Yamaha PSR-S650 – La mia prova

Monitor monocromatico di PSR-S650

Monitor monocromatico di PSR-S650

Oggi vi racconto di una tastiera che mi ha sempre sorpreso per il realismo dei suoni acustici. E’ questa in sintesi la sensazione che ho provato anche durante la mia ultima prova di Yamaha PSR-S650. Anche altri amici che erano con me durante il test, in un noto negozio di strumenti musicali, hanno avuto la stessa percezione. Non è la prima volta che metto le mani su quest’arranger ma questa volta ho avuto a disposizione il tempo e la calma per andare più a fondo.

Hardware

Cominciamo dai tasti dinamici: sono leggeri ma non “plasticosi”. Perfettamente adeguati al segmento apriprista degli arranger e analoghi ai tasti che monta Yamaha Tyros 1. Il pannello di comando si presenta molto ordinato anche se un po’ affollato: offre comunque tutti i controlli necessari. Devo confessarvi che non ho apprezzato il controllo dei brani musicali: mi spiego, i pulsanti dedicati alle song sono posti distanti fra loro e quelli specifici di controllo del trasporto riutilizzano un paio di pulsanti Ending degli stili per funzioni di avanzamento e ritorno veloce. Per carità, si riesce a operare lo stesso, però mi chiedo se l’aver dedicato due pulsanti in più avrebbe fatto lievitare troppo i costi. Per gli apripista Yamaha non prevede pulsanti di controllo accanto allo schermo e così diverse funzioni sono rimandate a pulsanti dedicati sul pannello. Preziosa la presenza del tasto dedicato al metronomo, attivabile in qualsiasi contesto.

Software

Dal punto di vista del software, questo prodotto eredita l’interfaccia a video e le funzioni operative del predecessore Yamaha PSR-S550 (e dell’ibrido MM6): in altre parole abbiamo a che fare con un modulo software “castrato” rispetto quanto in dotazione ai modelli superiori PSR-S710/S910 e alla serie Tyros. Ci troviamo di fronte ad un equipaggiamento disegnato su misura di quanti usano l’arranger prevalentemente per suonare in tempo reale, mettendo in secondo piano le funzionalità di programmazione oppure rimandandole a un PC collegato tramite il cavo USB. Il sistema operativoè completo di Mixer, Registration e Style Creator anche se l’usabilità di queste funzioni è stata adeguata alla categoria.

Suonare

La tavolozza sonora è quella classica del mondo Yamaha, per il quale abitualmente utilizziamo il termine “qualità CD”. La grande pulizia dei suoni consente di ottenere un mix ordinato e nitido. Sono rimasto favorevolmente colpito dal rinnovamento di diversi suoni e mi fa piacere costatare quanto Yamaha continui a tenere aggiornato il proprio repertorio di campioni su tutti i prodotti a listino. L’aspetto che prevale per il giudizio positivo è, ribadisco, la qualità dei suoni degli strumenti acustici. Forse il numero di variazioni non è così ampio come avremmo voluto e la profondità di certi campioni potrebbe farci desiderare qualcosa in più, tuttavia bisogna riconoscere che stiamo parlando di un prodotto da 600 Euro! Per questo livello di prezzo, c’è da essere ampiamente soddisfatti.

Come su ogni tastiera digitale che si rispetti, possiamo suonare una voce su tutta l’estensione della tastiera oppure attivare un punto di split e suonare voci diverse rispettivamente con la mano destra e sinistra. La parte suonata con la mano destra può essere arricchita:

  • La modalità Dual permette di suonare due voci diverse in sovrapposizione.
  • Il pulsante Harmony consente di aggiungere alla voce principale alcune note di armonia, nonché gli effetti tremolo o eco.
  • E’ possibile attivare il pulsante Sustain in modo indipendente dal controllo del pedale. Non è attivabile su tutte le voci, ma solo su quelle per le quali può avere un significato: chitarre, pianoforti, e così via.

Su entrambe le parti (destra e sinistra) è attivabile il processore digitale DSP per gli effetti associati alle singole voci. Riverbero e chorus sono disponibili in aggiunta.

Suonare con stile

In merito agli stili di fabbrica, il catalogo di bordo garantisce la copertura principale del repertorio mainstream mentre i pacchetti di espansione consentono di personalizzare il vostro arranger con i generi nazional-popolari delle vostre radici (italiane, francesi, spagnole, irlandesi, balcaniche, greche, turche, cinesi, indiane). Un’assenza veniale è quella del pulsante Break e, pertanto, i quattro diversi stacchi di passaggio da un pattern all’altro sono assegnati alle singole sezioni Main, sempre che abbiate attivato l’opzione Auto Fill In; in caso contrario il passaggio di pattern avviene senza stacco. Se penso che la mia Korg Pa800 ha solo tre possibilità di stacco e tutte con discrete difficoltà di controllo, devo dire che la sezione arranger di Yamaha PSR-S650 si presenta fluida e comoda da suonare, nonostante l’assenza del Break di cui sopra.

Non mi soffermo oltre sui concetti di espandibilità, una qualità unica in questo segmento di arranger, sulla quale peròmi sono ampiamente soffermato in questo articolo di qualche mese fa. In questa sede mi limito a rimarcare che l’espandibilità è duplice: da una parte l’aggiunta di nuovi campioni accresce le capacità audio di PSR-S650, dall’altra l’aggiunta di stili consente di arricchire l’offerta dei 181 stili di fabbrica: e, visto che il primo pacchetto di espansione è gratuito, possiamo dire che questa tastiera, nel caso per esempio si scelga di installare il modulo Latin, mette disposizione altri 20 stili per un totale di 201 come base di partenza. Possiamo comunque caricare altri stili dalla memoria flash USB e, pertanto, grazie alla straordinaria disponibilità di stili Yamaha su web, è evidente che non avremo problemi ad estendere il nostro repertorio.

Per quanto concerne la diteggiatura degli accordi, il marketing Yamaha ha enfatizzato la presenza del metodo AI Fingering su questa tastiera, come una novità per gli arranger di questa fascia di prezzo. Non ho mai trovato comodo quel metodo sulla mia Tyros e quindi onestamente non ho elementi per valutare il peso di questa novità.

Canzoni

Il player delle canzoni consente di visualizzare la partitura (con chiarissima definizione!) oppure i testi con gli accordi (sempre che questi siano già presenti nel MIDI file). Possiamo mettere in loop la canzone da una misura all’altra (A-B), utile soprattutto per esercitarci a casa ma interessante anche per improvvisare dal vivo. È possibile registrare fino a cinque canzoni personali e salvarle: queste composizioni possono essere quindi riprodotte allo stesso modo dei MIDI file. Una volta salvate le nostre performance, possiamo copiarle in un dispositivo di memorizzazione USB. Dato che le funzioni di modifica degli eventi MIDI sono molto limitate, una valida alternativa è collegare alla tastiera un computer dotato di DAW, come ho già raccontato in questo articolo dedicato al predecessore PSR-S550.

E’ presente il fratello minore del Music Finder e si chiama Music Database (MDB). Se cerchiamo di suonare un certo brano, ma non sappiamo quali siano voce e stile più indicati, è possibile selezionare uno stile da MDB. Le impostazioni sul pannello saranno adeguate in un attimo con la combinazione ideale di suoni e stile. PSR-S650 nasce con 784 titoli, ma possiamo affiancare dati esterni per aggiungere le vostre scelte personali.

Uscite audio e consumi di energia

Sul pannello posteriore, spicca l’assenza delle doppie uscite audio: è presente una sola uscita stereo da condividere con la cuffia. Gli amplificatori audio da 12W+12W fanno però il proprio dovere e suonano in modo brillante dando il giusto risalto ai timbri realistici che costituiscono il valore di questo arranger.

Sul piano dei consumi energetici casalinghi, PSR-S650 si distingue grazie alla funzione di spegnimento automatico trascorsi 30 minuti dall’ultimo utilizzo; ovviamente, per coloro che utilizzano lo strumento dal vivo, è possibile disabilitare questa funzione – le istruzioni sono sul manuale.

Conclusioni

Il mio giudizio complessivo su quest’arranger è sicuramente positivo. Certo, si avvertono i tagli fatti rispetto gli arranger workstation che appartengono a fasce superiori di prezzo, tuttavia l’impressione generale è quella di un prodotto ben bilanciato, un ottimo modello apripista. Credo che chi sia alla ricerca di un arranger classico, veramente portatile e con suoni realistici, abbia trovato pane per i propri denti. Il rapporto qualità-prezzo è quello giusto.

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In questo blog abbiamo già scritto di PSR-S650 in queste occasioni:

5 pensieri su “Yamaha PSR-S650 – La mia prova

  1. Pingback: Church Organ: pacchetto voci e stili per PSR-S950, PSR-S750 e PSR-S650 | Tastiere arranger

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