Arranger calunniati ed incompresi

Keyboard
Keyboard Magazine

La nota rivista USA Keyboard Magazine ha recentemente pubblicato un interessante confronto fra Korg Pa4X e Yamaha Tyros 5. Un aspetto interessante di quell’articolo, firmato da Jerry Kovarsky, è l’introduzione dove l’autore illustra brevemente il valore unico che un arranger può offrire ai vari musicisti nel mondo, specialmente a quelli che suonano dal vivo in un contesto professionale. Lascio a voi la lettura completa dell’articolo in inglese sul sito originale, mentre qui – a favore dei lettori di tastiere.wordpress.com – vorrei riservare la traduzione italiana della parte iniziale del lungo testo di Jerry. E’ una lettura che potrebbe tornare utile a tutti voi e, in particolare, a quanti sono indecisi se acquistare un arranger oppure una workstation.

Nessuna categoria di strumenti è più calunniata ed incompresa delle tastiere arranger

È certamente un divario culturale: in Europa, Regno Unito e in tutto il mondo arabo, una tastiera arranger è uno strumento per prestazioni professionali, utilizzato con orgoglio e di grande effetto. Negli Stati Uniti, questa categoria è guardata dall’alto in basso: la presenza di amplificatori di bordo o di pulsanti Ballroom spesso scatenano cenni di ironia. E questo è un vero peccato, perché il comparto degli arranger è cresciuto in modo significativo dagli anni ’80 ad oggi, evolvendosi in modo straordinario rispetto l’era delle tastierine portatili.

Gli arranger di alta levatura offrono accompagnamenti mozzafiato fondati su architetture sonore avanzate, garantendo al musicista sofisticate sfumature sonore a volte impossibili sulle workstation. E, per dimostrarvelo, oggi metterò in scena per voi uno scontro fra titani, comparando le migliori offerte Korg e Yamaha per vedere da vicino che cosa può aspettarsi un musicista itinerante.

Siete voi il cliente? Allora pensateci bene!  

In primo luogo, permettetemi di condividere con voi la mia prospettiva. Il cliente tipico di questi prodotti è un musicista che suona da solo, magari in un duo. Sono i classici one-man-band che necessitano di uno strumento capace di riprodurre le diverse parti, sostenere il canto con effetti di bordo, produrre armonie vocali e visualizzare i testi e consentire infine la riproduzione di brani MIDI e/o audio. Questi musicisti sono più interessati a suonare le loro canzoni e a dare vita ad un bello spettacolo, piuttosto che lavorare di editing audio e perdersi in speculazione tecnologiche da ingegneri del suono. Gli arranger sono progettati avendo in mente musicisti autentici.

Negli Stati Uniti, molti tastieristi si trovano a suonare dal vivo in circostanze simili. Chi suona da solo in un bar o in un ristorante, con un duo con cantante o con un suonatore di strumento a fiato o con tre strumenti senza un batterista, potrebbe trovare interessante procurarsi un arranger. L’accompagnamento automatico delle percussioni è in grado di dare maggiore flessibilità e superiore realismo musicale rispetto un’isolata drum-machine o rispetto una ripetitiva sequenza ritmica senza variazioni come tipicamente succede con le blasonate workstation.

Esperienza

Personalmente, quando accompagno un cantante dal vivo, io uso solo le parti percussive di uno stile e suono il basso con la mano sinistra. A volte avvio l’accompagnamento in modo da eseguire un assolo con un suono “non da tastiera”, per ottenere un realistico accompagnamento di chitarra oppure per dare sostanza a brani del repertorio rock e dance. Insomma, mi adatto alle varie situazioni. Metto spesso alcune parti degli stili in silenzio, dato che alcuni di questi sono così ricchi di parti da rischiare di risultare insopportabili dal vivo. L’arranger è flessibile e consente maggiore varietà e dinamismo rispetto una serata con la sola voce e pianoforte, meglio ancora di una serata “inscatolata” dall’uso delle basi preconfezionate, dato che è possibile variare la struttura delle canzoni e interagire con gli altri musicisti in tempo reale. Ovviamente non porto con me l’arranger quando suono concerti jazz con la mia banda al completo. No, perché ho altri strumenti per quelle occasioni, ma il mio arranger è la scelta giusta per buona parte del lavoro che faccio dal vivo.

E voi per caso scrivete canzoni?

Un arranger è lo strumento perfetto per elaborare nuove idee quando siete concentrati sulla melodia, sul testo, sulla progressione degli accordi, sulla struttura basilare di una canzone. Pensate, avete a disposizione un gruppo completo di musicisti professionisti che non aspettano altro che ascoltare le vostre idee per suonarle subito con voi. Potete cambiare la sequenza degli accordi, lo stile o il feeling di un brano, senza dovervi perdere nel rifare da capo le registrazioni delle singole parti MIDI in una DAW. Tutto succede secondo i vostri tempi e le vostre attese: ci sono momenti in cui la vostra attenzione è tutta su come comporre una canzone, e un arranger eccelle in tutto questo, al contrario di quanto potete fare con un sequencer, dove vi si presenta una pagina di tracce vuote che dovete creare da voi stessi.

Ho avuto la vostra attenzione adesso?

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OK, qui termina la mia traduzione: se volete, continuate la lettura dell’articolo in inglese su KeyboardMag, dove Jerry prosegue con il confronto diretto e serrato fra le due ammiraglie del momento: Korg Pa4X e Yamaha Tyros 5.
 
 

3 pensieri su “Arranger calunniati ed incompresi

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