Museo degli strumenti musicali di Hamamatsu

Museo degli strumenti musicali di Hamamatsu (Giappone)

Museo degli strumenti musicali di Hamamatsu (Giappone)

Uscito dal Yamaha Outlet di Hamamatsu (Giappone) – come raccontanto in questo sito qualche giorno fa – mi decido a visitare il Museo di Strumenti Musicali di Hamamatsu, di cui avevo già letto nel manuale del mio arranger Tyros:

“I seguenti strumenti, visualizzati nei display di TYROS, sono in mostra al Museo di Strumenti Musicali di Hamamatsu: balafon, gender, kalimba, kanoon, santur, gamelan gong, harp, hand bell, bagpipe, banjo, carillon, mandolin, oud, pan flute, pungi, rabab. shanai, sitar, steel drum, tambra.”

Non mi perdo nei dettagli delle migliaia di strumenti esposti. Ovviamente sono visibili numerosi prodotti etnici da ogni parte del mondo. Ma sono esposti anche strumenti classici e moderni, compresi alcuni esemplari tecnologici che hanno fatto la storia della musica degli ultimi 50 anni.

Provo un sussulto di emozione quando entro nell’area dei sintetizzatori: tutti gli strumenti che la mia memoria è in grado di ricordare sono qui esposti con ordine e chiarezza espositiva. Peccato non poterci mettere le mani sopra!

La mia macchina fotografica scattava a raffica, mentre io non sapevo dove voltarmi.

Korg M1 + Yamaha DX7

Korg M1 (in alto), Yamaha DX7 (in basso) Museo di Hamamatsu (Giappone)

La galleria comincia con due strumenti “classici”: la prima workstation di successo della storia (Korg M1) e il primo sintetizzatore interamente digitale in commercio, basato sulla Sintesi FM (Yamaha DX7).  Accanto a questi vedo prodotti Korg ancora più antichi e che provengono dai primi anni settanta: Korg Sigma, Korg Mono/Poly, Korg 800DV. A seguire mi trovo al cospetto del mostro sacro, un esemplare di Moog del 1976. E poi un Arp (1970) e poi ancora prodotti più recenti come il Korg Trident e il Korg Polysix (questo l’avevo suonato anch’io in uno studio di registrazione, tanti anni fa).

Sono così intontito dal fatto di vedere questi prodotti tutti insieme che quando appare il piano elettrico Fender Rhodes resto senza parole. Ma è solo un attimo perché poi mi ritrovo in una sala colma di organi Hammond e di Leslie. Mi bruciano le dita, ma non posso toccare nulla!

Organo Hammond

Organo Hammond (Museo di Hamamatsu, Giappone)

Resto in contemplazione diversi minuti prima di attraversare il salone successivo dedicato agli harmonium e agli organi liturgici (qui i prodotti sono preistorici ma i marchi sono noti ancora oggi: prevalentemente K.Kawai e Yamaha Organ).

Prima di scendere al piano sotterraneo dove sono esposti i pianoforti, archi, chitarre e migliaia di altri strumenti, entro in una sala dove sono a disposizione decine di strumenti. Sì, questi possono essere suonati. C’è un pianoforte verticale, una chitarra acustica e diversi strumenti percussivi. Nella sala ci sono già una decina di persone che suonano come disperati. Il frastuono è devastante, specialmente a causa di due bambini che picchiano senza sosta e senza ritmo due poveri timpani. Osservo l’assistente del museo: ha un’aria afflitta. Me lo immagino tutti i giorni in quella sala a dover sopportare questo baccano irrazionale.

Pianoforte a coda verticale

Pianoforte a coda verticale (Museo di Hamamatsu, Giappone)

Scendiamo e il colpo d’occhio è eccezionale. Tutti gli strumenti sono appesi a rastrelliere in modo ordinato. Per ogni strumento è possibile premere un pulsante per ascoltarne una sorta di demo audio. Molto bello. Potrei starci delle ore. Ma il salone immenso destinato ai pianoforti mi attrae. Trovo pianoforti di ogni razza e foggia: a coda, mezza coda, verticali, pianoforti gemelli (è un mobile unico e le tastiere sono sugli estremi per cui i due pianisti si possono guardare mentre suonano), un pianoforte a coda verticale (sì avete letto bene), pianoforti che sono autentici pezzi d’antiquariato del settecento, pianoforti con candelabri, con dipinti, pianoforti con nastro meccanico (antenato degli attuali sequencer), clavicembali francesi classici (a doppio manuale), spinette, clavicordi e così via.

Improvvisamente una ragazza giapponese, che lavora nel museo, si siede al pianoforte a coda verticale e suona un brano virtuosistico per tutti gli astanti. E’ davvero brava e strappa un applauso convinto da parte di tutti.

Ragazzi, che visita! Chissà se mai avrò l’occasione di tornare ad Hamamatsu. Se succederà, tornerò qui al museo per una vista ancora più approfondita.

PS: Il sito Internet del museo è qui: http://www.gakkihaku.jp/ Ovviamente è tutto in caratteri giapponesi, ma se seguite le figure potete raggiungere alcune pagine web dove sono presenti foto e filmati di dimostrazione di molti strumenti esposti.

8 pensieri su “Museo degli strumenti musicali di Hamamatsu

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