Recentemente mi è capitato di partecipare a tre cerimonie con accompagnamento musicale:
- La prima volta era una semplice serata in un grande ristorante-pizzeria con annesso parco giochi, dove il musicista di turno sfoggiava una Yamaha Tyros 3 sul palco, usata principalmente per accompagnare basi MIDI e MP3.
- La seconda serata era una cena organizzata da un’azienda. Eravamo 150 ospiti in una grande sala con musicisti che suonavano dal vivo: una cantante donna, una chitarra e un contrabbasso.
- Alla fine era un pranzo di matrimonio classico (quelli che si stanno diradando sempre di più, nel bene e nel male): saremmo stati circa duecento invitati che si sono trovati alle prese di un intrattenitore con PC portatile e basi MP3 a go-go.
In tutti e tre i casi c’era un comune denominatore: il volume “a palla”.
Ma non è una novità: da alcuni anni, osservo sempre più spesso come nell’intrattenimento di sala nei ristoranti (feste, matrimoni, anniversari, convegni, cerimonie, etc.), sia ormai diventato pressoché obbligatorio sfoggiare i muscoli del proprio sistema di amplificazione (PA) alzando il volume in modo eccessivo. Durante il pranzo o la cena, i clienti non possono quasi più mangiare conversando fra di loro: passano al labiale oppure devono urlare a squarciagola. Altri ancora gettano la spugna e sono costretti ad uscire dalla sala per il semplice gusto di farsi una chiacchierata in santa pace.
Perché oggi la musica in sala è sempre più forte del livello necessario per farsi ascoltare?
Il pubblico di queste feste è particolarmente eterogeneo e non ha di certo comprato un biglietto per assistere allo spettacolo musicale dell’intrattenitore. In alcuni locali lo spazio non è immenso e il gestore tenta sempre di piazzare il numero maggiore di tavoli per accontentare i clienti, con il risultato che alcune persone si trovano a pranzare/cenare con un impianto di amplificazione proprio dietro la propria sedia. Senza contare che (grazie a Dio) in queste occasioni ci sono anche bambini, a volte molto piccoli, ai quali l’eccessivo numero di decibel potrebbe causare danni seri.
Certi musicisti (meglio: certi intrattenitori) pensano che la musica sia il numero centrale dell’evento. In realtà, costoro dovrebbero sempre tenere presente che NESSUNO va ad una cerimonia (pranzo o cena che sia) con lo scopo primario di ascoltare musica. In realtà, in queste occasioni, la musica è semplicemente il complemento utile (sì certo anche necessario) per la riuscita della festa: in effetti da sempre la buona musica può contribuire a rendere la serata eccezionale. Ma il muro sonoro non può e non deve essere il protagonista invadente: rischia non essere apprezzata. Chiunque sia seduto a tavola per due-tre ore dovrà pur parlare con qualcuno, non è possibile ipotizzare che stiano tutti zitti a mangiare e guardare ammutoliti il gruppo che suona. Ad alcuni potrebbe anche risultare come una certa forma di scortesia.
Diciamo che ci sono momenti particolari in cui la musica interviene e prende il centro della scena: ad esempio all’ingresso degli sposi, durante un gioco musicale in cui si coinvolgono i festeggiati o ,soprattutto, alla fine della serata quando il locale si trasforma da ristorante in sala da ballo. Allora sì, possiamo cambiare repertorio e alzare il volume: le persone si alzano dai tavoli e non sono più costrette a subire l’ondata sonora.
In breve, l’avete capito da voi: questo articolo è un invito ai lettori di questo blog, che fanno gli intrattenitori. Misurate la vostra musica nella qualità della vostra esibizione e non nel livello del volume del PA. Almeno per non correre il rischio che il ristorante si svuoti a causa dei rumori molesti.
Appoggio in pieno, più qualità (con musica “suonata” visto che un arranger serio oggi lo pago almeno 2000euro) che “quantità”.
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Grazie della lettura e del commento, Blyesyman.
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