Marco Santonocito, una storia professionale fra musica e tastiere

Lo spazio odierno del nostro blog è dedicato a Marco Santonocito, musicista e professionista nel settore. Da anni si dedica attivamente al mondo della musica e al mercato degli strumenti musicali a tastiera in particolare. Alla sua lunga e ricca esperienza mi sono rivolto per raccontare ai lettori di tastiere.wordpress.com alcuni spunti concreti e diretti sullo storia e sull’attuale stato delle vendite di tastiere arranger.

Santonocito

Marco Santonocito

Re’: Ciao Marco, cominciamo da te. In qualità di musicista, quali sono state le esperienze che oggi ricordi con maggiore intensità?

MS: Quando avevo 16 anni, ascoltavo la PFM, il rock progressivo dei Rush, l’hard rock dei Led Zeppelin e i Pink Floyd. All’epoca, i miei strumenti erano un Elka X705 e un Crumar DS2. Con il mio primo gruppo, suonavo rock con testi in italiano. Ho iniziato presto a lavorare da Lajolo, uno dei negozi di strumenti musicali più rinomati di Torino di quegli anni, dove ho potuto provare e approfondire la conoscenza di meravigliosi synth come Roland Jupiter 6 e 8, Prophet-5, OBX e i vari synth Korg come Lambda, Delta, Trident, Sigma e Polysix. All’epoca, uscivo la sera dal negozio, mangiavo qualcosa in fretta e furia e proseguivo in un pianobar sino a notte fonda, tutti i giorni per qualche anno. Il ritmo era pesante da sopportare ma la voglia di suonare era tanta. Quando facevo pianobar suonavo con un piano Yamaha CP30, un Korg Lambda e un Minimoog usato, comprato dopo averlo noleggiato al mitico Federico Monti Arduini alias Guardiano del faro. A casa avevo anche un organo Hammond C3 con Leslie, che ovviamente restava lì parcheggiato visto il peso che lo rendeva impossibile da trasportare.

Re’: Sei un decano della vendita di strumenti musicali. Da quando operi nel mondo dei negozi degli strumenti musicali?

MS: Lavoro nel settore dal 1980, forse tra gli anni migliori della musica moderna, di sicuro incredibilmente vivi per quanto riguarda le novità nelle tastiere.

Re’: Molti ti conoscono per le tue dimostrazioni strumentali di notevole qualità. Quando dimostri un pianoforte o una tastiera elettronica, a che cosa ti ispiri?

MS: Per prima cosa cerco istintivamente di capire la persona che ho davanti a me, le sue esigenze, le sue preferenze e le sue debolezze, guardandola in faccia e suonando un brano della sua epoca. A volte succede che il cliente si commuove, questo significa che sei riuscito a toccarlo nell’anima e a presentare lo strumento come un oggetto prezioso.

Rassegna di arranger

Re’: Marco, possiamo commentare brevemente i migliori arranger che hai suonato in questi anni? Partiamo dal primo arranger di grande successo: Roland E70.

MS: E chi non ha avuto una tastiera E70? Lo strumento del pianistabar, lo strumento per eccellenza con i suoi accompagnamenti tipici da rolandiano: ci potevi suonare di tutto. Ovviamente non puoi paragonarla alle grandi sonorità di oggi, ma pensiamo ai primi anni novanta: non esisteva pianista senza una Roland.

Re’: Ne avevo una anch’io! Ma passiamo ad un altro arranger: Solton MS60.

MS: Ma che bella! Facile da usare, suoni puliti, finalmente tu sentivi un bel sax. Penso che MS60 fosse l’unica a quei tempi capace di riprodurre un violino così reale. Ricordo una stupenda fisarmonica, un sacco di floppy -disk con stili nuovi. Facevi ballare un paese intero. La si vede in giro ancora oggi, peccato la scocca che dopo qualche anno rimane appiccicosa, forse le vernici non erano delle migliori.

Re’: Una delle mie preferite, per cui provo una grande nostalgia: Korg i3.

MS: Mi sembrava di avere il mondo in mano: la nominai la tastiera dagli accompagnamenti ribelli, con quella carica esplosiva e il fill-in generato ogni 4 battute. Impazzivo per il suono del sax soprano. Peccato per quel difetto nella lettura dei MIDI file: non riconosceva la traccia 10 (drums). Era costruita con un bel materiale e una buona meccanica.

Re’: Sempre in tema di nostalgia, parliamo un attimo di Technics KN7000.

MS: Detto dagli agenti che commercializzavano il prodotto, sono stato il dimostratore che ha venduto più KN7000 in Italia. Il sound Technics colpiva subito, belli i pianoforti e i fiati, erano suoni molto classici. Ricordo il grande display a colori, l’amplificazione che ti dava buone soddisfazioni, un caldo sax tenore, fantastica la tromba: mi bastava suonare Gonna Fly Now, tema del film Rocky e qualche brano di Ennio Morricone e la tastiera era venduta.

Re’: E ora Korg Pa80.

MS: La tastiera che aprí un varco alla serie PA, buona la posizione dei comandi. Il sound era tipico Korg: moderno e facile. E’ piaciuta subito a molti, grazie al doppio lettore MIDI di bordo.

Re’: E che mi dici di Yamaha Tyros4?

MS: Grande! Sono rimasto entusiasta dai suoni molto reali, suoni orchestrali, realistiche le chitarre. In negozio suonavi i temi di film come “I pirati dei Caraibi”, qualche brano dei Pink Floyd e vedevi le bocche aperte delle persone stupite dalla sonorità che usciva da quella tastiera.

Re’: Torniamo in casa Korg con Pa3X.

MS: Era l’evoluzione di Pa800. Finalmente una tastiera che si sentiva sotto le dita con una buona meccanica, Gli accompagnamenti Korg erano tipicamente caldi ed avvolgenti. Onestamente era un po’ macchinosa, ma i materiali erano ottimi. Suonare un brano di Santana era il massimo.

Re’:  E poi arrivò Yamaha Tyros 5.

MS: All’impatto, devo ammettere che grandissime differenze dalla Tyros 4 non ne abbia trovato, anche perché – come dico sempre – non possiamo aspettarci sempre la luna!  Meravigliosi i suoni orchestrali, gli ottoni, i corni e gli archi. E le chitarre, come sempre, suonavano molto reali. Non manca nulla. Interessante anche la zona DJ.

Re’: E terminiamo con due parole su Korg Pa4X.

MS: Anche in questa workstation di alta gamma ho trovato ottimi suoni e arrangiamenti. Nulla da dire: è uno strumento professionale a tutti gli effetti, anche qui un po’ macchinosa da lavorare ma la pasta Korg è inconfondibile: puoi tirare fuori suoni grassi tipici da synth, come piacciono a me, una buona alternativa a Yamaha Tyros 5. Certo che averle tutte e due… sarebbe il massimo.

Cambiamenti

Re’: Il mercato degli ultimi anni è cambiato.

MS: E’ cambiato da quando i computer hanno fatto irruzione nella produzione musicale: il mercato è stato stravolto ed i musicisti sono stati messi da parte in favore di soluzioni più economiche, per non parlare poi della recente onda dei deejay. Giusto o sbagliato che sia, a volte bisogna saper accettare i cambiamenti e trovare un proprio spazio malgrado tutto. Ma è un fatto che il settore si è reso saturo di gente che “fa musica” o piuttosto crede o dice di “fare musica”, ma questo è un altro discorso. I tempi sono mutati in modo radicale, le case costruttrici oggi mescolano i prodotti rincorrendo l’utopia di tastiere che possano essere suonate ma anche semplicemente “attivate” mediante l’uso di pad e tasti destinati a chi non ha alcuna capacità tecnica. Per i veri musicisti si è persa l’euforia derivante dal poter provare uno strumento nuovo. Da alcuni anni mancano nuove idee e i produttori di strumenti musicali cercano di soddisfare esigenze le più disparate e magari inconciliabili nello stesso strumento con il solo risultato di rendere forse più vibrante e ricco di novità il mercato dei plug-in da abbinare alle master keyboard.

Re’: Oggi il mercato sta vivendo la sfida del web. Come si stanno preparando i negozi tradizionali?

MS: Oggi il web è un grande aiuto per presentare al mondo la propria vetrina, ma come tutte le cose il web manca di contatto umano. Ci si trova con grande difficoltà a spiegare come suona uno strumento, non vedo gli occhi illuminati del cliente e non intuisco il suo desiderio e/o le sue necessità, di conseguenza non si riesce a comunicare la magia dell’oggetto. Poi si trova il cliente che esige solo un prezzo ed ovviamente acquista solo dove costa meno pensando che uno strumento musicale o un frigorifero siano la stessa cosa ed ignorando che la vera qualità ha un costo.

Re’: Passando agli arranger. Secondo DISMA Musica le tastiere arranger economiche stanno aumentando le proprie vendite, mentre quelle più pregiate stanno perdendo quota. È così anche secondo la tua esperienza?

MS: È indubbio che le vendite delle tastiere di fascia alta si siano un po’ arenate, al contrario delle tastiere più economiche. Onestamente è difficile capire se è colpa della crisi, della paura di spendere o dell’incapacità di saper dare un giusto valore alla qualità. Del resto, gli arranger orami sono diventati una sorta di workstation a tutti gli effetti: soddisfano i musicisti più esigenti grazie alle loro potenzialità, danno modo al tastierista di sfruttare al meglio tutte le caratteristiche per una performance completa. Sono prodotti maturi.

Re’: Grazie Marco. Un abbraccio.

MS: Buona musica a tutti!

Marco Santonocito nasce nel 1962 a Torino. Da giovane si dedica allo studio del pianoforte e alle tastiere elettroniche acquisendo svariate tecniche da molteplici insegnanti. Nel 1980 inizia le prime esperienze musicali in vari locali piemontesi, lavora presso un negozio di strumenti musicali di Torino e studia le tecniche di accordatura e manutenzione dei pianoforti acustici. Negli anni ha collaborato con la RAI e per i concerti di vari autori di primo piano come Lucio Dalla, Riccardo Cocciante, Pino Daniele, Franco Battiato, Fiorella Mannoia, Rossana Casale, Tullio de Piscopo, Roberto Vecchioni, Toots Thielemans, Peter Cincotti, Joe Sample e Randy Crawford, Manu Katche e Michel Camilo. Recentemente ha collaborato con Roberto Cacciapaglia e Checco Zalone.
Per saperne di più, visitate: sito di Marco Santonocito.

Concludiamo riportando un filmato che Marco Santonocito ha registrato nel 2008 per dimostrare fino a dove un musicista, dotato di buona tecnica, si può spingere con un arranger Yamaha della serie Tyros.

5 pensieri su “Marco Santonocito, una storia professionale fra musica e tastiere

  1. Pietro

    Marco è veramente SANTOnocito: la sua dimostrazione nell’uso della funzione “Registration Memory” rende l’effetto in modo magistrale. Con questa funzione non occorre avere più tastiere per ottenere immediate variazioni sonore. I passaggi dei vari momenti musicali eseguiti sono stati effettuati in una entità di tempo simile a quella dell’inspirazione vocale. Benedetta la Tyros e benedetto mille volte SANTOnocito MARCO!

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