Il paese dei figuranti

Danzare, danzare, danzare

Danzare, danzare, danzare

Effetto delle tecnologie applicate alla musica dal vivo

Con l’avvento delle tecnologie digitali nella musica, i cantanti e i musicisti per feste, matrimoni e pianobar hanno potuto accedere ad ottime simulazioni di accompagnamenti orchestrali per arricchire le proprie esibizioni dal vivo. Negli anni ottanta, improvvisamente, è diventato possibile svolgere un’esecuzione completa disponendo di un numero ridotto di musicisti. E’ apparso a macchia d’olio il fenomeno del duo o del trio capace di reggere l’animazione musicale di un’intera serata affrontando gli arrangiamenti più complessi. La base ritmica è stata la prima ad essere messa in playback, perché di schianto sono stati risolti due problemi tecnici comuni: la difficoltà di microfonare una batteria e il rischio di finire fuori tempo. E con le percussioni anche la parte del basso è stata posta sullo sfondo, data la nota scarsità di bassisti in circolazione. La musica dal vivo si è mischiata con la musica registrata rendendo possibile esecuzioni nemmeno immaginabili pochi anni prima. Nei primi timidi anni i musicisti erano ancora musicisti, anche se si servivano di tecnologie di supporto per espandere le proprie esibizioni. Gli arranger workstation, di cui parliamo in questo blog, hanno consentito l’esecuzione autonoma anche di singoli musicisti: la sezione degli stili automatici permetteva al solo tastierista di intrattenere e far ballare centinaia di persone in sala: bastava pilotare i suoni e i ritmi di un’intera orchestra suonando gli accordi con la mano sinistra e le parti soliste con quella destra.

Una nuova categoria di intrattenitori

Poi però è apparsa sul palco una nuova categoria di intrattenitori che non si era mai vista prima: soprattutto in Italia, un’enorme schiera di persone dalla faccia tosta ha guadagnato spazio con la sola capacità artistica di saper premere il pulsante Play su un lettore di basi MIDI. La diffusione dei PC e del formato MP3 ha poi ampliato il fenomeno a dimensioni estreme. I gestori dei locali hanno scoperto che potevano risparmiare i costi di un vero artista, consegnando le chiavi dei propri spazi di intrattenimento a questi finti musicisti, molti dei quali si portavano sul palco una tastiera, sì ma solo “per fare scena”. Negli ultimi anni, anche le tastiere spente si sono dileguate: l’ipocrisia è stata sostituita dal personal computer o dal modulo lettore di basi. Il successo del karaoke ha contribuito a mettere definitivamente in soffitta la musica dal vivo. Seppure nello sconforto, dobbiamo riconoscere che questo fenomeno è legittimo: se agli italiani piace ascoltare la musica registrata, chi siamo noi per impedirglielo? E’ il risultato di un’assenza pluridecennale di cultura musicale dalle scuole ed è perfettamente coerente con il cafonismo dilagante nel nostro paese.

Anche musicisti veri si adeguano

Il vero musicista, quello che sa suonare con le proprie mani, si è trovato così a confondersi con una pletora di figuranti che agitano a caso le mani su una tastiera spenta. Il settore intero dei musicisti è stato screditato e la moltiplicazione dell’offerta ha ormai saturato il mercato. D’altra parte è doveroso costatare come anche alcuni musicisti veri abbiano gettato la spugna e si siano adeguati: perché fare la fatica di suonare e cantare davvero, quando è possibile ottenere un risultato senza rischi di errore facendo ricorso al totale playback? Qualcuno stenta a crederci ma da alcuni anni anche le orchestre di liscio sono state contagiate da questo fenomeno e non è più raro trovarsi di fronte a figuranti al posto di musicisti. Quando entro in un ristorante e vedo qualcuno armeggiare nell’angolo degli strumenti, ormai provo immediati sentimenti di sospetto: è più forte di me e mi spiace molto, perché so di che cosa sarebbe capace la musica dal vivo.

Paradossale

L’aspetto più paradossale di tutta questa storia è che suonare dal vivo offrirebbe uno spettacolo di gran lunga superiore a qualsiasi base pre-registrata: perché rinunciarci? In taluni casi, musicisti bravissimi si trovano a far finta di suonare sopra basi registrate male e da musicisti molto più scarsi. E’ tutto assurdo, ma questo è il nostro tempo.

L’obiettivo è riempire la pista subito e senza troppo sforzo. Persino il repertorio si è ristretto ai minimi termini. La quasi totalità delle feste e dei matrimoni comincia con i brani più abusati, sempre gli stessi: I Will Survive di Gloria Gaynor, YMCA dei Village People, i Watussi di Edoardo Vianello e la Macarena dei Los Del Rìo.

La musica vera ritornerà

I musicisti veri meritano di riguadagnare spazio e soprattutto rispetto. Ma ci vorrà tempo per rivedere con frequenza esibizioni dal vivo di musicisti veri, pianisti che da soli affrontano il pubblico con un pianoforte, tastieristi che sanno sfruttare la sezione degli stili del proprio arranger dal vivo, e così via. Perché ci è stata negata da troppo tempo l’esperienza di chi prova stupore davanti all’esecuzione di un bravo artista.

Io ho una speranza: che prima o poi questa moda della musica finta tramonti e si torni ad apprezzare l’interpretazione autentica e le emozioni della musica suonata. Lo so, è come sperare che gli italiani smettano in massa di evadere le tasse, di saltare le file e di ignorare il codice della strada. Ma, come ho scritto, i buoni esempi ci sono: musicisti veri e coraggiosi sono in circolazione, e non sono pochi. Conto che escano allo scoperto, con crescente successo. E che la loro buona pratica torni ad essere protagonista di un Paese celebre nel mondo per il bel canto e la musica creativa.

15 pensieri su “Il paese dei figuranti

  1. Maurizio Solbiati

    Caro Renatus, sono d’accordo con quanto hai scritto . Come erano belli i tempi del pianobr e poi arrangerbar : c’era il contatto diretto con la gente, la possibilità di fare due parole e perché no coccolarsi la ragazza chiedendo per lei magiche atmosfere. Cose tutte svanite e impersonalizzate coi lettori midi , pc ecc.
    Speriamo bene in un ritorno .
    Approfitto per augurare a te , ai tuoi cari ed agli amici che ti seguono un sereno Natale ed Anno Nuovo.
    Grazie ancora per questo tuo blog, un abbraccio
    Maurizio

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  2. Pasquale "Bluesyman79" De Lucia

    Parole sante.
    Io sono uno dei pochissimi ke quando esco x un pianobar suono dal vivo rifiutandomi drasticamente di usare basi preregistrate.
    Vi faccio fare una risata:
    Suono in chiesa quindimi trovo spesso ad animare matrimoni conusiche sacre. Un bel dì prendo un matrimonio e mi viene chiesto di far cantare l’Ave Maria ad un parente degli sposi.
    Quest non sapeva neanche quale Ave Maria doveva cantare quando gli chiedevo se era quella di Gounoud o Shoubert mi rispose ke lui faceva quella di Mario Merola xò non sapeva la tonalità xkè la cantava dal cd…
    Assolutamante senza parole.
    Oh mio Dio salva chi crede ancora nella musica e la suona.
    A presto. Bluesyman.

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    1. Renatus Autore articolo

      Ciao Pasquale
      grazie del tuo commento e della tua attenzione a questo blog.
      Il tuo episodio è divertente: è un altro segno dei tempi che corrono.
      Mi congratulo con te per l’impegno a continuare a suonare dal vivo.
      Buon 2015.
      Renato

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  3. Davide Moretti

    E’ dagli anni 90 che odio i finti tastieristi…. una volta invitato ad un matrimonio vedo il solito tizio fingere di suonare ed esclamo a una che stava al tavolo a fianco a me… “Ecco, e ti pareva non ci fosse il solito tastierista farlocco che finge di suonare e lo fa pure male visto che con le mani non va nemmeno a tempo?”, e questa mi fa… “Sono la moglie…”

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  4. gino e rosy

    anche se in ritardo, buone feste a tutti!! mi è piaciuto tantissimo questo articolo (che metterò bene in evidenza sulla mia pagina FB) io sono un “arrangerista autodidatta” e ultimamente molto sotto tono in quanto la grande schiera dei “musicisti” che conosco omrai suonano “dal morto” riscuotendo un gran successo e dandomi, a volte, anche dello stupido per la mia voglia di andare (secondo loro) contro corrente e non adeguarmi alle basi preregistrate e attrezzi vari!! sono contento che tanti musicisti veri (mi ritengo un buon dilettante) la pensano come me e da oggi continuerò sulla mia strada!! la cosa che mi preme di più evidenziare e che chi ha studiato una vita musica e ne fa il lavoro principale, a priori dovrebbe essere tutelato contro l’invasione dei musicisti farlocchi che generalmente sono persone che non hanno tempo di studiare (perchè hanno un altro lavoro) e tolgono letteralmente il “pane dalla bocca” a chi della musica ci vive!! buona musica a tutti!!!

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  5. Pingback: Se avete comprato da poco un arranger… | Tastiere arranger

  6. Gianluca Musumeci

    Rispondo in ritardo a questo magnifico intervento per raccontare la mia esperienza.
    Ho studiato pianoforte partendo dalla musica classica e, per divertimento e arrotondare un po’, ho iniziato a fare pianobar a 16 anni. Il periodo era quello dell’epoca d’oro degli auto-arranger. La mia prima tastiera fu una Roland E20, poi E70, con M1, M3/R, O3, Roland W30. Capitava di trovarsi con musicisti vari, e ogni sera era diversa: c’era il flautista, una volta il bassista, il chitarrista, il fisarmonicista ho suonato con diverse cantanti. Poi, gradualmente, mi sono accorto che certe orchestre (quelle delle feste di piazza) già si appoggiavano pesantemente ai primi midifile, questo molto prima dell’esplosione della rivista MIDISONGS in edicola, quando le basi erano prodotte, in scala nazionale, dalla MIDISOFT di Gabicce Mare. Era molto triste vedere queste orchestre, composte anche da discreti musicisti, FAR FINTA di suonare mentre sotto c’era un sequencer Roland MC-500 a comandare un paio di expander Roland e Korg.
    Poi il fenomeno, nel giro di qualche anno, è esploso nel pianobar. Prima i midifile, con esecuzioni *TUTTE* identiche perché i midi erano stati standardizzati da MIDISONGS in edicola (quindi era normale andare a Jesolo e sentire l’esecuzione de Il Cielo in una stanza identica al locale a Rimini) e, infine, gli mp3.
    Io smisi prima. Ritornai a suonare il pianoforte nei cocktail o durante le cene, rinunciando, di conseguenza alle serate in pompa magna, ma, almeno per quanto riguarda la mia piccola esperienza duranta dal 1988 al 2003 circa, un’epoca era finita.
    Oggi quando sono in un albergo (come villeggiante) o in un locale, e vedo questi poveretti con il Mac mandare in play mp3 e cantare in maniera spesso indegna, ricordo con una certa nostalgia i bei tempi in cui non l’autorranger serviva per la base ritmica ma poi tutto il resto era improvvisato fra musicisti che, spesso e volentieri, si erano conosciuti la sera stessa. Bei tempi andati.

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    1. Renatus Autore articolo

      Grazie Gianluca, il tuo racconto è molto interessante. Avevo dimenticato la rivista MIDISONGS. La compravo anch’io perché pubblicava anche stili per arranger Yamaha. Ma hai ragione tu, alla fine tutti usavano le stesse basi è tutto si è appiattito. Oggi si parla di Okyweb e M-Live, ma la storia è sempre la stessa.

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      1. gianlucamusumeci

        Caro Renatus, M-Live, l’azienda che produce Okyweb, è il nuovo nome della Midisoft, l’azienda di Gabicce Mare che è stata la prima vera pioniera in Italia nella distribuzione, a livello nazionale, di basi midi. Se, da un lato, hanno fatto un grande lavoro a favore dell’ampliamento del mondo midi, grazie anche al General Midi, che fu una panacea un po’ per tutti (ricordo ancora con un certo terrore quando dovevo adattare i vari program change quando passavo una base da un expander ad un altro, e per di più io, ai tempi, usavo un Commodore Amiga e non un Atari ST, come buona parte degli utenti “pro”), nel corso del tempo hanno anche rovinato il mercato tutto: una volta i musicisti si trovavano ad arrangiare improvvisando, poi si è passato agli auto-arranger con una diminuzione (o sparizione) di certi strumenti (batteria, basso in primis direi) a favore degli strumenti solisti, ma via via che le basi diventavano sempre più vicine all’originale, con questi cantanti dilettanti che, se cantavano Vasco Rossi imitavano la sua voce, se cantavano Ramazzoti ne riprendevano al voce un po’ nasale, e così via, è stato un po’ automatico pensare che, tutto sommato, valeva la pena far ballare od ascoltare l’originale. Ed ecco spiegato come mai oggi ci sono un sacco di dilettanti che vanno in giro a dire che “stasera suonano”, quando, de facto, non fanno altro che premere il pulsante PLAY di qualche programma amatoriale sul loro portatile. Per me questo è un totale appiattimento della musica, ma ritengo che questo disastro non sia solo giunto nel settore artistico ma coincida con un graduale abbassamento della cultura popolare media in Italia. Un saluto.

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  7. Pingback: Un milione di volte clic | Tastiere arranger

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