Ed eccoci alla terza parte della mia recensione di Roland BK-9 dopo l’introduzione pubblicata due giorni fa e l’approfondimento sui suoni di ieri. Oggi parliamo della sezione arranger propriamente detta.
Gli stili sono qui chiamati ritmi (rhythm). Ora, a parte la mania di utilizzare terminologia inglese anche quando esistono parole corrispondenti nel dizionario italiano, io mi chiedo: perché non chiamarli “stili” così come succede abitualmente fra tutti gli utilizzatori di arranger sul mercato? Spero Roland mi possa ora perdonare, ma in questo blog continueremo a riferirci agli accompagnamenti automatici con il termine di “stili”, come abbiamo sempre fatto. Orbene gli… stili Roland sono proposti con 4 INTRO/ENDING, 4 variazioni e 4 AUTO FILL-IN, come da standard acquisito su tutte le marche. Le quattro introduzioni e i quattro finali sono associabili automaticamente alle quattro variazioni: grazie a questo accorgimento, è possibile avviare o terminare un brano con una sequenza coerente dal punto di vista dell’arrangiamento globale dell’esecuzione (aspetto per il quale ogni tanto mi verrebbe voglia di tirare le orecchie a Korg, ovviamente con simpatia). Non avevo dubbi su questo: la fluidità degli stili Roland resta sempre al top del mercato. Gli arranger Roland sanno sempre come correggere gli errori di esecuzione, anche quelli più impercettibili: e non mi riferisco alle note suonate in tempo reale sulla tastiera, ma alla pressione dei cambi di pattern che a volta può avvenire in ritardo oppure può essere fatta con il richiamo del pattern sbagliato che viene corretto al volo. Roland salvaguarda sempre la qualità armonica dell’arrangiamento. Non credo siano miracoli: ma semplicemente un’architettura degli stili e un algoritmo di calcolo particolarmente adeguato alla musica e, soprattutto, all’umanizzazione dei processi digitali che garantiscono sempre un’esibizione armonicamente plausibile. La creatività dei programmatori di stili è tale che il primo INTRO, quello più semplice, non corrisponde nella maggioranza assoluta dei casi alla classica battuta di conteggio preliminare. Un piccolo appunto: da suonatore abituale di stili Yamaha e Korg, ho trovato insolita l’assenza di un pulsante BREAK: anche gli AUTO FILL-IN degli stili sono bridge da strofa a ritornello viceversa e, pertanto, in alcune situazioni ho provato il desiderio inespresso di un vero stacco, che mi avrebbe aiutato a dare un cambio risoluto di tono al brano nel modo opportuno.
Per la cronaca, in questi giorni di immersione totale con BK-9, mi sono reso conto di aver fatto spesso ricorso alla manopola di bilanciamento BACKING/PARTS perché diverse volte mi sono trovato a suonare le parti soliste con un volume troppo alto (o troppo basso) rispetto il muro sonoro dell’arrangiamento.
Posso solo spendere buone parole per la funzione ONE TOUCH che dimostra di essere una soluzione alternativa a quella di altre case: sicuramente più semplice e conseguentemente più efficace. Basta solo capire che, una volta attivata la funzione, i pulsanti 1-4 dei toni cambiano ruolo e diventano i selettori delle quattro memorie ONE TOUCH. Lo schermo di destra elenca le voci associate a ciascuna memoria, indicando quali sono attive o inattive in quel momento. A quel punto il cambio di pulsante ONE TOUCH è in grado anche di agire anche sulla variazione attiva, permettendo la massima scelta di esecuzione: è possibile richiamare la variazione dello stile e in automatico le voci associate oppure cambiare solo la variazione e non le voci, oppure ancora cambiare le voci sulla stessa variazione. E, come negli arranger Yamaha (e non come in quelli della mia adorata Korg Pa800), la voce cambia subito in tempo reale e non aspetta la misura successiva, permettendo così di entrare con naturalezza sui suoni giusti nei cambi di strofa, ritornello e assoli. Fate solo attenzione ad un dettaglio (un incidente in cui sono capitato più volte): se premete il tasto ONE TOUCH già attivo, cioè quello che non lampeggia, BK-9 richiama l’impostazione precedente all’attivazione di tutti gli ONE TOUCH. Se non ne siete consapevoli, come il sottoscritto, rischiate di trovarvi a suonare voci e timbri che non vi aspettavate.
Il repertorio di stili di bordo è vastissimo. Ci sono 500 stili, come non poter trovare qualcosa adatto a ciò che cerchiamo? Ci sono dieci famiglie che raggruppano tutti gli stili e la logica di raggruppamento si distanzia leggermente da quella delle altre case produttrici di arranger: 8 Beat/16 Beat, Live Band, Rock , Disco Dance, Ballroom, 50’s & 60’s, Jazz Blues, Latin, Bossa Samba, Tradit World. Potrete trovare il meglio del repertorio Roland e, in base ai miei ricordi di E-80 e E-50, mi sembra di aver colto che gran parte di quegli stili sono stati rinfrescati nei singoli pattern e ovviamente adeguati ai nuovi suoni di BK-9. Vi confido che alcuni stili mi hanno catturato con tale energia che mi sono lasciato trasportare. Ricordo con piacere quattro brani: Lady Marmalade di Patty Labelle con lo stile Acid Pop, Moonlight Shadow di Mike Oldfield e Proud Mary dei CCR con Light Pop e poi Sailing di Rod Stewart con Slow Beat. Un aspetto che mi ha entusiasmato degli stili di BK-9 è la grande facilità con cui si può passare da uno stile all’altro: l’ENDING di uno stile passa all’Intro o addirittura ad una variazione dello stile successivo con una naturalezza straordinaria e unica. E come davvero avere a disposizione una band docile e reattiva, capace di ripartire da un brano all’altro come se fosse una sequenza unica, senza alcuna interruzione. Riesco solo ad immaginare che cosa potrebbe fare un bravo musicista in uno spettacolo dal vivo.
Mentre suonavo gli stili ho tentato di selezionare le voci in tempo reale per controllare i due suoni in layer da assegnare alla mano destra, e quelle per LOWER e MANUAL BASS sulla mano sinistra. La tecnica è leggermente diversa da quella adottata dalle altre case di arranger e le dimensioni ridotte del testo sullo schermo non hanno aiutato; tuttavia, grazie alla presenza di quattro tasti dedicati sul pannello, sono riuscito con la pratica a prenderci la mano.
In merito alla funzione MIXER, ho personalmente trovato un po’ macchinoso l’accesso alle pagine dello schermo che consentono la disabilitazione selettiva delle tracce dello stile in tempo reale. Avrei preferito dei pulsanti fisici dedicati sul pannello. Ma anche qui, probabilmente è solo questione di prenderci la mano.
Ho poi trovato utilissimo il CHORD LOOP, una funzione preziosa che memorizza una sequenza di accordi rendendoli disponibili per l’uso istantaneo: ho suonato un classico Blues di 12 misure e nella prima strofa ho attivato il CHORD LOOP; bene dalla seconda strofa in poi ci ha pensato BK-9 al cambio degli accordi ripetendo il ciclo delle 12 misure all’infinito o almeno fino a quando non ho deciso che era ora di fare una pausa. E’ una grande comodità: mi sono potuto dedicare con libertà a suonare con due mani liberamente per l’esecuzione, senza più preoccuparmi di guidare con gli accordi la sezione arranger.
Spendo qualche parola per il MUSIC ASSISTANT e cioè il database di titoli pronti all’uso per suonare un brano con le impostazioni ideali di stile e parti da tastiera (in pratica quello che Yamaha chiama MUSIC FINDER e Korg conosce con il nome di SONGBOOK). L’elenco dei titoli è molto ampio ed è possibile aggiungerne altri fino a un migliaio. L’ho usato per saggiare molti stili e mi sono trovato a mio agio. Il più delle volte, però, ho sostituito la parte da tastiera preferendogli le impostazioni contenute nelle memorie ONE TOUCH: queste mi sono sembrate spesso più consone allo stile selezionato. Mi sono chiesto perché quasi tutte le registrazioni del MUSIC ASSISTANT partono poi dalla variazione 3, qualcuna dalla variazione 2. Anche qui, come in Yamaha e Korg, i titoli non sono quelli originali per ragioni di copyright. Personalmente la ritengo una cautela eccessiva. Del resto, in caso di una causa legale, i legali di Roland pensano di non correre rischi di violazione dei diritti d’autore con titoli come Be Bop & Lula o Desperado Ballad? E poi perché cambiare la lettera iniziale? Ad esempio il primo titolo che ho cercato era A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum, naturalmente sotto la lettera A. Niente: non l’ho trovata. Per curiosità sono andato a cercare sotto la W e ho trovato Whiter Pale (e vi ho già raccontato due giorni fa della lentezza della rotellina, quindi non dico più nulla). La faccio breve: per favore Roland, Korg e Yamaha: mettete i titoli originali di serie e così semplificate la vita a tutti.
E veniamo alle AUDIO KEY. E’ una funzione preziosa che permette sviluppi creativi interessanti. Del resto sta diventando uno standard anche per altre case produttrici di arranger, si vedano i pad audio di Korg e Yamaha. Ho provato a darle in pasto alcuni riff audio personali a BK-9 e… funziona! Devo riportarvi però che, a mio avviso, non è così semplice crearsi i propri stacchi audio: richiede tempo e cura di registrazione. Credo che la maggioranza degli utenti di BK-9 farà ricorso a frasi audio già fatte o a groove di batteria. Oppure, al limite, per caricare canzoni in formato MP3 da richiamare con uno dei sette tasti AUDIO KEY e poi suonarci sopra.
Nel prossimo articolo parlerò di tutto il resto. C’è ancora molto da raccontare di BK-9.
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