Non tutti hanno un iPad per fare musica secondo percorsi cibernetici. Non tutti possiedono una DAW e migliaia di VST per creare musica nuova. Non tutti sono attratti dalle workstation per esprimere la propria creatività. Alcuni usano ancora i vecchi buoni arranger, che per qualche insondabile mistero restano ancora di moda da queste parti. Alcuni amano semplicemente suonare in casa, altri fanno karaoke con gli amici, altri lo fanno in pubblico; altri usano gli arranger per fare pratica e migliorare la propria tecnica, altri ancora li usano in modo professionale per oltre duecento serate l’anno. C’è chi li usa per scrivere canzoni. E altri ancora se li portano dietro in studio di registrazione. C’è chi si vergogna e, quando suona un arranger alla TV, lo nasconde in un mobile di legno. C’è chi ne è orgoglioso e lo sfoggia sul palco come un totem.
Per chi è iper-tecnologico e per chi è un semplice pianista o organista alla vecchia maniera: sebbene siano all’opposto, c’è sempre un arranger giusto pronto ad essere toccato, suonato, spremuto e vissuto. Dal principiante all’amatore, dallo studente al musicista evoluto, dal dilettante al professionista, da chi non è ancora famoso a chi sta avendo successo ora.
Ecco perché i grandi produttori di strumenti musicali continuano a pensare, progettare, produrre e distribuire nuove tastiere arranger. E fanno bene a continuare a farlo.
Questa è la mia opinione.
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PS Per chi non sapesse che cosa è un arranger, consiglio questa lettura.
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