“La dualità tra workstation classica e workstation arranger (molte delle quali nate in Italia) sta poco per volta scomparendo. È da tempo, per esempio, che troviamo arpeggiatori controllati dall’accordo sulle workstation. Probabilmente la distinzione attuale ha senso più per identificare il prodotto e il suo utilizzatore, che non dal punto di vista tecnologico. Resiste, secondo me, una certa ritrosia del musicista professionista ad avvicinarsi ai più recenti arranger rispetto alle worksation. In molti casi, i risultati timbrici sono sovrapponibili.”
Non sono parole mie, ma le condivido al 100%. Le ho trovate su Units of Sound, il blog del direttore della rivista mensile Computer Music & Project Studio, Luca Pilla, che potete trovare nell’ambito di uno dei più ricchi portali Internet dedicati a chi fa musica in Italia: si chiama Suoni e Strumenti ed è gestita dall’editore Tecniche Nuove.
La citazione di cui sopra è qui doverosa in quanto nasce dal commento di Luca Pilla in merito al bell’articolo pubblicato da Riccardo Gerbi sul mensile Strumenti Musicali ed incentrato sul confronto fra i diversi tipi di workstation musicali: i modelli orientati al sintetizzatore e quelli orientati all’arranger. E’ un articolo che abbiamo commentato anche noi qui in questo blog lo scorso giugno.
Personalmente, vi consiglio la lettura dell’articolo completo di Luca Pilla oltre a seguire anche tutti gli altri articoli di quel blog. Ogni articolo di Luca è una perla di saggezza sui tempi contemporanei dell’audio e della musica. Lettura raccomandatissima, dunque.