generazione di organi elettronici prodotti in serie. Nell’arco dei lustri a seguire, numerosi gruppi celebri dell’epoca (come Doors, Led Zeppelin, Procol Harum, Pink Floyd, Genesis, Van Der Graaf Generator, Tangerine Dream e altri ancora) utilizzano vari modelli di organo Farfisa. La differenziazione creativa continua nel tempo ed è così che l’azienda passa a costruire citofoni (sic!), chitarre e pianoforti acustici. Questi ultimi, in particolare, uscivano dallo stabilimento inizialmente con i marchi Furstein e Fustenberg. Successivamente, grazie ad un’acquisizione, compare anche il celebre nome di Anelli Cremona. Come potete immaginare, la scelta di distribuire con marchi diversi è una strategia commerciale studiata a puntino, al fine di poter vendere pianoforti a più negozi nella stessa città.
Nel 1984 Farfisa entra a far parte del gruppo Bontempi. Ma, anno dopo anno, i volumi di vendite si fanno critici a causa della incipiente e devastante concorrenza giapponese. Per riuscire a resistere alle emergenti sfide del mercato, Farfisa passa finalmente alla progettazione e produzione di arranger. Il 1991 è l’anno di esordio con F1: ha 76 tasti pesati, un processore creato in casa, supporta diverse forme di sintesi (additiva, FM, PC), 8 DSP e ha amplificatori a bordo. È, per l’epoca, un gioiello tecnologico. Accanto a F1, esce F3: un modello più leggero, con 61 tasti ma senza amplificazione. L’evoluzione segue nel 1994 grazie a F5, con 61 tasti e amplificatori, seguono successivamente F7 e F8. Con il 1995, l’azienda italiana rinnova la notevole serie F introducendo tre nuovi arranger portatili che vanno a celebrare in bellezza questa storia importante. G7 e G8 hanno 61 tasti, sequencer e floppy-disk: hanno un discreto livello di vendite e godono di una buona reputazione sulla stampa specializzata di quegli anni. Il terzo è 7X, versione expander di G7: raccoglie un pregevole consenso fra fisarmonicisti e, soprattutto, chitarristi. Per la cronaca, Farfisa chiude definitivamente la produzione di strumenti musicali nel 1998. Oggi, il nome Farfisa sopravvive per la sola produzione di videocitofoni, ramo d’azienda che era stato ceduto ad altra proprietà nel 1992, probabilmente per fare cassa e ottenere risorse da destinare allo studio e alla produzione di arranger.
Farfisa 7X (chiamata abitualmente Seven X) è il modello su cui ci concentriamo oggi. Dalla vasta collezione di Giorgio Marinangeli, abbiamo infatti l’opportunità di vedere da vicino questo expander: ha 128 suoni mappati secondo lo standard GM dell’epoca, un display luminoso, riverbero e chorus. Permette di salvare 16 voci personalizzate e include una sezione arranger composta da 72 stili di accompagnamento. Le ragioni di interesse sul mercato, rispetto la concorrenza dell’epoca, consiste nella presenza di due ingressi: da una parte è possibile collegare una chitarra e arricchirne il suono con overdrive e distorsore, dall’altra è possibile sfruttare il secondo ingresso microfonico per collegare un microfono e accedere agli effetti di vocoder e armonizzatore; quest’ultimo aspetto, unitamente al fatto di essere un valido lettore di basi MIDI con capacità di visualizzare i testi sullo schermo e collegamento SCART verso i monitor TV, lo rende molto interessante per cantanti e per spettacoli di karaoke. Non possiamo poi tralasciare la capacità aggiuntiva di collegare una fisarmonica. In sintesi, oltre al sequencer a 16 tracce, di fatto 7X è un prodotto versatile e può essere usato come modulo arranger, come semplice expander, come player di Standard MIDI file o come dispositivo per cantanti o serate karaoke. Tutti i dettagli tecnici sono descritti nel blog di Giorgio Marinangeli.
Al giorno d’oggi, la memoria di Farfisa è conservata da Claudio Capponi che, oltre a gestire uno spazio web con informazioni utili, organizza il Farfisa Day, l’evento celebrativo della storia di questa rinomata azienda (l’ultima edizione, l’undicesima, si è svolta lo scorso settembre 2022 nella stessa Castelfidardo). Mi sono rivolto a Claudio come fonte principale delle informazioni qui raccontate e, grazie ai suoi contatti, sono riuscito a raggiungere la testimonianza di Carlo Pierité, colui che, per conto dell’azienda marchigiana, ha inventato il Night & Day, una soluzione tecnica che permette di gestire la contattiera sotto la tastiera in modo da fermare il martellino a 2mm dalla corda e, con il silenziamento, ascoltare il suono soltanto dal generatore sonoro digitale in cuffia. Questo brevetto consente a Farfisa di produrre – ante litteram – il primo pianoforte ibrido della storia.
Tutti gli articoli di Arranger Legacy terminano con la dimostrazione eccellente del prodotto da parte di Marcello Colò. Enjoy!
Un nuovo pianoforte arranger da Roland? Oh, che bella notizia! Da non crederci.
Fonte: Roland.com
Lo strumento nasce allineato rispetto la strategia recente della casa giapponese in virtù dell’inclusione nella famiglia ZEN Core (consiglio, in materia, la lettura del focus scritto da Stefano Airoldi su SM Strumenti Musicali). La polifonia di FP-E50 è di 256 note. I suoni preset si dividono fra: 38 timbri di pianoforte, 34 di piano elettrico, 36 archi, ben 184 suoni fra organi (con effetto rotary) e pad, 726 timbri di synth. Esiste la possibilità di emulare il tipo di Ambience: Studio, Lounge, Concert Hall, e Cathedral. Gli 88 tasti pesati sono PHA-4 Standard Keyboard, con scappamento e l’impressione al tatto di essere fatti d’avorio. Gli amplificatori offrono 11 W x 2.
Ci interessa approfondire la sezione arranger: ci sono 177 stili di fabbrica. Ogni accompagnamento ha Intro/Ending e due variazioni con stacco di Fill-In. La funzione Interactive consente di arricchire o attenuare l’intensità dell’accompagnamento seguendo la dinamica con cui si suonano i tasti con le proprie mani. Trovo utile la presenza del Chord Sequencer, dotato di 140 tipi diversi di pattern preconfezionati e la possibilità di aggiungerne altri 256 di propria fattura.
È possibile avviare in playback i brani audio oppure registrarne di nuovi: i formati gestiti sono i due più popolari: da una parte WAV: 44.1 kHz, 16-bit lineari e dall’altra MP3 44.1 kHz, 64–320 kbps. Per la cronaca, lo strumento supporta il collegamento Bluetooth.
La scocca è elegante e lo strumento è in grado di far bella figura sia in un contesto casalingo, sia nei piccoli locali per chi suona davanti al pubblico. Bellissimo il colpo d’occhio sul pannello frontale, grazie ad una serie di pulsanti rotondi retro-illuminati ed originali. Per chi canta, FP-E50 mette a disposizione un ingresso microfonico e un discreto armonizzatore vocale. Sulla sinistra, due rotelle sono assegnabili a numerose funzioni (non solo modulazione e pitch bend, insomma), mentre pulsano retroilluminate a tempo di metronomo. 256 locazioni di memoria (scene) possono essere usate per salvare e richiamare le proprie impostazioni personali.
Lo strumento merita un approfondimento: è difficile nutrire dubbi sulla qualità dei suoni Roland, sia per i timbri di pianoforte, sia per l’accesso a tutto il mondo della famiglia ZEN Core. Ci incuriosisce ancor di più la presenza di una sezione arranger che – seppure non molto estesa – tuttavia si rivela ben curata, almeno per quanto emerge dalle prime demo pubblicate sul web. Il posizionamento prezzo (i primi negozi la offrono a 999 euro) è a metà strada fra Yamaha DGX-670 e P-S500, al di sopra quindi degli altri concorrenti: Casio PX-S3100 e Korg XE20.
Bentornata Roland nel mondo degli arranger. Spero che non sia un fulmine a ciel sereno. Ma l’inizio di un grande ritorno per un marchio che ha fatto la storia di questo comparto.
L’aggiornamento periodico della tabella dei prezzi di riferimento degli arranger è il momento ideale per valutare le variazioni dei prezzi e fare il punto rispetto l’anno precedente. A titolo di chiarimento preventivo, ricordo che questi prezzi sono rilevati direttamente dal mercato, prendendo come riferimento i migliori negozi di strumenti musicali in Italia.
Rispetto il rilevamento precedente (giugno 2022), a gennaio 2023 possiamo osservare tre diverse tendenze:
Per la prima volta da molti anni (complice l’inflazione), una buona parte di modelli si è contraddistinta per un incremento di prezzo, in taluni casi molto sostanzioso (è successo soprattutto in casa Yamaha).
Da una parte i modelli a fine produzione (quelli con scarsa disponibilità residua nei negozi) hanno mantenuto il prezzo o sono calati di poco, dall’altra il concetto di scarsa disponibilità nei negozi si è esteso anche a prodotti che non sono a fine corsa: per questi il prezzo è aumentato.
Per quanto riguarda i modelli di recente produzione, la tradizione di calare il prezzo a distanza di mesi del lancio è stata applicata in modo discontinuo: lo ha fatto Casio, non lo ha fatto (non ancora) Korg.
Fra i top di gamma, compare Ketron Event che si pone sul podio dei modelli più costosi; la serie Korg Pa5X mantiene i livelli di prezzi del lancio; in leggero calo i modelli Ketron della serie SD, con l’eccezione di SD-7 che si fatica a trovare disponibile (è un modello del 2015 e ci sta che non ci siano più scorte). Il prezzo di Yamaha Genos è in aumento, ma sono altresì presenti promozioni in leggero calo (-3%) rispetto il prezzo di un anno fa.
Nell’area sottostante degli arranger workstation, i prezzi salgono per tutti. Spiccano come variazione più sensibile, quella di Korg Pa1000, che sale del 30% rispetto un anno fa, e Yamaha PSR-SX900 che cresce del 14% (pur restando un modello al top fra i numeri di vendite).
Fra i c.d. “arranger per tutti”, c’è chi sale e chi scende. La coppia Yamaha PSR-EW425 e PSR-E473 eccelle nelle vendite e anche per loro il prezzo è in sensibile crescita. Cala del 20% il prezzo di Korg EK-50: del resto sono gli avanzi di magazzino, vista l’uscita successiva della sua evoluzione, EK-50L. Scendono del 15% i prezzi dei nuovi modelli Casio (CT-S1000V e CT-S500).
In un gradino più basso si trovano i modelli per esordienti, fra cui Casio CT-S400 e CT-S300 anche loro in calo del 12%. Salgono invece del 17% i prezzi dei modelli Yamaha PSR-EW310 e PSR-E360. Crescono di valore anche i modelli più economici della serie CT-X di Casio, generando il dubbio se sia dovuto a numeri di vendite ancora buoni o, semplicemente, alla scelta da parte dei negozi di non cedere sul margine.
Fra i pianoforti arranger, la serie Clavinova CVP-805 si fa sempre più esclusiva superando la soglia dei 6000 euro. Non scherzano nemmeno i modelli CSP che non hanno più promozioni e balzano del +34%, mentre entra a listino la loro versione portatile (P-S500) con un prezzo molto più abbordabile. Nei negozi si è poi registrato il rialzo del prezzo di DGX-670 (+9%) mentre Korg XE20 è sceso dell’8%.
Ricevo un flusso regolare di domande da lettori di questo blog che mi chiedono se – negli anni Venti di questo secolo – sia ancora conveniente investire in una tastiera arranger. Premesso che ognuno di noi è libero di fare quello che vuole con le proprie passioni, devo confessarvi che questa curiosità mi dà l’impressione che, sotto sotto, molti non comprendano appieno il significato delle tastiere arranger rispetto le altre categorie di strumenti a tastiera (synth, workstation, pianoforti digitali, organi, etc.). Forse è il caso di riprendere la materia e fare chiarezza insieme.
Fonte: Yamaha Keyboards Official
Cominciamo precisando che l’offerta di arranger sul mercato è molto ampia: questo aspetto dimostra come, rispetto altri settori di strumenti musicali, quello degli arranger sia in salute. Facciamo qualche nome. In termini generali, potremmo dire che quelli che, negli anni 90 venivano chiamati semplicemente “arranger” oggi possono essere ritrovati nell’area dei modelli di base, dove il prezzo oscilla fra 300 e 700 euro: per Yamaha ci sono PSR-SX600, PSR-EW425 e PSR-E473; i modelli Korg sono EK-50L e i3 (2020); per Casio compaiono CT-S1000V, CT-S500, CT-X5000 e CT-X3000; per Roland c’è E-X50. Da questa categoria, ci si può muovere verso l’alto per scoprire l’area degli arranger workstation, modelli con funzionalità complete per la produzione musicale in condizioni di portabilità: qui troviamo Korg Pa700 e Pa1000, Yamaha PSR-SX700 e PSR-SX900 e Ketron SD-40. Gli arranger non sono tutti qui, ci sono gli strumenti eccelsi al top di gamma, dove le caratteristiche sono espresse alla massima potenza: Yamaha con la serie Tyros evoluta in Genos, Korg Pa5X (e modelli precedenti come Pa3X e Pa4X), Ketron Event, SD60, SD-9, SD-90 e SD-7. Una categoria a parte è quella magnifica dei pianoforti arranger: Yamaha CVP e CSP (Clavinova), DGX-670 e P-S500; Casio PX-S3100, CDP-S360 e Korg XE20. Citiamo infine, almeno per documentarne l’esistenza, i numerosi modelli di arranger economici dedicati agli esordienti (essenzialmente prodotti da Casio e Yamaha), dove il risparmio sui componenti è mitigato da un livello di qualità dei suoni che è in crescita negli ultimi dieci anni.
Cosa hanno in comune tutti questi modelli? Sono strumenti musicali a tastiera (di solito con 61 tasti, alcuni ne hanno 76 semi-pesati oppure 88 pesati) e un pannello di controllo pieno di manopole, cursori, interruttori e pulsanti che sono il segno distintivo della capacità di concedere una padronanza interattiva totale della propria musica in tempo reale. Sono solitamente dotati di un grande schermo LCD centrale (spesso touch screen) che domina il pannello. Come succede nei migliori synth workstation, anche le tastiere arranger hanno GB di suoni di strumenti campionati di alta qualità a bordo: vanno dagli strumenti acustici come chitarra, pianoforte, suoni orchestrali ed etnici. Hanno poi un’estesa varietà di toni di sintetizzatori come synth lead e pad e un vasto assortimento di kit di batteria acustica ed elettronica. Gli arranger normalmente prevedono la possibilità di suonare in split o in layer con 2, 3 o anche più voci sovrapposte.
Korg Pa5X
Una caratteristica fisica evidente degli arranger è che questi hanno quasi sempre un amplificatore incorporato e altoparlanti che suonano molto bene. Trattasi di una comodità da non trascurare, essendo conveniente usarli quando si suona a casa o in ambienti raccolti.
Ma la caratteristica essenziale rispetto gli altri strumenti digitali è che gli arranger offrono accompagnamenti in tempo reale: la tastiera è in grado di generare basi musicali per chi suona, mettendo a disposizione una vera band o orchestra che accompagna l’esibizione. Tali accompagnamenti (detti anche stili) sono facilmente controllabili a tempo di esecuzione: è possibile accedere rapidamente a introduzioni, strofe, Fill-in, ritornelli, variazioni, special e finali consentendo così di eseguire qualsiasi performance musicale con creatività e immediatezza. Nessun altro strumento sul mercato vi permette di raggiungere con freschezza questa interattività musicale grazie al Database di pattern pronti all’uso. È possibile realizzare qualcosa di simile con gli arpeggiatori multi-timbrici dei synth e workstation o con i loop dei software di produzione musicale, ma ovviamente non è la stessa cosa.
Fonte: Casio Music Gear
Le funzionalità al servizio di chi fa intrattenimento dal vivo spaziano in un largo ventaglio di opzioni: lettori di basi audio, MIDI, karaoke, marker, progressioni di accordi, spartiti digitali e, talvolta, anche player video. I migliori arranger consentono di collegare un microfono e mixare la voce con effetti o generare armonie. Da diversi anni, tutti gli arranger – anche quelli più economici – offrono la possibilità di gestire file audio con la stessa flessibilità con cui in passato si gestivano i MIDI file.
Un altro aspetto specifico degli arranger è quello di essere dotati di “rubriche” di proprie impostazioni a cui attingere rapidamente. Funzioni evolute come SongBook, Registration, Setlist, Playlist e Performance List esistono solo sugli arranger e permettono di cercare facilmente e richiamare in modo intuitivo centinaia/migliaia di impostazioni per essere pronti a suonare i brani giusti nel modo giusto. La creazione di scalette su misura di ogni serata è un altro valore aggiunto. Anche qui, le equivalenti funzioni nei synth workstation sono un “qualcosa di simile”, ma non sono così evolute e semplici da usare.
Gli arranger sono strumenti hardware “tutto incluso”. Chi non lavora con l’hardware, si deve procurare una serie di oggetti diversi da collegare e gestire: master keyboard, schede audio, PC/MAC, software, piattaforma di suoni VST e plugin, DAW, mixer, unità effetti, processore vocale, monitor audio e altro ancora. Con un arranger, si ha tutto compatto in una sola unità: l’accendi e sei subito operativo.
A dire il vero, l’offerta globale odierna di arranger segnala alcuni margini di miglioramento: ad esempio, per avere tasti semi-pesati o pesati, bisogna spendere almeno 2000 euro e questa è una stranezza per me, visto che master keyboard, synth e persino pianoforti digitali hanno tasti decenti a prezzi inferiori. In secondo luogo, anche le plastiche e la robustezza talvolta lasciano a desiderare negli arranger più economici: è come se i produttori nella loro testa avessero assunto che, se compri un arranger a buon prezzo, tu debba mettere in conto una inevitabile fragilità costruttiva. Un’altra assunzione è che soltanto nella categoria top di gamma si possono trovare capacità di modificare i suoni in modo approfondito, mentre per gli altri modelli inferiori, ci si debba sostanzialmente organizzare con i suoni preset e con piccoli ritocchi. Su quasi tutti i modelli sono comunque sempre presenti processori di effetti, EQ e compressore. Piccola nota economica: gli arranger di qualità hanno un prezzo più elevato rispetto gli equivalenti modelli di synth workstation.
Ketron Event
Le scelte fatte dai produttori ci fanno capire che nelle tastiere arranger generalmente si pone più enfasi sui suoni acustici e orchestrali, necessari per creare accompagnamenti realistici: chi presta più attenzione ai suoni di sintetizzatore potrebbe quindi trovare maggiori variazioni di suoni su synth e workstation. La qualità degli stili di accompagnamento è cresciuta molto negli ultimi anni, a favore di un esteso impiego a livello professionale. In passato, i produttori avevano curato con maggiore attenzione il mondo mainstream tradizionale mentre per alcuni generi più attuali (come Dance Pop e Alternative/Indie Rock), non era così facile trovare gli stili sufficienti per soddisfare i gusti più esigenti. Occorre prendere atto che però – anno dopo anno – la situazione è in via di netto miglioramento.
Potrei continuare a lungo, l’argomento si presta a molteplici prospettive di analisi per chi suona, per chi compone, per chi sperimenta o per chi si esercita. Il punto sul quale vorrei chiudere oggi, prima di riprendere l’argomento in altre occasioni, è questo: l’arranger è l’ideale per mettere un musicista nelle condizioni migliori per entusiasmare i presenti, che ci si trovi in famiglia, con gli amici, in un contesto professionale o in un grande teatro. Qui i musicisti hanno a disposizione – giusto sotto le proprie dita – il più ampio numero di soluzioni possibili per arricchire l’intrattenimento. Nelle mani di chi sa suonare, anche nel 2023 questo strumento può far ballare e cantare chiunque, facendo resuscitare il pubblico, anche negli ambienti più scialbi.
Il tredicesimo anno di vita di questo blog ci ha permesso di raggiungere i due milioni totali di clic: è successo nei giorni scorsi, intorno alla Vigilia di Natale. È un traguardo importante, credetemi. Sapete che sono armato della mia esperienza, della mia curiosità e della mia passione: raggiungere questi numeri di attenzione da parte di voi lettori, continua a farmi provare brividi unici.
Nel corso del solo 2022, abbiamo conseguito i risultati specifici che seguono.
Fra i 46 post pubblicati nell’anno mi piace segnalarne alcuni oggi, con il chiaro intento di stimolare la vostra curiosità e voglia di (ri)leggere.
Innanzitutto, non ci siamo fatti mancare le nostre riflessioni più accorate e appassionate:
La stesura dell’articolo su un arranger vintage com Elka OMB 5 ci ha poi condotti a dar vita all’esperienza del Team Arranger Legacy con Marcello Colò, Riccardo Gerbi e Giorgio Marinangeli:
Insomma, è stato un anno vivace e sono lieto di sapere che molti di voi continuano a prestare attenzione al pianeta arranger. Se il buon Dio vorrà concedermi il privilegio di resistere e continuare, saremo qui anche l’anno prossimo con altri scritti e testimonianze sulle tastiere digitali con accompagnamenti.
Dodici mesi fa eravamo tutti qui, in questo blog, a leccarci le ferite, al termine di un anno di apparente crisi di creatività: nel 2021 avevamo toccato il record negativo sotto la prospettiva del lancio di nuovi modelli. Ne erano stati presentati soltanto due quell’anno. Nel 2022, invece, la musica è cambiata di botto. Sono apparsi ben 10 nuovi arranger e, alcuni di questi, sono strumenti con i fiocchi. La nuova realtà ci offre un segnale positivo sullo stato di salute dell’industria musicale. Le novità dell’anno si sono verificate in tre aree distinte del mercato: top di gamma, gli “arranger per tutti” e i pianoforti con accompagnamenti.
Novità fra i top di gamma del 2022
I vertici del comparto sono stati rinnovati per ben due terzi. Korg ha proposto il nuovo progetto Pa5X: abbiamo un produttore che riscrive ex novo il sistema operativo dei propri Professional Arranger- proprio quelli reduci da un ventennale successo – e si presenta al mercato con una piattaforma rinnovata dalle fondamenta: ora le basi ci sono e Korg è nelle condizioni di arricchire e completare di contenuti questa nuova architettura nel corso del 2023 e oltre. Abbiamo poi Ketron che completa la parabola dei propri arranger audio e lancia il suo modello migliore di sempre, Event: il Made in Italy si sta facendo notare nel mondo grazie ad una creatura tecnologica scintillante che dimostra – ancora una volta – come gli italiani siano ancora in grado di dire qualcosa in termini di creatività e tecnologia. Il passo successivo spetterebbe a Yamaha: potrebbe completare il cerchio di rinnovamento dell’offerta globale con il modello successivo a Genos. Staremo a vedere quando lo farà.
Foto di Antoni Shkraba
Novità fra i c.d. “Arranger per tutti” del 2022
Da oltre cinque anni, questa è l’area più vivace del comparto e nel 2022 Yamaha si è presentata con la coppia vincente di PSR-EW425 e PSR-E473, di cui vi abbiamo raccontato il risultato del nostro test. Da parte sua, Casio ha rispettato l’appuntamento annuale calando due interessanti carte: un arranger con prestazioni di sintesi vocale (CT-S1000V, un unicum) e un arranger di base dalle buone qualità sonore (CT-S500). È tornata quest’anno a farsi vedere anche Roland con E-X50: ma, a guardare bene, ci dà l’impressione di considerare ancora marginale il segmento arranger rispetto i progetti globali della casa giapponese.
Novità fra i pianoforti arranger del 2022
L’area dei pianoforti digitali continua a dare segni di vitalità. C’è Yamaha con il lancio di P-S500 dove la sezione arranger è pilotabile dall’app Smart Pianist. E c’è Casio che è uscita nel 2022 con due modelli in re-styling: PX-S3100 mantiene ruggente la serie Privia, mentre un gradino più in basso CDP-S360 si aggira sul mercato ad un prezzo più aggressivo celando una sezione di 200 stili di accompagnamento.
Conclusioni
Insomma, che dite voi? Secondo me, questo 2022 è stato un anno di interessanti movimenti. E, se le novità non vi hanno toccato il cuore, sappiate che i negozi pullulano di ottimi arranger per tutte le tasche. Yamaha, Korg, Ketron, Casio e Roland non sono nate ieri e – come vi raccontiamo da anni in questo blog – ciascuno di noi ha sempre l’opportunità di trovare qualcosa di molto interessante anche fra i modelli che sono in produzione da anni.
Tocca a noi muovere le dita e suonare, suonare, suonare. Fare musica è quello che conta, tutto il resto sono chiacchiere.
I ragazzi italiani di Sample Creator sono noti ai lettori fedeli di questo blog. Ne abbiamo raccontato le gesta in occasione del lancio di Revolution Algorithm e dell’intervista che ci aveva concesso Maurizio Filisdeo.
Ritorniamo sull’argomento a distanza di due anni: in questi giorni è prevista l’uscita della nuova versione di questo software che sviluppa e amplia i concetti precedenti. Si chiama Revolution Algorithm Plus e, rispetto la versione precedente, offre 45 nuovi stili di accompagnamento con 600MB di nuovo materiale.
Per chi non lo sapesse, gli stili di Sample Creator sfruttano le capacità degli arranger Yamaha di levatura superiore (Genos, Tyros 5 e PSR-SX900) per la trasposizione armonica di tracce audio in base al riconoscimento degli accordi da tastiera. L’aggiornamento software riguarda l’introduzione di nuovi riff di chitarre (elettriche, classiche, flamenco), nuove tracce di basso e nuovi ritmi percussivi. La presenza di suoni inediti consente di assemblare nuovi stili originali sfruttando arpeggi, riff e groove in formato audio. L’integrazione piena con il sistema operativo di Yamaha agevola la creazione di nuovi accompagnamenti sia sfruttando il pieno formato audio, sia miscelando tracce MIDI con groove audio: la flessibilità e la ricchezza di soluzioni sono notevoli.
L’ammiraglia di casa Korg inaugura oggi il cammino annunciato di aggiornamenti software. L’avevamo scoperto insieme: il lancio di Pa5X della scorsa estate non era soltanto il punto di arrivo di un lungo percorso, ma si delineava piuttosto come l’occasione per rifondare dalle basi la piattaforma Korg di Professional Arranger, dando la luce ad un modello che rappresentava il frutto più succoso della sua storia in vista di un nuovo domani.
Con l’annuncio odierno, assistiamo al primo di una serie di aggiornamenti software che costelleranno i prossimi mesi (anche anni probabilmente) al fine di arricchire il set di caratteristiche e funzionalità di questo arranger che si colloca in un livello di prima scelta, dove normalmente tutti i modelli traboccano di risorse tecnico-musicali.
Le migliorie introdotte dal produttore italo-giapponese nella V1.1.0 di Pa5X non passeranno alla storia con la fama di essere rivoluzionarie, ma sono comunque ampie e significative. Potete leggere da voi la lista completa sul sito del distributore nazionale dei prodotti Korg, Algam Eko. In questa sede, mi limito a sottolineare i “notevoli miglioramenti della velocità complessiva, della stabilità e delle prestazioni del sistema”.
Vi invito, insomma, a verificare da voi l’elenco dettagliato delle 10 migliorie introdotte su Pa5X e, se vi difetta la memoria sul significato di questo arranger di categoria top, vi consiglio un ripasso (ri)leggendo l’articolo da me pubblicato al momento dell’uscita del prodotto sul mercato: era il 30 giugno 2022.
Per l’occasione, il giovane Luciano Minetti, talento arruolato da Korg USA ci racconta nel video che segue – passo dopo passo – le novità e i punti di forza di questo arranger (attivate i sottotitoli, se avete difficoltà a seguire il parlato inglese).