48 ore di immersione totale con Roland BK-9 (2 di 4)

Roland BK-9

Roland BK-9

Riprendiamo il resoconto del mio test di Roland BK-9 da dove l’avevamo lasciato nella prima parte che ho pubblicato ieri.

Come da standard, BK-9 si accende con il suono di pianoforte acustico. E allora metto le cuffie e la mia prova vera inizia da qui. Sfioro i tasti con le dita, comincio a misurarne il peso, la corsa, la dinamica, la risposta della molla. E’ la qualità di tasti ideale per tutti i tipi di tastieristi, con l’eccezione dei pianisti ortodossi quelli che suonano solo tasti pesati. Con questi 76 tasti semi-pesati, Roland ha costruito uno strumento capace di dare soddisfazioni alla mia ampia varietà di musicisti. Rispetto la mia Korg Pa800 i tasti sono più sottili e si presentano con un peso appena (dico appena) superiore.

Il primo suono di pianoforte appartiene alla categoria SUPERNATURAL e merita tutto il nostro apprezzamento: il suono emerge bello, rotondo, realistico. Ci sono ottave dove, se non abuso della dinamica, mi sembra davvero di avere un pianoforte acustico vero sotto le dita. Se, infatti, suono con maggior vigore, ecco che sento emergere gli effetti Roland, il suono perde leggermente il corpo e la voce esce più brillante a dimostrazione che la pasta Roland resta nel tempo un marchio inossidabile e inconfondibile. Non so come spiegarmi: provate l’introduzione di pianoforte della ballata più famosa del mondo, voglio dire Let It Be dei Beatles, e poi ditemi la vostra. E se ancora non siete convinti, allora ascoltate Ralf Shink. Fra le variazioni di pianoforti vintage, mi sono soffermato su Old Hammer EP la cui dinamica mi permette di essere dolce o al contrario cattivissimo, mentre il campione si distende su un vibrato struggente quando lascio suonare a lungo. Mi sono lasciato coinvolgere poi dalla Nylon Guitar: un suono acustico dove è divertente eseguire con la tastiera quelle tecniche che un chitarrista è solitamente in grado di realizzare grazie alla presenza fisica del legno, dei capotasti e delle corde di nylon. Qui mi sono reso conto come sia possibile realizzare il legato fra due note, effetti armonici, suoni acustici sulla cassa della chitarra stessa, i rumori delle pennate per arrivare ad uno strumming alternativo e insolito, forse difficile da riprodurre su una chitarra vera. E poi vorrei citare Jazz Guitar: una voce di chitarra jazz brillante e scintillante come mi aspetto che sia sempre: la preferisco al campione corrispondente di Korg Pa800 (e, perdonatemi, anche della mia vecchia e sempre amata Yamaha Tyros). Ma questi sono solo alcuni dei suoni SUPERNATURAL: sono in tutto ventidue e fanno la differenza fra BK-9 e la generazione di arranger Roland della serie precedente (E-50/E-60/E-80).

Ci sono due pulsanti sul pannello: MODE PIANO e MODE ORGAN. Entrambi predispongono BK-9 ad essere pronta in un amen a essere utilizzata come pianoforte o come organo Hammond. La modalità del pianoforte è semplice. Mentre per la modalità dell’organo è richiesta la padronanza nella impostazione dei drawbar. BK-9 ospita un organo virtuale basato sulla tecnologia Roland Virtual Tone Wheel già presente su altri strumenti del produttore giapponese. I nove cursori sotto il duplice schermo si trasformano in drawbar e, come da modello originale, funzionano come tiranti con i valori crescenti verso il basso (cioè al contrario di quanto avviene quando questi cursori controllano il volume delle tracce). Ho visto che sono disponibili otto memorie preimpostate in cui memorizzare alcuni piedaggi standard. Non ho perso l’occasione per verifica anche gli altri controlli tipici dell’organo Hammond come PERCUSSION, VIB/CHORUS, AMPLIFIER, TONE WHEEL LEAKAGE e, per quanto concerne il Leslie, anche BRAKE e SLOW/FAST, quest’ultimo pilotabile anche da leva del PITCH/BEND e modulazione. Difficilmente chi è alla ricerca specifica di un clone Hammond acquisterà appositamente una BK-9, data la disponibilità sul mercato di diversi prodotti specificamente dedicati ai suoni vintage, tuttavia posso dirvi che anche con questa tastiera Roland è possibile divertirsi in materia.

Nella carrellata di suoni, in termini generali, ho rilevato che gli altri suoni di fabbrica Roland non tradiscono mai le attese: stavolta non ho avuto possibilità di fare confronti immediati, tuttavia, in termini generali, la mia sensazione è che la tavolozza sonora di BK-9 abbia apportato discreti miglioramenti rispetto il passato, soprattutto in termini di realismo. Nei suoni d’organo ho ritrovato le stesse emozioni che avevo provato nel 2007 con Roland E-80, non mi hanno deluso gli archi e nemmeno le voci dei cori. Questa volta, a sorpresa, legni e fiati invece non mi hanno appassionato: mi sono risultati un po’ troppo puliti, per i miei gusti. Li dovrò risentire bene in futuro, spero di avere un’altra occasione. Le varianti di suoni di sintetizzatore (lead e pad) sono così tante che non mi è stato impossibile provarle con attenzione: ho visto diversi suoni derivati da altri strumenti Roland: Jupiter, Juno, JP-8000, D-50 e così via. Con così tanta abbondanza, dubito che qualcuno non riesca a trovare il suono desiderato. In merito alle percussioni, posso dire che le ho ritrovate scoppiettanti come me le aspettavo.

Mentre scorrevo i suoni di fabbrica, ho notato la possibilità di premere il tasto NUMERIC per ottenere la visualizzazione sullo schermo della tripletta che identifica il suono nella mappatura MIDI dello strumento: Banco MSB (CC 00), Banco LSB (CC 32) e Program Change.

Il suono non è nulla se non viene amplificato con strumenti adeguati. Sull’ascolto in cuffia, non ho motivi di rilevare alcun appunto, ma sull’ascolto in cassa esterna, devo confessarvi che ho fatto fatica la prima mattina di test ad abituarmi al mix sonoro dei vari strumenti suonati insieme negli stili e nei MIDI file. Forse le mie orecchie si erano ormai assuefatte all’impasto sonoro di Korg Pa800 e Yamaha Tyros e, pertanto, dovevo ingranare per cogliere – con la stessa famigliarità – anche l’impasto audio della nuova ammiraglia degli arranger Roland. Mi ci è voluto un po’ di tempo. Ma quando ho capito di quale sostanza era fatto il muro sonoro di BK-9 ho cominciato ad apprezzarne le qualità. Alla fine per fare confronti con maggiore oggettività, ho usato le casse di bordo di Pa800 anche per ascoltare BK-9. E lì ho percepito come i suoni Roland confermano sempre di più la loro fama: presi singolarmente, si fanno notare perché rivestiti di quel livello di effetti che li rende sempre riconoscibili. Sono stato tentato in alcune occasioni di andare a correggere il compressore audio e l’EQ delle uscite master, ma alla fine ho svolto la mia prova con i valori di fabbrica per essere qui offrirvi qui il resoconto del mio test con una soluzione fedele al modello standard.

Per la cronaca ho costatato come sia possibile configurare separatamente nel MASTERING TOOL i valori del compressore per gli stili e MIDI file dai valori per le parti suonate da tastiera. Non è stato poi davvero male scoprire come il controllo dei due processori digitali di effetti dedicati alle parti suonate in tempo reale poteva avvenire in tempo reale sfruttando i cursori sotto il doppio schermo: ogni suono veniva richiamato attivando i due effetti associati per difetto a MFX1 e MFX2 e, con i due cursori più a sinistra, è stato possibile controllarne i valori di attivazione. Oltre a ciò gli altri cursori erano pronti a guidare in tempo reale l’impostazione del Cutoff, Resonance e Attack.

Nel prossimo articolo, vi racconterò del cuore dell’arranger: gli stili di BK-9.

(Continua…)

3 pensieri su “48 ore di immersione totale con Roland BK-9 (2 di 4)

      1. Maurizio

        Buongiorno, intendevo dire, esistono software o expander da collegare alla roland e70 per emulare l’organo hammond? e quali casomai ,grazie mille maurizio

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