E se tornassimo a fare le cose semplici?

C’era un tempo in cui suonare una tastiera arranger era una cosa semplice per chi sapeva già suonare il pianoforte o l’organo e aveva dimestichezza con le nozioni basilari dell’armonia. Ed era tutto. Suonavi gli accordi con la mano sinistra e la melodia con la mano destra. Qualche volta premevi un pulsante per cambiare variazione strumentale e passare dalla strofa al ritornello. Alla fine, premevi Ending. Passavi le ore, le giornate e le serate così. Gli stili preset erano pochi e quindi dovevi inventarti di tutto e ti trovavi a suonare ritmi di Bossa Nova per le canzoni di Zucchero e gli stili swing per emulare i Dire Straits.

Poi la tecnologia ci ha regalato un sacco di arnesi aggiuntivi, utili e preziosi. Sequencer al pieno delle funzionalità. Arpeggiatori. Controlli dell’emulazione dei timbri acustici naturali. Round Robin. Campionatori. Vaste capacità di memoria. Lettori MP3. Registratori audio. Pad percussivi. Pad con richiami di sequenze MIDI. Pad con richiami di segmenti audio. Armonizzatori vocali. Bluetooth. Lettori di file di testo. Spartiti digitali. Integrazioni con app su tablet e smartphone. Tracce audio. Algoritmi di calcolo degli accordi. Algoritmi di trasformazione MIDI file in stili. Di tutto e di più ancora.

Oggi un musicista con arranger ha a disposizione un universo di tecnologia inimmaginabile vent’anni fa. Oggi può salire su un palco e, già con una capacità esecutiva di base, è in grado di dare vita ad esibizioni musicali entusiasmanti. Un esecutore di talento potrebbe inondare di energia musicale straordinaria il pubblico e accendere serate memorabili.

E invece? E invece mi addolora ricevere messaggi e leggere commenti sul web dove un discreto numero di musicisti veterani, che hanno suonato gli arranger per anni, ora guardano i loro strumenti come se fosse roba “sorpassata”.

E no. Io non la vedo così. Scusatemi, andrò controcorrente ma non la vedo così.

Non sono invecchiati gli arranger: tutt’altro, anzi è evidente come gli arranger di oggi siano la tipologia di strumenti musicali hardware con il maggior tasso di contenuto tecnologico avanzato, rispetto gran parte degli altri strumenti hardware sul mercato.

Ammettiamolo dai, non è solo che ci siamo stancati del nostro modo consueto di fare musica? Siamo forse noi che, inondati di così tanta tecnologia, stiamo rischiando di perdere il gusto del fare musica.

Poniamoci allora il quesito: abbiamo ancora del fuoco che ci brucia dentro o stiamo lasciando che la vita ci spenga piano piano? Ci mancano le cose semplici e abbiamo necessità di ridestare il nostro cuore, per dare risonanza a quelle corde interne che danno musica e senso alla nostra esistenza.

Voglio dire, la priorità è mettere al primo posto il fare musica con le nostre mani: è la musica che ci permette di provare emozioni, di misurarci con nuove sfide, di concentrarci sull’abilità di comunicazione. Dobbiamo solo rimettere la musica al centro. E se tornassimo a fare le cose semplici? Il nostro arranger non è il problema. È la soluzione.

10 pensieri su “E se tornassimo a fare le cose semplici?

  1. DEL FORNO PIETRO

    Buon giorno! Carissimo Renatus questo tuo odierno argomento, è il mio…specchio! Come sai, sono anziano ma, non vecchio! Come anche sai, le nozioni musicali le conosco poche, mi considero di essere perennemente al crepuscolo, sì, del…mattino! Godo, con questi arrangers la possibilità di ottenere, appunto, le tue elencate prestazioni. Spazino pure gli “schiavi” della innovazione: io poi, scelgo dal loro paniere quello che mi aggrada, ringraziandoli per le succulenti pietanze offerte alla mia mensa. L’arte deve incantarti: suo scopo primario! Siamo ricchi e l’assuefazione ci rende orbi e sordi! La semplicità offre l’incanto dell’essenza di ogni cosa! Amen.

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  2. antoniorati

    Leggo sempre i vostri articoli con piacere ma con questo mi avete Sorpreso (positivamente). Sono uno di quelli che hanno “nozioni di base” di chitarra e tastiere; con una vecchia PSR7000 usata regalatami mi sono avvicinato a questo mondo con estremo entusiasmo. Ed è lo stesso che mi pervade quando ora accendo la mia Korg PA 700 e il mio Yamaha P45. Avete ragione: ci manca l’entusiasmo e quel cuore che, anni fa, ci batteva davvero (Cit.).
    Un saluto a tutti

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  3. Orazio

    Ciao Renato, colgo l’occasione per salutarti, e da un po’ che non ti scrivo. No, non sei l’unico che va controcorrente, non so che farmene di tutta questa tecnologia. Io ad esempio possiedo da 5 anni una Roland BK9, un arranger abbastanza innovativo, ma mi limito ad usare gli style interni, avvolte neanche quelli limitandomi a suonare il timbro del pianoforte. Forse ho finalmente trovato l’arranger per me; ho finito di correre dietro alle ultime novità, per me che uso lo strumento in modalità “basic” non ha senso. Un grosso abbraccio.
    Orazio74

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  4. edy

    Grazie Renato, grazie Pietro, grazie Antonio e grazie Orazio (ne dimentico qualcuno? spero di no)
    Gli arranger sono il massimo di quello che la tecnologia ha potuto fare per la musica solida, quella suonata con le proprie mani, sono una goduria fatta strumento e infondono un infinito piacere a chi li usa. Danno la possibilità di comunicare il proprio stato d’animo, la propria intimità a chi ascolta, danno veramente la possibilità di fare e inventare musica all’istante e molto di più.
    Il resto è tutto liquido che scivola via tra le dita e non si ferma da nessuna parte.
    Grazie Renato per le tue parole e grazie soprattutto per la musica. Edy

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  5. DEL FORNO PIETRO

    Già 4 interventi e con Renato, 5 persone che la pensano…all’ “unisono!” Questi “arrangers”, dalle dimensioni poco più della tastiera, collegati all’energia elettrica, privi di costi di tasse per l’uso, sono la delizia per coloro che non possiedono professionali capacità musicali: per motivi svariati ma, tutti giustificati. L’ampiezza di un organo a canne: Re degli strumenti musicali, chi lo può avere… in casa? Certamente ci sono differenti la qualità dei suoni ma, la scelta di uno specifico repertorio musicale adatto allo strumento è un elemento aggiuntivo all’uso dei vari registri dei suoni e ritmi; nonchè dei strabilianti pulsanti atti a giostrare un’arcobaleno di effetti sonori. Per coloro che sono dei provetti musicisti, certamente il “prodotto” musicale sarà conseguente, dunque, arrangers per tutti coloro che misteriosamente rimangono affascinati dalle indeterminate fusioni dei suoni!

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  6. Pingback: Il rapporto 2020 del blog Tastiere Arranger | Tastiere arranger

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